da un paio di giorni ho portato nel box uno zef che ho acquistato per pochi soldi presso un circolo velico dove da diversi anni dormiva inutilizzato, raccogliendo acqua e foglie secche
dopo una pulita accurata ed un esame accurato posso dire che si trova ancora in uno stato discreto rispetto all'età ed all'incuria che ha subito
è uno scafo della terza serie, n° velico 11409 quindi presumo del 1972/3, tutto in resina esclusa la panca e la chiusura del gavone di prua, lo scafo esterno è bianco, riverniciato direi con un prodotto scadente visto che sfarina facilmente; la coperta è di quel giallo tipico della serie d'appartenenza, non è stata riverniciata ma presenta qualche ritocco da fare oltre a diverse zampe di gallina
gli interventi che in prima battuta mi sono prefissato riguardano:
-il ripristino della coperta, con stuccatura di diverse intaccature e conseguente ritocco della pittura
ho però il timore che sia difficile riprendere la tinta originale, perdipiù sbiadita; il mio fornitore abituale ancora recentemente mi ha sbagliato brutalmente anche il colore per alcuni interventi sulle plastiche di una vecchia moto
che tipo di pittura è consigliabile ritoccare solo parti circoscritte?
-il rifacimento dello sportello di compensato che chiude il gavone di prua, non ci dovrebbero essere problemi ma quello trovato, oltre ad essere in cattivo stato, non era quello originale e pertanto non so come funzionasse il sistema di chiusura
ho constatato e mi è stato confermato da chi me l'ha venduta che quello presente a bordo, oltre ad essere malmesso, non era a tenuta stagna ed il gavone con la pioggia si riempiva d'acqua
e in caso di scuffia? ipotesi remota ma da non scartare in assoluto
sono graditi suggerimenti da chi sa come fosse fissato l'originale o ha avuto modo di risolvere la questione
-ripristino dei due listelli di legno che in origine guarnivano i bordi esterni dello scafo
nella mia non li ho trovati quindi non conosco il loro spessore e la larghezza, immagino fossero di mogano
chi ha uno scafo simile mi dica cortesemente le dimensioni dei propri
e questo è solo l'inizio ma cercherò di non tediarvi oltre
conosco lo zef della 'la prairie' io avevo l'apasche ..
anche io sto recuperando la mia deriva, e' un 'automarine' e somiglia allo zef solo con le misure un po' piu' grandi ..
un mio amico ha comperato uno zef ,come hai fatto tu, ed aspetta la buona stagione per sistemarlo .. e' bianco e celeste , io me li ricordo quasi tutti di questo colore almeno dopo quelli con le finiture in legno..
appena posso faccio una foto dello sportello (tambuccio ) e te la pubblico ..
grazie Gianni, se riesci fatti pure spiegare se e come ha fatto a renderlo stagno, mentre ci sei prendi pure le misure del bordino esterno
gli ultimi Zef erano tutti azzurri e bianchi o gialli e bianchi
su deriveurzef, sito francese, si trovano tantissime notizie e foto ma non le informazioni che cerco io
Oggi sono salito a trovarlo, a parte l'essere azzurro #279; identico alla tua descrizione.
Il gavone di prua non #279; stagno e viene tenuto in sede da un elastico che lo tira dall'interno. Io ho aggiunto una guarnizione di gomma e 2 ganci per tenerlo adesso ed evitare per lo meno gli spruzzi, ma renderlo stagno...
Il numero velico #279; teorico, la mia #279; del 73 e ha il 6000 qualcosa, mentre la randa che Who comparto usata #279; 11mila
Il bordo in legno te lo misuro la prossima volta che salgo, quasi sicuramente #279; mogano
grazie Paddi, ero certo che avrei ottenuto gradite risposte e farò tesoro delle notizie che mi hai dato e mi darai
in merito ai numeri velici ho capito che c'è un nesso tra la loro progressione e l'anno di costruzione, sul sito deriveurzef che ho già citato c'è anche un censimento di proprietari e osservando le schede delle loro barche ed i numeri velici ho potuto risalire per approssimazione all'anno di costruzione della mia il cui numero, 11409 è presente sia sulla randa originale, reca ancora il logo della La Prairie, che su di un'altra fatta fare successivamente
i numeri velici venivano attribuiti dall'Aszef, associazione di classe oggi non più esistente
la tua costruita nel 73 dovrebbe avere un numero intorno al 12/13000, probabilmente chi l'aveva prima di te aveva adottato una randa presa da una barca della metà degli anni 60 oppure trasferito ad un nuovo Zef una iscrizione preesistente
in rete ho trovato pure diverse barche con numeri velici sopra il
16 ed il 17 mila, sono zef costruiti da un cantiere sito dalle parti di Parigi negli anni 1976/77, cantiere che aveva rilevato gli stampi della La Prairie dopo la sua cessazione dell'attività intervenuta nel 1975
ogni ulteriore notizia è molto gradita
Auguri per il tuo ZEF, naslap. E grazie per la dritta sul sito deriveurzef, non ne ero a conoscenza. Non ricordo il nr. velico del mio, mi pare 11mila e rotti, forse. Scafo bianco e controstampo giallo, panca di baglio in mogano, deriva e pala timone in mogano, bottazzo rifatto in iroko. Albero riempito di polistirolo. Aggiunta una sorta di 'posizionamento variabile' per il punto di scotta, che passa per un bozzello; una specie di equivalente povero della rotaia. Le gallocce delle drizze erano sull'albero e mi risultava complicato ammainare stando aabordo. Le ho spostate sulla paratia che divide il pozzetto dal gavone, facendo via in due bozzelli quasi a piè d'albero. Dal velaio ho fatto anche modificare la randa inserendo due maani di terzaroli. Sembra una esagerazione, ma navigando in singolo lo trovo estremamente più sicuro e comondo. La chiusura di prora era una semplice tavoletta sagomata in compensato da 6 mm. tenuta da un tirante elastico. Decisamente inefficiente. Chiusura rifatta, in mogano, con due chiavistelli di blocco a premere, ma continua a non essere perfettamente stagna, sebbene meglio di prima. Testata con barca scuffiata di 180°, lascia penetrare oltre un litro d'acqua dopo circa 15'. Col senno del poi, avrei dovuto essere meno taccagno e comprare una guarnizione neoprenica adesiva, invece del cordolo di silicone che applicai sulla vtr intorno al foro. Inserirò qualche foto per essere più eloquente. Comunque sto sostituendeo la panca di baglio, aumentando leggermente la larghezza e ricavando due gavoncini sottostanti. Anche qui, le foto saranno d'obbligo. A suo tempo, smontai la lama di deriva e levigai sino a legno lasciando essiccare alcuni giorni in una piccola stanzetta col deumidificatore a manetta per alcuni giorni. Idem con la pala del timone, la barra e lo stik. Poi diedi diverse mani di resina epossidica quindi finitura finale con poliuretanica bicomponente trasparente. Il bottazzo invece lo spennello di tanto in tanto con olio di lino cotto, allungato con acquaragia, previa spzzolatura o leggera carteggiatura. Ho anche posizionato due portacanna sullo specchio poppiero, perchè non riesco a trattenermi dal non rimorchiare un'esca finta. Anzi, col passare degli anni le uscite sono sempre più mirate allo scopo piscatorio, la vela è solo il mezzo propulsore e il vento il suo carburante. Una coppia di remi, un alighiero (che uso anche a mò di buttafuori per il fiocco, inserendo la gaffa nella bugna di scotta, per lunghi tragitti a farfalla), un ancorotto, alcuni razzi, un anulare, un giubbotto salvagente, bugliolo, bottiglia d'acqua e frutta, completano il necessario per non riuscire quasi più a muoversi a bordo! Però quando vengo intercettato dal pattugliatore della finanza, almeno sono in regola!!! Sto studiando il sistema per allargare leggermente le sedute laterali, per potermi sdraiare un pò più comodamente. Ho in mente una mezza idea ma non ne sono convinto. Curiosità: la torre ritratta sul tuo Avatar (si dice così?), dove si trova?
grazie Franzi, quante belle informazioni sulla nostra derivetta!
la foto nell'atavar riguarda la torre di di S.Maria, venne costruita dai genovesi nel periodo del loro dominio dell'isola durato quasi ininterrottamente, per quasi 5 secoli, sino al 1769 quando questa venne definitivamente ceduta alla Francia
insieme a decine d'altre torri poste ad una distanza visiva l'una dall'altra consentiva di segnalare tempestivamente con mezzi ottici l'approssimarsi a terra di navi pirata barbaresche
la torre in questione si trova a poco più di un miglio oltre la punta est del dito corso ed agli isolotti che gli fanno corona, le Finocchiarole, dove si trovano i resti di un'altra torre, e un miglio circa prima dalla torre posta sull'isolotto della Giraglia, prospiciente al paesino di Barcaggio
S. Maria è raggiungibile anche via terra percorrendo l'antico e tortuoso sentiero dei doganieri, molto panoramico, ci vuole un'ora abbondante di cammino da Macinaggio, un'altra ora per arrivare a Barcaggio
posti incantevoli dove il vento non manca mai, talora esagera
Grazie a te. A seguire con le foto che inserirò qui. Sono appena tornato dal lavoro e considerata questa questa manciata di nodi di vento, avevo in mente una di trainare alle spigole fino al tramonto; ma vista questa pioggerellina seccante l'Audace resta sull'invaso e col telo. Non posso neanche scattere qualche foto con questo tempo, spiacente.
Questo contenuto non e' visualizzabile da te Ospite. Se vuoi vederlo, REGISTRATI QUI .
eccola la torre di cui si parlava
spero anch'io di poter presto usare lo zef per la trainetta, non alle spigole ma ai calamaretti
non appena me le procuro posterò pure io delle foto della barca in cantiere
Guarda bellina.
Questo contenuto non e' visualizzabile da te Ospite. Se vuoi vederlo, REGISTRATI QUI .
Questo contenuto non e' visualizzabile da te Ospite. Se vuoi vederlo, REGISTRATI QUI .
bellina si, la tua è del colore classico della maggior parte degli zef che ho visto, invidio il tuo carrellino, prima o poi dovrò prenderne uno anch'io
oltre alle dimensioni un altro dubbio mi sovviene sui i fregi in legno dei bordi che dovrebbero fungere da bottazzo, come sono tenuti in sede?
pensavo fossero imbullonati ma sulla mia, che ne è priva, non c'è traccia di preesistenti fori e neppure di interventi ricostruttivi che sul gelcoat non mi sfuggirebbero
mi viene il dubbio che non ci fossero sin dall'origine o che fossero solo incollati, possibile?
Il mio bottazzo è avvitato con autofilettanti.
Il carrellino probabile lo venderò a breve perchè ho già quello del viko che va benissimo anche per questa e mi par stupido tenerne 2. Se interessa...
Citazione:barcapolacca ha scritto:
Il mio bottazzo è avvitato con autofilettanti.
Il carrellino probabile lo venderò a breve perchè ho già quello del viko che va benissimo anche per questa e mi par stupido tenerne 2. Se interessa...
autofilettanti su vetroresina? tengono? avrei pensato che ci fossero bullonetti passanti con dado
per il carrello ne parliamo in PM
le dimensioni dell'apertura del tanbuccio sono 27 per 47 cm con angoli arrotondati...
il tambuccio puo' sporgere di circa 2 cm ..
Questo contenuto non e' visualizzabile da te Ospite. Se vuoi vederlo, REGISTRATI QUI .
grazie Gianni, da quel che sento e vedo ogni proprietario si è arrangiato come meglio ha ritenuto
prendendo spunto dall'uno e dall'altro penso di utilizzare un elastico per la trattenuta in sede dello sportellino, all'interno del gavone c'è già un occhiello a cui attaccarsi ed un altro lo metterò nella parete interna dello sportellino stesso
per evitare che si possa spostare in senso laterale incollerò nella parete interna dello sportellino, lasciando un margine esterno di due cm., dei listelli in legno che quindi poggeranno sui bordi del foro di apertura del tambuccio
nei predetti due cm. di margine dello sportello, che poggiano sulla parete esterna del tambuccio, incollerò del neoprene per quantomeno cercare di limitare l'ingresso di acqua
sino ad ora si è trattato di lavoretti facili, ripristino della coperta in modo decoroso, spostamento del paranchetto scotta randa dalla poppa alla scassa della deriva, legni, ecc e adesso sono arrivato al punto critico
mi occorre la consulenza di un proprietario di zef della stessa generazione del mio e con la mia stessa abitudine di ficcare il naso anche nei posti meno accessibili
già al momento dell'acquisto avevo notato che la parete che delimita il gavone di prua, per meglio intenderci quella dove è ritagliata l'apertura ovale, presentava al proprio interno, sul lato destro, una rottura con delaminazione estesa una ventina di centimetri
esternamente, dal lato pozzetto barca, la superficie è perfetta e non presenta segni di aver preso colpi maldestri
pensavo di cavarmela con un intervento a base di epossidica e via
ma sono voluto andare a fondo anche se il locale è difficoltoso da ispezionare, ci entra solo la testa e facendo il contorsionista
ho così scoperto, guardando e tastando a mano, che appoggiata perifericamente allo scafo esterno della barca ed internamente alla parete del controstampo che delimita il pozzetto, è alloggiata
una paratia, malamente stuccata e verniciata ed inoltre composta di una specie di materiale che è una via di mezzo tra il truciolato ed il cartone; questa quindi dovrebbe servire a rendere non comunicante il gavone di prua con le casse laterali ed il doppio fondo
una metà della parete in questione, la parte destra, si è praticamente sbriciolata senza troppo sforzo tanto il materiale che la compone era fradicio d'acqua
ora ho qualche dubbio:
quel che ho trovato è un prodotto originario del cantiere costruttore o è solo un accrocchio di un qualche precedente proprietario?
nel primo caso dovrei, con somma fatica vista la difficoltà d'intervenire agevolmente, risanare il tutto utilizzando materiali migliori
nell'altro gradirei sapere come effettivamente si presenta una gemella che non ha subito rimaneggiamenti rispetto all'origine
in effetti, leggendo qua e là si intuirebbe che originariamente la barca è dotata di tre comparti stagni separati
aita! aita! (alla disperata pulisco meglio che posso, lascio tutto com'è e dentro al gavone di prua ci sparo un un sacco vele con un centinaio di bottiglie vuote)
fanne l'uso che vuoi ma sono sicurissimo che separare la coperta con lo scafo dovrebbe essere un'impresa non complicata ...
si interviene sulle due parti rinforzandole piu' facilmente e poi si riassemblano ..
Chile me lo ha dimostrato, sulla mia Automarine, aprendone con un cacciavite almeno un metro in un minuto , ora aspettiamo un po' di caldo per aprirla del tutto per rinforzare la prua e fazzolettare lo scafo dell'interno ...
sto parlando di questa ..
Questo contenuto non e' visualizzabile da te Ospite. Se vuoi vederlo, REGISTRATI QUI .
Citazione:gianni diavolone ha scritto:
fanne l'uso che vuoi ma sono sicurissimo che separare la coperta con lo scafo dovrebbe essere un'impresa non complicata ...
si interviene sulle due parti rinforzandole piu' facilmente e poi si riassemblano ..
Chile me lo ha dimostrato, sulla mia Automarine, aprendone con un cacciavite almeno un metro in un minuto , ora aspettiamo un po' di caldo per aprirla del tutto per rinforzare la prua e fazzolettare lo scafo dell'interno ...
ci avevo pensato anch'io ma temo di non poterlo fare, lo Zef è costruito diversamente, i bordi esterni dello scafo e del controscafo fanno corpo unico, sono pressochè fusi insieme con un bello spessore di vetroresina che non presenta punti di ingresso su cui poter far leva per separarli, a voler tentare c'è il rischio di far grossi danni
te ne potrai rendere conto se dai un'altra occhiata allo Zef di quel tuo amico che è perfettamente uguale al mio; con l'occasione infila un braccio, non ti chiedo la testa
, nell'apertura ovale di cui abbiamo già parlato e che compare anche nella foto che avevi postato per verificare come diavolo - per carità, senza nessun riferimento personale - è costruito il suo esemplare: c'è o non c'è una controparatia che chiude completamente il gavone di prua? se c'è, di che consistenza è?
quella della mia barca, ti ripeto, era un fetenzia, anche al tatto si sentiva che era stata lavorata alla menopeggio, non parliamo della consistenza
ciao Gianni e un grosso grazie per la tua attenzione
Non capisco di cosa ti preoccupi?
Nella mia infilando la testa non si vede proprio un bel nulla il gavone di prua è comunicante con lo spazio sotto le sedute e, anzi, mi è già capitato di vedervi scivolare attrezzature varie recuperate alzando la barca.
La barca non è autovuotante e nemmeno inaffondabile, ciò nonostante piena d'acqua sta a galla comunque e tanto mi è sempre bastato per spingerla verso l'alto stando in acqua, farne uscire quel tanto d'acqua per poi salirvi e sgottare.
Si parla di un giocattolo non credo che ci siano crociere a Maddalena in programma
Esagerando 2 anni fa in ferie in previsione di qualche microcrociera ho infilato sotto le sedute una cinquantina di bottiglie vuote così, insieme a 4 salvagenti nel gavone di prua, da dare allo scafo una spinta pari al suo peso .
grazie Paddy, era quel che volevo sapere, d'origine non esiste una parete strutturale per rendere separati il gavone di prua ed il doppiofondo del pozzetto
non era una domanda finalizzata a renderla idonea a navigazioni oceaniche
, sono conscio che la barchetta è quel che è e lo presa in quanto tale per farne un utilizzo consone ma, se possibile, voglio sempre conoscere nel dettaglio i mezzi con cui vado in mare, a prescindere dalle loro dimensioni
poi non sopporto sulle barche accrocchi fatti negli anni da precedenti proprietari e preferisco quindi, sempre se possibile, ripristinarle come erano in origine
pensa che considerata la paratia posticcia e malfatta, con conseguente accumulo di sporco e di umidità, ed un paiolato a listelli di massello che alloggiava nel predetto gavone sino ad ora ho sbarcato una quindicina di kg di peso superfluo, non sono pochi per un barchino di queste dimensioni