mjqel
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La portanza
premesso che non ho le conoscenze di fisica e matematica di alcuni di voi (ma vi invidio davvero) , provo a spostare la
discusione della PORTANZA su argomenti più 'terreni'.
mi pare che a questo punto della discussione siamo più o meno tutti convinti che la teoria della particella
sottovento che accelera per tenere il passo della gemella sottovento, non convinca.
ci sono un sacco di esempi pratici per sfatarlo .. uno dei più simpatici è prendere una striscia di giornale,
portarla appena sotto il labbro superiore della nostra bocca e soffiare : la striscia si solleva a dimostrazione
del fatto che non c'è una vera interazione tra le particelle di un lato e dell'altro, e non c'è una strada
più lunga dell'altra da fare.
Mi chiedo a questo punto: chi ce l'ha la verità sulla PORTANZA ? Sicuramente potrebbero averla quelli che al computer devono
fare dei modelli matematici il più possibile vicini alla realtà , come ad esempio i progettisti e e i velai
dei grandi team di coppa america (ho voluto esagerare ..)
Uno dei massimi esperti degli anni 70 era Tom Widden, allora presidente della North Sail. Un po' di tempo fa lessi
un suo libro (che magari alcuni di voi hanno letto) : 'l'arte e la scienza della vela'.
in questo libro vengono messe in discussione quelle convinzioni che fanno parte del bagaglio velico-culturale di
molti di noi.
Provo a riassumere quello che avevo capito io.
Sul lato sottovento della vela a un certo punto vi è un aumento di velocità che, per il 'pincipio di Bernoulli', crea una depressione.
L'aumento di velocità, come dicevo, non è da ricercare nella differenza di velocità tra i 2 lati della vela.
La spiegazione starebbe in una serie di fenomeni concatenati tra loro e che nel corso della discussione alcuni hanno
citato.
innanzitutto pare che la materia, per alcune sue caratteristiche fisiche, se attraversata da un fluido, tenda a trattenere
attaccato a sè uno strato sottilissimo.
Questo a sua volta è in grado di rallentare gli strati esterni più vicini('strato limite').Questo strato però a causa del
repentino rallentamento tende a staccarsi e viene trasportato nel flusso sotto forma di micro-vortici più o meno disordinati.
Il vuoto lasciato da questi vortici viene rimpito richiamando parte dell'aria che era destinata ad andare dall'altra parte,
sul lato sopravento nel caso di una vela.
Questa situazione ha diverse conseguenze:
1) il flusso deviato sottovento accelera e per il principio di bernoulli crea una depressione
2)sul bordo di uscita i flussi si dispongono nello stesso senso dell'ala (o vela) e quindi è intervenuta una forza a
cambiare lo stato di moto del fluido. Ciò vuol dire anche che si è generata una forza che tende a contrastarla.
3) poco dopo il bordo di uscita si forma un particolare vortice detto 'vortice iniziale' che a sua volta genera
un flusso circolatorio attorno all'ala, spiegato matematicamente con la 'condizione di kutta'.
In pratica Widden spiega che il 'vortice iniziale' è un po' come un pignone che fa ruotare un ingranaggio più
grande ,il flusso circolatorio. Widden suggerisce persino un piccolo esperimento da fare in una vasca da bagno
con della segatura e un cartoncino per poter osservare la reale presenza del 'vortice iniziale' e del
'flusso circolatorio' che quindi non è più solo una condizione matematica.
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29-01-2014 08:05 |
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