(29-11-2016 09:16)ZK Ha scritto: la considerazione di base e' che ad andare in crisi e' il mailar.
la filosofia e': tolgo il mailar e non delamino piu.
se toglgo il mailar pero le sollecitazioni fuori dall' asse della fibratura deformano la vela. non e' cosi scontato che questo sia un danno per la forma, di sicuro controllare questa deformazione non e' banale e al limite (ma molto al limite) si potrebbe arrivare ad una vela che si deforma con le regolazioni ma che rimane stabile alle sollecitazioni.
Premetto di non essere un velaio, quindi scusatemi se scrivo scemenze, non mi offendo comunque se me lo dite!
A me il filmless sembra comunque una buona idea per costruire vele da crociera, che senz'altro vale la pena di provare e provo a spiegarlo con un linguaggio comprensibile a tutti, così ci possiamo confrontare meglio. Anzitutto, condivido il punto di vista di ZK, negli attuali "sandwich" il problema è proprio il mylar. Se da un lato infatti fornisce al laminato la necessaria "isotropia", la capacità cioè di resistere agli sforzi in qualsiasi direzione, tuttavia basta una volta uno sforzo che oltrepassi i carichi di snervamento nella direzione sbagliata (dove non ho fibrature di sostegno) per deformare il mylar in modo permanente e quindi danneggiare la forma della vela irreparabilmente. Il mylar ha infatti la caratteristica di subire, oltre determinati carichi, una deformazione che gli ingegneri chiamano "plastica", che quindi resta in modo permanente (come la bolla che si forma se tiriamo un sacchetto di plastica, appunto). Questo in una membrana ha anche l'effetto di produrre la delaminazione, il distacco cioè dei vari strati che compongono il materiale.
Se invece guardiamo il filmless, è vero che come il dacron va a cedere in caso di sforzo trasversale alle fibrature e al taffetà, ma è altrettanto vero che proprio il taffetà ha una capacità di recupero "elastico" (significa senza riportare deformazioni permanenti) molto superiore a quella del mylar. Quindi, cessato lo sforzo intenso che fa cedere e deformare la vela, questa riprende la forma di progetto, come nuova.
Quindi, vero che per la regata resta senz'altro più performante la membrana "isotropa" con mylar, altrettanto vero che questa richiede tuttavia un buon equipaggio e una continua attenzione a non portarla fuori range o, peggio, farla sbattere.
Se parliamo invece di un uso tipico in crociera, il fuori range e lo "sbattimento" sono la regola, che ci piaccia o no. E in questo caso l'utilizzo di un materiale con proprietà "elastiche ma non troppo" può essere davvero l'uovo di Colombo!
Io penso che a livello di ricerca e di sviluppo su questi materiali filmless diventerà chiave la messa a punto di una colla e di un finissaggio capaci di esaltare la resistenza del materiale ai carichi trasversali (comportandosi quasi da mylar) senza perdere tuttavia la capacità di recuperare la forma in caso di deformazioni.