10-10-2021, 16:19
Cari amici autocostruttori e non, riprendo questa vecchia discussione con l'intento di fornire informazioni utili ad altri auto costruttori che intendano certificare la loro barca per prendere bandiera e navigare anche in acque internazionali con il frutto del loro lavoro.
Premessa generale.
In Italia far certificare una barca autocostruita di per sè non é difficilissimo, ma lo rende difficile, quasi impossibile, la mancanza di informazioni, la mancanza di collaborazione degli organi ufficiali (italiani soprattutto, ma non solo), e devo ribadirlo per l'ennesima volta purtroppo, la malafede di alcuni periti (non tutti) che vogliono portare più soldi possibile nelle loro tasche, omettendo di spiegare le vie più economiche e dando come uniche possibili solo le vie costose.
Terminata la premessa, vi dico subito che sono riuscito con molta fatica a trovare il modo per certificare e far iscrivere all'interno della Ue la mia costruzione con meno di mille euro. Questo anche grazie agli spunti forniti da questo forum. La cifra potrá sembrare non irrisoria ma, ho avuto da più tecnici preventivi intorno ai 5 mila euro per arrivare fino a 16 mila per certificare una barca da 9 m! Questo per far capire di cosa parliamo. Per non diventare troppo prolisso cercheró di essere abbastanza schematico, dividendo la spiegazione per capitoli (brevi).
Gli inizi.
Per i primi due anni, mentre costruivo, non mi sono posto più di tanto il problema della certificazione, perché credevo bastasse presentare un progetto di una imbarcazione capace di navigare senza limiti. Mi sono limitato a leggere qualcosa quà e là, ma senza approfondire, anche se il sentore di inutili complicazioni burocratiche era già allora nell'aria.
Primi contatti con i periti e colloquio.
Dal terzo anno in avanti ho cominciato a fare ricerche serie. Su internet ho trovato poco di dettagliato, e anche qualcosa di fuorviante. Ad esempio sul sito di un ente, ho letto che l'autocostruzione, se in assenza del certificato CE, non può essere rivenduta prima dei cinque anni (cosa vera), e che comunque al termine del periodo si deve comunque far certificare con marchio Ce; falso, come poi mi é stato confermato! Dopo il periodo dei cinque anni la barca costruita da privato puó essere rivenduta, senza bisogno di particolari procedure, salvo le visite iniziali previste in base al paese, che peró sono obbligatorie per tutte le barche. E questo é solo un esempio. Scrissi a una decina di periti nautici; mi risposero solo la metà. Tutti mi risposero che l'unica strada percorribile era la costosa certificazione CE. Intorno al 2016 andai da un perito nautico di persona, feci quasi due ore di strada, e pagai un centinaio di euro per la consulenza. Pensavo di uscire da quel colloquio con le idee più chiare, ma non fu così. D'altra parte il mio interlocutore mi diede l'idea di voler gonfiare i costi e di dirmi quello che lui voleva io sapessi. Fu una delusione purtroppo.
Le ricerche sul forum e la svolta.
Da allora ho cominciato a fare ricerche sempre più approfondite, al fine di capire la verità. Fu così che su questo forum appresi della normativa articolo 5 del D.M. 146/2008, che prevede la possibilitá di prendere bandiera e iscrivere una barca autocostruita senza passare tramite il sistema CE (complicato e costoso). Tuttavia nonostante citassi la normativa, molti tecnici si ostinavano a propormi il marchio Ce come unica vera via. Incredibile !
L'assenza e l'incompetenza degli uffici pubblici.
Vista la divergenza tra quello che leggevo sulla normativa ottenuta tramite il forum, e quello che dicevano e scrivevano i periti nautici, per tagliare la testa al toro decisi di rivolgermi agli uffici pubblici, convinto di arrivare al bandolo della matassa. Niente di peggio ! Dopo varie ricerche trovai un numero dell'ancora RID (era il 2018), al quale dopo mille tentativi, mi rispose una signorina molto scocciata che mi disse che per queste cose dovevo parlare con la guardia costiera. Scrissi una email alla G.C., arrivò la conferma di lettura, ma nessuna risposta.
I registri stranieri, il crollo dei miti belga e olandese, Brexit e infine Malta e la Polonia (2019 annus horribilis).
Gli anni passano e venne il 2019 e io, con piacere, continuavo a segare, incollare e dipingere sulla mia barca; nel frattempo, continuavo a scrivere ai periti di questa e quella parte senza risposte definitive (semmai fumose e sibilline).
Era da poco successo l'incidente della nave degli immigranti iscritta tramite una associazione sportiva a quello che sarebbe dovuto essere il registro dei Paesi Bassi; senza andare in inutili dettagli della vicenda, fu "l'inizio della fine" delle bandiere facili del Belgio e dei Paesi Bassi. Personalmente avevo preso in considerazione questa possibilità come "piano B", ma fui costretto a lasciar perdere. Altra porta che si chiuse nel 2019 fu il Regno Unito dopo l'annuncio della Brexit.
Allora senza mai farmi prendere dallo sconforto sentii anche Malta visto che é un registro considerato prestigioso. Provai a scrivere ma non mi risposero subito. Dopo molte insistenze mi scrissero di rivolgermi a un brooker. Trovai un ufficio a Valletta dove parlavano anche italiano. Mi spiegarono che con 250 euro l'anno per la domiciliazione, più altri 300-400 euro circa potevo iscrivere la barca. Ma non fu facile da subito far digerire al registro maltese il concetto di autocostruzione; dovetti io produrre la normativa europea al broker, che a sua volta la produsse al registro maltese ! Incredibile ...
Dopo settimane arrivó la conferma ufficiale che avevo un numero d'iscrizione provvisorio maltese. Ma non era finita qui, ci voleva anche una visita da parte di un tecnico abilitato al registro maltese, la così detta visita di tonnage. É una visita in verità abbastanza semplice, dove si valutano le misure e i volumi chiusi dello scafo. Va fatta a barca ultimata. In Italia i periti abilitati al registro maltese sono un paio, e non sono mai riuscito a farmi fare un preventivo di spesa per email, nonostante varie telefonate ed email. Ho scritto anche ad alcuni periti a Malta, non mi hanno mai risposto! Desolante... Probabilmente insistendo troverei un perito che faccia il tonnage all mia barca, ma nel frattempo l'iscrizione provvisoria é scaduta e io non ho più pazienza. Terró sicuramente Malta in considerazione come piano B, ma per ora voglio andare fino in fondo alla mia ricerca, a questo punto, più che la necessità, a muovermi é la ricerca della verità.
In tutto questo mio girovagare tra le pagine web, le telefonate e le bufale burocratiche, sono passato anche tramite i registri francese e polacco. Ho sentito un paio di agenzie a Mentone al confine tra Francia e Italia, per avere informazioni su come prendere la bandiera francese; mi hanno messo in contatto con un tecnico italiano (per la verità citato anche qui sul forum), che dopo varie email e telefonate é sparito nel nulla senza motivo. Peccato perché il registro francese é molto aperto verso gli autocostruttori, ma nonostante io parli e scriva in francese, e potrei forse arrangiarmi da solo, in questo momento sono troppo oberato per farmi da solo anche l'iscrizione. Forse terró la Francia come terza opzione, vista la normativa interessante per il mio caso.
Bandiera polacca.
A dispetto di quanto scritto qui da alcuni, vi confermo che non é assolutamente vero che si possa iscrivere una barca priva di certificazione di navigabilità in Polonia; serve il certificato Ce, oppure altro certificato emesso da ente europeo riconosciuto. Una graziosa conoscente polacca che vive qui in Italia, mi ha fatto da interprete durante una telefonata al registro polacco, durante la quale mi hanno confermato proprio questo. Quindi attenti alle bufale. La Polonia é interessante per la sua normativa, ma vista la distanza e la lingua, credo che difficilmente sarà tra le mie possibili scelte. Francia e Malta sia per lingua che per distanza restano le mie preferite. Opinione personale.
Finalmente la verità, e un preventivo scritto !
Ci sono voluti anni di ricerche, scavando sotto menzogne, mezze veritá e depistaggi, ma anche grazie a utenti del forum come Hal9000, la verità sull'articolo 5 del D.M. 146/2008 é venuta fuori. Non senza qualche ciliegina finale; addirittura a Luglio 2021 mi fu proposto un preventivo, senza CE, di circa 16 mila euro ! Ovvio, scartato immediatamente.
É stato un tour de force, una storia simile alla trasmissione "Blu notte - misteri italiani" di Lucarelli, ma alla fine ci sono riuscito. É vero, con meno di mille euro, senza passare dal protocollo Ce, é possibile iscrivere una barca autocostruita, ottenere bandiera e navigare anche in acque internazionali !
É sufficiente una visita a barca finita, una prova di sbandamento in acqua e avere i calcoli della curva di stabilità. Gli impianti, in particolare l'elettrico, devono essere a norma.
Dopo di ché é possibile iscrivere la vostra costruzione nel registro che meglio credete, esporre bandiera e finalmente...partire.
Buon vento e buona costruzione !
Premessa generale.
In Italia far certificare una barca autocostruita di per sè non é difficilissimo, ma lo rende difficile, quasi impossibile, la mancanza di informazioni, la mancanza di collaborazione degli organi ufficiali (italiani soprattutto, ma non solo), e devo ribadirlo per l'ennesima volta purtroppo, la malafede di alcuni periti (non tutti) che vogliono portare più soldi possibile nelle loro tasche, omettendo di spiegare le vie più economiche e dando come uniche possibili solo le vie costose.
Terminata la premessa, vi dico subito che sono riuscito con molta fatica a trovare il modo per certificare e far iscrivere all'interno della Ue la mia costruzione con meno di mille euro. Questo anche grazie agli spunti forniti da questo forum. La cifra potrá sembrare non irrisoria ma, ho avuto da più tecnici preventivi intorno ai 5 mila euro per arrivare fino a 16 mila per certificare una barca da 9 m! Questo per far capire di cosa parliamo. Per non diventare troppo prolisso cercheró di essere abbastanza schematico, dividendo la spiegazione per capitoli (brevi).
Gli inizi.
Per i primi due anni, mentre costruivo, non mi sono posto più di tanto il problema della certificazione, perché credevo bastasse presentare un progetto di una imbarcazione capace di navigare senza limiti. Mi sono limitato a leggere qualcosa quà e là, ma senza approfondire, anche se il sentore di inutili complicazioni burocratiche era già allora nell'aria.
Primi contatti con i periti e colloquio.
Dal terzo anno in avanti ho cominciato a fare ricerche serie. Su internet ho trovato poco di dettagliato, e anche qualcosa di fuorviante. Ad esempio sul sito di un ente, ho letto che l'autocostruzione, se in assenza del certificato CE, non può essere rivenduta prima dei cinque anni (cosa vera), e che comunque al termine del periodo si deve comunque far certificare con marchio Ce; falso, come poi mi é stato confermato! Dopo il periodo dei cinque anni la barca costruita da privato puó essere rivenduta, senza bisogno di particolari procedure, salvo le visite iniziali previste in base al paese, che peró sono obbligatorie per tutte le barche. E questo é solo un esempio. Scrissi a una decina di periti nautici; mi risposero solo la metà. Tutti mi risposero che l'unica strada percorribile era la costosa certificazione CE. Intorno al 2016 andai da un perito nautico di persona, feci quasi due ore di strada, e pagai un centinaio di euro per la consulenza. Pensavo di uscire da quel colloquio con le idee più chiare, ma non fu così. D'altra parte il mio interlocutore mi diede l'idea di voler gonfiare i costi e di dirmi quello che lui voleva io sapessi. Fu una delusione purtroppo.
Le ricerche sul forum e la svolta.
Da allora ho cominciato a fare ricerche sempre più approfondite, al fine di capire la verità. Fu così che su questo forum appresi della normativa articolo 5 del D.M. 146/2008, che prevede la possibilitá di prendere bandiera e iscrivere una barca autocostruita senza passare tramite il sistema CE (complicato e costoso). Tuttavia nonostante citassi la normativa, molti tecnici si ostinavano a propormi il marchio Ce come unica vera via. Incredibile !
L'assenza e l'incompetenza degli uffici pubblici.
Vista la divergenza tra quello che leggevo sulla normativa ottenuta tramite il forum, e quello che dicevano e scrivevano i periti nautici, per tagliare la testa al toro decisi di rivolgermi agli uffici pubblici, convinto di arrivare al bandolo della matassa. Niente di peggio ! Dopo varie ricerche trovai un numero dell'ancora RID (era il 2018), al quale dopo mille tentativi, mi rispose una signorina molto scocciata che mi disse che per queste cose dovevo parlare con la guardia costiera. Scrissi una email alla G.C., arrivò la conferma di lettura, ma nessuna risposta.
I registri stranieri, il crollo dei miti belga e olandese, Brexit e infine Malta e la Polonia (2019 annus horribilis).
Gli anni passano e venne il 2019 e io, con piacere, continuavo a segare, incollare e dipingere sulla mia barca; nel frattempo, continuavo a scrivere ai periti di questa e quella parte senza risposte definitive (semmai fumose e sibilline).
Era da poco successo l'incidente della nave degli immigranti iscritta tramite una associazione sportiva a quello che sarebbe dovuto essere il registro dei Paesi Bassi; senza andare in inutili dettagli della vicenda, fu "l'inizio della fine" delle bandiere facili del Belgio e dei Paesi Bassi. Personalmente avevo preso in considerazione questa possibilità come "piano B", ma fui costretto a lasciar perdere. Altra porta che si chiuse nel 2019 fu il Regno Unito dopo l'annuncio della Brexit.
Allora senza mai farmi prendere dallo sconforto sentii anche Malta visto che é un registro considerato prestigioso. Provai a scrivere ma non mi risposero subito. Dopo molte insistenze mi scrissero di rivolgermi a un brooker. Trovai un ufficio a Valletta dove parlavano anche italiano. Mi spiegarono che con 250 euro l'anno per la domiciliazione, più altri 300-400 euro circa potevo iscrivere la barca. Ma non fu facile da subito far digerire al registro maltese il concetto di autocostruzione; dovetti io produrre la normativa europea al broker, che a sua volta la produsse al registro maltese ! Incredibile ...
Dopo settimane arrivó la conferma ufficiale che avevo un numero d'iscrizione provvisorio maltese. Ma non era finita qui, ci voleva anche una visita da parte di un tecnico abilitato al registro maltese, la così detta visita di tonnage. É una visita in verità abbastanza semplice, dove si valutano le misure e i volumi chiusi dello scafo. Va fatta a barca ultimata. In Italia i periti abilitati al registro maltese sono un paio, e non sono mai riuscito a farmi fare un preventivo di spesa per email, nonostante varie telefonate ed email. Ho scritto anche ad alcuni periti a Malta, non mi hanno mai risposto! Desolante... Probabilmente insistendo troverei un perito che faccia il tonnage all mia barca, ma nel frattempo l'iscrizione provvisoria é scaduta e io non ho più pazienza. Terró sicuramente Malta in considerazione come piano B, ma per ora voglio andare fino in fondo alla mia ricerca, a questo punto, più che la necessità, a muovermi é la ricerca della verità.
In tutto questo mio girovagare tra le pagine web, le telefonate e le bufale burocratiche, sono passato anche tramite i registri francese e polacco. Ho sentito un paio di agenzie a Mentone al confine tra Francia e Italia, per avere informazioni su come prendere la bandiera francese; mi hanno messo in contatto con un tecnico italiano (per la verità citato anche qui sul forum), che dopo varie email e telefonate é sparito nel nulla senza motivo. Peccato perché il registro francese é molto aperto verso gli autocostruttori, ma nonostante io parli e scriva in francese, e potrei forse arrangiarmi da solo, in questo momento sono troppo oberato per farmi da solo anche l'iscrizione. Forse terró la Francia come terza opzione, vista la normativa interessante per il mio caso.
Bandiera polacca.
A dispetto di quanto scritto qui da alcuni, vi confermo che non é assolutamente vero che si possa iscrivere una barca priva di certificazione di navigabilità in Polonia; serve il certificato Ce, oppure altro certificato emesso da ente europeo riconosciuto. Una graziosa conoscente polacca che vive qui in Italia, mi ha fatto da interprete durante una telefonata al registro polacco, durante la quale mi hanno confermato proprio questo. Quindi attenti alle bufale. La Polonia é interessante per la sua normativa, ma vista la distanza e la lingua, credo che difficilmente sarà tra le mie possibili scelte. Francia e Malta sia per lingua che per distanza restano le mie preferite. Opinione personale.
Finalmente la verità, e un preventivo scritto !
Ci sono voluti anni di ricerche, scavando sotto menzogne, mezze veritá e depistaggi, ma anche grazie a utenti del forum come Hal9000, la verità sull'articolo 5 del D.M. 146/2008 é venuta fuori. Non senza qualche ciliegina finale; addirittura a Luglio 2021 mi fu proposto un preventivo, senza CE, di circa 16 mila euro ! Ovvio, scartato immediatamente.
É stato un tour de force, una storia simile alla trasmissione "Blu notte - misteri italiani" di Lucarelli, ma alla fine ci sono riuscito. É vero, con meno di mille euro, senza passare dal protocollo Ce, é possibile iscrivere una barca autocostruita, ottenere bandiera e navigare anche in acque internazionali !
É sufficiente una visita a barca finita, una prova di sbandamento in acqua e avere i calcoli della curva di stabilità. Gli impianti, in particolare l'elettrico, devono essere a norma.
Dopo di ché é possibile iscrivere la vostra costruzione nel registro che meglio credete, esporre bandiera e finalmente...partire.
Buon vento e buona costruzione !