27-01-2015, 01:35
Francesco, era uno dei vari lavori di rifinitura, ma non ho fatto in tempo ad applicarlo alla mia Alpa perché è andata via troppo in fretta e ti racconto.
Tanto tempo fa, su una barca, ho visto un sistema per avere una buona sicurezza di non perdere l’asse, e di non fare i danni che hai fatto al pozzo dell’elica e al timone.
Domani cerco lo schizzo e lo posto.
In buona sostanza si tratta di questo: una staffa con un foro al centro di diametro poco superiore a quello dell’asse, questa staffa che abbraccia l’asse, è avvitata allo scafo almeno cinque centimetri dopo il mancione (o la crociera).
L’asse gira liberamente nel foro che è di diametro maggiore.
Tra il mancione e la staffa, è avvitato un piccolo collare in due pezzi, evidentemente ricavato da uno zinco (anodo sacrificale) di quelli che si mettono sugli assi e li abbracciano.
In caso di sfilamento dell’asse dal mancione, il collare di zinco, appoggiandosi alla staffa, trattiene l’asse.
Danni non ne fa perché l’asse che si sfila, smette subito di girare, e né il collare, né la staffa sono pezzi delicati.
Domani vedo per il disegno.
Sempre sulla stessa barca, ho visto anche montate quattro staffe ad angolo con un foro, che coprivano i silent blocks del motore, posizionate in modo che, in caso di capriola, i supporti del motore fossero trattenuti dalle staffe e non distruggessero i silent blocks, facendo volare il motore.
Anche di queste avevo fatto una schizzo, se lo ritrovo lo posto, se no lo rifaccio.
Non erano male le cose che il tipo aveva realizzato sulla sua barca, una vecchia bagnarola in legno, molto, molto bella, essenziale, funzionale e sicurissima….ma lui erano decenni che navigava davvero.
Era un piacere ascoltarlo, parlava solo delle cose che aveva fatto sulla barca, piccoli particolari, accorgimenti per la comodità e per la sicurezza, idee.
In pratica non uno che ti raccontava dove era stato e cosa aveva visto, ma uno che ti diceva il perché e il per come di ogni vite e assicella trasmettendo una conoscenza e un amore per le cose semplici, le uniche, mi diceva, che non deludono mai.
E’ stato tanto tempo fa: io ero ancora giovane, lui già molto vecchio, per il tempo che siamo stati insieme mi ha insegnato tante cose, delle barche e della vita, e poi, un giorno, ha levato l’ancora ed è partito senza nemmeno salutare; ma non serviva farlo: in pratica non ci siamo mai lasciati.
Tanto tempo fa, su una barca, ho visto un sistema per avere una buona sicurezza di non perdere l’asse, e di non fare i danni che hai fatto al pozzo dell’elica e al timone.
Domani cerco lo schizzo e lo posto.
In buona sostanza si tratta di questo: una staffa con un foro al centro di diametro poco superiore a quello dell’asse, questa staffa che abbraccia l’asse, è avvitata allo scafo almeno cinque centimetri dopo il mancione (o la crociera).
L’asse gira liberamente nel foro che è di diametro maggiore.
Tra il mancione e la staffa, è avvitato un piccolo collare in due pezzi, evidentemente ricavato da uno zinco (anodo sacrificale) di quelli che si mettono sugli assi e li abbracciano.
In caso di sfilamento dell’asse dal mancione, il collare di zinco, appoggiandosi alla staffa, trattiene l’asse.
Danni non ne fa perché l’asse che si sfila, smette subito di girare, e né il collare, né la staffa sono pezzi delicati.
Domani vedo per il disegno.
Sempre sulla stessa barca, ho visto anche montate quattro staffe ad angolo con un foro, che coprivano i silent blocks del motore, posizionate in modo che, in caso di capriola, i supporti del motore fossero trattenuti dalle staffe e non distruggessero i silent blocks, facendo volare il motore.
Anche di queste avevo fatto una schizzo, se lo ritrovo lo posto, se no lo rifaccio.
Non erano male le cose che il tipo aveva realizzato sulla sua barca, una vecchia bagnarola in legno, molto, molto bella, essenziale, funzionale e sicurissima….ma lui erano decenni che navigava davvero.
Era un piacere ascoltarlo, parlava solo delle cose che aveva fatto sulla barca, piccoli particolari, accorgimenti per la comodità e per la sicurezza, idee.
In pratica non uno che ti raccontava dove era stato e cosa aveva visto, ma uno che ti diceva il perché e il per come di ogni vite e assicella trasmettendo una conoscenza e un amore per le cose semplici, le uniche, mi diceva, che non deludono mai.
E’ stato tanto tempo fa: io ero ancora giovane, lui già molto vecchio, per il tempo che siamo stati insieme mi ha insegnato tante cose, delle barche e della vita, e poi, un giorno, ha levato l’ancora ed è partito senza nemmeno salutare; ma non serviva farlo: in pratica non ci siamo mai lasciati.