Citazione:Pierr ha scritto:
Vuol dire che per un pezzo di plastica per fare due soldi nel rivenderla si litiga tra chi ci ha messo più lavoro e chi meno....
Per me è una operazione che deve fare uno solo.
Per un consorzio di amici sarebbe meglio impegnarsi a salvare questa che è eterna ed unica magari da tenere itinerante a turno in giro per il Mediterraneo.
PEGASOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!
Pier, come tu sai sono entrato in ADV tre anni fa' e avevo proposto di creare un gruppo di persone per acquistare e salvare proprio una barca in legno classica di 14 mt, con lo spirito della tua proposta, ma nonostante il grande interesse suscitato, quando si doveva concretizzare la cosa, nessuno ha poi partecipato, neanche quando ho proposto l'acquisto di un oggetto piu' modesto come esborso totale e gia' ristrutturato.
Proprio due giorni fa' sono andato a Colico (lago di Como) insieme ad un altro Adv che mi aveva segnalato un caso come il tuo chiuso in un capannone di rimessaggio.
Facciamo un passo indietro di piu' di trent'anni.
L'ing. Martini, quello che costruiva i pontili galleggianti in plastica omonimi,negli anni 70 trova una barca abbandonata in secco, la barca e' un bel 14 mt del 1938, di progetto e costruzione italiana, anche se ripresa pari pari da un bel progetto inglese pubblicato sulla rivista The Rudder nel 1937.
L'ing. Martini la salva facendola in pratica ricostruire dal cantiere Moltedo e ci naviga per anni facendola partecipare agli inizi degli anni 90 a vari raduni di barche d'epoca, e' pubblicata anche sui libri che illustrano i Raduni di Imperia.
Quando l'ing. Martini non ce la fa' piu' a navigare la fa portare in ditta vicino a casa sua dove almeno puo' vederla e cosi' passera' gli ultimi due anni di vita, guardandosi per le ultime volte la barca che ha tanto amato e con cui aveva condiviso tanti momenti felici in trent'anni di vita assieme.
Alla sua morte i figli non sapendo cosa farsene in pratica regalano la barca, in secco da tre anni ad un cantiere di rimessaggio sul lago che voleva ristrutturarla, purtroppo, come molte volte succede, mancando esperienza, il lavoro si rivela molto piu' impegnativo e oneroso di quanto previsto e la barca giace, questa volta fortunatamente sotto un tetto, a secco per altri 4/5 anni.
E qui arriviamo ai giorno d'oggi, quando la vedo io con gli interni e tutti gli impianti,motore, attrezzature smontati, lo scafo con la struttura a posto, fasciame buono, ma rimanendo in secco le tavole ovviamente si sono aperte, il ponte da rifare.
Comunque un lavoro immane.
Di uomini come l'ing. Martini non ce ne sono quasi piu' e chi ancora poteva pensare di mettersi in una impresa del genere, nella situazione economica attuale ci pensa due volte e intanto barche in legno in ordine, magari piu' blasonate sono in vendita da anni con prezzi che scendono vertiginosamente, non se ne vende una.
Insomma come ho detto a Colico, stiamo scrivendo purtroppo la:
'cronaca di una morte annunciata'.
E come questa e quella che hai visto tu, ce ne sono tante altre, la cui vita finira' dopo la scomparsa dell'ultimo armatore che le aveva tanto amate.
Una foto scattata all'interno del capanone, purtroppo era in mezzo ad altre barchette a motore coperta, le foto che ho sono prevalentemente di particolari.
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