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Versione completa: il legno....( 2 )
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...è un materiale naturale di origine biologica che quindi può presentare delle anomalie: nodi, deviazione della fibratura, tasche di resina o lattice, legno giovanile, di reazione ecc.
Nelle costruzioni nautiche si ricerca il legno che, oltre alla durezza e alla durabilità(preservazione agli attacchi di insetti, funghi, teredini ecc..). abbia il meno possibile anomalie.
Il legno più è spesso più tempo impiegherà per raggiungere il suo equilibrio-igro, inoltre per <diluire> le anomalie nelle costruzioni tradizionali gli spessori sono grandi.
In questo tipo di costruzione la strutturalità dell'insieme è data dagli incastri, chiodi e chiavette. Ogni singola tavola troverà il proprio equilibrio-igro indipendentemente dalle altre;
es: se la barca naviga spesso è più umida,l'equilibrio-idro sarà diverso rispetto alla stessa ferma all'ormeggio per molto tempo, il sole asciugherà la coperta e le fiancate ... immaginate i vari equilibri. I chiodi che vincolano tra loro le tavole sono corrosi dall'acqua di mare e dagli estrattivi (presenti in alcune specie), il movimento del legno ne allenta la presa di conseguenza ci vuole una manutenzione costante e continua. Se tutto ciò si conosce e si accetta, bene! altrimenti come dicono gli inglesi la barca di questo tipo si ama il giorno che la si compra e il giorno che la si rivende. Oggigiorno gli alberi non sono più tagliati con criterio, ogni specie ha per il taglio il suo giusto tempo , la stagionatura prima era lenta,a onor del vero quella in forno può essere migliore a patto di conoscerne bene le caratteristiche della specie e porre attenzione alla segagione (radiale sul quarto, parallela ecc.). Diverse specie non apprezzano il forno, altre richiedono alternativamente la stagionatura naturale e poi artificiale. Quello che ho descritto è il comportamento del legno senza i trattamenti che ne diminuiscono le anomalie, in seguito parlerò di colle, resine, pitture...
Do un piccolo contributo anch'io: sul tipo di taglio e fibre. Il legno è molto 'anisotropico', cioè ha caratteristiche diverse a seconda della direzione delle sollecitazioni: trasversale, laterale o longitudinale. Immaginiamo un asse di cm 5x5x50, con fibre parallele ad una faccia (di testa vedremo un quadrato a righe): appoggiata l'asse alle estremità e forzata al centro, con le fibre in verticale faremo uno sforzo notevole per piegarla, con le fibre orizzontali lo sforzo sarà minore, se l'appoggiassimo di spigolo la piega seguirebbe le fibre in perpendicolare, cioè avremmo uno svergolamento laterale. Dubito di essermi spiegato, ma mi sembra abbastanza intuitivo. Tutto ciò è fondamentale in qualsiasi costruzione in legno, perchè fa capire la differenza di caratteristiche meccaniche non solo di una certa essenza, ma anche del tipo di tavola ottenuta con un certo taglio. Per fare curve accentuate occorrerà usare tavole con fibre parallele alla faccia, saranno più flessibili ma meno robuste, inoltre saranno anche meno stabili nel tempo, col variare delle condizioni climatiche (soprattutto umidità), infatti una suddetta tavola sarà ottenuta col taglio tangenziale, cioè, immaginando il tronco di faccia come un cerchio, i tagli saranno paralleli: più ci avvicineremo alla corteccia, più le fibre saranno parallele alla faccia, ma la parte centrale tenderà nel tempo ad avvicinarsi al centro 'antico' del cerchio, i lati della tavola tenderanno ad allontanarsi, la tavola s'imbarcherà, tipo 'canala di scolo', per intenderci. Ma la tentazione di usarla per la sua flessibilità sarà notevole. Poi c'è il taglio di quarto o radiale, con molte varianti: riprendendo il tronco-cerchio avremo un doppio taglio a croce, col centro comune al centro del cerchio, ed otterremo, eliminando la zona del midollo centrale, pessima, 4 tavole con le fibre perpendicolari alla faccia più larga (mezzoni); i 4 quarti (spicchi) rimanenti potranno essere tagliati nuovamente in modo radiale, per ottenere mezzoni più sottili. Il mezzone è il tipo di tavola più stabile e robusto, ma per piegarlo occorre darsi da fare non poco, usando vapore o fuoco. é il tipo di tavola più usata per le parti del fasciame a partire dal torello fino verso il ginocchio, che è la parte dello scafo più sollecitata dall'acqua, e ha anche meno curve da fare, dal ginocchio in su le tavole potranno essere via via sempre meno radiali e più tangenziali per facilitare la curvatura, ma dovranno sopportare anche sollecitazioni minori, anzi, un colpo di mare potrebbe essere ammortizzato dalla flessibilità dell'insieme.
Poi c'è il tipo di pianta, non di legno, ma dell'individuo-albero: a seconda di dove cresce, se riparato da intemperie, non si carica di neve d'inverno, non patisce siccità d'estate, se ha molti alberi vicini o è un solitario, se cresce su un pendio molto ripido, etc., le caratteristiche meccaniche del legno ottenuto saranno tremendamente diverse. Il bravo falegname dovrebbe sapere da dove arriva il legno che usa, ovviamente questo ha più importanza se si costruisce un clavicembalo o un violino, una caracca o un dragone, il risultato farà la differenza fra un troiaio clamoroso o un capolavoro.
Mi pare di avere già scritto un pò troppo, se interessa a qualcuno proverò a descrivere alcuni modi pratici per scegliere delle tavole un pò più affidabili di altre, caratteristiche dei vari legni, limitatamente alla mia esperienza di falegname e soprattuto cembalaro. Il mio sogno sarebbe costruire la mia barca, ma manca l'interazione spazio/tempo. Invidio ed ammiro disumanamente chi si accinge e porta a termine l'impresa.
BV
Entrambi mi avete reso felice, erano mesi che cercavo codeste spiegazioni.
Proprio questa mattina pensavo al mio povero babbo (Nato e cresciuto da boscaiolo sul Monte Amiata) che mi diceva sempre che il legno deve essere tagliato in determinati periodi,nella stagione giusta, anche nella giusta luna. Rimpiango di non essermi appuntato quel he mi raccontava, ho perduto un patrimonio impagabile che però voi due in parte mi avete restituito. Grazie e spero che possiate continuare a discutere di legname, quello vero, non di compensato e resine.
La mia esternazione trova riscontro nel fatto che mi sto costruendo una barca e stò cercando di farlo col legno, anche se è ardua e finirà che andrò a ripiegare sul compensato, almeno per il fasciame.
Buon Vento a Tutti.
caro moscato, lo chiami piccolo contributo, direi GRANDE contributo, allego una immagine per rendere più chiaro il tuo post:

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Renato,aggiungo un pezzettino di storia alla tua felicità <legnaiola> (grazie di tutto).
La Marina militare italiana chiedeva per i remi in faggio delle sue lance la massima qualità di costruzione; un mio amico che glieli costruiva mi raccontava che andavano in un bosco privato della Basilicata (mai saputo)e a tempo debito ordinavano il taglio di alberi specifici,come già detto dall'amico Moscato:

<<Poi c'è il tipo di pianta, non di legno, ma dell'individuo-albero: a seconda di dove cresce, se riparato da intemperie, non si carica di neve d'inverno, non patisce siccità d'estate, se ha molti alberi vicini o è un solitario, se cresce su un pendio molto ripido, etc., le caratteristiche meccaniche del legno ottenuto saranno tremendamente diverse.>>

Poi con la tecnica a <spacco> ricavavano un pezzo unico senza anomalie e iniziava la lenta lavorazione sino a dargli la forma definitiva, veri capolavori...
Ciao Altamarea e Renato, bello lo schema dei tagli del tronco, ovviamente ce ne potrebbero essere anche molti altri ma è piuttosto completo. Il sistema a spacco è molto valido, direi il migliore, ma poco usato per via dello spreco (sfrido) di legno: consiste nell'inserire sulla testa del tronco, a mò di cuneo, una specie di lama molto robusta, scegliendo la linea di venature che 'guarda meglio' scelta col sesto senso dettato dall'esperienza, non spiegabile facilmente in modo scientifico, a quel punto si spacca il tronco, la crepa seguirà una sua linea naturale seguendo le venature, dopo lo spacco avremo tavole o travi piuttosto grezzi da sgrossare con asce o pialloni, il materiale così ottenuto avrà la migliore stabilità ottenibile, in certi casi il pezzo potrà essere messo in posa da subito, senza aspettare la stagionatura. Ovviamente occorre un mestiere raro, che oggi nell'epoca delle macchine a controllo numerico e dei computer non si trova più.
Molto interessante è l'osservare le teste delle tavole, studiando gli anelli si riesce a capire come ha vissuto l'albero, gli anni di siccità, un inverno particolarmente rigido, se ad un certo punto i boscaioli gli hanno levato alberi vicini cosicchè ha avuto un'impennata di crescita (rendendo il legno un pò nervoso in fase di lavorazione), se si è piegato un pò per la neve o frana di terreno sotto le radici, etc., sono tutte cose visibili con un pochino di pratica. La scienza si chiama dendrologia, la specializzazione in dendrocronologia è quella che si occupa di studiare proprio il periodo di vita dell'albero. Ci sono scienziati che se gli porti un pezzettino di legno sconosciuto ti sanno dire cos'è, dove è cresciuto e quando è stato tagliato, e anche con molta precisione.
BV
Certo non è che ci sia un pigiapigia d'interventi sull'argomento legno..., nel forum sono tutti esperti dendrologi? Oppure: il legno, sì bello..., ma vuoi 'mettere la vetroresina'? W kevlar-carbonio abbasso il clinker?
O Altamarea: siamo una specie in estinzione...
BV
X Moscato e altamarea
ho letto tutto,ho imparato qualcosa di nuovo,ho ripassato cose che sapevo.Vi ringrazio.
Però l'approccio tipo trattatello è un po' noioso, i nostri manualetti ce li abbiamo tutti.
Credo sarebbe più utile la discussione di casi concreti.
Adoro il legno,bello caldo e con un fascino particolare ma devo dire che talune cose mi erano sconosciute
Vero, Fanfulla, è meglio il manuale della C...hi & C.
fanfulla: non voglio sembrare noioso, l'argomento legno è vasto, conoscendolo sulla costruzione mi sono permesso di scrivere qualcosa, perchè in tanti post ho letto verità, mezze verità e.... cerco di mettere in ordine le notizie per facilitare la lettura degli Adv e stimolarne il confronto, per i casi concreti basta scrivere, vedrai quante belle cose usciranno!

per es. erendil: scafo in legno rivestito di vtr,
abbiamo detto che l'acqua fa muovere il legno, la temperatura interviene in maniera trascurabile, per la vtr è esattamente il contrario,quindi legno e vtr si 'muoveranno' in maniera autonoma ( inverno-estate, giorno-notte, la vtr è più veloce rispetto al legno nella dilatazione e non saranno mai combacianti come vorremo.
Inoltre tra legno e vtr si insinua acqua non drenata, bene che vada si stacca la vtr, oppure marcirà il legno (si infilano le teredini, come le controlliamo?). Questo è valido per legno-massello, per il lamellare vedi alla voce resina (..il legno..)
a si biri a tottus..
Per altamarea,
spero che si continui il più a lungo possibile a parlare di legno e di barche,io ho un po'di anni di praticaccia,che include la costruzione di due barche di legno massiccio di 7 metri circa e il restauro totale di una di 8,la mia bibbia è 'Boatbuilding' di Chapelle seguito da 'How to build a wooden boat' di McIntosh.Le mie scarsissime conoscenze di dendrologia derivano dalla ventennale lettura degli articoli di Richard Jagels su WoodenBoat.Cito testi ed autori nella speranza che qualcuno interessato vada a leggerseli.
Il quesito sottoposto da Erendil,illustra bene quello che intendevo, quesito concreto a cui mi sento di aggiungere la mia modestissima opinione.
Bisogna distinguere tra rivestimento di uno scafo vecchio in legno con vetroresina e rivestimento previsto già dal progetto.Vetroresina significa vetro + resina.Quale resina?La poliestere non si sposa con il legno,l'epossidica si(Dai Pacini,sta buono un momentino).IN determinate tipologie di costruzione (lamellare,strip-planking)il rivestimento con tessuto di vetro e resina epossidica è altamente consigliato.
Credo che Erendil,non lo dice ma penso di non sbagliare,si riferisca al rivestimento di vecchie barche con vetroresina(vetro+ poliestere).Se la barca è sana la si fa ammalare(marcire): se è sana non c'è nussun motivo di rivestirla.Se è malata le si prolunga l'agonia anche di molti anni a patto di non strapazzarla.Conosco topi e battane resinati da più di dieci anni che lavorano regolarmente.Può avere senso per prolungare la vita commerciale di una barca di scarso pregio ma nulla di più.
Salve, qualcuno ha mai usato consolidanti tipo paraloid, per trattare quelle parti in legno che non sono marce, hanno una certa solidità ma un pò 'morbidine'? Il paraloid entra molto di più nel legno rispetto alla epox, che sarà possibile darla dopo, esperienze?
BV
Per Erendil,
dai racconta che mi appassionano queste cose,legno massiccio ,costruzione Mostes se non mi inganno,che rivestimento e che manutenzione dal varo?
Anche a me interessa molto, perchè anche io ho rivestito il mio scafo fatto in strip-planking con un tessutino di vetro e resina epossidica. Molti mi dicono che sono perplessi, altri di non preoccuparmi. Tutti invece mi parlano male di scafi in legno con fasciame con sezione notevole abbinato alla vetroresina anche epossidica. Mi piacerebbe avere conferma con casi conclamati di restauro riuscito che uno scafo come il mio si avvantaggia e non è danneggiato dal tessuto e dalla resina. Ad un anno dall'intervento va tutto benissimo. Considerate che all'interno non ho messo nulla neanche un impregnante e tengo d'occhio da possibile marciume.
Ciao
Mario
fanfulla, per me parlare e costruire barche in legno è un superlativo-assoluto, vai tranquillo, i miei riferimenti sono il RINa per la teoria e i molti anni per la pratica. Prfv(poliestere rinforzato in fibra di vetro)e in seguito con resina epossidica hanno un modulo elastico(E)che è esattamente la metà del legno, quindi avranno sempre dilatazioni differenti nell'arco temporale in esame, poliestere e epoxy non si sposano con il legno, la seconda è ottima per isolarlo e incollarlo, (non è nata per il legno,ma per la vtr), è stata provata tutto ok e infine usata, ma per me non è ancora lo stato dell'arte.
Rispondo a Mario ed Erendil, la costruzione in strip-planking è una versione del fasciame a paro, la canapa è sostituita dal tessuto di vetro con epoxy (vedi modulo elastico) lo spessore del fasciame è sottile rispetto al tradizionale (tanto copre il tessuto), il RINa nelle costruzioni lamellate consiglia minimo due strati incrociati, megli tre,in quanto le strutture di una barca devono fronteggiareSadA)la normale navigazione (B) l'incidente,© l'emergenza, quante barche oggigiorno sono valide in B e C?
Che conclusioni dobbiamo trarre dalla barca di Erendil?
Quarantanni sono tanti e, se è così in ottima forma,le considerazioni di altamarea(e molto più modestamente le mie)sembrerebbero scontrarsi con la realtà anche tenendo conto di una costruzione effettuata da un signor cantiere (Mostes)e di una manutenzione accurata.
Rispondo a Mario ed Erendil, la costruzione in strip-planking è una versione del fasciame a paro, la canapa è sostituita dal tessuto di vetro con epoxy (vedi modulo elastico) lo spessore del fasciame è sottile rispetto al tradizionale (tanto copre il tessuto)...

Quindi? Va bene o non va bene rivestire con tessuto ed epoxi uno scafo in strip planking?
erendil, mi sembrava che non volessi più risposte....
hai una barca di quaranta anni fà è ritengo sia stata costruita come ha magistralmente descritto Moscato:

---Il mezzone è il tipo di tavola più stabile e robusto, ma per piegarlo occorre darsi da fare non poco, usando vapore o fuoco. é il tipo di tavola più usata per le parti del fasciame a partire dal torello fino verso il ginocchio, che è la parte dello scafo più sollecitata dall'acqua, e ha anche meno curve da fare, dal ginocchio in su le tavole potranno essere via via sempre meno radiali e più tangenziali per facilitare la curvatura..--

barche costruite bene dove i comenti sono stretti ecc. parli di vtr ma non ho capito dove è sistemata,fai dei controlli annuali e saggiamente riscontri che:

---Quindi la manutenzione dello scafo è identica a quelle in vtr, poi ci si deve fare un mazzo per sigillare perfettamente la coperta e il pozzetto. Ogni anno si lavora con sika. Quest'anno proverò a fare tutte le parti verticali del pozzetto con epossidica e protettore UV. [u]Ogni anno si tira fuori e si martella in cerca di eventuali distacchi. Nel dubbio si asporta la vtr. Concludendo: il legno non deve prendere acqua!!!!![u]

visto il nome del cantiere che la costruita come mai compare la vtr?
Nella costruzione lamellata, non ci sono infiltrazioni d'acqua, lo scafo è senza soluzione di continuità,(già descritte),qualsiasi ossatura o membratura è a vista,si interviene sulle pitture esterne quando i protettivi u.v. di queste sono esauriti, di conseguenza la manutenzione è minima e su un tempo più lungo rispetto alla costruzione tradizionale, non c'è bisogno di aggiungere nessun rinforzo di tessuto (vetro,carbonio,Kevlar)la epoxy si usa per incollare e per isolare, mi sembra che l'ho già scritto...
Per Mario Falci,
secondo me dipende dal legno usato,se fosse mogano potresti fare a meno di rivestirlo ma un legno tenero come il cedro va assolutamente rivestito.

Circa la barca di Erendil la mia idea è che si sia trattato di un esperimento mirato a mantenere la piacevolezza del legno senza problemi di calafataggio o simili.Verso la fine degli anni 60 poteva avere un senso un esperimento simile. Sarebbe bello se Erendil fosse in possesso di informazioni precise circa chi ha elaborato la tecnica usata da Mostes (il riferimento a Piano come elaboratore della tecnica è documentato?).
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