22-06-2009, 17:51
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 12-11-2011, 03:03 da Trixarc.)
Spesso, quando oggi si parla di ketch, ci si riferisce ad imbarcazioni anacronistiche, generalmente inadatte al mediterraneo, certamente piene di fascino, ma con una infinità di problemi rispetto ad armi considerati più moderni.
Non voglio fare una difesa d’ufficio di queste barche perché ci sono persone più competenti e preparate e inoltre non credo che ci sia la necessità di “avvocati”, semmai bisognerebbe considerare razionalmente i pro e i contro di quest’armo.
Tante volte ho sentito dire o letto che una ketch privato della mezzana è rinato a nuova vita perché si è tolto del peso inutile, si è eliminato una fonte di perturbazione nel flusso laminare delle vele ed eliminato una componente orziera della barca.
Mi viene però da chiedermi se chi ha progettato o armato la barca abbia fatto un buon lavoro un kecht non è un cutter al quale si aggiunge un albero di mezzana ma è una barca che ha un proprio centro velico equilibrato e che, quando, all’aumentare del vento, si riduce tela lo si fa progressivamente tra le vele prodiere e poppiere per mantenere la barca perfettamente manovrabile e leggera al timone.
Non credo che valga la pena ripetere i vantaggi e gli svantaggi di un ketch rispetto ad uno sloop a ad un cutter ma credo, e solo per onestà intellettuale, che le motivazioni tecniche addotte per preferire un armo piuttosto che un altro non possano essere un errore progettuale.
Certo che l’uso che si intende fare di una barca dovrebbe determinarne anche il tipo e quindi per la crociera pura, magari con equipaggio ridotto la scelta di quest’armo, per imbarcazioni dai 13 metri in avanti, debba essere tenuto nella dovuta considerazione.
Non voglio fare una difesa d’ufficio di queste barche perché ci sono persone più competenti e preparate e inoltre non credo che ci sia la necessità di “avvocati”, semmai bisognerebbe considerare razionalmente i pro e i contro di quest’armo.
Tante volte ho sentito dire o letto che una ketch privato della mezzana è rinato a nuova vita perché si è tolto del peso inutile, si è eliminato una fonte di perturbazione nel flusso laminare delle vele ed eliminato una componente orziera della barca.
Mi viene però da chiedermi se chi ha progettato o armato la barca abbia fatto un buon lavoro un kecht non è un cutter al quale si aggiunge un albero di mezzana ma è una barca che ha un proprio centro velico equilibrato e che, quando, all’aumentare del vento, si riduce tela lo si fa progressivamente tra le vele prodiere e poppiere per mantenere la barca perfettamente manovrabile e leggera al timone.
Non credo che valga la pena ripetere i vantaggi e gli svantaggi di un ketch rispetto ad uno sloop a ad un cutter ma credo, e solo per onestà intellettuale, che le motivazioni tecniche addotte per preferire un armo piuttosto che un altro non possano essere un errore progettuale.
Certo che l’uso che si intende fare di una barca dovrebbe determinarne anche il tipo e quindi per la crociera pura, magari con equipaggio ridotto la scelta di quest’armo, per imbarcazioni dai 13 metri in avanti, debba essere tenuto nella dovuta considerazione.
Cogitationis poenam nemo patitur.
