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Versione completa: Sverniciatura a vetro
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lo scorso inverno mi sono impazzito a sverniciare e riverniciare la porta in multistrato marino del tambuccio che era abbastanza rovinata. Ho usato un classico sverniciatore ma i protettivi trasparenti usati sono molto resistenti ed ho dovuto fare molti passaggi di sverniciatore e molti passaggi di raschiature.
In questi giorni mi sono cimentato in un lavoro simile con un ripiano di uno scalino ma ho sperimentato altri metodi:
prima ho provato un multiutensile a vibrazione, funziona abbastanza bene ma ha 2 inconvenienti: tende a "briciare" (annerendolo) il legno e fa respirare una sacco di non gradevole polvere di copale.
Ho poi provato un sistema che avevo letto essere un metodo usato tradizionalmente con le barche in legno, cioè usare dei pezzi di vetro rotti per graffiare e togliere la vecchia vernice.
Sono rimasto veramente sorpreso dalla velocità e dalla qualità che si riesce ad ottenere!
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Nel video l'ultima parte lavoro.
Sulla sinistra si vedono i segni neri lasciati dal multifunzione a vibrazione.
Le macchie scure sono i segni dall'umidità infiltrata nella vecchia vernice rovinata, in buona parte le macchie e i segni neri verranno via con una leggera ripassata a vetro finale e poi carta vetrata fine.
I mobilieri usano il bordo di una spatolina per rifinire la superficie.
Fanno delle passate un po' più lunghe di quelle del filmato ( a mò di piallatura) e ravvivano spesso lo spigolo del raschietto (spatolina).
Il bordo della spatolina, naturalmente è diritto e la superficie viene più uniforme.
Ho provato sia la spatolina diritta ed anche con vetro dritto ma non c'è paragone con un vetro curvo è molto più efficace.
Se cerchi su youtube ci sono altri filmati, ed usano vetri curvi.
Ma scusa, una normale carta vetrata?! Toglie troppo materiale?
La carta vetrata non vede differenza tra vernice e legno, mentre il vetro magicamente se lo muovi nel senso delle fibre porta via solo la vernice.
Anche io ero scettico quando lo avevo letto, pensavo fosse una trovata pubblicitaria di un cantiere che propone restauri del paiolato con questo metodo, ma poi dopo averle provate tutte mi sono ricordato ed ho provato anche questa...Provare per credere.
In ogni caso non è la prima volta che si scopre che metodi tradizionali sono migliori delle ultime scoperte tecnologiche.
Discorso simile l'ho scoperto per la vernice di protezione... ma questo sarà oggetto di altro tread...
BV
bello! da tener presente.
tra l'altro non si sviluppano polveri difficili da gestire.....alla fine di tutto una leggera passata di carta vetrata per "affinare" e sei perfetto!
video istruttivo e autoesplicativo!
consiglio solo un "guanto" da lavoro....per evitare che nella malaugurata ipotesi il vetro si dovesse spaccare.....faccia danni più o meno seri!
>consiglio solo un "guanto" da lavoro....per evitare che nella malaugurata ipotesi il vetro si dovesse spaccare.....faccia danni più o meno seri!
si hai perfettamente ragione a me si è rotto e solo per caso fortunato non mi sono tagliato ma è stata però la fortuna del lavoro, prima stavo usando il lato dritto con scarso risultato, dopo la rottura abbastanza scoraggiato ho tentato con il frammento curvo che vedi ed ho scoperto quindi il trucco!!!
si.il vetro usato bene ha dei vantaggi.
anche lo sverniciante usato bene fa il suo lavoro.
non bsogna avere fretta e lasciarlo lavorare in più non taglia.
> anche lo sverniciante usato bene fa il suo lavoro.
> non bsogna avere fretta e lasciarlo lavorare in più non taglia.
Non so che tipo di vernice c'era nella porta del tambuccio ma lo sverniciatore l'ho dovuto mettere più volte lasciandolo anche qualche ora, nel complesso per pulirlo bene ci ho messo quasi 2 giorni.
Con il vetro ci avrei messo probabilmente 1 ora o massimo 2.
Lo sverniciatore è poi una sostanza che va poi rimossa con acqua abbondante, per il tambuccio ok (anche se l'acqua non fa mai bene al legno nudo) per lo scalino non sarebbe stato possiile senza smontarlo o senza inondare la dinette di acqua.93
(04-11-2016 11:41)ste.fano Ha scritto: [ -> ]Ho provato sia la spatolina diritta ed anche con vetro dritto ma non c'è paragone con un vetro curvo è molto più efficace.
Se cerchi su youtube ci sono altri filmati, ed usano vetri curvi.

Scusa se dico la mia, hai provato così e ti sei trovato bene, se posso, visto che il restauro è una componente del mio lavoro consiglierei invece di provare con taglio dritto del vetro NON curvo, è vero che stavi utilizzando uno spessore sottile, ma tendi a lasciare solchi alle passate corte e veloci, troppo, meno passate più lunghe e lente invece, se non tagli il vetro tu lo fai tagliare a pezzi rettangolari diciamo 3 cm. x 4/5 cm. a secondo della grandezza superfice, di uno spessore di 3 mm. 0 4 mm., poggi inclinando a 45°circa facendo più pressione perchè il vetro è più spesso e porti via più materiale, addirittura sarebbe consigliabile passare prima uno sverniciatore, aspettare qualche minuto l'effetto e poi passare il vetro, infine l'ultima passata con carta vetrata sottile se hai lavorato bene con il vetro, ciao.
p.s. ci sono diversi tipi di sverniciatori, usa un gel e poi il vetro, non devi sciacquare niente. Puoi usare per finire anche la lana di acciaio oltre il vetro.
@fabrizio61
grazie dei consigli sicuramente proverò.
Nelle mie piccole esperienze di lavori con il legno non ho mai incontrato però una vernice di questo tipo, immagino sia una bicomponente del tipo usata per le auto, questa crea una superfice molto dura simile al vetro, se immagnini un ripiano rivestito da un vetro molto sottile non riuscirai a scalfirlo strusciando con uno strumento piatto, devi agire su una superfice ristretta così che il vetro si rompe e viene via, come si vede dal video ci sono anche dei segni trasversali che ho fatto con uno spigolo del vetro per romprere questo strato cristallizzato e facilitarne maggiormante la rimozione.
La lana d'acciaio la utilizzo per lucidare la gommalacca ma credo sia un materiale ferroso (non inox) e siccome nell'uso lascia molti residui non è consigliabile usarla nelle vicinanze di acciaio inox perchè innesca corrosione (quante cose si imparano con i lavori in barca...:smiley53Smile
Ciao
come era prima
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e dopo
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manca la verniciatura che conto coprirà le macchie residue
Lo scorso inverno ho portato a zero tutti i legni interni e poi li ho riverniciati, cara carta vetrata sulla saponetta, angolare e rotorbitale, venuti perfetti in poco tempo, polvere aspirata e smaltita in un secondo, mascherina e occhiali, poca spesa ottima resa, ma cercare espedienti quali sverniciatori, vetro ecc. serve davvero o servono solo per non faticare ( non voglio essere polemico è davvero una domanda )

per le macchie usa carta 80 e poi 240 spariranno in pochi minuti, se vernici si vedranno gli aloni
> ma cercare espedienti quali sverniciatori, vetro ecc. serve davvero o servono solo per non faticare [?]
Il mio parere è che non cè una soluzione migliore in assoluto, in ogni lavoro è utilie conoscere più tecniche possibile ed averci fatto esperienza, poi in base alle caratteristiche del lavoro che ci si presenta potremo scegliere il metodo e attrezzature più adatte.
Tutti quanti penso abbiamo a disposizione sempre almeno 3-4 modi per svitare una vite a brugola ma l'espernza poi ci dice in ogni situazione qual'è l'attrezzo più adatto...

> per le macchie usa carta 80 e poi 240 spariranno in pochi minuti, se vernici si vedranno gli aloni
Sono abbastanza indeciso, quelle macchie devono essere li da anni e non so a che profondità sono arrivate.
Ho comunque sperimentato (sempre nella porta del tambuccio che era messa molto peggio) un semplice metodo che le elimina, consiste nel fare prima una leggera passata (con spugna o straccio imbevuto) con un impregnante + chiaro del legno e poi sopra un impregnante un po' più scuro, si attenua in parte l'effetto venature del legno ma il risultato è abbastanza soddisfacente.
Allora questa volta sperimenta la mia Smile la macchia è dovuta ( almeno dalla foto ) dal fatto che la vernice si era tolta ed il legno ha assorbito aria, salso e sfregamenti vari, sono sicuro che è nei primi millimetri, prova e vedrai che con poco farai un restauro durevole e non un make up Smile che la sera cola ahahahah
Penso più che le macchie siano dovute a muffa dell'umidità assorbita a causa dell'assenza della vernice, ho cercato informazioni, in pratica la muffa prima crea macchie bianche in una seconda fase si creano dei pigmenti scuri che possono formarsi anche in profondità.
Tieni conto che non è legno massello ma multistrato, togliere i primi millimetri significa arrivare allo strato sottostante che è solitamente di legno meno nobile del primo.
Fai una prova sotto, nel mio caso era tutto multistrato di mogano e ci ho dato giù forte, non ho intaccato nulla perche lo strato nobile era di 3 mm, credo che la beneteau sia garanzia di qualità, in caso contrario appunto vai sulsicuro
Vi leggo molto, ma non scrivo più e qualcuno sa perché, ma a volte mi prudono le dita e usando la funzione "cerca" del Forum, che funziona sempre a dovere, trovo vecchie cose delle quali si era già parlato e le mando agli interessati per e-mail o messaggio privato, non questa volta, che mi ricorda cose che facevo poco più che bambino, con le barche di qualcuno dei miei familiari, (dopo la scuola veh!) per guadagnarmi qualche ora di vela.
Con un paio di copia e incolla è venuto fuori questo:

Titolo della discussione:
Owatrol Deks Olje - Applicazione
01-09-2015, 17:53 Messaggio: #20 dapnia Amico del Forum Messaggi: 4.941 Registrato: Jan 2008

Partiamo dall'assunto cartesiano che le parti in legno, NON DI TECK, lasciate al naturale e protette da una vernice trasparente (o ambrata), sono sensibili al sole più che con altre protezioni; che ogni due anni in genere vanno riprese con un qualche intervento anche leggero; che per durare anni è bene siano protette nelle situazioni peggiori d'insolazione (luglio /agosto), per esempio con dei teli (le storiche mutande sulle fiancate delle barche d'alto lignaggio d'antan, trattate con minimo 7 mani di stucco e 9 mani di smalto); e che ogni graffio deve essere subito ripreso, se no s'infiltra acqua, macchia il legno sotto e provoca il distacco di scaglie di vernice in giro.
Resta il fatto che le parti in legno di una barca (non teck) trattate a flatting, per esempio un mogano biondo, siano quanto di più bello si possa vedere, e la più alta nota e caratteristica distintiva d'una imbarcazione, dopo le linee d'acqua.
Un buon flatting, di qualità (e ne esistono, ma la qualità va a braccetto col prezzo e con la difficoltà di applicazione) che duri nel tempo e resista ai raggi UV, richiede, dopo la preparazione del legno, l'applicazione di 6 mani minimo, date con una diluizione decrescente dal 30% al 10%.
Le prime due mani per impregnazione del legno nuovo (se il legno è vecchio va prima riportato al nuovo) le mani a seguire devono essere omogenee, date con cura e pazienza, interponendo tra una mano e l'altra una carteggiatura ad acqua con carta fine e, volendo fare il massimo e come si faceva una volta, tra le ultime due mani a finire (oltre le sei già citate) con straccio di lino, acqua e polvere di pomice. Nemica della brillantezza finale è la polvere, che va eliminata con scrupolo e sempre, prima del pennello.
Per riportare a nuovo il legno già trattato, dopo il lavaggio con soda, un tempo si usava un ferro da stiro caldo: si appoggiava alla parte da sverniciare per qualche minuto, poi con una lama o con la classica scheggia di vetro (da cambiare spesso) si grattava via la vecchia pelle. In più passate si arrivava al legno quasi nudo, sul quale poi si agiva con carta vetrata a grana vieppiù fine, fino al lavaggio finale con ragia vegetale.
Per la manutenzione, un accurato lavaggio, una leggera carteggiatura ad acqua o una pomiciatura, e due mani molto diluite dello stesso prodotto iniziale.
Complicato? no, di certo lunghissimo, come la lucidatura a pomice della ferramenta in bronzo.
Cose d'altri tempi? Si, e giustificano il trionfo della plastica, dell'alluminio anodizzato e di tutte le cose che il progresso (e la pigrizia) ci hanno dato di bello.
Per il teck, una volta si usava l'olio di teck, quello che si ricavava (colava) mentre si segava il legno dal tronco, dato a straccio; oggi ci sono dei prodotti di buona qualità, a base di olii vari e chiari, che vanno dati molto diluiti, in più passate e sempre a straccio.
Certo le scorciatoie ci sono, la migliore è prendersi un bel plasticone (come ho fatto io, ma per altre ragioni) e abbandonarsi alle diavolerie moderne, che appaiono ancor prima di essere, ma indubbiamente sono comode.


Titolo della discussione:
Sappiamo mantenere bene il ponte in teak?
21-04-2010, 04:39 Messaggio: #41
dapnia Offline Amico del Forum Messaggi: 4.941 Registrato: Jan 2008 Online

Una volta (ai miei tempi) per sverniciare il legno si 'lamava'.
Il procedimento era semplice….in apparenza, ma richiedeva una certa abilità.
A volte si usava lo speciale attrezzo che consisteva in una semplice striscia di acciaio, delle dimensioni di un paio di pacchetti di sigarette, spessa un paio di millimetri, con i bordi ad angoli vivi, che andavano ravvivati abbastanza spesso sulla mola fine.
Il più delle volte si prendeva una vecchia lastra di vetro, si incideva e si spezzava, sempre a spigolo vivo, e tenendone fra le dita un pezzo si grattava via la vernice, lasciando il legno già bello liscio.
A volte per ammorbidire la vecchia vernice trasparente, si usava un ferro da stiro caldo, appoggiandolo sulla parte senza bruciarla e passandoci subito la lama.
E' un lavoro che bisogna saper fare, faticoso e lungo, ma i risultati sono eccezionali.
Sono decine d'anni che non lo vedo più fare, ed un pò di più che non lo faccio io, ma si faceva.
Per i sottosquadri si usavano scalpelli di giusta misura, affilati come rasoi.
Poi sono arrivate le levigatrici, orbitali, rotorbitali, e simili, e si è persa la manualità per certi lavori, con buona pace delle tradizioni e della conoscenza “al tatto” del legno.
Per le macchie si usava una miscela di trementina vegetale e polvere finissima di pomice (il borotalco va bene uguale), della consistenza di una crema dentifricia, si spalmava sulla macchia (all’ombra ed al fresco) la si lasciava lavorare molte ore, ripetendo l’operazione fino alla scomparsa della macchia, poi via di lama di vetro.
Paglietta o carta fine a finire ed un bicchierino di bianco ogni tanto per corroborare braccia, mani e mente, nella ferma convinzione che più amorevole lavoro si sarebbe dato alla barca più te ne avrebbe reso, poi, nel tempo.
Ricordi, altra gente, altro amore per il lavoro, altro concetto della fatica, altro rapporto col tempo, regolato dal respiro del mare……
Bellissimo! Avevo cercato se qualcuno ne aveva parlato dell'argomento, ma senza risultato, non sapevo che si usava dire "lamare".
Sembrano stralci di un manuale antico tanto è diverso oggi il modo di lavorare e la passione che si mette nel lavoro... purtroppo.
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