I Forum di Amici della Vela

Versione completa: Fiocco tempesta e barra all'orza
Al momento stai visualizzando i contenuti in una versione ridotta. Visualizza la versione completa e formattata.
Chiedo chiarimenti ai velisti esperti del forum per capire quanto descritto da Manfred Marktel, navigatore solitario oceanico, in un suo articolo apparso su Solo Vela del 2007

(e che ho letto qui: http://www.manfredmarktel.it/index_file/...pesta.pdf)

Marktel descrive il modo con cui con la sua barca, un Van de Stadt di 11 mt in acciaio armato a cutter, ha affrontato una tempesta nei mari del Sud con venti forza 11 e onde di oltre 10 metri.

Fiocco da tempesta cazzato a ferro e barra tutta all'orza.

Queste le parole di Merktel:
'Impossibile descrivere lo spettacolo,
grandioso e pauroso, che si presentava agli occhi. Ho visto e fotografato
frangenti lunghi 200 m, chiazze di schiuma grandi come
un campo da pallone, altezza delle onde che non si vorrebbe
vedere né augurare ai peggiori nemici, ben oltre i 10 metri.
In quel contesto, seguire una tattica descritta nei manuali di
navigazione era per me impossibile: l’Antartico con i suoi ghiacciai,
iceberg e grawler era sottovento, e pertanto scappare a
sei o sette nodi, come facevano i grandi navigatori, non era
proprio raccomandabile. Mettermi alla cappa secca era pericoloso,
perché rischiavo di farmi travolgere dalle onde che sarebbero
arrivate al traverso; rischiavo anche di scarrocciare più velocemente
degli eventuali iceberg alla deriva, andando incontro
così ad una collisione con ghiaccio duro come l’acciaio. Issare
un pezzettino di randa, non era possibile, ci sarebbe voluto una
quarta mano oppure la randa svedese, avrei migliorato l’angolo
al vento, ma mi sarei esposto al mare di traverso. Mettere in
mare l’ancora galleggiante, mi avrebbe frenato troppo, e avrei
adottato la misura solo come azione in extremis, e solo se la
costa sottovento si fosse avvicinata troppo velocemente. Il mio
timore infatti, riducendo troppo la velocità, era di fare la capriola
come accaduto ad altri navigatori.
Nel mio caso, seguendo l’istinto e l’esperienza, ho fatto l’unica
cosa che ritenevo giusta: barra tutta all’orza e fiocco da tempesta
cazzato a ferro: toccava alla barca sbrigarsela da sola. In
questo modo avanzavo lentamente con il vento al giardinetto
con prua 135° rispetto alla sua direzione. Si trattava in realtà
di una deriva verso sud che mi ha fatto perdere un centinaio di
miglia in quasi 48 ore. Salvando però la barca e la pelle.
Visto a posteriori, e considerando le mie condizioni, non posso
criticarmi: avevo ridotto le probabilità di essere sommerso da
qualche onda più cattiva di altre riducendo al minimo il rischio
di rovesciarmi e di causare danni seri.'

La mia domanda è: Qual'è il comportamento di una barca con 'Fiocco cazzato a ferro e barra tutta all'orza'?

Non viene al traverso beccandosi poi il vento sul fiocco (grande sbandamento) per ritornate alla poggia per l'azione sulla vela di prua?

Chiedo lumi agli esperti.

Aloha
Marcello
In casa, al caldo, possibilmente camino acceso.

Strafando, bel libro e rummettino.....

Big Grin
SmileE' la cappa, non secca ma ardente, consente di non andare troppo al rimorchio del vento, risalendo un pò lo scarroccio.
attenti, parla di prua a 135 gradi rispetto al vento, inoltre parla di vento al giardinetto. fiocco da tempesta cazzato a ferro, barra all'orza...ma sempre davanti al vento scappa. Scappa appunto.
:)Scusate, ma non conoscevo il brano, e quindi ho pensato alla cappa. Con quell'angolo al vento il mio istruttore di patente nautica trent'anni fa lo chiamava 'prendere per il naso la barca'. Efficacissimo (provato con vento a oltre 45 n e pioggia mista a grandine)
così?
quindi la vela di prua è in condizioni di tenere la prua a quell'angolo con barra tutta all'orza?
interessante.

Questo contenuto non e' visualizzabile da te Ospite. Se vuoi vederlo, REGISTRATI QUI .
Citazione:andros ha scritto:
così?
quindi la vela di prua è in condizioni di tenere la prua a quell'angolo con barra tutta all'orza?
interessante.

Questo contenuto non e' visualizzabile da te Ospite. Se vuoi vederlo, REGISTRATI QUI .

Si, perchè la forza del vento rischia di far strambare la barca con il timone al centro, ma la barra sottovento la traversa il tanto da creare una remora.
Comunque si tratta di timone all'orza e barra alla puggia o sottovento che dir si voglia.
Si devo dire che l'ho sperimentato anch'io nel lontano 2002 tra il Giglio e Civitavecchia, con maestrale di oltre 40 nodi e mare 7...per me l'unica possibilità di portare a casa barca e nostromo (Dulcinea) che con il rosario in mano pregava S.Antonio e che una volta atterrati in darsena Romana a Civitavecchia (perchè a Riva di Traiano era impossibile entrare) giurò che non sarebbe più salita su una barca a vela!!! Oggi invece è un ottimo capitano di fregata....(titolo concesso dallo scrivente per meriti sul campo...pardon, sul mare)
yankee,
qual'è la sequenza giusta?

Voglio dire, come hai fatto a cazzare a ferro il fiocco con tutto quel vento?

Lo fai mentre sei già al lasco e poi quando il fiocco è cazzato a ferro metti 'lentamente' la barra all'orza per trovare la spinta del vento sul fiocco che equilibra la barca e poi blocchi il timone all'orza?
Il genoa avvolto, è in grado di fare il lavoro di una tormentina?
:)No ugolino, sarà sempre più grassoOcchio nero e avrà un bordo d'entrata disturbato ( problema irrisorio quest'ultimo) e potrà più facilmente strapparsi.
te possino ammazzarellatte.....
ogni volta che vedo o leggo di cose del genere la mia voglia di andare per mare aumenta, e la mia rabbia perché ancora non ho la barca pure.
URL di riferimento