I Forum di Amici della Vela

Versione completa: alpa 11,50 scafo pronto
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Serena giornata a tutti loro;
Eccovela, “Bruma Fugit” ! La mia alpa 11,50 che sta attraversando un periodo di “Me.C.-Ri.C.” (Messa in Condizione – Rimessa in Condizione). È la numero 185 e mi è stato detto che sia l’ultima ad essere uscita dal cantiere prima della sua chiusura (il che può essere anche un difetto … Occhio nero)
La barca è stata acquistata dopo più di un anno e mezzo di rapide trattative seguite da lunghe attese imposte da esigenze burocratico – lavorative mie e del venditore.

Per cominciare, un grazie davvero sentito va a Francesco “Dapnia”, senza nessuna pretesa da parte mia di voler paragonare il mio lavoro alla sua opera. Molti dubbi sono stati risolti grazie ai suoi preziosi consigli. Molte scelte sono state fatte grazie alle sue sempre rapide, cortesi ed esaurienti risposte alle mie domande.

Ho avuto altre barche, da 8 a 16 metri sempre usate ed in comproprietà (tranne un bavaria 34 comperato nuovo nel 2000 sempre in comproprietà con altri tre amici) ma per questa si è trattato di un colpo di fulmine; mi ricordo che nell’estate del 2010 quando l’andavo a vedere, in maniera quasi furtiva, clandestina, mi capitava di sentirmi parlare da “lei” … sembrava mi dicesse : “eccomi, sono qua, cosa aspetti ? fammi tua ! Blush ” … era ferma da circa quattro-cinque anni. E da molto non vedeva una buona anima che si prendesse cura di lei.
La barca è attualmente al rimessaggio “Nautica Fiume Magra” a Fiumaretta (La Spezia).
Devo ringraziarli, perché sono sempre stati disponibili a venire incontro alle mie molteplici richieste; non ultimo, mi è stata data l’opportunità di eseguire da me praticamente tutti i lavori.
Al momento è stato completato l’intervento sullo scafo, opera viva ed opera morta. E solo chi l’aveva vista prima, sa quanto fosse urgente farlo (per fortuna solo per l’aspetto estetico, nessun problema serio per la parte strutturale). Più alcuni lavori in coperta.
Si è provveduto a togliere tutti i vecchi strati di antivegetativa riportando “alla luce” il gelcoat originale; e qua si è ancora una volta dimostrata la superiorità delle vecchie costruzioni sulle nuove. Il gelcoat è in ottimo stato, e di suo non aveva nessun bisogno di ulteriori interventi (è stata fatta la misura dell’umidità con valori assolutamente al di sotto della soglia di attenzione). Certo, una volta per realizzare i materiali si usavano “ingredienti” molto più aggressivi verso l’ambiente, c’è chi dice che sia tutta qua la presunta superiorità delle vecchie costruzioni sulle nuove … Sadsmiley
Una curiosità: inizialmente intendevo far sabbiare la carena, poi ho deciso di procedere con un lavoro più consono alla tradizione, “pelandola” con un raschietto; lavoro certamente più lungo ed impegnativo, ma alla fine non ho voluto rischiare di butterare l’opera viva e conseguentemente dover stuccare tutti i crateri che la sabbiatura rischiava di fare sul gelcoat.
Ho riflettuto molto sul da farsi, leggendo anche i vari post sull’argomento che questo forum ospita, poi ho preso una decisione. Forse non la migliore ma sicuramente la più adatta alle mie esigenze ed alle mie capacità. Tutta la carena è stata trattata con il ciclo epossidico della Cecchi, il 10+10; le canoniche quattro mani con additivo a base di graffite; avendo dei dubbi sulla quantità da comprare ho chiamato direttamente la ditta Cecchi, molti di voi sanno quanto siano gentili e disponibili. Quello che mi hanno consigliato ho preso, e quello è stato necessario e sufficiente.
Ho dovuto provvedere all’apertura della parte posteriore della pinna per rimediare a delle infiltrazioni d’acqua dovute a fratture della vetroresina; dopo aver asportato e ben pulito il vecchio materiale ho riempito il tutto con stucco epossidico, coperto per bene con dei fogli di vetro imbevuti di resina, poi ancora stuccato, carteggiato (non in maniera eccelsa Disapprovazione )e poi dato due mani di gelcoat a loro volta coperte dalle quattro di resina epossidica data a tutto lo scafo.

L’opera morta – che invece era davvero in pessime condizioni, anche qua solo dal punto di vista estetico – è stata profondamente carteggiata e stuccata con normale stucco da carrozziere e si è potuto constatare che oramai non c’era più molto del vecchio gelcoat originale. L’ideale sarebbe stato rigelcottare il tutto, ma è un lavoro che reputo superiore alle mie capacità (anche economiche nel caso fosse fatto da qualcun’altro). Rigelcottare tutto uno scafo di undici metri e passa implica un notevole lavoro di carteggiatura e poi, dove sono rimessato, non ho la possibilità di fare una protezione per usare lo spruzzo e di conseguenza tutto il lavoro deve essere fatto a pennello o rullo.
Essendo la barca all’aperto con il lavoro da fare all’aperto mi è stato consigliato di non impiegare prodotti altamente tecnologici (e costosi) ma di limitarmi ad un buono smalto che tanto il risultato finale sarebbe stato simile (insomma niente scafo perfettamente liscio, ho dovuto accontentarmi di qualche imperfezione estetica, qualche stuccatura approssimativa, qualche pennellata data male :blushSmile.
Ho impiegato uno smalto bicomponente della “Stoppani”, la barca era bianca ma io ho preferito usare un bianco-panna; mi pare più consono al tipo di barca, e più appagante il mio gusto estetico. Il bagnasciuga sarà giallo. La riga che contiene il logo sono indeciso se farla anch’essa gialla o lasciarla dello stesso colore dello scafo …
Al momento ho dato due mani. È mia intenzione dare a fine estate un’altra carteggiatura leggera (grana 400) e poi un’altra mano di pittura; poi nella prossima primavera, un mese prima di andare in mare, dare un’ulteriore mano di pittura, quella finale.
??? quest’ultima mano magari la faccio dare da un bravo professionista ??? Smiley14
poi via con la lucidatura impiegando un tampone su un trapano a bassa velocità con della pasta abrasiva … non so se farò quest’ultimo lavoro, vedremo ! Smile
Ora sono in attesa del meccanico che si porti via il motore per una totale revisione – è un Beta da 25 hp -, questo mi libererà spazio nel vano deve potrò cambiare il fonoassorbente, revisionare agevolmente i frenelli del timone e cambiare le tubazioni delle pompe di sentina elettrica e manuale.
Inoltre ci sono da rifare l’impianto elettrico e quelli idrico … per ora ho solo sbarcato il serbatoio dell’acqua, dove ho aperto una nuova botola d’ispezione supplementare, più grande dei due originali, onde poterlo pulire più agevolmente
In coperta invece sono stati rifatti i tientibene in legno sulla tuga (uno era rotto e gli altri tre in condizioni di estrema usura), ho fatto rifare il plexiglass dei passi d’uomo ed è stato messo in opera un profilo in teack che corre lungo tutto il perimetro del pozzetto.
Al momento l’albero è stato sbarcato ma sto ancora aspettando che l’attrezzista venga a vedere i lavori che vorrei fare … aspetto un preventivo per capire cosa devo tagliare.
Nell’ultimo mese sono stato fermo per delle impreviste ed imprescindibili esigenze di natura privata, spero di poter ora ricominciare il gioco.
Di seguito alcune foto del lavoro fatto.
Vi terrò aggiornati sull’evoluzione degli accadimenti.




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com'era all'inizio



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dettaglio vecchia antivegetativa



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Prua rovinata



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Pelatura carena in corso



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Dettaglio carena pulita ed ancora da carteggiare



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Lavoro fatto sul bordo d'uscita della pinna



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altre immagini del lavoro fatto sulla pinna



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dai che vai forte!!!!!!!!!!!
mi è scappato il ditino ... ancora qualche foto Big Grin



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abbozzo della 'falchetta' che compone il perimetro del pozzetto



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scafo pronto (o quasi, mancano ancora due mani di pittura sull'opera morta )



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serbatoio acqua con apertura supplementare ed ancora da pitturare
spettacolare,. ce ne fossero,come te,. da far rivivere,.belle e vecchie barche,.,.auguri,.
consiglio,.,.non ci morire di lavoro,.falla navigare,.,.,.,.
Citazione:robe ha scritto:
spettacolare,. ce ne fossero,come te,. da far rivivere,.belle e vecchie barche,.,.auguri,.
consiglio,.,.non ci morire di lavoro,.falla navigare,.,.,.,.

Hai ragione ! Vorrei essere in mare la prossima primavera
BV
Ciao Francidoro,
navigando con l'Alpa 11,50 DAPHNIA ho apprezzato (almeno) due modifiche importanti che la versione originale non ha: il passauomo per la cala vele (un volume a bordo che altrimenti non riesci ad utilizzare facilmente e gli spazi a bordo sono limitati) ed una coppia di winch utilizzabili da chi sta al timone per navigazione in equipaggio ridotto.
Buon proseguimento!
Gianni
PS: guardate cosa ho trovato a Zara ...

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hai un coraggio da leoni !!!
bellissima barca

[:253]
Ottimo lavoro Franci! Mi sa che anch'io la prossima stagione matterò mano alla carena della Supermaica che ho preso da poco; viste le croste in carena ho intenzione di ripulire il tutto e con l'occasione fare un bel ciclo di epossidico + grafite. Un'esperienza simile l'ho fatta con la mia precedente barca in lamellare di mogano: portata a legno l'opera viva, dopo aver atteso la giusta asciugatura, ho fatto il ciclo cecchi con grafite e la carena aveva un aspetto superbo sembrava un'astronave lucida lucida! Ora a distanza di quasi 7 anni quella barca quando viene alata presenta sempre la sua bella carena liscia liscia Big Grin Avanti così!

Serena giornata a tutti loro;
Eccovela, “Bruma Fugit” ! La mia alpa 11,50 che sta attraversando un periodo di “Me.C.-Ri.C.” (Messa in Condizione – Rimessa in Condizione). È la numero 185 e mi è stato detto che sia l’ultima ad essere uscita dal cantiere prima della sua chiusura (il che può essere anche un difetto … Occhio nero)
La barca è stata acquistata dopo più di un anno e mezzo di rapide trattative seguite da lunghe attese imposte da esigenze burocratico – lavorative mie e del venditore.

Per cominciare, un grazie davvero sentito va a Francesco “Dapnia”, senza nessuna pretesa da parte mia di voler paragonare il mio lavoro alla sua opera. Molti dubbi sono stati risolti grazie ai suoi preziosi consigli. Molte scelte sono state fatte grazie alle sue sempre rapide, cortesi ed esaurienti risposte alle mie domande.

Ho avuto altre barche, da 8 a 16 metri sempre usate ed in comproprietà (tranne un bavaria 34 comperato nuovo nel 2000 sempre in comproprietà con altri tre amici) ma per questa si è trattato di un colpo di fulmine; mi ricordo che nell’estate del 2010 quando l’andavo a vedere, in maniera quasi furtiva, clandestina, mi capitava di sentirmi parlare da “lei” … sembrava mi dicesse : “eccomi, sono qua, cosa aspetti ? fammi tua ! Blush ” … era ferma da circa quattro-cinque anni. E da molto non vedeva una buona anima che si prendesse cura di lei.
La barca è attualmente al rimessaggio “Nautica Fiume Magra” a Fiumaretta (La Spezia).
Devo ringraziarli, perché sono sempre stati disponibili a venire incontro alle mie molteplici richieste; non ultimo, mi è stata data l’opportunità di eseguire da me praticamente tutti i lavori.
Al momento è stato completato l’intervento sullo scafo, opera viva ed opera morta. E solo chi l’aveva vista prima, sa quanto fosse urgente farlo (per fortuna solo per l’aspetto estetico, nessun problema serio per la parte strutturale). Più alcuni lavori in coperta.
Si è provveduto a togliere tutti i vecchi strati di antivegetativa riportando “alla luce” il gelcoat originale; e qua si è ancora una volta dimostrata la superiorità delle vecchie costruzioni sulle nuove. Il gelcoat è in ottimo stato, e di suo non aveva nessun bisogno di ulteriori interventi (è stata fatta la misura dell’umidità con valori assolutamente al di sotto della soglia di attenzione). Certo, una volta per realizzare i materiali si usavano “ingredienti” molto più aggressivi verso l’ambiente, c’è chi dice che sia tutta qua la presunta superiorità delle vecchie costruzioni sulle nuove … Sadsmiley
Una curiosità: inizialmente intendevo far sabbiare la carena, poi ho deciso di procedere con un lavoro più consono alla tradizione, “pelandola” con un raschietto; lavoro certamente più lungo ed impegnativo, ma alla fine non ho voluto rischiare di butterare l’opera viva e conseguentemente dover stuccare tutti i crateri che la sabbiatura rischiava di fare sul gelcoat.
Ho riflettuto molto sul da farsi, leggendo anche i vari post sull’argomento che questo forum ospita, poi ho preso una decisione. Forse non la migliore ma sicuramente la più adatta alle mie esigenze ed alle mie capacità. Tutta la carena è stata trattata con il ciclo epossidico della Cecchi, il 10+10; le canoniche quattro mani con additivo a base di graffite; avendo dei dubbi sulla quantità da comprare ho chiamato direttamente la ditta Cecchi, molti di voi sanno quanto siano gentili e disponibili. Quello che mi hanno consigliato ho preso, e quello è stato necessario e sufficiente.
Ho dovuto provvedere all’apertura della parte posteriore della pinna per rimediare a delle infiltrazioni d’acqua dovute a fratture della vetroresina; dopo aver asportato e ben pulito il vecchio materiale ho riempito il tutto con stucco epossidico, coperto per bene con dei fogli di vetro imbevuti di resina, poi ancora stuccato, carteggiato (non in maniera eccelsa Disapprovazione )e poi dato due mani di gelcoat a loro volta coperte dalle quattro di resina epossidica data a tutto lo scafo.

L’opera morta – che invece era davvero in pessime condizioni, anche qua solo dal punto di vista estetico – è stata profondamente carteggiata e stuccata con normale stucco da carrozziere e si è potuto constatare che oramai non c’era più molto del vecchio gelcoat originale. L’ideale sarebbe stato rigelcottare il tutto, ma è un lavoro che reputo superiore alle mie capacità (anche economiche nel caso fosse fatto da qualcun’altro). Rigelcottare tutto uno scafo di undici metri e passa implica un notevole lavoro di carteggiatura e poi, dove sono rimessato, non ho la possibilità di fare una protezione per usare lo spruzzo e di conseguenza tutto il lavoro deve essere fatto a pennello o rullo.
Essendo la barca all’aperto con il lavoro da fare all’aperto mi è stato consigliato di non impiegare prodotti altamente tecnologici (e costosi) ma di limitarmi ad un buono smalto che tanto il risultato finale sarebbe stato simile (insomma niente scafo perfettamente liscio, ho dovuto accontentarmi di qualche imperfezione estetica, qualche stuccatura approssimativa, qualche pennellata data male :blushSmile.
Ho impiegato uno smalto bicomponente della “Stoppani”, la barca era bianca ma io ho preferito usare un bianco-panna; mi pare più consono al tipo di barca, e più appagante il mio gusto estetico. Il bagnasciuga sarà giallo. La riga che contiene il logo sono indeciso se farla anch’essa gialla o lasciarla dello stesso colore dello scafo …
Al momento ho dato due mani. È mia intenzione dare a fine estate un’altra carteggiatura leggera (grana 400) e poi un’altra mano di pittura; poi nella prossima primavera, un mese prima di andare in mare, dare un’ulteriore mano di pittura, quella finale.
??? quest’ultima mano magari la faccio dare da un bravo professionista ??? Smiley14
poi via con la lucidatura impiegando un tampone su un trapano a bassa velocità con della pasta abrasiva … non so se farò quest’ultimo lavoro, vedremo ! Smile
Ora sono in attesa del meccanico che si porti via il motore per una totale revisione – è un Beta da 25 hp -, questo mi libererà spazio nel vano deve potrò cambiare il fonoassorbente, revisionare agevolmente i frenelli del timone e cambiare le tubazioni delle pompe di sentina elettrica e manuale.
Inoltre ci sono da rifare l’impianto elettrico e quelli idrico … per ora ho solo sbarcato il serbatoio dell’acqua, dove ho aperto una nuova botola d’ispezione supplementare, più grande dei due originali, onde poterlo pulire più agevolmente
In coperta invece sono stati rifatti i tientibene in legno sulla tuga (uno era rotto e gli altri tre in condizioni di estrema usura), ho fatto rifare il plexiglass dei passi d’uomo ed è stato messo in opera un profilo in teack che corre lungo tutto il perimetro del pozzetto.
Al momento l’albero è stato sbarcato ma sto ancora aspettando che l’attrezzista venga a vedere i lavori che vorrei fare … aspetto un preventivo per capire cosa devo tagliare.
Nell’ultimo mese sono stato fermo per delle impreviste ed imprescindibili esigenze di natura privata, spero di poter ora ricominciare il gioco.
Di seguito alcune foto del lavoro fatto.
Vi terrò aggiornati sull’evoluzione degli accadimenti.




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Pelatura carena in corso



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Lavoro fatto sul bordo d'uscita della pinna



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altre immagini del lavoro fatto sulla pinna



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[/quote]
Citazione:Frangi ha scritto:
Ciao Francidoro,
navigando con l'Alpa 11,50 DAPHNIA ho apprezzato (almeno)

Smile

28
Complimenti! sia per la barca che per il lavoro fatto.
Saluti, Sergio.
Citazione:francidoro ha scritto:

...
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abbozzo della 'falchetta' che compone il perimetro del pozzetto

...

Non è che quella che te chiami falchetta, è in effetti il paramare?Smile
O intendi il profilo in legno nposto sul paramare?
vista in foto gia' e' bella...
l'hai spruzzata li al aperto?SmileSmile
complimenti vivissimi e' una splendida signora ha una linea sempre attualissima e vederne in mare fa sempre molto piacere bravo per tutto il lavoro che hai fatto e che farai Big GrinPalla 8Big Grin
Per capovil3, bisogna che impari a quotare! Oltre a non essere necessario ripubblicare tutte le foto, non si capisce dove scrivi te e dove sta il quote!!Wink
Citazione:Montecelio ha scritto:
Citazione:francidoro ha scritto:

...


abbozzo della 'falchetta' che compone il perimetro del pozzetto

...

Non è che quella che te chiami falchetta, è in effetti il paramare?Smile
O intendi il profilo in legno nposto sul paramare?

c'erano una volta le lance di legno. sulle due murate, inchiodate piatte di testa, ci mettevano due pezzi di legno tagliati a mò di ala di falco.

le falchette.

anche a me scappa di chiamare falchetta il 'parapetto' del pozzetto anche se è corretto chiamarlo paramare.

le falchette delle barche di plastica sono due mini murate di alluminio.

non mi viene agevole chiamarle falchette anche se so che sono le falchette
Che bel lavoro!
vai Francidoro, con una guida come Dapnia non puoi sbagliare..
Frisata o capodibanda: bordo superiore dello scafo delle imbarcazioni dove sono ricavati i fori per le scalmiere (quelle forchette a bocca di granchio nelle quali si infilano i remi) o per gli scalmi (quei perni ai quali sono fissati con uno stroppo i remi, tipici dei gozzi da pesca).
Falchetta: genericamente l’orlo superiore dello scafo di un naviglio.
Trincarino: struttura di rinforzo che collega in senso longitudinale le travi di sostegno dei ponti con le murate
Nelle navi maggiori, l’impavesata è una specie di parapetto che delimita il perimetro esterno della coperta e sul quale è fissato capodibanda (corrispettivo analogo alla moderna struttura formata dai candelieri e le draglie).
Originariamente, quando si costruivano grandi navi con piccoli pezzi di legno, scalmi, scalmotti, corsi, eccetera, erano parti ben precise, oggi si usa il nome della parte per il tutto; nella moderna terminologia, per forza di cose riassuntiva, della nautica da diporto, sono tutti usati come sinonimi (facilmente questo ed altro hanno qualcosa a che fare con la globalizzazione).
Tanto per fare dell’accademia, posto una figura di uno dei bellissimi testi dell’Accademia (appunto) Navale; ma la nomenclatura, nella costruzione egli scafi, è più commplessa e ricca di nomi.
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Per inciso, paramare, le sponde rialzate a protezione del pozzetto, è un neologismo abbastanza recente, ma il termine è corretto.
E' paramare, anche quella struttura a forma di V messa a prua delle derive e che ripara dall'onda montante, quella messa a protezione dei passiduomo, eccetera.
C'era in giro, una settantina d'anni fa, un bellissimo manuale Hoepli a riguardo della costruzione navale: essenziale, molto dettagliato e completo, di gradevole e rapida consultazione.
Dovrei averlo in giro, sepolto tra i mucchi di libri che rendono poco agevole la circolazione in casa, se mi gira lo cerco.
Pagine: 1 2
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