Citazione:lunar1960 ha scritto:
Ciao Dapnia,
interessante la tua esperienza. Sicuramente, dato che una marra si è piegata, sul fondale ha incontrato qualcosa si più duro di lei, penso ad uno scoglio, ma potrebbe essere un relitto sommerso o altro, comunque deve aver fatto testa anche e forse soprattutto grazie a questo evento (anche i segni che si vedono sulla foto suggeriscono un incontro con scoglio, ma non sò se sono antecedenti al fatto da te raccontato).
Il fatto che il tuo musone si è piegato e non spezzato stà a dimostrare che anche la lamiera stampata resiste a certi sovraccarichi senza spezzarsi.
La tua esperienza mi suggerisce che, dato che non sempre sono fortunato a trovare sul fondo un scoglio che mi tenga l' ancora in posizione con buriana, è meglio avere due ancore che hanno il doppio di possibilità di fare testa sia in condizioni normali, sia in caso di salto di vento. Probabilmente ci stà anche che, nel caso dell' invenzione qui in oggetto, ci si possa ritrovare con qualche parte non più a bolla (d' altronde anche la tua ancora si è piegata), ma secondo me, in generale e con i dovuti miglioramenti dati dal normale sviluppo (e qui continuo a puntare il dito sul sistema di fissaggio seconda ancora), l' idea mi sembra quasi geniale.
BV
Il musone è una fusione di alluminio: un grosso blocco unico a due gole, tosto come si facevano quarant'anni fa, e non ha ceduto piegandosene solo una guancia: per intenderci la guida della catena, perché i perni e i rulli di bronzo non hanno fatto 'una piega' sostenendo un bel carico.
Cosa ci fosse sotto, sul fondo parecchi metri più in giù, non lo so, facilmente un masso o cose simili.
Non ho mai controllato immergendomi l'affondamento dell'ancora, perché mi fido di ciò che faccio, nella presunzione di farlo con cura e bene la prima volta, come mi fu insegnato.
Raramente ho appennellato, a volte afforcato, per qualche precisa ragione, spesso calo un'ancora guardiana, sempre metto la spia (pentolino e cucchiaini, come già detto tempo fa).
Ho sempre dormito sonni tranquilli e non ricordo di ancore che aravano.
Ne dirò un’altra: tempo fa, appena fuori dalle boette dei 300 metri di Riccione, avevo dato fondo, scendendo sulla spiaggia per prendere una persona.
Come spesso succede in piena estate, nel giro di pochi minuti si alzò un vento gagliardo che sollevò, immediatamente sotto costa, un’onda frangente di un paio di metri.
La barca, intrepida sull’ancora, saltava come un cavallo imbizzarrito, sollevandosi fino al fondo della chiglia per poi cadere morbidamente (chiglia lunga e linee d’acqua invidiabili) nell’onda dopo.
Sapevo che non correva alcun pericolo, ma lo spettacolo era notevole.
Molti bagnanti si avvicinarono alla battigia, commentando la cosa e facendo previsioni di spiaggiamenti e affondamenti; il bagnino, disse qualcosa del tipo “Sono pazzi, adesso vengono in spiaggia con tutta la barca, vedrete che disastro. Ma di chi è quella barca?”.
E’ mia, risposi.
Ma è matto, eccetera.
Per farla breve, con il gommone col quale ero sceso a prendere la persona, puntammo a 80 gradi al vento e ci dirigemmo al largo, zompando sulle onde, tra i sarcasmi degli astanti: “Ma dove va a Cattolica?”
Nessuno teneva conto, pur trinciando giudizi e commenti, della spinta laterale del vento, che ci portò giusto sotto bordo.
Saliti, con tutta calma alammo il gommone, alzammo le vele, con un colpetto di motore ci portammo sull’ancora recuperando la catena col verricello, che, come sempre faticò un poco a spedare il pesante ferro.
Morale, un’ancora tosta e ben affondata, il giusto calumo di generosa catena, l’ammortizzamento della giusta lunghezza di nylon, di adeguato diametro, danno la ragionevole certezza dell’ancoraggio (su musone, gallocce, bitte e passacavi, il dubbio non sussiste).
Non vorrei si pensasse che siamo degli incoscienti, precauzioni, ragionamento e prudenza la si usa sempre, ma quando si calcola in giusta misura e s’installa a regola l’attrezzatura prima, poi ci si può permettere il lusso di avere una ragionevole tranquillità.
Tutto ciò per dire che, valutando a occhio i diametri della lamiera stampata, e, come osservato da altri il sistema di incoccio fra le due sezioni (con buona pace delle incaute dita), mi pare più un’attrezzatura da gita domenicale, o da battuta di pesca a fondo, più che un sicuro sistema d’ancoraggio ogni tempo.
Con tutto questo, l’oggetto è innegabilmente originale, forse migliorabile (tutto lo è), ma bello.