Ho navigato a lungo sul Morning Series.
Che dire, unica.
Pesante, bagnata, scomoda, bellissima sia all'ormeggio che in mare.
Non ci sono aggettivi per descriverne il fascino unico, guarda dall'alto lo Swan 38, l'unica barca su cui abbia navigato che si avvicina alla Star.
Che barca davvero!
Non ci ho mai navigato ma innamorarsene e' un attimo. Ne ho vista una costruita da Acquafibre nel '68 (se non sbaglio), chiedevano 48k, un po' troppo ma avevo comunque fatto una proposta, ritirata quando mi accorsi che era stato fatto un trattamento antiosmosi non certificato in nessun modo
(praticamente fatto in casa).
Quelle fatte in Australia, da un cantiere che guarda caso ha come logo due S, mi sembra siano state modificate in meglio ma a me non piacciono: gli manca la classica 'dog house' sulla tuga che le conferisce un'eleganza tipica di barche di quell'epoca.
Quella vista da me non era cosi' piccola dentro, chiaro assolutamente non paragonabile alle barche piu' recenti, ma comunque innovativa per l'epoca, con una dinette ad L a sinistra che permetteva di abbatere il tavolo e trasformarla in una cuccetta ad una piazza e mezza... diciamo e 3/4.
Anche la cucina era pittosto grande e la seduta del carteggio era a scomparsa e non sulla testa della cuccetta di guardia.
Non mi pento di aver preso il mio GS343 ma devo ammettere che l'S&S34 ancora lo sogno spesso... diciamo che se facessi una vincita consistente lo comprerei in qualsiasi condizione versasse.
Il concetto di comodità nel tempo è evoluto, ma ci sono alcuni dettagli di cui si può parlare.
Per me, una barca bagnata è scomoda.
Per me, una falchetta saliente e la poca distanza dalla tuga che ti rende faticoso stare al richiamo per ore è scomodità.
Per me, la cuccetta di quarto (ci ho passato tante notti) tanto alta da non permetterti di girarti è scomodità.
Ma lo ho detto in chiusura del mio post, pochissime sono le barche degne di stare al cospetto di questa barca, che identifica (IMHO) 'lo sloop'.
Armonia di linee e di forme, chiaro aspetto di 'fit for the purpose', dettagli precisi e curati ne fanno upo yacht unico.
Ciao Budo,
non era un caso se Olin Stephens riteneva il disegno del SS34 uno dei suoi migliori. Basta leggere la scheda che lui stesso scrive su 'LINES' per capire.
In Italia, che io sappia, ci sono tre esemplari di SS 34, uno in Lazio, uno in alto Adriatico e uno in terra ai cantieri di Muggiano (SP), in vendita da qualche tempo. Chiedevano una cifra irragionevole, forse ora hanno messo la testa a posto.
La barca e' assolutamente fantastica, ha una linea bella che di piu' e' difficile, come tutte le signore inglesi e' molto rigorosa e non concede spazio alle frivolezze, stringe la bolina da fare invidia (forse ha il solo difetto di essere un po' bagnata...).
Cosa chiedere di piu'?
Matteo (S&S Club Italia)
...per quelli a cui interessa la storia di S&S...
Nel gennaio 1928 un giovane poco meno che ventenne con la passione per le barche a vela disegnò le linee d’acqua di un 6 metri SI e lo spedì a una rivista di nautica: Yachting. Il disegno venne pub-blicato, e non sfuggì all’occhio attento ed esperto di quello che era ritenuto il più brillante broker di imbarcazioni da diporto dell’epoca: Drake Sparkman. Questi convocò immediatamente il giovane progettista, che si chiamava Olin Stephens, e gli offrì una scrivania nel suo ufficio. L’anno seguen-te, l’11 novembre, Drake Sparkman insieme con i suoi due fratelli James e James Murray, e Olin e Rod Stephens, si associarono formalmente, e nacque la Sparkman & Stephens Inc..
Mentre il fratello più giovane di Olin, Rod, era impegnato a lavorare nel cantiere di Henry B. Ne-vins, a New York, Drake Sparkman, che era socio del Larchmont Yacht Club, non rimase con le mani in mano, e saputo che si stava delineando la possibilità di ideare e costruire una nuova imbar-cazione per inserire nel mondo della vela i ragazzi giovani. Ottenne l’incarico per se, e mise all’opera il suo nuovo socio, perché tracciasse le linee di quella che sarebbe divenuta la prima barca progettata dallo studio Sparkman & Stephens, Il disegno S&S n° 1, il One Design Sound Junior Class, noto anche con il nome di Manhasset Bay Dinghy. La società però stentava a decollare (non si dimentichi che era l’epoca della grande depressione economica) fu allora che il padre dei due Stephens, Olin Sr., corse in loro aiuto e commissionò il progetto di una barca da regata di 15 metri: DORADE (1929, disegno S&S n°7).
Dal momento del suo varo, questa barca venne definita all’unanimità il primo vero Ocean Racer moderno. Nel frattempo anche Rod era entrato a far parte della Sparkman & Stephens Inc.. DO-RADE venne varata e iscritta alla regata transatlantica, con il proposito di raggiungere l’Inghilterra, dove avrebbe preso parte al Fastnet. DORADE si presentò alla linea del traguardo, sotto il faro dell’isola di Scilly, quattro giorni prima che la flotta delle altre barche cominciasse ad arrivare. Questo episodio diede il titolo al primo dei diversi libri (Francis Kinney, 1978) che sono stati scritti su Olin e Rod Stephens: infatti, alla domanda gridata da Olin al guardiano del faro, “come ci siamo piazzati?”, ottenne la risposta You are first!
Dopo avere vinto la regata del Fastnet, DORADE venne caricata sul ponte di una nave e spedita nuovamente a New York, al suo arrivo, l’intera famiglia Stephens venne accolta con festeggiamenti che mai si erano visti prima per marinai di ritorno da una regata. Fu organizzata una vera e propria parata per le strade di Manhattan. Barca e Stephenses al completo furono trasportati attraverso le strade di Manhattan come fossero dei re. L’America era entrata nel mondo internazionale dello yachting da regata con gli onori del vincitore, i fratelli Stephens ne furono gli artefici.
Il successo ottenuto da DORADE nelle regate non doveva essere sfuggito a Walter Barnum, bene-stante uomo d’affari, quando, dovendo scegliere chi avrebbe progettato e costruito il regalo che do-veva ricevere per il suo compleanno dalla moglie, una barca a vela, indirizzò la lettera di commis-sione alla Sparkman & Stephens. Olin disegnò l’unico schooner della sua carriera, probabilmente uno tra i più belli che siano stati costruiti in questo secolo: BRILLIANT (1932, disegno S&S n° 12), oggi di proprietà del Mystique Seaport Museum.
Olin Stephens non era allora come non è oggi il tipo di uomo che si siede sugli allori, è anzi il più rigido critico di se stesso, quindi, resosi conto che DORADE, pur plurivittoriosa, aveva l’innato vi-zio di tendere a rollare parecchio, in particolare con mare formato e nelle andature di poppa, si mise al lavoro sulle sue linee, nel tentativo di trovare una soluzione a questo problema. L’occasione per-fetta fu la commissione di STORMY WEATHER (1934, disegno S&S 27) da parte di Philip le Boutiller. A questa barca Olin diede una forma diversa, soprattutto nelle sezioni sommerse, che vennero leggermente arrotondate rispetto a quelle relativamente diritte di DORADE, e aumentando il baglio massimo (il rating di allora penalizzava le barche strette) e accennando a un primo leggero incavo a prua, sotto la linea di galleggiamento. STORMY WEATHER fu una barca talmente ecce-zionale che il grande progettista/scrittore inglese Uffa Fox (Cfr. Bolina n° 140 - 141) propose di ri-prenderne le linee e di farne un monotipo da regata. STORMY WEATHER fu probabilmente la barca che conseguì il maggior numero di vittorie nella storia dello yachting moderno.
Negli anni successivi l’attività dello studio divenne assai frenetica, Olin, assai dotato fino dall’infanzia al calcolo, con una innata vena sensibile e artistica, dedicava tutto il suo tempo allo studio dell’evoluzione delle carene, tra l’altro la sua collaborazione con W. Starling Burgess al di-segno dell’ultimo dei J-class, RANGER (1937 disegno S&S n° 77 c3), su commissione di Harold Vanderbilt, vittorioso alla Coppa America del 1938, gli portò un’immensa fama e successo, quindi lavoro, da ogni parte del mondo. Non si dimentichi poi che proprio in occasione della progettazione del J-class Olin fece fare dei modelli della barca in scala, al fine di provarne le qualità e i difetti in vasca. Per la prima volta questo metodo venne applicato con rigore scientifico al disegno di una ca-rena, e da allora si può dire che è divenuta una vera e propria prassi.
Nel frattempo Rod, uno degli uomini di mare tra i più esperti e richiesti degli Stati Uniti, passava oltre la metà del suo tempo a viaggiare per visitare i cantieri, per seguire di persona la costruzione delle barche progettate dallo studio S&S Inc.. Il poco tempo che passava a New York, oltre a rega-tare, lo dedicava all’elaborazione dei piani velici, compito in cui era assolutamente insuperabile, e a scrivere articoli (tra l’altro aveva una rubrica fissa su Yachting, che si intitolava Rod Rigging -un gioco di parole, dato che in lingua inglese rod rigging è l’argomento che tratta dell’armamento e delle manovre fisse di una barca a vela-).
Durante la seconda guerra mondiale lo studio Sparkman & Stephens, e in particolare Rod, diede il suo valido e insostituibile contributo al paese e alle forze alleate. Rod infatti, insieme con Palmer Cosslett Putnam, un facoltoso appassionato yachtman, uomo di idee, e Dennis Puleston, un esperto marinaio di origine inglese naturalizzato americano, ideò, progettò e costruì il DUKW, il famoso mezzo da sbarco anfibio che permise all’esercito americano di trasportare merci e truppe d’assalto sulle spiagge della Normandia, dalle navi, durante il D-Day, così come in Sicilia, in Indocina, ecc. ecc., quindi un mezzo, di cui ne furono consegnate solo all’esercito statunitense circa ventimila uni-tà, che fu fondamentale per la vittoria delle truppe alleate.
Terminata la guerra la Sparkman & Stephens riprese a lavorare a nuovi progetti, nello studio colla-boravano ora oltre 120 persone, e solo di commissioni, il fatturato era ben oltre il $1.000.000.
Quando Carleton Mitchell decise di rivolgersi allo studio S&S per farsi disegnare una barca pensata per le sue crociere estive in famiglia, ma senza disdegnare la partecipazione a regate, mai avrebbe pensato che la sua sarebbe divenuta l’ennesima stravolgente creazione firmata S&S. Il giorno del suo varo, FINISTERRE (1954, disegno S&S n° 1054) fu ritenuta una barca buffa, sgraziata con quella strana forma piatta e larga, ridicolizzata anche da certuni, che ancora non sapevano che quel-la era una forma che avrebbe, ancora una volta, rivoluzionato il concetto delle barche da diporto. FINISTERRE vinse la Bermuda Race (600 miglia di dura regata in Atlantico, da Newport a Bermu-da) per tre volte (nel 1954, 1958 e 1960, record che da allora non fu più ripetuto), e si piazzò al pri-mo o al secondo posto a tutte le regate cui prese parte, anche grazie al grande vantaggio di rating, che, come già negli anni ’30, premiava le barche più larghe al baglio massimo.
Sparkman & Stephens, per la precisione nella persona di Rod S., è all'origine della nascita della Nautor's Swan, che a partire dal glorioso Swan 36 (disegno S&S 1710, 1965), fino ai più famosi Swan 38 (disegno S&S 2167, 1972) e Swan 65 (disegno S&S 2110, 1972), ha letteralmente cambia-to il concetto di cruiser-racer moderno, imponendo una qualità nell'engineering e nella costruzione fino ad oggi ancora ineguagliata.
Oltre a progetti di barche “normali”, destinate quindi a partecipare a regate, ma anche e soprattutto alle crociere familiari, perciò con interni confortevoli e lussuosi (quindi pesanti), lo studio S&S ha dedicato la maggior parte delle proprie energie al concepimento di puri racers. La barca che per de-finizione appartiene a questa categoria è quella che ogni tre anni è destinata a difendere i colori del-la propria bandiera nella più famosa tra le regate internazionali: la Coppa America.
Portano la firma S&S i progetti di barche che per ben otto volte si sono aggiudicati la prestigiosa vittoria, da RANGER, disegnato in collaborazione con W. Starling Burgess, attraverso COLUM-BIA (1958 disegno S&S n°1343), CONSTELLATION (1964 disegno S&S n° 1773), INTREPID (1966 disegno S&S n° 1834, vincitore del trofeo nel 1967 e nel 1970) COURAGEOUS (1971 dise-gno S&S n° 2085, vincitore del trofeo nel 1974 e 1977) fino a FREEDOM (1980 disegno S&S n°2368).
Un record che sarà difficile ripetere.
Dalla data della sua fondazione a oggi, oltre 2500 sono i disegni firmati dallo studio Sparkman & Stephens Inc., dove, nel corso della sua oltre che cinquantenaria storia, sono stati a fare il loro ap-prendistato, o a lavorare come disegnatori, le più grandi “matite” moderne: dalla Danimarca Jim Andersen e Aage Nielsen, dall’Argentina German Frers Sr., dalla Germania Gerhard Gilgenast, dall’Olanda Johann Valentijn, dal Sud Africa Angelo Lavranos, dall’Australia Scott Kaufman, e per finire dagli USA Halsey C. Herreshoff [nipote del grande Nat Herreshoff], Francis Kinney, Alvin Mason, Gary Mull, David Pedrick, William Langan e Robert Harris.
A capo della S&S Inc., che oggi si può a ben ragione vantare (ma nessuno delle persone che vi la-vorano penserebbe mai di farlo) di avere alle spalle tremila progetti, c’è ora Mitch Gibbons Neff, il project maneger del team che ha ideato GEMINI, una barca di costruzione italiana dalle soluzioni avveniristiche e doti velocistiche da vero fulmine di guerra, pensata specificatamente per la crocie-ra, comoda. Un altro disegno interessante è quello dello Stealth, (disegno S&S n° 2596), un dinghy a vela, dove da padrone la fanno il carbonio e il Kevlar, che forse ha preso il nome del noto caccia bombardiere invisibile erchè è una barca eccezionalmente veloce. ma di questo argomento parlere-mo in seguito.