Buongiorno a tutti, un paio d'anni fa io e la mia compagna abbiamo rimesso in acqua una splendida goletta di 15 mt che vessava in stato di abbandono da 10 anni di cui 5 in secca... Si è reso necessario , oltre alla sostituzione di diverse tavole, il rifacimento di quasi tutto il calafataggio.. Essendo la prima volta che ci cimentavamo in questo tipo di lavoro abbiamo chiesto pareri a diversi mastri d'ascia e al famoso produttore di resina epossidica e vernici. L'indecisione era tra fare il classico calafataggio con stoppa oppure usare il sistema innovativo del famoso produttore con cotonina e resina epossidica. Alla fine abbiamo optato per il sistema tradizionale ma vorrei chiedere se qualcuno ha provato il calafataggio con cotonina e resina e con quali rusultati?
Nel 1996 facemmo restaurare un 12MSI del 1923 da Camper e Nicholson in UK e usarono gomma poliuretanica, tipo Sika, o forse era 3M per intenderci, per mantenere l'elasticità tra le tavole. Ho il dubbio che usando epoxy e cotonina praticamente vai a fare un incollaggio rigido e quindi strutturale, che va a lavorare col movimento generale della struttura scafo. A naso mi piace per zone piccole, ma non lo vedo bene per tavole lunghe. Sto a Viareggio e se mi capita passo a sentire cosa propone il Nostro amico. ( Devo prendere le ferie perché quando attacca a parlare.... )
Sul sito si vede il calafataggio di un gozzo. Bisogna vedere con barche lunghe e a vela che sotto trazione dei paterazzo flettono cosa succede. Indagherò, che mi interessa.
Infatti il problema elasticità mi ha fatto propendere per il calafataggio classico, tutti i mastri d'ascia sostenevano questa tesi. All'epoca parlai al telefono con l'amico resina, gli mandai le foto e mi disse che col suo sistema non avrei avuto problemi... Però non me la son sentita...
Questa è la barca al termine dei lavori..
bella, di che si tratta?
molto bella complimenti
Salve a tutti vi racconto la mia esperienza :
ho restaurato un gozzo di mogano di 9 metri anni fa facendo il calafataggio con il metodo tradizionale , dopo aver fatto una serie considerazioni ed esperienze.
Per l'utilizzo della resina epossidica la barca deve nascere in epossidica , che ha delle caratteristiche eccezionali , ho costruito un contender in resina epossidica e lamellare di mogano e dopo quasi 20 anni la barca è ancora li nuova , sembra in composito .
Per l'utilizzo su una imbarcazione realizzata con il metodo tradizionale ,con pochi incollaggi , il legno in sentina rimane bagnato e la stoppa con lo stucco grasso viene compressa dalla dilatazione del legno e fa "tenuta ".
e va bene cosi , la barca è nata per lasciare muovere il legno e che va assecondato.
con la resina epossidica , dovresti avere la barca asciutta al 100% impossibile nella realtà e dovresti resinare tutta la barca completamente da renderla indifferente dall'ambiente esterno .
Questo purtroppo non è possibile per ragioni di costi e pratiche .
il mio consiglio è :avete fatto bene ad usare il sistema tradizionale , andate sereni , la barca durerà ancora anni .
Cosa che non succederebbe impermeabilizzando il legno con l'epossidica che marcirebbe in qualche punto sicuramente .
ultima cosa :
la barca la dovete immaginare come un elemento vivo con i suoi micro movimenti e dilatazioni , non è con la resina sui comenti che si realizza la rigidezza , è un problema progettuale .
Vi auguro buon vento
È una goletta ligure del 63 costruitabe varata a pra (genova) progetto franco harrauer. Pare che il primo proprietario sia stato il sig scottex.. (Quello della carta da c...)
(06-01-2019 14:53)cormax66 Ha scritto: [ -> ]Salve a tutti vi racconto la mia esperienza :
ho restaurato un gozzo di mogano di 9 metri anni fa facendo il calafataggio con il metodo tradizionale , dopo aver fatto una serie considerazioni ed esperienze.
Per l'utilizzo della resina epossidica la barca deve nascere in epossidica , che ha delle caratteristiche eccezionali , ho costruito un contender in resina epossidica e lamellare di mogano e dopo quasi 20 anni la barca è ancora li nuova , sembra in composito .
Per l'utilizzo su una imbarcazione realizzata con il metodo tradizionale ,con pochi incollaggi , il legno in sentina rimane bagnato e la stoppa con lo stucco grasso viene compressa dalla dilatazione del legno e fa "tenuta ".
e va bene cosi , la barca è nata per lasciare muovere il legno e che va assecondato.
con la resina epossidica , dovresti avere la barca asciutta al 100% impossibile nella realtà e dovresti resinare tutta la barca completamente da renderla indifferente dall'ambiente esterno .
Questo purtroppo non è possibile per ragioni di costi e pratiche .
il mio consiglio è :avete fatto bene ad usare il sistema tradizionale , andate sereni , la barca durerà ancora anni .
Cosa che non succederebbe impermeabilizzando il legno con l'epossidica che marcirebbe in qualche punto sicuramente .
ultima cosa :
la barca la dovete immaginare come un elemento vivo con i suoi micro movimenti e dilatazioni , non è con la resina sui comenti che si realizza la rigidezza , è un problema progettuale .
Vi auguro buon vento
Abbiamo fatto lo stesso ragionamento . .
complimenti per la scelta e il restauro
prima o poi spero di fare anch'io una pazzia simile
Grazie, sicuramente più impegnativa di un plasticone ma l'emozione di farla rivivere e navigare ti ripaga di tutti gli sforzi...
tutta la grande marineria da pesca qui da noi é in legno, uno su trenta, forse più, acciaio
li vedo tranquillissimi
e resto fiducioso anche se conosco ovviamente le storie di chi si é scottato
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(06-01-2019 20:43)marcofailla Ha scritto: [ -> ]tutta la grande marineria da pesca qui da noi é in legno, uno su trenta, forse più, acciaio
li vedo tranquillissimi
e resto fiducioso anche se conosco ovviamente le storie di chi si é scottato
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Sei dalle parti di san benedetto ancona ??
Grande Harrauer, fa tenerezza a vedere le sue originali.
Hai fatto bene, Cormax ha ben precisato il punto: la barca in
fasciame è un oggetto vivo ed elastico, scorciatoie in epox
non le fanno bene, salvo radicale rivestimento e conseguente
distruzione per asfissia. (ho le prove)
Dove sei? Mi piacerebbe farci un giro!
Complimenti e BV.
(06-01-2019 22:35)oudeis Ha scritto: [ -> ]Grande Harrauer, fa tenerezza a vedere le sue originali.
Hai fatto bene, Cormax ha ben precisato il punto: la barca in
fasciame è un oggetto vivo ed elastico, scorciatoie in epox
non le fanno bene, salvo radicale rivestimento e conseguente
distruzione per asfissia. (ho le prove)
Dove sei? Mi piacerebbe farci un giro!
Complimenti e BV.
Adesso a brindisi, in estate grecia zona Corfù.. Quando vuoi!
io sono in Sicilia
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Io ho calafatato qualche barca, è abbastanza semplice, l importante è che le tavole siano fissate bene sulle ordinate, che non si muovono, rivetti, chiodi o viti, quando i serisci la stoppa, le tavole non devono rimbalzare altrimenti poi la corda esce.
Comunque si può anche stratificare, se è fatto bene tiene almeno 20 anni, abbiamo stratificato dei gozzi, delle bar he à vela e pure un 12m Si è naviga tutt'ora senza acqua in sentina, certo che è più caro
Qui a Venezia cerchiamo di recuperare/mantenere vecchie barche in fasciame come meglio si può. La calafatura tradizionale va benissimo fintanto che il legno "risponde", dopodichè diventa piuttosto difficile gestire la tenuta. Rifare il fasciame di alcune barche in tavola è complesso: pochi ormai sanno piegare a fuoco le tavole nei due sensi (longitudinale e trasversale).
Raggiunta una certa età la cosa migliore da fare è asciugare bene la barca, cioè alarla in estate, sanare i comenti, in caso rinvergare e impermeabilizzare con epossidico. Ormai ci sono barche che hanno fatto il trattamento da più di 10 anni e va tutto bene.
Ovvio che devono rimanere asciutte anche dentro, altrimenti la soluzione diventa un problema.
Da non dimenticare: non si tratta di una scorciatoia, se il fasciame è marcio va cambiato prima del trattamento.
(06-01-2019 14:58)marcofailla Ha scritto: [ -> ]complimenti per la scelta e il restauro
prima o poi spero di fare anch'io una pazzia simile
Bene!
Comincio a mettere i soldi da parte per Fax