RE: Asciugarsi i capelli in rada
letti i vari interventi, mi viene spontaneo di trarre una sorta di conclusione. Andare in barca a vela vuol dire cercare di andare come gli antichi, ma con tecnologia di armo velico moderno, e sfruttare il vento per navigare. Ovvio che entrare e uscire da un ormeggio in un approdo, magari inserito in un porto attivo commercialmente (pescatori, navi da carico e passeggeri) oppure transitare in un canale ove le regole della Capitaneria vietano l'andar a vela, richiede/indica la presenza di un motore ausiliario. Con la definizione di ausiliario, fino agli anni '70, bastava una piccola potenza. La nautica da diporto oggi indica che una barca a vela può, e si vuole che possa, navigare con bonaccia o con vento contrario esattamente da prua, con una velocità accettabile: sono allora indicati motori di potenza maggiore, che producano almeno la velocità teorica della barca. I tempi moderni e lo sviluppo dell'elettronica hanno portato alla volontà di avere a bordo: strumentazione di tutti i tipi, aggeggi per il diletto (radio FM TV musicali etc) strumenti per la sicurezza ( VHF, AIS, Radar computer con programmi ad hoc etc) o per la manovra quale bow thruster o winch elettrici; l'elettricità a bordo diventa allora una fonte di energia importante e necessaria. Il dimensionamento di un impianto elettrico -penso siano tutti d'accordo- dipende dalla potenza installata, tenuto conto del fattore di non contemporaneità: la fonte di produzione, batterie o generatore del motore principale o generatore ausiliario, devono risultare congruenti con il "consumo" teorico voluto. Sarà dunque ogni singolo armatore a decidere come la sua barca deve essere attrezzata, e ne curerà che l'impianto sia eseguito in maniera corretta. Più sopra si cita che un "phon" ha mediamente una potenza di 1000 W o più. produrre e fornire 1kW a 12 V non è indolore, e conviene pensare al dimensionamento dei "fili" che in questo caso chiamo "cavi elettrici". La barca, come abbiamo sempre condiviso tra ADV, è un mondo tutto nostro che deve vivere con autonomia, perché sta in mezzo al mare: tutte le sue parti devono essere "fit to purpose" e non essere "deboli" tali da dare conseguenze negative (avete avuto la gioia di un bow thruster che si interrompe perché avete insistito troppi minuti sul suo funzionamento?). Quindi: si vuole avere il phon per le bimbe a bordo? OK. Si vuole installare un impianto di condizionamento? perché no. In quest'ultimo caso tutti quelli che ho sentito (barca a vela normale, non extra large) chiedono che sia la colonnina dell' approdo a fornire tale potenza (1500 . 2000 W) idem per la stufa elettrica d'inverno. Reputo quindi che la potenza elettrica generabile, e disponibile a bordo, sia normalmente insufficiente a garantire strumenti energivori di potenza.... a meno che non si passi a una barca a vela con generatore (moto generatore) importante.... dai 3 ai 5 KVA e impianto dimensionato di conseguenza. Ma il velista, sa gestire un tale sistema, o pensa di fare come a casa, dove la fornitura elettrica è responsabilità ed è data dall'esterno? A mio avviso il velista cerca di andare a vela, ergo cerca di ridurre i pesi a favore delle performance della barca, e se va in crociera, imbarca quanto necessario e poco più per ridondanza (es: ancora di rispetto, se si strappa una vela avere una riserva) e, con spirito sportivo, riduce al minimo le cose "volubili"... anche la cambusa (talvolta, anzi meno possibile). Se ha un altro intento per navigare e con un diverso tipo di soddisfazione.... si identifica più con un diportista "a motore" per non farsi mancare il funzionamento di apparati di potenza. Ognuno deve sentirsi libero, ma unico responsabile di come vuole "armare" la sua barca!
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