Sangermani Oceanica 41
Allora, se ti confermano che il progettista è Migliari posso darti delle info, perche ho avuto modo di navigare per 5 anni su un 15 mt disegnato da lui, vedendo la foto credo proprio che sia lo stesso disegno.
Uno scorcio della storia della barca con cui ho navigato e dove si legge anche del Oceanica 41.
Da un articolo dell’epoca
• Miura 48
Che un velista di lunga esperienza si formi un’idea molto precisa di come deve essere una barca, la “sua barca”, diversa da qualsiasi altra in produzione di serie, è cosa abbastanza normale: tutti i mari sono pieni di one-off, e non solo da regata. Che poi si verifichi che la sua barca non è tale in quanto un “unicum” esclusivo, ma perché semplicemente risponde con chiarezza a certi precisi requisiti, sui quali sono poi in molti a concordare, e quindi decida di farne oggetto di una produzione seriale, è già un evento più raro. La storia del Miura 48’ dal punto di vista delle motivazioni più profonde, potrebbe essere anche vista così. Oppure si potrebbe dire che uno yachtman che ha deciso di passare dalla fase delle regate, alla vela nella sua espressione più pura e cioè fine a se stessa, incontri un giorno un progettista che culla da tempo l’idea di una barca assoluta, veloce, marina, libera da condizionamenti di rating, confortevole per un numero ragionevole di ospiti; si fondono diverse esperienze, si puntualizzano le idee, si crea un clima costruttivo di collaborazione che porta ad un oggetto finito, valido in se stesso, senza compromessi. Ciò che ambedue cercavano Ciro Brainovich, di origine dalmata, ha iniziato da ragazzo ad andare in barca, nelle acque di Rab: le prime competizioni sui Dinghy, poi sui 5.50 S.N., e infine in II e I Classe con i vari Susanna I e II ( il non dimenticato splendido Sangermani, su progetto di Giles). Vince quattro Giraglie, tre Campionati del Mediterraneo, va a regatare anche oltre oceano. L’incontro è con Lucio Migliari, progettista già affermato ( vedi Oceanica 41 ), che dopo anni di studio su barche di ogni dimensione, sente il bisogno di creare qualcosa di assolutamente diverso, di non effimero, non legato né al numero delle cuccette né alle restrizioni I.O.R. L’idea è presto messa a fuoco, perché c’era già: uno scafo di quasi 15 metri, di linee molto penetranti, potente dislocamento medio, armamento frazionato per una buona manovrabilità ma buon invelamento per un elevato rendimento in tutte le condizioni, pozzetto centrale, grande ricettività interna, in senso qualitativo soprattutto. Deve essere uno scafo veloce, più veloce di uno I.O.R. di pari dimensioni, proprio perché non ne è condizionato dalle regole, e le sue linee sono quelle più proficue per rendere sotto vela; naturale, come le leggi dell’idrodinamica, che siano anche belle. Così nasce il Miura 48’, un ketch che sembra destinato ad aprire un discorso nuovo nel diporto. Lo stampaggio in vetroresina è eseguito dall’Alaver di Verona, un cantiere di grande esperienza nella lavorazione del fiberglass ( ha alle spalle esperienze come il Thalatta 77’ ); gli interni e l’armamento sono affidati al cantiere Le Bucanier di S. Margherita di Caorle. Il tutto eseguito secondo un minuzioso e completissimo capitolato standard che garantisce l’acquirente sulle qualità e le dotazioni del prodotto. La costruzione omologata R.I.N.A. per la navigazione d’altura, con il certificato di Qualità Superiore, prevede stratificazione semplice per lo scafo, con otto costolature longitudinali di rinforzo e due paratie anticollisione, a poppa e a prua, sigillate allo scafo. La coperta è stampata a sandwich di balsa, con sedi già ricavate per le rotaie ed integrali superfici antisdrucciolo. Il bulbo è formato direttamente in stampata e zavorrato internamente con una fusione di ghisa che è poi plastificata: il tutto è irrigidito da un adeguato numero di madieri. Pure in vetroresina il timone, su skeg integrale, con asse e rinforzi inox. Gli interni sono in compensato marino e massello di mogano.
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 24-05-2011 16:49 da quadrantef.)
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