Emanuela, una ragazza dai capelli corti, castani, il viso tondo e occhi come due spilli, lo guardò con attenzione per alcuni interminabili secondi. Poi senza neanche una parola fece cenno con la testa di seguirla sul retro del negozio.
Tre operai lavoravano a testa bassa tra i vapori dei ferri da stiro. Non si accorsero di lui. Il rumore delle centrifughe non permetteva loro di comunicare. L'odore della trielina aveva, dopo anni, impregnato ogni cosa. Il linoleum del pavimento ormai consunto tracciava i corridoi percorsi infinite volte dai poveretti che si erano succeduti a lavorare in quell'inferno.
Lui ebbe un momento di esitazione, la trielina lo stordiva così come il rumore. Avrebbe potuto pure desistere, ma i cuscini della barca erano certamente più importanti del seppur forte malessere di quel momento.
Emanuela aprì una porticina in fondo alla stanza illuminata a giorno. Per passare, la ragazza, dovette chinare il capo scoprendo un tatuaggio di una piccola ancora alla base del collo. Fu l'ultima cosa che vide chiaramente. Varcata la soglia una penombra li avvolse e la differenza di temperatura, decisamente più bassa, fece piombare lui e la strana Emanuela in un ambiente in netto contrasto con il precedente.
...
Mario si svegliò.
Guardando il soffitto della sua barca sorrise.
Pensò allo strano effetto allucinogeno che fanno le muffe dei cuscini della sua "guscio di noce".
Decise che non avrebbe mai lavato gli interni della sua barca e che in fondo gli stava bene così.