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Versione completa: riserva galleggiamento Vaurien
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Un paio di settimane fa sono incappato nella prima scuffia con il mio Vaurien in vetroresina (del quale non conosco il produttore, ma risalente credo agli anni 70/80).
Siamo riusciti a rimetterlo dritto dopo pochi minuti, ma qualcosa non andava: la linea di galleggiamento era arrivata all'altezza delle falchette!
Ogni tentativo di svuotarlo con il secchio era inutile per via delle onde che lo riempivano di nuovo; dopo un oretta e tre raddrizzamenti ulteriori, un salvifico gommone della protezione civile ci ha rimorchiato a riva. A quel punto solo la prua della barca (capovolta) usciva dall'acqua grazie alla quantità di bottiglie di plastica vuote che il precedente proprietario aveva infilato nei gavoni. Lo scafo si era completamente riempito d'acqua e ci sono voluti parecchi minuti per svuotarlo completamente.

Dopo l'avventura, ispezionando i gavoni abbiamo trovato due salsicciotti di pvc (sgonfi) che abbiamo subito provveduto a rigonfiare. Si tratta dei classici salsicciotti da alaggio.

A questo punto però mi sorge un dubbio: dato che i salsicciotti non arrivano neanche a metà barca (c'è una 'strettoia' nel vano), anche gonfi non so se riuscirebbero a tenere le falchette fuori dall'acqua in caso di scuffia, specie la parte poppiera. Forse il problema sta nel fatto che l'acqua non dovrebbe proprio entrare nello scafo? Qualcuno del forum che conosce il vaurien sa dirmi come funziona esattamente la cosa? Quel poco che ho trovato su internet non affronta il tema, ma ho trovato delle foto con dei vaurien (vintage) che hanno del materiale galleggiante assicurato in pozzetto, subito sotto le sedute. Dal vero però non l'ho visto usare da nessuno.

Anche se il vaurien non è una barca facile da scuffiare il problema purtroppo è abbastanza serio: al di la di perdere la barca, potrei trovarmi a mollo e lontano da riva proprio il giorno in cui porto in barca il mio nipotino...

Sapreste darmi qualche dritta?

ciao e buon vento,
LL
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Ho avuto un vaurien (in legno:non si faceva in polyester....) 45 anni fa ! come puoi vederlo avevamo tre salsiccioti di pvc ,2 sotto le sedute e uno grosso nel gavone di prua :avevamo aggiunto diversi blocchi di polystirene expansé ,mi ricordo che andavamo spesso a scuffia : sulla poppa esistavano due buchi :quando la barca l'avevamo radrizzata ;aprivamo il o le due buchi per fare scappare un po d'acqua ,poi li chiudevamo ,toglievamo ancora l'acqua con un secchio (ma eravamo ancora nell'acqua ) e mia sorella piu leggera saliva nella barca : la regatta era perduta !
se tu capirrai il mio italiano.....bravo
amicizie
Se ho capito bene, tu intendi per 'scafo' le casse stagne laterali, che dovrebbero assicurare (quando effettivamente stagne lo sono) la galleggiabilità e la stabilità (ti spiego poi perché parlo anche di stabilità).

Allora, sempre se ho capito bene, le tue casse non sono più stagne, e a barca rovesciata tendono a riempirsi d' acqua. Probabilmente l' acqua passa attraverso piccole crepe di vecchiaia in corrispondenza della giunzione tra le casse e il fondo della barca e/o le murate, nonché attraverso i fissaggi della pur scarna attrezzatura di coperta. In questo caso, quando navighi normalmente l' ingresso d' acqua è modesto, mentre quando stai parecchio tempo rovesciato l' ingresso d' acqua è massivo.
Il peso aggiuntivo dell' acqua intrappolata nelle casse ti rende difficile anche lo svuotamento, attraverso le grosse aperture a poppa descritte da jacques, dell' acqua rimasta sul fondo della barca; questo è normale. Il problema in questo caso non è solo il bordo libero che si riduce e consente alle onde di entrare, ma è anche una perdita di stabilità, che ti rende quasi impossibile la procedura standard di svuotamento, che non prevede l' uso del secchio, ma prevede che le aperture di poppa vengano aperte con l' equipaggio ancora in acqua, poi chiuse mentre l' equipaggio rimonta a bordo, quindi aperte di nuovo quando l' equipaggio ha fatto prendere velocità alla barca. La poca acqua che resta alla fine può essere sgottata con una spugna. Equipaggi bravi possono usare anche altre procedure.
Ma avere le casse piene, fa si che anche l' acqua libera sul fondo aumenta, e quest' acqua libera al rollare della barca si accumula sottovento accentuando il rollio e diminuendo, appunto, la stabilità. Bisogna essere dei draghi, con vento e onda, per riuscire a navigare in queste condizioni abbastanza a lungo da svuotare. E' più facile farlo se solo un membro dell' equipaggio rimonta a bordo e naviga, ma questo in alcune circostanze è mortalmente pericoloso perchè l' altro membro dell' equipaggio rischia di non essere ritrovato alla fine dell' operazione. Comunque, quando hai finito di svuotare l' acqua libera, devi aprire i tappini di alleggio nei cassoni, in modo da svuotare anche loro, prima sul fondo della barca e poi all' esterno tramite i soliti grandi tappi di poppa.

Quindi, cosa devi fare?
Devi riempire le casse di galleggiamento con schiuma espansa a cellule chiuse e/o salcicciotti di galleggiamento gonfiati e/o lastre di espanso opportunamente sagomate. Poi possibilmente (ma su una barca molto vecchia la vedo dura) dovresti rendere di nuovo stagne le casse. Guarda che rendere le casse nuovamente stagne non ti esimerebbe dal riempirle, magari parzialmente, di espenso che, se una cassa la sfondi per un incidente ti continua a tenere a galla.
Poi per una maggiore gestibilità della barca durante e dopo un rovesciamento dovresti aggiungere robusti salcicciotti ben fissati (insisto sul robusti e sul ben fissati) lateralmente e più in basso possibile negli eventuali angoli tra murate e fondo non coperti dalle casse stagne (insisto anche sul lateralmente e sul più in basso possibile). Tutto per limitare l' acqua imbarcata e sopratutto per limitarne l' escursione trasversale, che accentua il rollio e toglie stabilità.

Adesso mi preoccupo un po' del tuo nipotino: Un equipaggio dovrebbe essere in grado di ripartire in sicurezza dopo uno o più rovesciamenti di qualsiasi tipo. Non è vero che il Vaurien è difficile da scuffiare, ha forse un limite più alto di altre barche, ma quando te ne accorgi è automatico iniziare ad uscire in condizioni più dure.
Fai attenzione al vento di terra: vedi il mare calmo, ma il vento di terra è traditore e pericoloso. Portati un telefonino con tastiera a vista, ma addosso, non in un gavone; una custodia stagna economica e che non ti impaccia sono i preservativi chiusi con un nodo; ce ne sono anche molto robusti (anche se proprio questi sono i più imbarazzanti da comprare).

Saluti.
Cari Jaques e Stefano, grazie per le vostre risposte!

Guardando la foto del vaurien di jacques, ho capito perfettamente cosa vuole dire stefano quando dice di porre le riserve 'lateralmente e più in basso possibile' Smile

Rileggendo mi rendo conto di essere stato poco chiaro (scusate!), ma quando dico 'nello scafo' intendo proprio 'dentro lo scafo', ovvero nelle casse stagne (che nel mio caso tanto stagne non sono).

Il mio vaurien ha il 'pozzetto' come quello di questa foto:
http://www.voilesetvoiliers.com/items/re...follow:no/

In pratica le sedute 'piene' non mi permettono di inserire i salsicciotti come nella barca di Jaques, se non nella parte che va dallo specchio di poppa alle sedute stesse. Le uniche aperture che posso utilizzare per infilare qualcosa nelle casse stagne invece sono quelle circolari a prua. Infilando i salsicciotti e gonfiandoli però mi sono accorto che più di tanto non si riesce a posizionarli verso poppa, in quanto nelle casse c'è una specie di strettoia che non li fa passare.

Quindi mi sono armato di buona volontà e ho cercato di capire da dove entrasse l'acqua nelle casse stagne così velocemente. Dopo aver disalberato, abbiamo preso la barca e l'abbiamo messa in acqua 'scuffiandola' in tutti i modi (mettendola prima a 90°, poi sottosopra, poi a 90° dall'altra parte. La barca ha continuato a galleggiare.
Poi abbiamo riempito la barca di acqua con un secchio e ci siamo saliti sopra in due. La barca ha comunque continuato a galleggiare, rimanendo fuori dall'acqua per dieci/venti centimetri. Questi 'esperimenti' sono andati avanti per circa un ora.

Alla fine di queste prove, una bella quantità di acqua si è fatta strada nelle casse stagne (non saprei stimare ma non era poca!). In ogni modo la barca non è 'affondata' come mi è successo in occasione della scuffia.

I principali indiziati per l'entrata dell'acqua sono i tappi dei gavoni, abbastanza vecchi oppure una qualche via d'acqua situata in un posto non visibile (come ad esempio nella scassa della deriva). I buchi dell'attrezzatura fanno passare sicuramente dell'acqua, ma non so se da soli possano giustificare la quantità di acqua che abbiamo trovato.

Inoltre mi pare che le due casse (dritta e sinistra) siano comunicanti tra loro: è possibile?

Il fatto che la barca non avesse l'albero durante la prova può cambiare qualcosa? E' possibile che la presenza dell'albero (e delle vele) acceleri così tanto l'ingresso dell'acqua nelle casse stagne?

A questo punto non so bene cosa fare: posso riempire la barca di bottiglie di plastica per quanto possibile e gonfiare per bene le riserve, ma questo non impedirà all'acqua di entrare. Non potendo attuare la stessa soluzione del vaurien di Jacques non so bene cosa fare neanche per aggiungere delle riserve di galleggiamento 'di sicurezza' a poppa...

Grazie dell'aiuto!
ciao,
LL
Quando ti ho risposto pensavo a un Vaurien più vecchio di quello che poi ci hai mostrato; pensavo ai primi in VTR, come questo: http://forum.amicidellavela.it/showthrea...tid=42115.
Nel tuo caso la barca è più moderna, e le casse stagne più importanti, come dimensione e funzione; adesso capisco meglio le tue difficoltà, e mi vengono in mente strategie diverse per affrontare il problema.

Intanto, le tue nuove domande:
le due casse potrebbero essere comunicanti attraverso il gavone di prua, se ciascuna comunica con esso, per progetto (non credo) o per deterioramento;
la presenza dell' albero non dovrebbe cambiare l' ingresso di acqua, a meno di non fare ipotesi fantasiose ma improbabili (crepe che si allargano sotto lo sforzo che l' albero trasmette alla mastra e questa trasmette alle casse tramite i puntoni laterali);
piuttosto nella scuffia reale voi probabilmente avete caricato a lungo la barca col vostro peso.
Infine anch' io penso che i tappi di ispezione siano tra i primi indiziati da controllare, mentre dubito che la scassa di deriva possa essere in comunicazione con i cassoni (a meno di non pensare a una delaminazione del fondo). Comunque in questo caso l' acqua entrerebbe a barca dritta, e non a barca rovesciata.
Devo fare una domanda: non è che tu prima della uscita di cui parli avevi già parecchia acqua nei cassoni? Avevi controllato, aprendo i tappi di alleggio prima di uscire? Tu capisci che questo cambierebbe tutto, perchè significherebbe che l' acqua ti entra in navigazione.

Premesso che l' ingresso d' acqua nei cassoni è una iattura, specie sulle derive plananti, che fare?
Banalmente, vendere la barca a qualcuno che vuol farne un uso più leggero, e prendersi una barca in condizioni migliori.
Meno banalmente, mandare in leggera sovrapressione i cassoni, con una bombola da sub (attento a non fare esplodere il povero Vaurien) o con un gonfiatore da canotti azionato in continuo, e con acqua saponata ricercare per poi eliminare accuratamente ogni via d' acqua; è un buon sistema, anche se nella realtà qualche pervietà si potrebbe attivare o aggravare solo con direzione esterno-interno e non viceversa. Questa soluzione sarebbe la migliore, ma non ti esimerebbe dall' inserire qualche salcicciotto di sicurezza nei gavoni.
Altra soluzione, peggiore della precedente, sarebbe di riempire tutto, ma proprio tutto, lo spazio delle casse con schiuma a cellule chiuse. Non so valutare il peso (sempre deleterio su una deriva planante) e il costo di questa soluzione, che ti richiederebbe probabilmente di praticare nei cassoni altre aperture di ispezione e lavoro (e ventilazione, per tenere l' interno asciutto dopo averlo bonificato dal sale che vi si è certamente accumulato). Tieni conto che queste aperture sono molto utili e sane per una barca, e quindi ti converrebbe comunque farle.
Ultima soluzione, rinunciare alle casse stagne, e tornare al primitivo e molto sano concetto di Herbulot, quello di un Vaurien con scafo (all' epoca di legno) completamente a vista, senza cassoni o doppiofondi che alla lunga creano sempre problemi. Dovresti praticare quindi, più in alto e più in basso possibile nelle pareti verticali delle casse, dei fori di comunicazione con l' esterno abbastanza grandi ma non troppo da indebolire la struttura (penso a fori orizzontali di circa 15 X 5 centimetri), fori da tenere in permanenza aperti per evitare che l' acqua resti intrappolata nei cassoni; provvedere poi a riempire con salciccioni o con parallelepipedi di espanso quelle famose zone basse e laterali dove l' acqua, a barca raddrizzata dopo una scuffia, non deve assolutamente stare, appesantendo la barca e rendendola anche instabile.

Praticamente tu sconti le conseguenze della degenerazione da un progetto iniziale di una barca pesante, e quindi molto longeva, a spigolo per essere costruita in legno magari da amatori, e con ogni parte a vista per la migliore salute della barca, che è stata successivamente trasformata in barca in VTR con cassoni chiusi, la cui impermeabilità non riesce a durare quanto dura il resto delle strutture. Stessi problemi li possono avere gli Snipe e gli Optimist.
Grazie Stefano!!!!

Circa il mio modello di Vaurien avevi immaginato bene! Scusami se ho allegato una foto 'sbagliata', ma l'ho fatto più che altro per far vedere come erano fatte le sedute Sad

La storia della nostra barca è più o meno questa:
Come hai senz'altro capito, non sono un grande intenditore di Vaurien e di derive in generale. Ho acquistato la mia barca in società con un mio carissimo amico poco più di un anno fa, dopo aver frequentato insieme un corso di cabinato al CVC e dietro consiglio dei nostri istruttori ('solo andando in deriva svilupperete in fretta la giusta sensibilità'). Avevano ragione, eccome!
Tornati a casa ci siamo messi alla ricerca della barchetta che facesse per noi: doveva essere economica, adatta a dei pricipianti della deriva, incline al perdono in caso di errori, divertente da portare. Alla fine abbiamo scelto il Vaurien, affascinati dalla storia della barca e del suo progettista. Ne trovammo uno al lago di Bracciano (dove la barca si trova ancora oggi) in condizioni da noi (inesperti) giudicate 'decenti'. Il proprietario precedente non sapeva dirci ne il cantiere di provenienza ne l'anno di produzione, ma oltre a sembrare una brava persona ci fece un prezzo davvero buono: affare fatto!

E' solo oggi che, grazie alla tua ultima risposta, abbiamo finalmente scoperto che la nostra barca è stata prodotta dal cantiere Bihore (identica nella forma a quella del post che hai linkato, inequivocabile lo strano simbolo 'stampato' nella resina sulla prua) e negli anni ripitturata più volte fino a diventare completamente bianca.

Per quanto riguarda invece il problema che trasforma la nostra amata in un sommergibile, posso dirti per certo che a prua le due casse comunicano attraverso il gavone di prua: abbiamo infilato un salsicciotto dall'apertura di dritta e lo abbiamo gonfiato passando da quella di sinistra!
Credo tu abbia fatto centro anche per quanto riguarda la questione 'scuffia con/senza albero': quando è posta a 90° con albero, vele e due persone appese la barca entra bene in acqua; senza albero, è impossibile appendersi senza raddrizzarla immediatamente. La differenza deve essere questa.
Abbiamo già ricomprato i 'tappi' degli oblò di ispezione con tanto di supporti (flange?), la sostituzione è un lavoro che richiede un pò di tempo ma verrà fatta appena possibile.
L'operazione di svuotamento dei cassoni fa parte della nostra 'cerimonia' di alaggio e viene effettuata ogni volta che tiriamo in secco la barca. Per questo motivo, sono abbastanza sicuro che in occasione della scuffia la barca è entrata in acqua con le casse vuote. Devo dire che la quantità di acqua che rimane intrappolata è fortemente dipendente dalla quantità di vento/onda: ieri ad esempio, giornata di venticello debole, dopo un paio di ore abbiamo trovato nelle casse si e no un paio di litri di acqua.

Abbiamo reintrodotto e gonfiato i salsicciotti nel gavone di prua, aggiungendo bottiglie di plastica vuote e tappate in quantità per riempire d'aria più spazio possibile. Credo proprio che seguiremo il tuo consiglio della sovrappressione con la pompa a mano e l'acqua saponata per cercare eventuali vie d'acqua!

Avrei una domanda: quando dici di inserire delle riserve 'lateralmente e più in basso possibile negli eventuali angoli tra murate e fondo non coperti dalle casse stagne' tu indichi quelle parti di barca che vanno dalla fine delle sedute (casse stagne) allo specchio di poppa? Mi pare una soluzione che possiamo percorrere, se non altro per stare più tranquilli! Se dovesse ripetersi l'evento che ho raccontato, potrebbero essere sufficienti a consentirci di svuotare la barca dall'acqua e tornarcene con i nostri mezzi...
Quale materiale è meglio utilizzare a questo scopo? dei salsicciotti gonfiabili 'a misura'? E come è meglio fissarli? Credo che sia indispensabile fare alcuni buchi nello scafo, giusto?

Grazie ancora e buon vento!
LL
Ciao,

La comunicazione tra cassoni e gavoni può andar bene finché non entra acqua, ma se ne entra tanta crea un grosso problema di stabilità. Immagina che ti entrino 70 litri d' acqua: questo non sarebbe un gran problema di peso, sarebbe equivalente ad imbarcare una terza persona di equipaggio, e il Vaurien sopporta ben altro (anche se in fase di svuotamento l' acqua defluisce più lentamente dalla barca così appesantita).
Ma se questa terza persona di equipaggio in continuazione ti si sposta con irruenza, cioè completamente e rapidamente, dalla parte sbagliata, intendo sottovento se la barca sbanda o a prua se la barca tende ad ingavonarsi, tenere in piedi il Vaurien diventa un' impresa.

Forse così hai capito ancora meglio il suggerimento di aggiungere riserve dalla fine delle sedute allo specchio di poppa, ma anche all' estrema prua. In modo da ridurre la quantità di acqua che ti resta sul fondo dopo una scuffia, e di contenerla più centralmente possibile. Prismi di espanso o salcicciotti, senza paura di forare per fissarli. La barca è una macchina per navigare e divertirsi, non una forma da mantenere più perfetta possibile, secondo canoni estetici discutibili e inappropriati.

E poi scuffiate, scuffiate, scuffiate. Se avete acquaticità, e in condizioni di sicurezza, cercate sempre il limite e poi superatelo. Ogni uscita con vento, almeno una scuffia. Portatevi in tasca un coltello, o meglio delle buone tronchesine, abituatevi a andare dentro la barca rovesciata, a gestire il radddrizzamento non solo nella posizione canonica con la prua al vento ma in tutte le posizioni possibili.
E anche nella conduzione, pian piano provatele tutte: a occhi bendati, senza timone, girati con i piedi in mare e la schiena verso la barca. Giocate.

Buon divertimento.
Si, ora abbiamo capito perfettamente!

Unico dubbio: nella nostra barca il gavone di prua comunica con le casse; dobbiamo considerarlo un qualcosa da riparare o forse è una limitazione del nostro modello di barca con cui convivere pacificamente?

Per il resto, seguiremo con piacere tutti i tuoi consigli, specie ora che siamo in bella stagione e i bagnetti sono piacevoli Smile
Grazie davvero per l'aiuto che ci hai dato, e grazie al forum che ci ha permesso di incontrare una persona competente e appassionata come te.

Buon vento!!!
Citazione:triccheballacche ha scritto:


Unico dubbio: nella nostra barca il gavone di prua comunica con le casse; dobbiamo considerarlo un qualcosa da riparare o forse è una limitazione del nostro modello di barca con cui convivere pacificamente?

Non ho capito.
Comunque anche nel gavone possono esserci vie d' acqua, da eliminare.

La barca è tipo questa ? http://www.wanaboat.fr/annonces/9873-vau...e-occasion

Buon divertimento, anche con le bolle di sapone.
Ciao Stefano,
no, è proprio identico a quello che avevi linkato nel post precedente:

http://forum.amicidellavela.it/showthrea...tid=42115,
cioè un vaurien anni 70 del cantiere francese Bihore.

Purtroppo non abbiamo grandi nozioni di architettura delle derive e per noi tutto questo è una scoperta! E' per questo che le nostre domande sono un pò approssimative e nebulose; cerco di spiegarmi meglio:

Nelle foto che trovi nel link sopra non si vedono, ma gli oblò di ispezione sono solo 2, posizionati nella metà superiore della murata e immediatemente a proravia dell'albero. Da li si accede a quello che io ho chiamato, probabilmente in maniera impropria, 'gavone di prua'. In pratica si accede al doppiofondo della barca, che a prua è costituito da uno spazio abbastanza generoso dove abbiamo messo i salcicciotti e le bottiglie. Noi non abbiamo un terzo 'tappo' come nella foto che hai linkato.

Infilando i salsicciotti e spingendoli verso poppa, c'è una strettoia che ci impedisce di farli arrivare sotto le sedute ('casse stagne'?), che di per se non hanno altre aperture. Ci sembra proprio che il vano di prua comunichi con le casse e poi con il condotto che porta ai due piccoli sfiati situati a poppa da dove facciamo uscire l'acqua ogni volta che aliamo.

Da quello che ci hai scritto ho capito che i vari compartimenti non dovrebbero comunicare (o meglio, che sarebbe meglio ciò non accadesse). La mia domanda era relativa al fatto che in realtà nella nostra barca cioè accade, ma non sappiamo se perchè la barca è fatta proprio così o se una qualche paratia che dovrebbe essere stagna (tra il vano di prua e le 'casse', o tra le due metà del vano di prua) non lo è (e magari andrebbe riparata). A tutti gli effetti, il nostro Vaurien sembra avere un'unica cassa stagna che gira tutto intorno alla barca.

A proposito delle bolle di sapone e dei bagnetti: la vela si che fa tornare bambini!!!

Ciao e sempre grazie!
LL
ti consiglio anch'io di individuare le vie d'acqua con acqua saponata e soffio d'aria attraverso i tappi.
come riserva di galleggiamento sconsiglio la schiuma e consiglio bottiglie di plastica vuote, magari tenute insieme da una sacca di rete.
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