Buongiorno comandanti,
c'è un modo per regolare l'angolo tra i due timoni di uno scavo? Generalmente si interviene sulla barra telescopica di accoppiamento, ma mi interessa la procedura per poter allineare correttamente due timoni. Qualcuno ne sa qualcosa?
Ho letto diverse discussione qui sul forum, ma oltre a trovare interessanti spunti di riflessione, non ho trovato nessun suggerimento su "come" portare i due timoni ad un angolo giusto (che dovrebbe essere tra 1° ed 1,5°).
Grazie mille e buon vento a tutti
Misurando la distanza fra le teste dei due assi, più lunghezza delle barre --> si trova distanza necessaria fra le estremità delle due barre per avere angolo convergenza desiderato.
Senza barre si può usare asse e bordo di uscita delle pale.
Es.
Se l'angolo fra le due pale deve essere 1°, in posizione centrale ognuna sarà inclinata di 0.5° verso l'interno.
Ponendo distanza fra due assi = A
Lunghezza barre = B
Distanza fra estremità barre = C
Se fossero parallele C sarebbe uguale a A, ok?
La riduzione della distanza fra le due estremità delle barre deve essere 2 x B x sin 0.5° = B x .0175; cioè C = A - (B x 0.0175)
Es numerico
A = 120cm
B = 130 cm
C = 120 - ( 130 x .0175) = 120 - 2.275 = 117.7 circa di distanza ra le due estremità delle barre.
salvo errori e omissioni
Io provai con la mia barca anni fa, sia da bordo che in secca , facendo varie misure e regolazione. Non ottenni un risultato credo data l’estrema precisione richiesta dall’operazione da una parte, ed accuratezza e tolleranze sia del sistema che delle misurazioni dall’altra.
Alla fine decisi che era meglio fare delle prove in navigazione con mare calmo e 8/10 nodi di vento fino a vedere un comportamento delle pale relativamente laminare.
Decisi anche che, fra avere i timoni paralleli o troppo convergenti, fosse meglio averli paralleli, per evitare un effetto “freno” con le ariette.
Spero di essere stato utile.
BV _/)_
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(04-04-2022 13:43)rob Ha scritto: [ -> ]Misurando la distanza fra le teste dei due assi, più lunghezza delle barre --> si trova distanza necessaria fra le estremità delle due barre per avere angolo convergenza desiderato.
Senza barre si può usare asse e bordo di uscita delle pale.
Es.
Se l'angolo fra le due pale deve essere 1°, in posizione centrale ognuna sarà inclinata di 0.5° verso l'interno.
Ponendo distanza fra due assi = A
Lunghezza barre = B
Distanza fra estremità barre = C
Se fossero parallele C sarebbe uguale a A, ok?
La riduzione della distanza fra le due estremità delle barre deve essere 2 x B x sin 0.5° = B x .0175; cioè C = A - (B x 0.0175)
Es numerico
A = 120cm
B = 130 cm
C = 120 - ( 130 x .0175) = 120 - 2.275 = 117.7 circa di distanza ra le due estremità delle barre.
salvo errori e omissioni
Tutto perfetto, se la traversa di collegamento fosse rettilinea e lunga come la distanza tra gli assi di rotazione delle pale ..... ma se la traversa fosse fissata su dei supporti inclinati, o fosse divisa e imperniata su una barra centrale come la mettiamo con l'angolo di Ackermann ???
Ed ecco che "che cos'è l'angolo di ackermann" divenne il termine più ricercato di google...
Ho chiesto ad alexa "alexa, che cosa è l'angolo di axkermann"? Mi ha risposto "chiedilo ad albert!
Allora, volevo semplicemente "sdrammatizzare" i calcoli, peraltro corretti, di rob.
Su alcuni cat o monoscafi molto larghi, le barre sono inclinate verso il centro barca e la traversa di collegamento tra le due estremità dunque è più corta della distanze tra le pale.
Ciò comporta che il parallelismo tra le pale a barra al centro non sia più tale quando si dia un discreto angolo di timone, un po' come succede alle ruote dell'auto, dove la ruota interna assume un angolo di sterzo superiore di quello della ruota esterna poichè deve descrivere una circonferenza di raggio inferiore (angolo di ackermann appunto).
Nel catamarano ciò comporta, oltre al fatto che le pale lavorino allineate alla rotazione nei cambi di direzione, anche quello che in bolina la pala sottovento lavori alla poggia ad un angolo leggermente superiore di quella sopravvento che così ha una resistenza inferiore.
Tutto ciò per dire che non esiste una teoria assoluta, ma si deve provare e provare e ancora provare