Quelle della foto a me sembrano doghe cinesi, accostate e gommate a formare il pannello, in dima sul banco e dopo fatto il pannello incollate nella sede sullo scafo.
I cantieri fanno così, e se chiedi il pannello di ricambio (se riesci a fartelo dare) ti arriva così, già assemblato, gommato e rifinito, se è grande addirittura arrotolato.
Il teck che usano è quello che è, di bassa qualità, la gomma non certo di qualità migliore (infatti viene via), e il costo è molto basso: a conti fatti, un buon compensato di alta qualità costa di più dei pannelli assemblati come detto.
Nel tuo caso, anche secondo me, se aspetti ancora un po' di tempo non succede nulla.
Il nastro, per gommare i comenti, non si usa mai: solo chi non sa fare o non ha esperienza ne usa, perché spesso il nastro fa peggio.
Raramente si usa il nastro solo per piccoli ritocchi.
La carteggiatina finale, ben data e con mano sapiente, dopo aver passato la lama, risolve benissimo tutto.
Togliere la gomma non è un lavoro difficile, difficile è toglierla senza rovinare le fughe; ma una volta tolta la gomma, bisogna abbassare la sede, approfondire cioè, il comento, se no la nuova gomma non sta giù per molto tempo, e questo non è facilissimo: lì servono davvero l‘attrezzo giusto e il manico appropriato.
Per inciso, il caccia gomma si chiama bedano.
Gli attrezzi, tutti gli attrezzi, sono una bella cosa, ma ognuno è nato per un uso particolare e diverso (quelli delle foto hanno tutti un uso specifico): usare quello inadatto, anche se sembra possa andare bene ugualmente, fa solo guai.
Si aggiunga che non è l’attrezzo che risolve il problema, ma il manico che lo regge: mano di lunga esperienza potrebbe fare tutto e bene, col solo coltellino svizzero, ma non lo fa mai, la mano capace ha sempre l’attrezzo giusto “in mano”.
Poi tutto si può fare e a occhi socchiusi tutto sembra ben fatto (è la solita storia che “Each scarrafon like his mom”), ma questo è un altro film.
Vedere i lavori in foto e “copiare”, seguire le spiegazioni date da lontano e credere di aver capito, aver visto fare e pensare di poter fare, non riesce quasi mai.
Per fare bene e a regola d’arte servono: grande manualità maturata sbagliando molto nel tempo, esperienza che non s’impara né dalle riviste né dai racconti, ma solo dal fare con chi sa fare e ti guida spiegando e insegnando (il famoso apprendistato, che voi giovani d’oggi ritenete tempo sprecato), passione e amore per il lavoro che si sta facendo, pazienza, tempo e tecnica, per seguire tutti i passaggi caratteristici di ogni lavoro, conoscenza di tutti quei piccoli segreti e trucchi che il tempo mette a disposizione di chi fa, appunto, da tempo.
Non dico altro, anche perché sono stato bonariamente diffidato da ex colleghi dal dire e spiegare tutti gli accorgimenti e i piccoli trucchi e segreti della cantieristica; roba del tipo: “Tu spieghi, la gente crede d’aver capito e fa. Fa casini, poi viene da noi perché non riesce a uscirne e noi diventiamo matti per rimediare; dobbiamo disfare e rifare e ci tocca litigare per farci pagare. Dai solo buoni indirizzi.”.
Che è stata detta ridendo, ma è stata detta.