Secondo me AdrianoM sta facendo un buon lavoro.Il maestro d'ascia di Mupix dice cose sensatissime ma vede la situazione con l'occhio del professionista.Adriano lavora con i tempi e le capacità di un dilettante e ha adottato una tecnica che gli permette passo dopo passo di arrivare allo scopo.Anche a me le costole incollate non piacciono,avrei preferito vederle fissate con ribattini di rame.Fatta una scelta bisogna però essere coerenti.Con le costole incollate il fasciame non deve assolutamente muoversi per cui rinvergatura,che farei con legno della stessa essenza del fasciame,e abbondante epossidica su tutto lo scafo .Il fasciame non si muoverà più.Ovviamente nessuno ha la verità in tasca e non c'e' mai una strada sola.
X Nausica. Sono d'accordo con te che il miglior modo in assoluto di intervenire su una barca di legno sarebbe di farlo con gli stessi materiali e le stesse tecniche con cui è stata costruita.Questo non è sempre possibile e a volte non è nemmeno auspicabile.Per esempio, la riparazione dei guasti lasciati sul fasciame dalle vecchie chiodature,fatta con cavicchi di legni incollati in epossidica, è il solo sistema di salvare quelle tavole.Altrimenti sarebbero tutte da buttare e con loro la barca (tecnica per altro usata universalmente anche dai migliori cantieri).
Se sei curioso di conoscere la stabilità dimensionale di un pezzo di legno trattato con epossidica,ti consiglio un semplice esperimento:prendi una tavola di legno ben stagionato che useresti come fasciame(p.es. Larice) spesso diciamo 2 cm,ricavane 3 pezzi rigorosamente uguali circa 15x40.Un pezzo trattalo per bene con epossidica su tutti i lati e poi affondalo in una tinozza insieme a un altro pezzo non trattato,il terzo lo tieni come riferimento.
Dopo un mese o il periodo che piace a te compara i tre pezzi e trai le tue conclusioni al di là dei sentito dire e degli autorevoli pareri.
Una rigata sul fasciame o una crepetta in una costola,che asportando l'epossidica metta a nudo il legno,non comporta niente di drammatico.Succede esattamente quello che succede su un legno trattato in maniera tradizionale
e non intervieni per tempo avrai un punto di partanza per il marciume.
L'epossidica può celare incapacità e pressappochismo?Purtroppo sì,ma la cosa mi preoccupa solo quando a farlo è un presunto professionista.
Se AdrianoM vorrà mai vendere la sua barca la sua sola chance sarà mettere in mano al potenziale compratore la documentazione fotografica dei lavori da lui fatti.Io molti lavori li avrei fatti in tutt'altra maniera,ma in fondo anche in qusto risiede il bellodel 'messing about in boats.'
X Nausica,
probabilmente è una precisazione superflua,ma ,a scanso equivoci,puntualizzo che mi riferisco sempre a resina epossidica,
non ho mai nominato la copertura di scafi con fibra di vetro e resina poliestere.
Lo dico perchè quando parli di plastificare il legno mi sembra che tu pensi a questo.
Il legno deve respirare o non respirare del tutto.Perchè marcisca occorrono 3 fattori:temperatura,umidità e ossigeno.
Togliene uno e il legno non marcisce.
Togliere chiodi o viti non presenta nessuna difficoltà,basta scaldare la testa con una punta rovente e la resina attorno si scioglie come burro.
La difficoltà di fare riparazioni è paragonabile a quella di uno scafo in lamellare o in strip planking.
Quale sia il confine tra scafo in legno e in composito non lo so.Forse potremmo dire che dove il legno respira si parla di legno,dove non respira di composito.
In termini di bellezza non c'e'niente come il legno lavorato tradizionalmente secondo arte.
X Nausica,
di eterno non ci sono nemmeno le montagne,figuriamoci le barche.
Certo uno dei grandi pregi della costruzione tradizionale consiste proprio
nella possibilità di sostituire pezzo per pezzo;come l'ascia di Noè che ha cambiato cento manici
e venti ferri ma è ancora originale.
Non ho mai pensato che l'epossidica sia un toccasana:
se applicata su legno marcio il marcio rimane e prima o poi peggiorerà.
Mi stupisce sempre la presunta irreversibilità attribuita ai lavori fatti con epossidica.
Questa resina penetra nel legno per frazioni di millimetro, il che significa che levigando un millimetro
ti ritrovi con il legno vergine (per inciso,lo stesso vale anche per 40 anni di pitture a base d'olio).
Riguardo alla rimozioni di chiodi o viti,confermo quuanto scritto in precedenza,anzi,proprio nel caso di viti
messe in fori impregnati con resina(o essendo impregnata la vite stessa),lo scaldare la testa della vite permette
di sciogliere la resina lungo tutta la lunghezza della vite(scalda una vite sulla testa e poi metti il dito
sull'altra estremità e te ne accorgi subito).
Se ,parlando di lamellare,intendi che il legno debba muoversi dimensionalmente al variare delle condizioni
ambientali non mi trovi d'accordo.
Scusa , a chi ti riferisci quando parli al plurale? Ciao.
Eh si,nel bene e nel male l'epossidica è una grande colla.
Al di la dell'applicazione localizzata di calore,ove possibile, non conosco altre soluzioni.
X Nausica .
Salve scusate se mi faccio vivo solo ora ma ero al lavoro (quello che si fa per vivere) e ho letto solo ora i vostri post.
Sono molto colpito dalla vostra discussione e a Nausica vorrei dire che con immenso dispiacere ho preso la strada della resina quando ho constatato che la barca che avevo imprudentemente acquistato era da buttare.In pratica la chiglia era rotta in più parti madieri e bagli marci.Per non parlare del fasciame chiodato con chiodi ridotti a mozziconi di ruggine.Tutte quste cose non erano evidenti al momento dell'acquisto ma dopo il trasporto dalla calabria a Roma una ispezione più approfondita le ha portate a galla.A questo punto non mi restava che fare buon viso a cattivo gioco e vedere di recuperare il possibile.
Mi sono deciso a usare la resina per un motivo semplice ho bisogno di dare allo scafo una resistenza strutturale nell'impossibilità di demolire e ricostruire tutto di sana pianta.Anche la forma dello scafo con le due chiglie ha influito nella decisione.La barca non ha bisogno di una invasatura e se ne starà piu in secca che in acqua.Sono daccordo con Nausica nel dire che la resina non è la soluzione di tutti i problemi,ma mi permetto di dire anche che non è il male assoluto.Come in tutte le cose della vita esiste una via di mezzo che ci porta fuori dai guai.La resina è solo un mezzo che permetterà a Alba di navigare nuovamente,forse non sarà filologicamente parlando più la stessa cosa ma l'importante è tornare a navigare.
Per AdrianoM:segui i consigli di Nausìca,l'ho conosciuto di persona e ti assicuro che sa di quello di cui sta parlando.Per Nausìca:il mio sogno sta diventando un incubo
ma non mollo....non mollero' mai,se non sara' lei sara' un'altra,certo pero' se fosse lei....
Sto costruendo una barca in compensato marino e fin da subito mi hanno tanto decantato l'epossidica. Dopo l'intervento di Nausica mi si son drizzate le orecchie ed ho cominciato ad ascoltare altre campane:
Dal quel che mi è risultato sul compensato marino effettivamente la resina epossidica può starci, ma sul legno ...attenzione, chiedete in giro se non vi fidate di Nausica, perchè a me risulta che abbia ragione. Inoltre la scarsa, se non nulla, elasticità della resina epossidica dovrebbe far riflettere (Zerbinati sconsiglia proprio per questo, nel suo libro Lavori a Bordo, di incollarci il tek sul ponte)infatti il legno si move per natura ed allora domandiamoci cosa succederà quando troverà la resina ad impedirglielo?
Scusate se mi sono intromesso, ma ci tenevo a dire la mia.
Buon vento.
<blockquote id='quote][size='1' face='Verdana,Arial,Helveti' id='quote]Citazione:<hr height='1' noshade id='quote]
Messaggio inserito da Nausica
X AdrianoM.
... Mi sento veramente di consigliarti un buon medico, ossia
trova un buon maestro d'ascia dalle tue parti che ti sostituisca le parti danneggiate (non puoi incollare legno su legno andato !!!!!!!).
Fagli fare il lavoro come si deve di tutta la carena.
Sicuramente risparmi soldi e tempo.
<hr height='1' noshade id='quote]</blockquote id='quote][color='quote]
A Fiumicino, sull'Isola Sacra, a monte del Ponte della Scafa c'è il cantiere Artigialnautica
http://www.artigialnautica.com facci un salto.
Scusatemi se mi intrometto e preciso che non sono un esperto e di legno ne so ben poco,ma secondo il buon senso si sta facendo, come già detto, un grosso sbaglio.
La barca è stata progettata e costruita con una tecnica di quei tempi ora il buon senso mi dice che non è possibile incollare, in parte o tutta, in modo rigido il fasciame sui madieri, pensate a quando la metterà in acqua e le tavole si gonfieranno e adattandosi l'una con l'altra troveranno l'impedimento della saldatura rigida dell'epoxi.
E vero che ci sono barche costruite in legno e epoxi ma si sta parlando di un altro tipo di progettazione costrizione (lamellare).
Vi faccio un esempio perché non si può o non si deve usare su uno scafo di vetroresina i rinforzi di Carbonio? semplicemente per le diverse caratteristiche strutturali dei due materiali, chi a suo tempo faceva questo tipo di lavorazione si è trovato con la barca delaminata. Un esempio Yanneau con il suo Kevlar di rinforzo sui scafi all'inizio ha avuto molte delaminazioni finché non ha trovato una tecnica costruttiva ( che è un segreto industriale)per evitare cio
A differenza invece con legno lamellare e carbonio si è visto con il tempo che queste due fibre sono compatibili se legate con resina , tra loro quindi molti scafi in lamellare hanno la parte intermedia in carbonio.
La mia paura da inesperto è che incollare delle tavole calafatate in modo rigido possa creare delle tensioni sullo scafo pericolose, pensate poi se lo scafo è realizzato in modo misto, vecchi maniera con la nuova maniera(incollato rigido) che scompensi strutturali si possano avere.
Scusate per l'intromissione ma non sono riuscito e trattenermi.
Nausica, vedo che conosci bene i Camuffo, li conosco molto bene anch'io e non posso e non voglio dire di più ma un amico ci ha lavorato per anni dentro e ne avrei da dire, dico solo che non ci sono disegni, la costruzione parte oltre che dalla testa dei proprietari, da due sagome , dritto di prua e profilo falchetta. Con solo queste due sagome e tanta esperienza viene costruita tutta la barca.
Non tutti sanno che la barca planante l'hanno inventata loro e che purtroppo non avendo eredi il cantiere è destinato a finire.
Il gruppo fe-....ti ad un certo punto ha mandato dei tecnici per studiare la carena, alla fine di vari studi con strumentazioni elettroniche e computer sono andati via con la coda tra le gambe non riuscendo a capire cosa c'è di diverso dagli altri scafi che lo rendono così particolare, non solo per i bassi consumi ma per le performance con mare formato e per la rapidità di planata che ad esempio hanno i 60 piedi , se guardi un gommone mentre va in planata è praticamente quasi immediata, ecco, un camuffo ha questa caratteristica se lo guardate da fuori è pazzesco con quale agilità ed assenza di peso riesca a uscire dal'acqua così facilmente.
Malgrado ciò preferisco una vela
Come ti ripeto non posso sbilanciarmi più di tanto ma in questo caso 'sapendo' trasmettere è e sarà molto difficile, qui non ci sono formule o disegni qui si parla di intuito ed esperienza di gente che per il suo carattere non è portato all'insegnamento e soprattutto non ha le capacità ( parlo per esperienza indiretta).
Pensa solo che quando è il momento di posizionare i serbatoi o cose pesanti che influenzano l'assetto, decide lui apparentemente a caso e se sei li a guardare lo fa senza una apparente logica che però lui a voce non sa dirti il perché o percome.
Non centra niente ma la mia famiglia aveva un calzaturificio con più di una centennale attività . Le conoscenze che avevano i miei genitori non c'erano scuole che te lo potessero insegnare, se non lavorare per lungo tempo al suo fianco e se poi anche tu avevi quel qualcosa in più avresti potuto imparare l'arte.