Già l'ambiente e le persone sono predisposte, poi non tenere conto delle date è un grave errore, così come pensare che facendo la punta ai chiodi, qualche martellata sulle dita non la si prenda.
Ma tant'è.
E restiamo in argomento con la serietà che ci contraddistingue.
Tanto per la completezza d’informazione, lo scarico dei lavandini, in un impianto con cassa di raccolta delle acque grigie separata da quella delle nere, e ben fatto, può essere usato per il risciacquo dei cessi, ma qui dal cortometraggio, passiamo al cinema bell’e buono che richiede una trattazione, con le canoniche settecento botte e risposte, a parte.
Limitiamo quindi la trama della pellicola allo scarico di lavandini e lavelli.
Il sifone su qualunque scarico in barca è una stupidata perché non serve a nulla, difatti ogni genere di ristagno di qualunque cosa, presto puzza, il sifone s’intasa in fretta e, se quando la barca cammina, la presa a mare è sotto il pelo dell’acqua si svuota per depressione (idraulica, non quella nervosa che fanno venire alcuni post). Per gli scettici, occorre ricordare a titolo di esempio, gli ombrinali delle derive e dei gommoni, i quali scaricano solo quando la velocità crea una depressione sullo specchio di poppa che aspira come una pompa.
Nelle case il sifone è necessario per non far rigurgitare gli odori della fogna, ma le barche non sono collegate alla fogna, anche se entrando in parecchie barche (di altri) il dubbio che lo fossero, e senza sifone, m’è venuto.
La valvola di non ritorno sugli scarichi di cesso e lavandini è la peggiore delle idee, perché s’intasa e si blocca prestissimo, vuoi per le schifezze che ci passano, vuoi per le incrostazioni di saponi e detersivi; oltretutto, dato che la prevalenza del battente d’acqua è sempre modesta, è difficile anche che si aprano bene.
Lo scarico sotto il galleggiamento si mette per due motivi: per non avere colature sulle murate e perché è più comodo per il cantiere installare le prese a mare dove c’è più ciccia sullo scafo, considerando anche l’idea corrente dell’estetica delle murate che meno fori hanno più sembrano belle (mah!?!).
Gli scarichi (tutti e anche tutte le prese di carico) devono essere rettilinei, cioè il passa scafo, la valvola e il porta gomma non devono avere gomiti, né curve, le eventuali curve utili al tragitto del tubo, devono essere fatte sul tubo stesso; questo perché, anche con la barca in acqua, lasciando un pezzo di tubo sul porta gomma e tenendo tutto in linea, è possibile pulire/stasare lo scarico con uno scovolino, un fil di ferro, una sonda, un bastoncino con uno straccio, delle dita molto lunghe e cose simili, senza dovere alare la barca e/o rischiare affondamenti.
I fori degli scarichi sono i preferiti da serpulidi, cozze e animaletti/vegetazioni varie, perché più ricchi di schifezze delle quali si nutrono, quindi una scamolata ogni tanto aiuta i deflussi.
I lavandini scaricano per caduta, la prevalenza non è mai importante, quindi è fisiologico che lo scarico sia lento.
Anche per questo, in presenza di acqua calda (“c’era una volta una pentola di spaghetti”) e dato che l’acqua calda pesa meno della fredda e ci si ferma sopra facendo da tappo, sembra che lo scarico non si esaurisca mai; eseguire l’operazione di scolatura lasciando un po’ aperto il rubinetto dell’acqua fredda, o versando un po’ di acqua di mare fredda (se non c’è anche il circuito afferente dell’acqua di mare con relativa pompa e rubinetto) dopo l’operazione, facilita lo scarico.
Anche pompando col palmo della mano (tipo sturalavandini, come più sopra detto) si velocizza il deflusso.
I residui solido melmosi, che normalmente galleggerebbero sull’acqua nel tubo, di norma, sono trasportati fino al foro del passascafo, quando il battente d’acqua è sufficiente (quando il lavandino è pieno prima dello scarico) diversamente pompando col palmo della mano passano, se no c’è anche la manovra di chiudere la valvola, riempire il lavandino e riaprire la valvola, così che il flusso “violento e duraturo” trasporti con sé i residui, ma detto per inciso, con le pilette con la retina bucherellata, di avere residui solidi galleggianti nel tubo non può succedere.
Applicare al lavandino una pompa di scarico si può, sapendo però che: è meglio che sia a mano, quindi a membrana (che pompa anche le schifezze), se è elettrica consuma e alla lunga fa la fine dei maceratori (ammasso di ruggine catarroso e intasato, fonte più di guai che di delizie), deve essere di ottima qualità e di buona portata, tale che con tre/quattro pompate svuoti il lavandino, e che serve davvero solo a barca molto sbandata dal lato dello scarico; se ben messa serve anche eventualmente a non fare entrare il mare, ma è scomoda da manovrare, ed è una cosa in più da manutenere.
Resta da capire chi si fa gli spaghetti/lava i piatti a barca molto sbandata: in pratica la pompa serve solo per le lunghe navigazioni di più giorni.
Però fa molto giramondo tipo Malingri.
Poi c’è la filosofia Tross, quello del “Contro la randa” (e che su questo mi trova abbastanza d’accordo:100
, il quale gli scarichi li realizza terminando i tubi efferenti con dei colli d’oca che uscendo dalla coperta finiscono a murata, esterni, visibili e ben sopra il galleggiamento; e lì la pompa è indispensabile.
Per la piletta di scarico, ci sono due linee di pensiero: con la retina e libero.
La prima corrente filosofica sostiene che tutte le schifezze (pezzetti di spaghetto, semini di pomodoro, briciole e cose varie e simili) siano asportate col ditino durante lo scarico, così da permettere il transito (mai veloce) dell’acqua, e poi buttate.
La seconda sostiene che nel tutto libero, tutto passa, e con uno scovolino, all’occorrenza si facilita l’evacuazione.
In commercio ci sono sia pilette con bicchiere a retina, le più comuni, perché al centro della rosetta bucherellata c’è la vite che tiene il corpo della piletta sottostante, sia pilette libere nelle quali la tenuta è data da una ghiera esterna filettata sul corpo (come nei passa scafo).
Personalmente sono per la seconda filosofia perché la ritengo più sbrigativa.
Un piccolo sturalavandini a ventosa facilita ogni operazione, ma è un pasticcio in più in giro, e col palmo della mano, opportunamente usato si fa la stessa cosa.
Ci sono anche lavandini che hanno il foro del troppo pieno, ne ho visti ma raramente e me ne sono stupito, perché non servono a nulla: se la presa a mare è chiusa sono inutili, se è aperta sono inutili, e se il dubbioso di turno ci pensa un po’, arriva anche lui a capirne il perché.
A barca sbandata, anche di molto, è abbastanza difficile che trabocchi acqua dal lavandino, primo perché le prese a mare non utilizzate è buona norma chiuderle, e così oltretutto, manovrando le valvole spesso, si tengono vive; secondo perché il più delle volte se entra acqua si ferma nel lavandino che riesce a contenerla, e se trabocca perché s’insiste nel non dare un’occhiata giù ogni tanto, s’impara subito a proprie spese che è meglio chiudere le prese a mare.
Pensare che l’effetto sifone, applicato agli scarichi dei lavandini, possa far affondare la barca, è ridicolo perché affinché ciò avvenga è necessario che l’acqua in barca sia già all’altezza del bordo del lavandino, ma a quel punto, credo che la presa dello scarico aperta non sarà il vero motivo dell’affondamento.
E fin qui, in aggiunta e ripetizione a quanto già detto sopra da esimi e saggi Colleghi e Amici,
:smiley32:tutto ciò che si poteva dire sugli scarichi dei lavandini è stato detto; ogni altra elucubrazione al riguardo si configura in un puro contrappunto accademico, e in uno sterile spreco delle preziose risorse del Forum.
!!!Warning!!!
Agganciare questo post a qualità di materiali, tipologie, e filosofie varie sulle prese a mare, passa scafi, valvole et similia, vuol dire farsi sparare nelle palle, perché sull’argomento è già stato detto di tutto e di più almeno cento volte.
Tasto “cerca” e via!!!!!! Si aprirà un mondo di sapere.