28-04-2024, 10:11
Ciao a tutti.
Questo inverno mi é capitata l'occasione di acquistare a prezzo di demolizione (3000 €) un Sunrise 34 che aveva sbattuto contro uno scoglio a 6 nodi e disfatto madieri, cucina, e crepato lo scafo sopra al bordo di uscita della chiglia... la barca era stata sabbiata per il trattamento anti osmosi quando il cantiere ha presentato il preventivo al vecchio proprietario e l'assicurazione ha deciso di liquidare e disfarsi della barca.
Voglio condividere una breve carrellata di foto perché é un lavoro che in barche di una certa etá (cioé quelle dove i madieri sono fatti in opera laminati allo scafo e SENZA la controstampata incollata allo scafo che crea i madieri ed il telaio strutturale.. per quelle moderne fatte con il telaio incollato é tutta un'altra storia) richiede un centinaio di ore ma che puó essere eseguito da chiunque abbia solo due pollici opponibili ed una conoscenza di base della vetroresina. Quindi nel caso in cui qualcuno abbia voglia o necessitá, questa puó essere di incoraggiamento.
Si si... lo so che giusto ad Ottobre avevo varato la IW31 anche lei recuperata in stato di abbandono, ma tra la "vivibilitá" di una S&S disegnata negli anni '60 ed una barca moderna, mia moglie ha decisamente optato per tenere il Sunrise e mettere in vendita la IW31... peccato perché dal punto di vista velico ina S&S é sempre un classico che naviga da dio.
L'uscita della chiglia: come succede in questi casi, la rotazione verso poppa spinge in alto la parte posteriore della chiglia danneggiando il laminato dello scafo e delaminando i madieri e sollevando brutalmente gli interni (la cucina in questo caso é stata danneggiata)
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Questa é la situazione interna una volta tolti i paglioli: 4 madieri rotti ed una crepa di circa 5cm nello scafo sopra alla parte posteriore della chiglia
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La barca era ad un centinaio di km da dove vivo... eccola pronta per il trasporto (l'opera viva é stata sabbiata dal vecchio proprietario in modo quasi impeccabile... ha poche bollicine sotto al gelcoat e basta)
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Ispezione ed approvazione della moglie (Fondamentale!!)
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Rimozione piastre dei prigionieri e sostituzione di quelli vecchi galvanizzati con dei nuovi in 316.
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Apertura della superficie con il frullino a grana grossa... bisogna scoprire le fibre del vetro su tutta la parte da laminare ed ovviamente rinuovere tutte le parti danneggiate o delaminate. In questo caso ho deciso di rifare i madieri rotti ex-novo portando lo spessore del laminato dagli originali 6mm a 20mm e laminare totalmente lo scafo da parte a parte con uno spessore addizionale a scalare da 8mm all'esterno fino a 20mm sulla soletta della chiglia. Materiali: tessuto Combi 600+300 e vinilestere (Atlac 580... non c'é possibilitá di maturazione ad alta temperatura ma il test di adesione conferma comunque la superioritá rispetto ad una poliestere). É importante fare un test di adesione sul vecchio laminato prima di procedere con i lavori!
É fundamentale proteggere tutto con abbondante plastica e nastro, ed usare due aspirapolvere (uno sull'attrezzo ed uno piú grande messo fuori con il tubo che succhia l'aria dalla cabina).
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Dopo aver "scattivato" le parti danneggiate, ho proceduto con la riparazione prima aggiungendo gli strati tolti e poi coprendo il tutto con uno spessore addizionale con strati a scalare (piú stretti i primi strati e piú larghi quelli successivi). Il vetro é facile tagliarlo prima con il taglierino, facendo delle maschere in compensato fino.
Lo scafo tra i madieri é stato poi laminato a coprire con 15 teli di Combi a scalare (6 ai lati fino a 15 in soletta)
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A questo punto bisogna riaprire i fori dei prigionieri, pulire e rimontare la chiglia. Per sigillare uso un sigillante Soudal ma anche il Sika 291i va benissimo: l'importante é che sia la chiglia che lo scafo siano ben puliti. Sulla chiglia in ghisa ho dato un primer epossidico/convertitore.
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A questo punto, siamo pronti per l'anti osmosi... queste le fasi:
- Misurazione umiditá del laminato con l'apposito strumento (tutto apposto in questo caso)
- Apertura bolle nel gelcoat con la fresina a mano
- Conversione dell'acido ftalico con una soluzione di bicarbonato di sodio (diventa un sale idrosolubile)
- Lavaggio abbondante per togliere lo ftalato di sodio che si forma ed asciugatura soperficiale
- Stuccatura delle bolle con epoxy
- Cartatura di finitura
- Applicazione di 300 micron/secco di Interprime 450 (di International)
- Applicazione Epoxy Tiecoat (sempre di International)
- Antivegetativa: 3 mani di Micron 350 come da datasheet.
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Adesso la barca é in acqua, mentre si fanno dei lavoretti sull'albero tipo il montaggio dello strallo tessile tipo Solent e degli scalini (ovviamente autocostruiti in alluminio) per andare in testa dato che ad una certa etá i Prusik diventano piuttosto "pesanti".
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L'attacco del Solent, con ringraziamento a Wichard che mette gentilmente i disegni CAD del pezzo sul sito internet.
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Buon vento a tutti!
Questo inverno mi é capitata l'occasione di acquistare a prezzo di demolizione (3000 €) un Sunrise 34 che aveva sbattuto contro uno scoglio a 6 nodi e disfatto madieri, cucina, e crepato lo scafo sopra al bordo di uscita della chiglia... la barca era stata sabbiata per il trattamento anti osmosi quando il cantiere ha presentato il preventivo al vecchio proprietario e l'assicurazione ha deciso di liquidare e disfarsi della barca.
Voglio condividere una breve carrellata di foto perché é un lavoro che in barche di una certa etá (cioé quelle dove i madieri sono fatti in opera laminati allo scafo e SENZA la controstampata incollata allo scafo che crea i madieri ed il telaio strutturale.. per quelle moderne fatte con il telaio incollato é tutta un'altra storia) richiede un centinaio di ore ma che puó essere eseguito da chiunque abbia solo due pollici opponibili ed una conoscenza di base della vetroresina. Quindi nel caso in cui qualcuno abbia voglia o necessitá, questa puó essere di incoraggiamento.
Si si... lo so che giusto ad Ottobre avevo varato la IW31 anche lei recuperata in stato di abbandono, ma tra la "vivibilitá" di una S&S disegnata negli anni '60 ed una barca moderna, mia moglie ha decisamente optato per tenere il Sunrise e mettere in vendita la IW31... peccato perché dal punto di vista velico ina S&S é sempre un classico che naviga da dio.
L'uscita della chiglia: come succede in questi casi, la rotazione verso poppa spinge in alto la parte posteriore della chiglia danneggiando il laminato dello scafo e delaminando i madieri e sollevando brutalmente gli interni (la cucina in questo caso é stata danneggiata)
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Questa é la situazione interna una volta tolti i paglioli: 4 madieri rotti ed una crepa di circa 5cm nello scafo sopra alla parte posteriore della chiglia
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La barca era ad un centinaio di km da dove vivo... eccola pronta per il trasporto (l'opera viva é stata sabbiata dal vecchio proprietario in modo quasi impeccabile... ha poche bollicine sotto al gelcoat e basta)
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Ispezione ed approvazione della moglie (Fondamentale!!)
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Rimozione piastre dei prigionieri e sostituzione di quelli vecchi galvanizzati con dei nuovi in 316.
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Apertura della superficie con il frullino a grana grossa... bisogna scoprire le fibre del vetro su tutta la parte da laminare ed ovviamente rinuovere tutte le parti danneggiate o delaminate. In questo caso ho deciso di rifare i madieri rotti ex-novo portando lo spessore del laminato dagli originali 6mm a 20mm e laminare totalmente lo scafo da parte a parte con uno spessore addizionale a scalare da 8mm all'esterno fino a 20mm sulla soletta della chiglia. Materiali: tessuto Combi 600+300 e vinilestere (Atlac 580... non c'é possibilitá di maturazione ad alta temperatura ma il test di adesione conferma comunque la superioritá rispetto ad una poliestere). É importante fare un test di adesione sul vecchio laminato prima di procedere con i lavori!
É fundamentale proteggere tutto con abbondante plastica e nastro, ed usare due aspirapolvere (uno sull'attrezzo ed uno piú grande messo fuori con il tubo che succhia l'aria dalla cabina).
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Dopo aver "scattivato" le parti danneggiate, ho proceduto con la riparazione prima aggiungendo gli strati tolti e poi coprendo il tutto con uno spessore addizionale con strati a scalare (piú stretti i primi strati e piú larghi quelli successivi). Il vetro é facile tagliarlo prima con il taglierino, facendo delle maschere in compensato fino.
Lo scafo tra i madieri é stato poi laminato a coprire con 15 teli di Combi a scalare (6 ai lati fino a 15 in soletta)
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A questo punto bisogna riaprire i fori dei prigionieri, pulire e rimontare la chiglia. Per sigillare uso un sigillante Soudal ma anche il Sika 291i va benissimo: l'importante é che sia la chiglia che lo scafo siano ben puliti. Sulla chiglia in ghisa ho dato un primer epossidico/convertitore.
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A questo punto, siamo pronti per l'anti osmosi... queste le fasi:
- Misurazione umiditá del laminato con l'apposito strumento (tutto apposto in questo caso)
- Apertura bolle nel gelcoat con la fresina a mano
- Conversione dell'acido ftalico con una soluzione di bicarbonato di sodio (diventa un sale idrosolubile)
- Lavaggio abbondante per togliere lo ftalato di sodio che si forma ed asciugatura soperficiale
- Stuccatura delle bolle con epoxy
- Cartatura di finitura
- Applicazione di 300 micron/secco di Interprime 450 (di International)
- Applicazione Epoxy Tiecoat (sempre di International)
- Antivegetativa: 3 mani di Micron 350 come da datasheet.
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Adesso la barca é in acqua, mentre si fanno dei lavoretti sull'albero tipo il montaggio dello strallo tessile tipo Solent e degli scalini (ovviamente autocostruiti in alluminio) per andare in testa dato che ad una certa etá i Prusik diventano piuttosto "pesanti".
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L'attacco del Solent, con ringraziamento a Wichard che mette gentilmente i disegni CAD del pezzo sul sito internet.
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Buon vento a tutti!