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Versione completa: Dilemma Coperta: Teak o tela verniciata?
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iniziamo con le elucubrazioni sul restauro di Gometra di cui vi ho parlato nell'altro thread.

Il Ponte:
quando abbiamo trovato la barca era bianco/panna e pensavamo fosse l'originaria tela verniciata, andando poi a rimuovere il tutto abbiamo scoperto che era stato ricoperto con uno strato di resina non meglio identificato più altri strati di vernice (foto), era circa mezzo centimetro di spessore e ci son volute due settimane per tirare via tutto con la fiamma e il raschietto, circa 300 kg di roba!

lavori fatti male e rattoppi vari eseguiti chissà quando e chissà da chi che però hanno avuto il merito di preservare la coperta sottostante in modo incredibilmente efficace.

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La coperta è in pino norvegese in doghe dritte larghe 5 cm circa e spesse 2,5 cm. tutta in ottimo stato tranne che nella parte poppiera dove è stata rifatta probabilmente nel 1952 per il cambio di armamento, qui era malconcia ed è stata smantellata (tutto lo slancio dalla poppa al pozzetto), ora il dilemma:

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Ricoprire tutto con teak stagionato da 7-9 mm o tentare un difficile ripristino dell'originale coperta in tela verniciata?

la prima scelta ha gli svantaggi del costo e del peso, la seconda della manutenzione che ne deriverebbe, la tela verniciata è a quanto sentito in giro, delicatissima, oltre al fatto che dovremmo litigare col carpentiere per convincerlo a farla...

non parlatemi di resine epossidiche o altre cose non compatibili con l'età della barca, non vi faccio perdere tempo.
Hai fatto tutto quel lavoro di ricerca per capire la storia della tua barca e adesso? Come era la coperta in origine? Se in tela, e quindi colorata con un colore chiaro io cercherei di ottenere lo stesso effetto. Niente di male, secondo me, di rivestire il pino con un compensato e poi colorare quello. Tieni conto che avere la coperta di colore chiaro significa respingere i raggi del sole ed avere più fresco in cabina.
Grazie Mario, questo è un buon compromesso.

la cosa fondamentale è che il ponte respiri, che non ci sia insomma una camicia impermeabile sopra a tutto che se poi si infiltra l'umidità è un disastro (sennò metterei un bel foglio di carbonio e via...). Un ponte in teak (avvitato o inchiodato che sia) o un telato sicuramente sono compatibili ma anche un compensato se incollato nel modo giusto non dovrebbe dare problemi.

ne parlerò al capo (mio padre) e vi faccio sapere.
Quando abbiamo rimosso dal Rurik gli strati di coperta aggiunta dagli ignavi (vetroresina, compensato etc.), la quercia posata nel 1900 si stava ancora chiedendo come mai da un po di tempo non sorgesse il sole. Travetti da 3 cm di spessore perfettamente conservati. Abbiamo posato la nuova coperta con la stessa tecnica, consapevoli che ci consentirà di levigarla molte volte così da riportarla allo splendore attuale senza sforzo.

Non sono convinto che il sandwich che si propone adesso, compensato/teak, sia nell'interesse del armatore. Doghe, calafato e sika e si torna a parlare di coperta quando a portare la barca a saranno i figli.
Non ho capito.In origine il pino era coperto dalla tela o no?
supponiamo di si, non c'erano tracce di rivestimenti più 'solidi' e la tecnica della tela verniciata era largamente usata in quegli anni.

non si sa con certezza, diciamo all'85% si.
Parlo da ignorante.Perchè la tela deve essere delicatissima?
Applicata correttamente dura lustri.
In una barca di legno non c'è niente che non richieda manutenzione.
La tela serve a impedire(ridurre)lo sgocciolamento sottocoperta.
Applicata bene significa non incollata alle tavole della coperta ma tenuta in posto
dalla pittura (che non deve essere eccessiva altrimenti la tela fa le crepe).
L'idea di fondo è che un restauro filologico implica anche una manutenzione filologica.
Se non si può garantirla forse è il caso di studiare compromessi.
Fanfulla:

in realtà anche noi sulla questione della tela siamo abbastanza ignoranti, per questo chiedo consiglio
le fonti dei nostri dubbi sono sostanzialmente due:

1 - tutte le barche d'epoca che conosciamo che originariamente avevano la tela verniciata oggi non ce l'hanno più, qualcuno ha 'plastificato' con risultati pessimi per la coperta sottostante che come dicevo non respira e molti hanno messo un ponte tradizionale sacrificando l'aspetto originale per una maggio funzionalità.

2 - la tela verniciata non è una cosa semplice da mantenere perchè in primo luogo a saperla fare bene come una volta saranno rimasti in 5 in tutta Italia e sono sulla via del tramonto (il nostro maestro d'ascia è capace ma ce l'ha sconsigliato) secondo perchè rispetto ad un ponte in teak è delicata (sole, acqua, usura da calpestio etc) non dico che vada rifatta ogni due anni ma quasi, e non basta una mano di vernice nuova...

Oltre a Gometra abbiamo un'altra barca d'epoca (quella del mio avatar) ed è manutenuta con sforzi immani come un comò napoletano (il ponte per fare un esempio è quello originale del '65). Da qui a volerci complicare la vita però ce ne passa...
Hai considerato l'Iroko per la coperta? La spesa si riduce. Il risultato è di poco differente. Anch'io penso che non sia il caso di finire la coperta con una lavorazione che porti una manutenzione più frequente di quanto già non richieda un 'legno'.
Sarebbe masochismo puro! Non so poi come pensi di utilizzare Gometra; se farà solo rare apparizioni ai raduni + prestigiosi o se farà una sana vita di mare, fuori tutte le mattine. Aggiungere criticità alla coperta che già se in legno non è facile da tenere pulita?
Io coprirei con del teak......vuoi mettere....
Cercando altro ho ritrovato questa discussione e confondo un po’ le idee.
La prima barca alla quale mi sono applicato in un restauro serio, più di una quarantina d’anni fa, era una Star, con numero velico 45.
Tutta originale, vele in cotone Makò, ferramenta in bronzo, opera viva in tavoloni di mogano, fondo in tavole di abete chiglia in ghisa.
Aveva la coperta in tela bianca verniciata.
La coperta sotto era in tavole di pino sottili ma larghe, calafatate, e sopra era tesa la tela.
La tela tipo olona, a trama grossa e molto consistente, non era incollata ma staccata dalla coperta e tesa, tenuta in tensione da una cornice mezza tonda di circa due centimetri inchiodata (!) al bordo dello scafo.
Sulla tela erano state date molte mani di copertura, credo, olio di lino cotto ed a finire smalto bianco.
Da quanto ho potuto capire, chiedendo ed immaginando, la tela aveva non tanto la funzione d'impermeabilizzante, quanto forse quella di antisdrucciolo e di certo una ragione economico/estetica: l’abete era poco costoso ma non nobile e mogano o teak sarebbe stato molto più costoso.
Quando ho iniziato la barca aveva una ventina d'anni, molti dei quali passati in attività sul lago.
La coperta era in buono stato, la tela anche, integra e ben conservata, ma la struttura in abete sotto aveva una flessione dovuta alla rottura d’un baglio ed al cedimento di una parte, a causa del fatto che era stata rimessata capovolta, pur essendoci l'invaso (?).
Riparata la rottura, invece di riparare anche la coperta e rimettere la tela, mi sono lasciato convincere a ricoprire la coperta con un foglio di compensato di mogano e lucidare il tutto, come le fiancate.
La barca, è vero, sembrava un violino, ma non era più una Star.
Morale: tela c'era, tela sarebbe dovuta rimanere.
A conti fatti, il lavoro di riapplicare la tela tesa non sarebbe stato così difficile e, durata già vent'anni la precedente, forse non sarebbe stata nemmeno così delicata.
Credo di avervi confuso un po’ di più le idee, ma se rifacessi quel lavoro, rimetterei la tela; in alternativa cambierei le tavole rovinate, ricalafaterei e lascerei il legno a vista.
Citazione:dapnia ha scritto:
Cercando altro ho ritrovato questa discussione e confondo un po’ le idee.
La prima barca alla quale mi sono applicato in un restauro serio, più di una quarantina d’anni fa, era una Star, con numero velico 45.
Tutta originale, vele in cotone Makò, ferramenta in bronzo, opera viva in tavoloni di mogano, fondo in tavole di abete chiglia in ghisa.
Aveva la coperta in tela bianca verniciata.
La coperta sotto era in tavole di pino sottili ma larghe, calafatate, e sopra era tesa la tela.
La tela tipo olona, a trama grossa e molto consistente, non era incollata ma staccata dalla coperta e tesa, tenuta in tensione da una cornice mezza tonda di circa due centimetri inchiodata (!) al bordo dello scafo.
Sulla tela erano state date molte mani di copertura, credo, olio di lino cotto ed a finire smalto bianco.
Da quanto ho potuto capire, chiedendo ed immaginando, la tela aveva non tanto la funzione d'impermeabilizzante, quanto forse quella di antisdrucciolo e di certo una ragione economico/estetica: l’abete era poco costoso ma non nobile e mogano o teak sarebbe stato molto più costoso.
Quando ho iniziato la barca aveva una ventina d'anni, molti dei quali passati in attività sul lago.
La coperta era in buono stato, la tela anche, integra e ben conservata, ma la struttura in abete sotto aveva una flessione dovuta alla rottura d’un baglio ed al cedimento di una parte, a causa del fatto che era stata rimessata capovolta, pur essendoci l'invaso (?).
Riparata la rottura, invece di riparare anche la coperta e rimettere la tela, mi sono lasciato convincere a ricoprire la coperta con un foglio di compensato di mogano e lucidare il tutto, come le fiancate.
La barca, è vero, sembrava un violino, ma non era più una Star.
Morale: tela c'era, tela sarebbe dovuta rimanere.
A conti fatti, il lavoro di riapplicare la tela tesa non sarebbe stato così difficile e, durata già vent'anni la precedente, forse non sarebbe stata nemmeno così delicata.
Credo di avervi confuso un po’ di più le idee, ma se rifacessi quel lavoro, rimetterei la tela; in alternativa cambierei le tavole rovinate, ricalafaterei e lascerei il legno a vista.
Quoto quello che dice Daphnia, anch'io ho sempre sentito dire che la funzione era quella di antisdruciolo, non sapevo delle mani di lino però.

Anche perchè ormai tutti i restauri vengono fatti con coperte di teck fiammante e anche le barche d'epoca si stanno omologando a standard estetici tutti uguali che spesso non corrispondono all'estetetica reale della barca in origine.

molto interessante questo 3d
Dissento.Non ha senso la tela in coperta come antisdrucciolo.
Come antisdrucciolo meglio pittura e litta sul legno.
Su una star poi chi va a passeggiare in coperta?
Il teak in coperta,per me,salvo barche particolari,è una volgarità
da nuovi ricchi.
Quasi mai usato su barche da regate era la norma,per es.,su navi carboniere.
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