io ti consiglio la lettura di questo piccolo ma ben fatto libro.
Tecniche di vela illustrate. Aerodinamica, regolazione delle manovre e delle vele, utilizzo dello spinnaker, manutenzione del sartiame
di Ivar Dedekam
https://www.amazon.it/illustrate-Aerodin...8885986404
c'è un bel capitolo sull'argomento. illlustrato bene emplice e sintetico.
per cominciare è ok. poi quando ti capita un rigger o un velaio che va a fare qualche regolazione o miusra ruba con gli occhi
(11-10-2017 09:54)ZK Ha scritto: [ -> ]non e' che in porto manchino le sollecitazioni su albero e sartie, ci sono come ci sono quelle su lande scafo, e chiglia.
penso che il mito del lascarle sia un residuato dei tempi che le barche erano di legno e le sartie quando le cazzavi si portavano dietro le lande e deformavano lo scafo. se le lasciavi in tiro dopo qualche anno ti ritrovavi la barca piu stretta e le murate piu alte.
le sartie sono parte integrante dell' albero, si cazzano per trasformare in carico a compressione le sollecitazioni laterali (generate dal vento e dalle onde anche in porto ) che lo farebbero flettere e si cazzano per aumentare la frequenza di risonanza del sistema, come dire che, se aumento la frequenza aumento la dissipazione di energia e diminuisco le forze di inerzia.(tutto da dimostrare ma qui pare sia la pratica a farla da padrone)
senza entrare nel merito quantitativo, la regolazione non e' un arte, e' una scienza, vanno immaginate le sartie come molle che sostengono una massa, dove una sartia in "bando" smette di generare reazione e dove una sartia che si allunga troppo modifica il suo angolo di lavoro che diminuendo aumenta in modo "sinusoidale" il carico sull' albero e sulla sartia stessa.
i due eccessi generano effetti molto diversi.
le sartie troppo cazzate aumentano il carico di compressione sull' albero troppo lasche aumenteranno la liberta di oscillare.(in fisica se puo avviene di certo)
per "eccesso" se la barca non e' di legno (non si deforma in modo irreversibile cazzandole) sarebbe meglio cazzarle in porto e lascarle quando si esce.
come dice qualcuno questo e' il modo teorico, ovvero qualitativo.
se vi fa fatica studiarvi le cose di sartie e stralli ed avete una barca di vetroresina.. non dimenticatevi il paterazzo lasco, al resto ci pensano i conti fatti dal progettista, ammesso che il cantiere li abbia rispettati (che pare vada precisato, visto che se ne parla come di un branco di sciagurati)
Capito nulla, riesci ad essere un filo più divulgativo e meno accademico?
stessa regolazione dentro e fuori dal porto, le ultime quattro righe del post.
(12-10-2017 17:08)angelo2 Ha scritto: [ -> ]asse dell'elica? allineato con che? vuoi dire che ti si piegava tutta l'imbarcazione ,in senso longitudinale, e l'asse non era allineato ?? ammazza , e quanto pompavate?
Troppo
Si' accendendo il motore senza rilasciare la pressione del cilindro del paterazzo, alla messa in marcia vibrava tutto alla follia, scaricato un po' il cilindro tornava tutto normale.
Per dire che si fa in fretta ad esagerare, l albero e' une specie di puntone posizionato idealmente per imbananare una barca; oltre alla catenaria dello strallo di prua, prenditi anche un qualche riferimento sulla struttura dello scafo che ti dia un limite
Il maxi Kialoa V nelle prove di carico dell'idraulica fatte a terra fletteva il paramezzale di una quindicina di centimetri. Flessione calcolata e inferiore al previsto a detta del suo progettista.
Sono comunque discorsi inutili che, senza contesto, lasciano il tempo che trovano. Ognuno si goda la sua che è meglio e attenzione a fare in garage cose non previste nei calcoli di progetto: oggi, in generale, si può calcolare tutto con grande precisione e ciò che non c'è non è scontato che sia sopportabile dalla barca.