PREMESSA
Sono convinto assertore dell’utilità della condivisione di situazioni vissute. In questo forum ho trovato un luogo dove potevo soddisfare le mie curiosità in tema di nautica e soprattutto di vela.
Penso che è quindi giusto e potenzialmente utile per gli altri ADV sia lodare i protagonisti in positivo di buone esperienze fatte da noi con fornitori, artigiani, consulenti, etc. che al contrario segnalare situazioni che si sono rivelate negative e, in qualche modo, i relativi autori. E quest’ultimo è il mio caso nel presente 3d.
IL FATTO
Nell’agosto del 2007, in mia assenza, si è abbattuta sul lago di Bolsena una tromba d’aria molto violenta. A Marta enormi alberi sono stati abbattuti proprio lungo la banchina del porto dove tenevo la barca. Ormai pronto al peggio, arrivando l’ho trovata inevitabilmente danneggiata sulla prua (a quei tempi ormeggiavo di prua); stessa cosa per altre barche. Allora gli ormeggiatori ci dissero che i corpi morti si erano sollevati. Chiaramente nessuna assicurazione per nessuno.
Mi decido allora di farla riparare ad un cantiere di Capodimonte che mi avevano segnalato. La gestione è di un simpatico (???) immigrato olandese (di più non dico ma chi è di zona ha capito benissimo). Con l’occasione pensiamo di far riverniciare tutta l’opera morta e a quel punto anche l’opera viva. La barca ha ormai vent’anni e questa può rappresentare un’occasione per ringiovanirla anche ai nostri occhi un po’ stanchi. L’intervento procede molto lentamente. La barca l’ho portata al cantiere a novembre e a giugno dell’anno dopo sta ancora lì. Per verniciare la coperta è stata ovviamente smontata tutta la ferramenta. Alla fine dopo varie pressioni ed insistenze finalmente a fine luglio la barca va in acqua nel porto di Capodimonte dove avrà base da quel momento in poi.
Troviamo comunque la barca piena d’acqua (persino i cassetti); tavolo, paratie in legno, coperchi dei gavoni, tutte le parti in legno insomma, sono macchiate dall’umidità. Ci viene detto che la pioggia era entrata dai fori dei candelieri smontati. E in quell’occasione la colpa fu data al solito povero lavorante inesperto e extracomunitario. Ci viene anche detto che il cantiere avrebbe provveduto a dare una ripassatina anche ai legni. Comunque il gestore ci fa uno sconto sul prezzo finale. Noi non siamo persone esigenti o litigiose per cui accettiamo sulla fiducia. Ma il fatto grave doveva ancora avvenire.
Alla seconda uscita infatti, mentre eravamo impegnati con altre barche di amici in una piccola regata in famiglia e quindi utilizzavamo la nostra massima velatura con vento sui 10 nodi, improvvisamente l’albero viene giù. Le sartie impazzite frustano l’aria a pochi centimetri dalle gambe e dalle braccia di mio figlio in quel momento in piedi sulla coperta. L’albero cade di lato dopo essersi abbattuto sulle draglie e poi finisce in acqua. E’ ancora attaccato alla barca oltre cha dai cavi di acciaio rimasti, dalle scotte, drizze e quant’altro. In breve lo liberiamo di tutto, anche delle vele e dell’avvogifiocco. Poi con molta fatica lo recuperiamo prima che si riempia totalmente di acqua e affondi. Alla fine lo fissiamo sulla barca come quando la trasportavamo sul carrello.
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Le piastre di acciaio della base dell’albero sono completamente deformate, così come il povero avvolgi fiocco. Tornati alla base riscontriamo che l’attaccatura delle sartie di sinistra ha strappato la coperta. Controllando l’attaccatura delle sartie di destra ancora fissata alla barca scopriamo la spiegazione di tutto. Ai dadi dei grossi bulloni passanti non sono state riaccoppiate le grosse rondelle che il cantiere di costruzione aveva predisposto. I dadi erano semplicemente stati avvitati e basta. Anche in questo caso la colpa è stata data al solito lavorante.
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Gli attacchi prima del fatto
CONCLUSIONI
Morale l’avvolgifiocco Nemo non è stato possibile ripararlo perché il tipo di tubo che utilizzava non è più in produzione e da quel momento ne ho dovuto fare a meno. Le piastre di acciaio sono state raddrizzate. Gli attacchi sono stati un po’ irrobustiti ripristinando anche la parte di coperta “saltata”. Comunque in vent’anni non c’era mai stato alcun problema anche con venti molto forti, pure avendo sempre voluto e mai montato per gli attacchi, oltre alla piastra di sopra, una contropiastra di acciaio al posto delle grosse rondelle.
Comunque è stata una pessima e indelebile esperienza soprattutto pensando ai rischi che abbiamo corso con i cavi di acciaio e comunque dopo di allora mia moglie con quella barca non è stata più tranquilla.
La morale, che ve lo dico a fà, è controllate per quel che è possibile il lavoro che vi fanno in cantiere… soprattutto se è lo stesso cantiere mio.