Cari amici, le barche a volte hanno difetti di fabbrica che spesso nessun esperto riesce a risolvere definitivamente e mi sembrava carino condividere la mia esperienza anche se ormai vecchia di qualche anno.
Nel 2004 ho acquistato la mia piccola nuova che però nel 2005 ha iniziato a manifestare delle piccole infiltrazioni molto particolari. Si manifestavano solo navigando di bolina e dopo 24 ore di navigazione facendomi trovare al massimo qualche angoletto dei cuscini della cabina di prua, oppure (non contemporaneamente) quelli della cabina di poppa, od ancora quelli della dinette.
Una volta sul lato di dritta, una volta su quello di sinistra ma mai due volte nello stesso punto e mai più di un bicchiere di acqua al massimo in 24 ore. In porto con la manichetta puntata in tutte le direzioni per ore ed ore oppure durante le copiose piogge torrenziali invece mai una goccia.
Quasi alla scadenza della canonica garanzia, grazie a delle vitarelle che si stavano arrugginendo nei mobiletti alti della dinette, senza individuare il punto preciso scopriamo però che l'infiltrazione arriva dalla giunta scafo/coperta ed il venditore sollecitato da un buon legale decide di far fare un'intervento in garanzia dal cantiere nautico locale.
Intervento semplicissimo: smontano il bottazzo in legno che nella mia barca nasconde la giunta scafo/coperta; tolgono e spazzolano il vecchio sigillante esterno fino ad arrivare all'attaccatura scafo/coperta senza però intaccare quest'ultima; rimettono il sigillante in abbondanza ed riavvitano a fresco il bottazzo ed il problema pare risolto.
Purtroppo dopo due stagioni le infiltrazioni ricominciano tali e quali a prima, il venditore non ne vuole sapere perchè "ufficialmente" la garanzia è scaduta ma soprattutto perchè nel frattempo lui ha anche dichiarato "fallimento" e va a finire che io me la tengo così per qualche anno visto che l'esigua infiltrazione per me rappresentava più una "Pi..pa mentale" piuttosto che un problema ma si sà, i tarli in testa scavano ed hanno scavato fin quando, qualche anno dopo, mi hanno fatto decidere di intervenire personalmente (in realtà con l'aiuto
soltanto di mia moglie) sicuro del fatto che peggio del cantiere non avrei mai potuto fare e quindi, con la barca a secco da settembre, inizio:
Premesso che nel frattempo mi ero ampiamente documentato se non come procedere, almeno sul metodo da utlizzare. Durante i mesi precedenti avevo ampiamente parlato e consultato di persona vari esperti produttori di sigillanti; vari esperti opreratori nei cantieri che costruiscono le barche fra cui un certo Marco della Solaris; nonchè vari esperti produttori di resine fra cui l'amico Marco Cecchi (figlio di Gustavo
Cecchi e produttore della resina 10-10) arrivando tutti ad una conclusione unanime: in quella posizione il sigillante non avrebbe tenuto a lungo e sarebbe risultata migliore una buona resinatura.
Smontato il bottazzo tutto intorno, con il Fein (seghetto vibrante) ho rimosso tutto il vecchio sigillante sottostante fino a riscoprire tutta la giunta fra scafo e coperta senza però intaccare quest'ultima.
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Per aumentare l'aderenza e la presa della nuova futura resinatura, sempre con il Fein ho tagliato e rimosso lo strato adiacente di gealcot
stando attento a rimanere almeno 5 mm all'interno della larghezza del bottazzo, pulendo poi tutte le parti interessate spazzolandole a fondo
con la smerigliatrice angolare armata di spazzola in acciaio e qui mi si è aperto un mondo che mai nessuno poteva scoprire se non facendo questo intervento.
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Mentre operavo di Fein e di smerigliatrice angolare, i più punti dove la resina originale era un pò più fina, mi si sono iniziati ad aprire dei vuoti in più punti e li ho capito finalmente da dove arrivava l'acqua e come faceva ad infiltrarsi sempre in punti diversi. Navigando di bolina, l'acqua di mare sbattuta dalle onde contro il dritto di prua si infilava sotto il musone entrando in due piccoli canali presenti su entrambi i lati e, scorrendo fino a poppa, si infiltrava all'interno dove trovava qualche sporadico buco od intorno alle viti. Nessuno avrebbe mai potuto ipotizzare una tale situazione da far diventare matto chiunque.
Praticamente il cantiere costruttore, per creare una buona base di appoggio per la coperta, aveva rigirato tutto intorno la resinatura dello
scafo con un bordino interno che aveva anche rinforzato con un listello di mogano resinato. Lavoro teoricamente ben fatto anche con un certo
senso logico salvo che, nel fazzolettare questo listello di rinforzo, l'operatore non ha fatto aderire bene il tessuto bene negli angoli del
listello lasciando di fatto dei piccoli canali che correvano da prua a poppa su entrambi i lati (vedi le parti colorate celesti nella foto).
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A questo punto ed a conferma delle conclusioni a cui eravamo arrivati anche con l'aiuto dei nostri amici, non restava altro che proseguire di buona lena aprendo bene questi canali in più punti; riempierli di epossidica liquida che abbiamo passato a pennello anche su tutte le parti come ancorante; riempire lo spazio fra scafo e coperta dove prima c'era il sigillante con resina epossidica addenzata e caricata con microfribre di spessore misto 3/4/6 mm; rinforzare il tutto con doppio nastro in fibra di vetro e per finire, rimontare il bottazzo esterno.
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Poi, il fatto che durante questi lavori abbiamo scoperto che a poppa il nostro capodibanda in teck aveva delle sporgenze ad altro rischio di facile rottura, questo è tutto un'altro discorso ma con mia moglie alla fine abbiamo risolto anche questo autocostruendoci dei rinforzi in acciaio inox.
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