29-01-2011, 23:25
Ted Hood, fondatore della veleria omonima, nonche famoso skipper, vincitore di tantissime regate con i suoi Robin, nonchè progettista e costruttore di barche con una sua precisa filosofia, che si scosta dal sentire prevalente perchè ha sempre privilegiato dislocamenti pesanti, basso pescaggio con zavorra in chiglia e deriva mobile identifica cosi il concetto di 'performance' di una barca:
Performance = Speed x Comfort x Payload x Range x Safety x Integrity
Tradotto in italiano:
Velocità, comfort, capacità di carico, range di navigazione, sicurezza, solidità di costruzione.
Agli inizi degli anni 90 ho visitato il suo cantiere a Marblehead in U.S. quando era all'apice del suo successo e sono rimasto colpito dall'eccezionale livello costruttivo dei suoi Little Harbor e affascinato dalla competenza delle sue spiegazioni e dall'organizzazione del suo ufficio tecnico.
A quei tempi i suoi Little Harbor 52/54/58 vincevano regolarmente nella loro classe le regate delle Bermuda pur pesando almeno un 50% in più dei concorrenti.
Il segreto era il disegno particolare della carena a 'Delta' cioè molto a V rispetto alle barche a bulbo e con una chiglia appena accennata dalla quale fuoriesce una deiva mobile, la zavorra è annegata nella parte più bassa dello scafo e nella chiglia.
Questa era una soluzione che Ted Hood ottimizzava in fase di progetto per un range di vento di 8-15 nodi, anche se, grazie alla ridotta superficie bagnata e all'elevata inerzia si comportano bene anche con venti leggeri e hanno un passaggio eccezionalmente morbido con vento e mare formato (sono stato armatore di un Little Harbor 62, e lo posso testimoniare, persino a motore con condizioni proibitive).
La zavorra, che arriva anche al 50% del dislocamento totale da una stabilità uguale alle barche a bulbo, tranne nei primi 10/15 gradi di sbandamento e ha unoo 'Stability Index' uguale o superiore alla maggior parte delle barche a bulbo.
Sono barche molto boliniere, ma senza l'impiccio del bulbo e quindi senza i problemi di robustezza relativi, se si tocca sotto non succede niente, non ci sono prigionieri da controllare o pericolo di delaminazioni o peggio, poi se viaggiamo in zone non servite da marina possiamo cercarci posto nei porticcioli dove gli altri non arrivano.
Certo non si può chiedere a queste barche di planare alle andature portanti e si deve accettare che a parità di lunghezza si deve avere una superficie velica superiore con relative sollecitazioni e sovradimensionamento della attrezzatura.
Come esempio, di una taglia più ridotta, prendiamo l'Hood 38 che il cantiere Wauquiez ha prodotto in quasi 200 esemplari dal 1978 al 1989.
Sono barche, fra l'altro costruite in maniera eccezionale, che si sono create una fama notevole tra chi vuol fare navigazioni impegnative avendo all'attivo molti giri del mondo e traversate oceaniche compiute in tutta sicurezza.
Fra l'altro, essendo disegnato fuori dalle regole di stazza in vigore all'epoca ha degli interni con dei volumi molto ampi paragonabili ad un buon 40' e una capacità di carico da vera barca da crociera.
Vi allego alcune foto
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Le foto fino a qui postate si riferiscono all'Hood 38 mkI, il progetto originale, nel 1983 è stata presentata una nuova versione che eliminava una caratteristica che non era molto piaciuta cioè l'entrata sottocoperta 'tipo Swan' cioè da sopra la tuga, con scaletta d'accesso molto lunga e verticale, per accedere alla quale si deve uscire dal pozzetto, vedi foto seguenti:
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Sono stati quindi modificate di consequenza le disposizioni interne per permettere l'accesso direttamente dal pozzetto, si è quindi ottenuta una cucina un pò più grande a spese della cabina di poppa e sopratutto del angolo carteggio, il motore è stato ricollocato sotto il pozzetto ed è meno agibile rispetto alla versione precedente, nel complesso si ha una maggior facilità e maggior sicurezza di ingresso sottocoperta, ma secondo me un pò a discapito della distribuzione interna.
E' stato poi modificato l'albero, ora a due ordini di crocette e se non vado errato, la zavorra anziche in ghisa era in piombo.
un pò di foto della versione mkII
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Questa invece era la cucina e la scaletta d'ingresso della versione mkI
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Performance = Speed x Comfort x Payload x Range x Safety x Integrity
Tradotto in italiano:
Velocità, comfort, capacità di carico, range di navigazione, sicurezza, solidità di costruzione.
Agli inizi degli anni 90 ho visitato il suo cantiere a Marblehead in U.S. quando era all'apice del suo successo e sono rimasto colpito dall'eccezionale livello costruttivo dei suoi Little Harbor e affascinato dalla competenza delle sue spiegazioni e dall'organizzazione del suo ufficio tecnico.
A quei tempi i suoi Little Harbor 52/54/58 vincevano regolarmente nella loro classe le regate delle Bermuda pur pesando almeno un 50% in più dei concorrenti.
Il segreto era il disegno particolare della carena a 'Delta' cioè molto a V rispetto alle barche a bulbo e con una chiglia appena accennata dalla quale fuoriesce una deiva mobile, la zavorra è annegata nella parte più bassa dello scafo e nella chiglia.
Questa era una soluzione che Ted Hood ottimizzava in fase di progetto per un range di vento di 8-15 nodi, anche se, grazie alla ridotta superficie bagnata e all'elevata inerzia si comportano bene anche con venti leggeri e hanno un passaggio eccezionalmente morbido con vento e mare formato (sono stato armatore di un Little Harbor 62, e lo posso testimoniare, persino a motore con condizioni proibitive).
La zavorra, che arriva anche al 50% del dislocamento totale da una stabilità uguale alle barche a bulbo, tranne nei primi 10/15 gradi di sbandamento e ha unoo 'Stability Index' uguale o superiore alla maggior parte delle barche a bulbo.
Sono barche molto boliniere, ma senza l'impiccio del bulbo e quindi senza i problemi di robustezza relativi, se si tocca sotto non succede niente, non ci sono prigionieri da controllare o pericolo di delaminazioni o peggio, poi se viaggiamo in zone non servite da marina possiamo cercarci posto nei porticcioli dove gli altri non arrivano.
Certo non si può chiedere a queste barche di planare alle andature portanti e si deve accettare che a parità di lunghezza si deve avere una superficie velica superiore con relative sollecitazioni e sovradimensionamento della attrezzatura.
Come esempio, di una taglia più ridotta, prendiamo l'Hood 38 che il cantiere Wauquiez ha prodotto in quasi 200 esemplari dal 1978 al 1989.
Sono barche, fra l'altro costruite in maniera eccezionale, che si sono create una fama notevole tra chi vuol fare navigazioni impegnative avendo all'attivo molti giri del mondo e traversate oceaniche compiute in tutta sicurezza.
Fra l'altro, essendo disegnato fuori dalle regole di stazza in vigore all'epoca ha degli interni con dei volumi molto ampi paragonabili ad un buon 40' e una capacità di carico da vera barca da crociera.
Vi allego alcune foto
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Sono stati quindi modificate di consequenza le disposizioni interne per permettere l'accesso direttamente dal pozzetto, si è quindi ottenuta una cucina un pò più grande a spese della cabina di poppa e sopratutto del angolo carteggio, il motore è stato ricollocato sotto il pozzetto ed è meno agibile rispetto alla versione precedente, nel complesso si ha una maggior facilità e maggior sicurezza di ingresso sottocoperta, ma secondo me un pò a discapito della distribuzione interna.
E' stato poi modificato l'albero, ora a due ordini di crocette e se non vado errato, la zavorra anziche in ghisa era in piombo.
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Questa invece era la cucina e la scaletta d'ingresso della versione mkI
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