Più che il peso della barca, conta lo sforzo che deve fare la macchina sull’addiaccio o sul punto di applicazione del meccanismo attuatore.
Quindi conterebbero di più la forma dello scafo, la stabilità di rotta, la presa al vento, il campo di utilizzo del pilota (condizioni di mare e vento, per esempio) la forza che si deve applicare al braccio di manovra, il punto dove agisce il braccio e cose simili.
Calcoli difficili, per cui generalmente si ricorre, abbondando, alla lunghezza dello scafo e al peso, dove la prima conta forse di più del secondo, essendo un parametro più legato alla struttura generale della barca (più lunga più vela, più scafo più presa al vento, eccetera).
In ordine di navigazione crocieristica, facilmente la tua arriverà ai 10.000 (ho esperienza di averli superati), ma dalla sua la barca ha una dolcezza sul timone non comune, e una grande docilità di rotta, mentre lo sforzo sulla ruota è sempre contenuto; ho detto sulla ruota, non sull’asse, perché lì la forza applicata è un po’ più grande, ma mai esagerata (solo in retro se molli la ruota chiude violentemente).
Il vecchio marinaio che, dopo qualche giro del mondo, mi vendette la mia, aveva installato uno Shipmate Robertson AP 2500, centralina in pozzetto, con attuatore idraulico applicato radialmente sull’addiaccio e bussola Simrad Fluxgate, (che conservo ancora con malinconia perché è un bell’oggetto) a centro barca verso prua.
Mi diceva che, anche in condizioni proibitive (e ci credo perché so cosa aveva fatto), la macchina portava dolcemente la barca su e giù dalle onde senza strappi e/o esitazioni.
Purtroppo dopo lunga e onorevole carriera, una serie di guasti di costosissima riparazione , ne hanno consigliato la sostituzione e ero nel dubbio se montarne uno uguale.
Il caso, come spesso accade nelle vicende umane, decise diversamente.
Un caro amico, che oramai naviga nel grande mare senza ritorno, aveva in magazzino l’ultimo pezzo fuori produzione del Simrad, credo 900, ma non ricordo bene, compatto e con attuatore sulla ruota del timone, con due cinghie di ricambio (è il componente più delicato), e me lo vendette per 600 Euro.
L’ho usato per cinque anni, in ogni condizione di tempo e assetto, senza mai notare né fatica, né esitazioni, e le due cinghie di ricambio penso siano ancora in giro.
Ora da tre anni, la barca è nelle mani di Gianni e non so se e cosa lui abbia modificato e se usi ancora la stessa macchina e se ne sia soddisfatto.
Tutto ciò per dire che, come per ogni ausilio alla navigazione, dipende da ciò che vuoi fare, e entro limiti molto ampi, non è la barca (quella barca), né il suo peso che ti deve preoccupare: va, va sempre, va dritta, risponde subito, è dolce sull’onda, è sicura, regge le vele, capitombola giù dalle onde come una bambina in un prato, è asciutta (il pozzetto), ti riporterà sempre a casa, ed è bella, mamma mia come è bella.