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Barca in ferro 22'
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Barca in ferro 22'
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Le lamiere sono state tagliate ed assemblate in un cantiere navale di Livorno, che poi, per varie ragioni, tra le quali una grossa commessa navale, non ha proseguito nella costruzione, consegnandomi lo scafo finito, ma nudo.
Le saldature sono state fatte col sistema MIG: dopo una sommaria puntatura, per verificare gli allineamenti, sono state passate da dentro e ripassate da fuori.
I cordoni di saldatura sono stati spazzolati, ma non levigati né Flexati nemmeno in fase di verniciatura, per non indebolirne la struttura.
I rinforzi, le costolature (formate da piatto sagomato) e le piastrine d’aggancio, sono state saldate al guscio finito con il medesimo criterio.
Le parti maggiormente sottoposte ad usura, quelle dove la vernice avrebbe vita breve, sono riportate in acciaio inox.







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I candelieri con gli occhiòli per le draglie sono saldati alla coperta ed alla falchetta.
Tutte le strutture di coperta, es. le bitte, hanno un opportuno rinforzo strutturale all’interno.







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Trasportata la barca in un capannone amico, per prima cosa è stata eseguita la fusione del piombo in chiglia.
Per evitare che il piombo fuso schizzasse in giro è stata lentamente riscaldata la parte di scafo che doveva ricevere la fusione, poi con una specie di canaletta fatta di materiale refrattario è stato colato, direttamente dal crogiuolo di fusione, il piombo 99,9% per un totale di circa 800 chili. E’ stato lasciato raffreddare lentamente per 24 ore.
Il piano di fusione è stato sigillato con una lamiera saldata su tutti i bordi.







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Da qui in avanti per tutte le parti ed i particolari che sono stati aggiunti è stato usato acciaio inox Aisi 316.
Sono stati saldati, sempre col sistema MIG, i tronchetti filettati per le prese a mare, le piattabande forate per le attrezzature di coperta, i golfari, i passacavi (bocche di granchio), la pazienza, ecc.







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Il timone compensato.
Se fosse stato eseguito con una lastra unica di ferro, dello spessore di almeno 12/15 mm. avrebbe avuto un bel peso. Ho pensato quindi di realizzarlo con un tubo centrale in funzione di asse ed una struttura centinata e rivestita, con un risultato più leggero e con spinta idrostatica positiva a parziale sostegno del peso.
Come materiale ho usato acciaio inox: tubo per il bordo d’entrata, piatto per il bordo d’uscita, piatto per i profili e le centine, lamiera da 1,5 mm. per la pelle.
Stabilite le dimensioni e la sagoma, abbiamo tagliato le centine e le abbiamo assemblate puntandole sull’asse ed i bordi, stabilita la struttura l’abbiamo rivestita con la lamiera. Non avendo la possibilità di calandrare in sagoma preventivamente la lamiera, l’abbiamo saldata sul bordo d’entrata e poi portata in sagoma stringendola man mano con dei morsetti e puntandola sull’ossatura.
Un cordolo completo di saldatura ha completato la struttura. Poi una sommaria molatura ne ha ammorbidito il profilo.
Il medesimo procedimento è stato seguito per la realizzazione del trimmer.







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Gli snodi alla losca ed al calcagnolo sono stati realizzati con due flange che hanno il compito di reggere i pesi, nelle quali sono annegate due boccole tornite di bronzo al carbonio (bronzo marino) con la funzione di rendere morbida e durevole nel tempo la manovra.
Grande difficoltà abbiamo avuto nel saldare questi particolari perché, come ben sa chi è del mestiere, puntando e saldando i materiali si deformano, e questo non è il massimo per gli accoppiamenti meccanici.
Il collare di sostegno è smontabile per poter sfilare timone e asse, rimanendo le boccole superiori solidali con l’asse e le inferiori col calcagnolo.






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Il calcagnolo è stato ben rinforzato con fazzoletti, perché su di una barca a chiglia lunga è una delle strutture che risulta più esposta al tallonamento e all’appoggio.







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Il flettner è imbullonato al timone per poterlo facilmente smontare e togliere.
La trasmissione dell’impulso della pala a vento sul flettner e poi sul timone, avviene tramite due frenelli inguainati, tipo freno da bicicletta, che fanno capo ai due fori sulle alette saldate alla parte superiore del timone e comandano gli spostamenti del flettner che agisce direttamente sulla pala.
Sul lato destro dello specchio di poppa sono saldati quattro bulloni per fissare il supporto del motore fuoribordo.








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I fori di drenaggio del pozzetto, sono generosamente dimensionati, a garanzia di un rapido svuotamento.
La parte posteriore del pozzetto è un gavone, non stagno con chiusura a saracinesca, due golfari sul fondo del pozzetto ne assicurano la chiusura per mezzo di una sagola fatta passare nella maniglia.







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Due tronchetti passanti, ai lati della ghigliottina del tambuccio, permettono di governare dell’interno per mezzo di due frenelli che attestati sulla barra e che fanno via su due bozzelli fissati sul bordo del paramare ai lati del pozzetto.







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La ghigliottina del tambuccio è divisa in due sezioni, in quella superiore è ricavato un oblò che permette di vedere il timone.
Sullo scorrevole superiore che può scorrere, sollevarsi e ribaltarsi verso prua, è ricavato un foro che può servire per la classica cupola a semisfera, o per un grosso oblò per il controllo delle vele.







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Qui si raffrontano due scuole di pensiero: guardare avanti e intorno, senza riuscirci quasi mai (pioggia, incrostazioni di sale, condensa), o avere un grosso oblò dal quale vedere albero e vele, con una spatola da tergicristallo rotante che permette la pulizia esterna del trasparente (vedi disegno del particolare).
Dato il costo della cupolina che dovrà essere non di plexiglass da 6 mm., come quelle che si trovano in giro, ma di materiale più resistente (perspex) o di spessore maggiore, per il momento ho messo un plexiglass da sei.
Nel caso si preferisse la seconda soluzione, per permettere una visione, seppur limitata della prua, sul fronte anteriore della tuga è stato ricavato un oblò.






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Oblò.
In origine si era parlato di due dischi di perspex da 10 o 15 millimetri avvitati con interposta guarnizione di gomma siliconata, uno all’interno ed uno all’esterna della tuga.
Ho scartato questa ipotesi perché gli oblò sarebbero stati sempre appannati per la condensa, e facilmente sin dall’inizio opacizzati dell’ossidazione conseguente all’evaporazione del solvente del silicone.
Poi, fatti due calcoli, ho visto che un disco di perspex da 15 mm. su una sezione libera del diametro netto di 17 mm. avrebbe avuto una resistenza alla pressione superiore a quella della lamiera da 3 mm. di cui è fatta la tuga.
Conclusione ho messo, provvisoriamente e giusto perché la tuga sia stagna, dei dischi di plexiglass da 6 mm..
La tenuta, provvisoriamente, è realizzata per mezzo di un profilo di gomma con adesivo dalla parte del plexiglass, così da non intaccare la verniciatura, sotto la testa delle viti ho messo un o ring e sotto le ranelle delle viti una rondella di gomma.
Le viti sono da 6 MA x 25 mm. e sporgono molto all’interno, ma così permetteranno l’uso di un disco di spessore maggiore, e di un eventuale disco di lamiera come chiusura d’emergenza, senza doverle cambiare (sono 220 bulloni e dado, con 440 ranelle, francamente troppi).







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Sull’opera viva ci sono sei zinchi (anodi sacrificali) solidali con lo scafo per mezzo dei bulloni saldati.







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Per terminare l’esterno.
Nell’apposito bicchiere sulla prua è inserito il bompresso ed è previsto che una briglia in catena o cavo contrasti gli stralli.
Negli appositi bicchieri sullo specchio di poppa sono inseriti i buttafuori per il paranco della scotta di randa; è previsto che il corrente sia rimandato in pozzetto e che due briglie in catena o cavo contrastino il tiro del paranco sui buttafuori.







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Per l’aerazione degli interni sono state realizzate due maniche a vento di tipo Dorade, le cui scatole sono imbullonate a delle piastrine sulla tuga.







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La barra del timone è in teck massello, inserita nella sede del timone e fissata con un perno passante.







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Per le verniciature, sono stati usati prodotti della Boero.
Tutte le superfici, interne ed esterne sono state trattate nello stesso modo: prima lavate e poi sabbiate.
Zincate a freddo con epossidico, poi trattate con primer Delta 2000, e verniciate con tre mani di poliuretanica.
I colori si vedono dalle foto.
Sull’opera viva, a scopo preventivo e non sapendo se la barca sarebbe andata in acqua subito, sono state date due mani di antivegetativa (inutili perché la barca è sul piazzale del cantiere opportunamente coperta.








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Interni.
Non sapendo il futuro utilizzo del battello, né le esigenze dell’eventuale prossimo armatore, gli interni sono stati pensati e fatti con un indirizzo minimalista, lasciando ampia e facile possibilità di modifica, pur essendo immediatamente vivibili.
I materiali usati sono: compensato marino di mogano bordato in massello di mogano; verniciato con due mani di fondo e due mani di trasparente poliuretanica.
La ferramenta è in ottone cromato o in acciaio inox lucidato.
Tutti gli allestimenti interni, pur essendo saldamente fissati allo scafo, sono imbullonati e avvitati per un facile e semplice smontaggio

A prua c’è un ampio gavone con portello stagno (dopo aver messo sul bordo del coperchio un’adeguata guarnizione), tutto il resto è open space.







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Sui tronchetti filettati dei passascafo sono state provvisoriamente avvitate delle valvole a sfera, di acciaio inox 316, sigillate con teflon, e non con pasta, in modo da poter essere girate a gusto di chi le utilizzerà.







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Esse sono: presa e scarico lavandino, presa e scarico cesso, scarico in pozzetto della pompa di esaurimento della sentina (questa è l’unica valvola in ottone cromato perché, essendo 70 cm. sopra il galleggiamento non dà fenomeni di corrosione galvanica).
A prua, su di una pedana in laminato plastico, è alloggiato il cesso, ai lati del quale, a murata, sono previsti due tubi sagomati; imbullonati alle piastrine di supporto hanno una duplice funzione: tientibene per “le sedute” e supporto per rizzare contenitori ingombranti e/o sacchi delle vele.







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Proseguendo verso poppa.
A dritta scaffali, di cui uno chiuso, e fornello, che è solo un fuoco fisso con coperchio e non è basculante. C’è lo spazio e la possibilità di inserire un fuoco basculante, ma la scelta e l’utilizzo delle attrezzature fa parte delle credenze e/o delle abitudini; per questo io ci ho messo quello, ma libere e possibili tutte le altre soluzioni.






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A sinistra scaffali, di cui uno chiuso; sul piano è incassato il lavello con rubinetto, sotto alloggiata una pompa a pedale.







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I circuiti dell’acqua non sono installati, perché c’è la possibilità di collegare l’aspirazione o alla presa a mare o ad un serbatoio. Le alternative potrebbero essere: da serbatoio a rubinetto per caduta;
da serbatoio a rubinetto dalla pompa (by-pass per l’acqua di mare?);
montaggio di una seconda pompa, lo spazio c’è, per l’acqua dolce dal serbatoio;
montaggio della seconda pompa di cui sopra che alimenta un serbatoio di pochi litri, che serve il rubinetto per caduta, così da controllare i consumi, ecc.

Le spalle degli arredi sono fissate alle piastrine di rinforzo dello scafo per mezzo di bulloni passanti; abbiamo dovuto usare sacconi e spessori generosi perché le piastrine sono state saldate non dove servivano allo stipettaio, bensì dove le riteneva utili rinforzi il carpentiere.







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I paglioli sono dei semplici coperchi contornati da una cornice, in modo che, ad allestimento definito, si possano fissare con delle tavelle, per evitarne l’apertura accidentale.







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Sotto il pagliolo a centro barca, in corrispondenza della mastra, c’è un rinforzo quadrato dentro il quale sarà alloggiata la scassa dell’albero; questo coperchio sarà tagliato in due pezzi lasciando lo spazio per il passaggio dell’albero.







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Guardando verso poppa al centro della parete del pozzetto è stata fissata la valvola della pompa di esaurimento.

La scaletta è un reperto storico ripristinato, dopo il recupero da una vecchia barca d’epoca; si alza e si fissa al cielo della tuga perché è incernierata ad una tavola di teck, che s’inserisce con due piastre nei fermi ai lati del tambuccio.







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Gli allestimenti ai due lati del pozzetto sono simmetrici e così realizzati.
Una struttura di sostegno in travetti di mogano massello, ancorata ai supporti di ferro dello scafo, su cui sono avvitate le paratie verticali che separano i gavoni.
Su questo telaio sono avvitati i pannelli di chiusura dei gavoni, nei quali sono ricavati, in battuta, i coperchi delle chiusure superiori. Questi possono esser fissati con delle tavelle perché non si aprano accidentalmente. Le compartimentazioni impediscono ai piccoli oggetti d’infilarsi dove non dovrebbero.







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Come struttura di raccordo, tra la parte posteriore, adibita a cuccette, e gli scaffali laterali del quadrato, sono state costruite due panche i cui coperchi a doghe, incernierati alla struttura portante chiudono due gavoni. Un appoggio triangolare raccorda i coperchi a doghe ai coperchi delle cuccette. Sono vuoti sotto per permettere lo spazio ai piedi di chi si siede.







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Allego, alla rinfusa, ancora alcune foto di vari particolari.






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Alcune foto degli interni in lavorazione.







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E concludo aggiungendo che non ho la presunzione di aver presentato le soluzioni migliori, ciò che è stato realizzato è stato fatto così perché in quel momento ed in quella situazione l'ho ritenuta la cosa migliore.
Mi auguro che piaccia a qualcuno.
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 06-04-2011 21:10 da dapnia.)
16-02-2009 10:13
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srigiuliano Offline
Amico del forum

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Messaggio: #2
Barca in ferro 22'
molto bella
Dopo le prime ti avevo già fatto i complimenti e te li rifaccio.
16-02-2009 10:48
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Sandrofizz Offline
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Messaggio: #3
Barca in ferro 22'
veramente un bel lavoro complimenti
16-02-2009 18:38
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sarastro Offline
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Messaggio: #4
Barca in ferro 22'
bella, con molte soluzioni razionali e soprattutto, a vedere e secondo le descrizioni dà grande affidamento di robustezza in linea con le ambizioni
una grande soddisfazione

permettimi solo un commento:
quelle viti della cupola e degli oblò che sporgono molto all’interno sono pericolose, te lo dico per aver navigato in una barca che aveva una soluzione simile, seppure meno marcata
prima o poi ci si può fare male e molto male
capisco i motivi e sono molto validi (nelle navi le chiusure in ferro mobili di emergenza da tempesta si chiamano corazzette, casualmente me le ha descritte pochi giorni fa un amico ex-comandante) però secondo me dovresti prevedere un profilo di sovrapposizione
lo so che non è facilissimo se vuoi mantenere la curva, però uno scatolato, anche a perimetro esterno rettangolare, im plastica robusta, per non rimanere al semplice ferro o al più complicato legno...non è pensabile navigare con quegli spuntoni ad altezza della testa
ma forse ci avevi già pensato

saluti velici
sarastro
16-02-2009 22:01
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ale07 Offline
Amico del forum

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Messaggio: #5
Barca in ferro 22'
be sull'uso del teflon qua sul forum mi hanno fatto a pezzi quando ho discusso su valvole e passascafi

per non parlare dell'acciao inox ( che io ho comunque evitato perchè lo ritengo ''meno eterno'')

come al solito vela e sicurezza sono un ''pignone''

IMHO un bel lavoro non è ha una linea di mio gusto ma il lavoro che c'è dietro merita i complimenti

BV
16-02-2009 22:27
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straorza Offline
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Messaggio: #6
Barca in ferro 22'
se ti avessi conosciuto 10 anni fa e se , sempre dieci anni fa , avessi finito questa piccola corazzata del mare te l'avrei comperata ad occhi chiusi senza pensarci due volte .
assolutamente complimenti .
16-02-2009 22:29
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Montecelio Offline
Vecio AdV

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Messaggio: #7
Barca in ferro 22'
Considerazioni assolutamente personali:
non capisco l'acciaio per una barca così piccola;
non capisco perchè l'albero passante per una barca così piccola;
non capisco quelle scaffalature interne da boutique e nessuna seduta.
Per il resto, bella!
Pino
16-02-2009 22:39
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Provvidenza Offline
Nuovo Amico del Forum

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Messaggio: #8
Barca in ferro 22'
Posso direi di essere rimasto davvero senza parole,un lavoro davvero meticoloso ed impeccabile,con quella ci si puo andare davvero ovunque!
Molto bella l'idea per il timone,penso proprio che la copiero!
17-02-2009 03:53
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luigi.deastis Offline
Nuovo Amico del Forum

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Messaggio: #9
Barca in ferro 22'
ciao Dapnia
Bellissima Barca il Foschi e' grande architetto.
Due problemi di cui non parli nella tua descrizione
Motore? Armo?
Non sono cose da poco.... Minimo 10 mila euro
Alla fine la tua Barca viene a costare oltre 35mila euro.
Con molto meno si compra un tamatino navigante....
Sono certo che e' costata più' di quello che chiedi
KG Luigi
17-02-2009 04:08
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dapnia Offline
Vecio AdV

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Messaggio: #10
Barca in ferro 22'
Io scrivo, ma voi non leggete.

La barca era abbandonata nel cortile di un cantiere, che per vari motivi aveva dichiarato che non l’avrebbe mai terminata.
Del progettato viaggio intorno al mondo e della costruzione della barca sono venuto a conoscenza quando già altre persone, sul cui modo di pensare ed agire non posso esprimermi, perché la legge me lo impedisce, lo avevano avallato, supportandolo con l’inizio della costruzione, evidentemente lucrandoci sopra.
Dovendo in qualche modo intervenire per risolvere il problema, me la sono presa in carico e l’ho portata allo stato dell’arte come meglio ho saputo.
Avevo già deciso, poco tempo prima, di trascorrere i miei ultimi anni dedicandomi al restauro delle barche, non discostandomi molto dalla mia precedente occupazione e mettendo a frutto una vita di conoscenze tecniche.
Non nego che mi sono anche divertito.

Ed ora nello specifico.

<<< quelle viti della cupola e degli oblò che sporgono molto all’interno sono pericolose <<<

Credo che a nessuno verrebbe in mente di mettersi in mare in una specie di Vergine di Norimberga ed, infatti, avevo specificato quanto segue.

<<<<<<<
Oblò.
In origine si era parlato di due dischi di perspex da 10 o 15 millimetri avvitati con interposta guarnizione di gomma siliconata, uno all’interno ed uno all’esterno della tuga.
Ho scartato questa ipotesi perché gli oblò sarebbero stati sempre appannati per la condensa, e facilmente sin dall’inizio opacizzati dell’ossidazione conseguente all’evaporazione del solvente del silicone.
Poi, fatti due calcoli, ho visto che un disco di perspex da 15 mm. su una sezione libera del diametro netto di 17 mm. avrebbe avuto una resistenza alla pressione superiore a quella della lamiera da 3 mm. di cui è fatta la tuga.
Conclusione ho messo, provvisoriamente e giusto perché la tuga sia stagna, dei dischi di plexiglass da 6 mm..
La tenuta, provvisoriamente, è realizzata per mezzo di un profilo di gomma con adesivo dalla parte del plexiglass, così da non intaccare la verniciatura, sotto la testa delle viti ho messo un o ring e sotto le ranelle delle viti una rondella di gomma.
Le viti sono da 6 MA x 25 mm. e sporgono molto all’interno, ma così permetteranno l’uso di un disco di spessore maggiore, e di un eventuale disco di lamiera come chiusura d’emergenza, senza doverle cambiare (sono 220 bulloni e dado, con 440 ranelle, francamente troppi).

<<<<<<<

Ribadisco che la lunghezza delle viti è calcolata per una chiusura realizzata con un disco di perspex o plexiglass da 15 mm., con guarnizione di gomma siliconata ed una doppia rondella esterna ed interna.
Detto in millimetri: 15 di plexi, + 2 di gomma e silicone, + 1,5 rondella di acciaio esterna, + 1,5 rondella di gomma esterna, + 1,5 di rondella di acciaio interna, + 1,5 di rondella di gomma interna, = 23 mm. + dado autobloccante che lavora sullo schiacciamento delle gomme.
Le ho messe già da 25 mm. perché spendendo una cifra tanto valeva darle un motivo finale.
Ho anche precisato che i plexi da 6 mm. sono stati messi solo per chiudere provvisoriamente perché la barca è stata trasportata, è stata in cantiere non coperta e resterà sul piazzale del cantiere, dov’è ora, per non so quanto tempo.
Non ho messo le chiusure definitive perché le opinioni sono varie: plexiglass, perspex, metacrilato, chiaro, grigio, fumè, ecc. (ne ho sentite di tutte le qualità) e chi se la prende se la finisce come vuole.
Per le chiusure di sicurezza, è sufficiente sostituire, nella parte bassa dell’oblò, un paio di ranelle piatte con delle ranelle con unghia su cui inserire il labbro della chiusura e sostituire due viti, nella parte superiore con altre poco più lunghe su cui avvitare i pomoli filettati dei coperchi.
Di fatto, se noti, sulle viti della chiusura del tambuccio sono stati infilati degli spezzoni di tubetto di gomma (trasparente perché quello avevo) a protezione dei filetti liberi.


Ancora nello specifico.

be sull'uso del teflon qua sul forum mi hanno fatto a pezzi quando ho discusso su valvole e passascafi

per non parlare dell'acciao inox ( che io ho comunque evitato perchè lo ritengo ''meno eterno'')


Il teflon è un materiale onorabilissimo, ho visto cantieri usarlo e barche non affondare per quel motivo. Poi ognuno ha la sua idea…anche sui gatti neri e sulla negromanzia.

Le valvole di acciaio le ho usate per avere una continuità galvanica omogenea: su una barca così piccola potrebbe non avere senso un impianto di bonder.
Sono valvole in Aisi 316, non quelle che equivocando ti vendono per acciaio inox, ma che hanno il corpo in ottone cromato e la sfera, ma solo quella, in acciaio inox.
Ho visto cedere valvole in ottone, non ancora in acciaio.
Per l’eternità dell’acciaio, posto che nulla è eterno, tranne i cretini ed i rompiautocensured, la durata alle corrosioni galvaniche è circa la stessa di altri metalli.
Riguardo ai cedimenti dovuti a fatica, sono spesso causati dal non corretto dimensionamento, pur restando vero ed accertato il fenomeno della fatica del metallo, che è una realtà di cui bisogna tener conto nel programmare controlli e sostituzioni nel tempo.
Grande parte della gloria del leggendario bronzo marino di una volta, di cui molti parlano, ma non molti sanno e che se si trova ancora costa una cifra, e anche merito delle generose sezioni resistenti dei manufatti di allora.
Ultimamente ho pagato 180 € (e mi ha usato un trattamento di favore perché sono un ottimo cliente ed amico) un tronchetto di pieno di bronzo al carbonio per tornire due boccole antiusura grandi come due scatolette di carne, è facile capire perché pochi lo usano.


Ancora nello specifico.

non capisco l'acciaio per una barca così piccola;

Mah: o la richiesta al progettista, o il suo consiglio non so, né lo voglio sapere.
L’acciaio ha pregi e difetti come tutti i materiali.
Gode di molta popolarità presso un certo tipo di marinai forse perché Moitessier ne ha detto il meglio, tralasciando di far notare che Lui era Lui, e che con una barca tenuta insieme con lo spago aveva attraversato un oceano.
E’ mia opinione, e lo dico senza polemica e senza acredine sperando di non sollevare un vespaio, che non è mettendosi l’orologio sul polsino della camicia che si diventa capitani d’industria.

non capisco perchè l'albero passante per una barca così piccola;

Scuola di pensiero ?
Credo che sia valido quanto detto sopra anche in questo caso.
Ed anche a questo riguardo spero di non aver gettato il sasso in piccionaia.

non capisco quelle scaffalature interne da boutique e nessuna seduta.

Le scaffalature, in compensato marino di mogano massellato sui bordi (ne ho dato accurata descrizione) sono ben fatte e curate perché è l’unico modo che conosco di lavorare.
Le sedute ci sono e sono a murata, verso poppa alla fine della boutique e prima delle camere da letto.
La dinette, con l’albero passante in mezzo alla barca, non ci stava né a dritta né a manca.
Si può mettere un tavolo abbattibile a prua, sopra il cesso, con due panchette incernierate a murata, ma sangue ne ho già donato abbastanza.
Ho cercato di seguire, ma ingentilendole un poco pur non capendole proprio, le indicazioni dei rudi marinai che hanno pensato e progettato la barca.


Ancora nello specifico.

Molto bella l'idea per il timone,penso proprio che la copiero

Se e quando desideri realizzarla parliamone: ho schemi e disegni dei congegni a vento che manovrano il flettner.
Poi però pizza e birra.



Da ultimo, sempre nello specifico.

Motore? Armo?
Non sono cose da poco.... Minimo 10 mila euro
Alla fine la tua Barca viene a costare oltre 35mila euro.
Con molto meno si compra un tamatino navigante....
Sono certo che e' costata più' di quello che chiedi

Motore già detto: fuoribordo da riporre nel gavone appena la barca è fuori dalla diga foranea del porto: non ha gran senso un entrobordo su una barca di sei metri che parte per il giro del mondo a vela (e poi così è stata “progettata” e non voglio dire altro).
Armo: e qui mi sono fermato perché dipende dalla scuola filosofica frequentata da chi la vuole usare.
Per rimanere nel tema l’albero dovrebbe essere un bel palo del telegrafo piallato e lisciato a dovere, il boma pure, le manovre fisse in cavo zincato a caldo, ripassato con olio di lino cotto, le ferramenta di acciaio zincato a caldo, e poi dovizia di paranchi.
Poi si può pensare di tutto: lamellare, alluminio, carbonio, self tailing….
Ne ho viste talmente tante che non mi stupisce più nulla.
Io parto da 25.000, la barca è sul piazzale del cantiere, ben coperta ed areata, incuriosisce molti, ma non disturba nessuno.
Non so fare paragoni sulle barche né ritengo abbia gran senso farne, così come non ha senso confrontare le mogli o le amanti.
Ti confesso che non ho la minima idea di cosa sia un tamatino, mi sono fermato alla mia Daphnia, ma forse sono troppo vecchio.
Non so esattamente quanto ho speso fino ad ora, di certo molto più di quanto chiedo…quando ho per le mani una barca da lavorare al fuori budget smetto di tenere i conti.
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 17-02-2009 09:17 da dapnia.)
17-02-2009 09:15
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ale07 Offline
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Messaggio: #11
Barca in ferro 22'
<blockquote id='quote][size='1' face='Verdana,Arial,Helveti' id='quote]Citazione:<hr height='1' noshade id='quote]Messaggio inserito da dapnia
Io scrivo, ma voi non leggete

Ancora nello specifico.

be sull'uso del teflon qua sul forum mi hanno fatto a pezzi quando ho discusso su valvole e passascafi

per non parlare dell'acciao inox ( che io ho comunque evitato perchè lo ritengo ''meno eterno'')


Il teflon è un materiale onorabilissimo, ho visto cantieri usarlo e barche non affondare per quel motivo. Poi ognuno ha la sua idea…anche sui gatti neri e sulla negromanzia.

Le valvole di acciaio le ho usate per avere una continuità galvanica omogenea: su una barca così piccola potrebbe non avere senso un impianto di bonder.
Sono valvole in Aisi 316, non quelle che equivocando ti vendono per acciaio inox, ma che hanno il corpo in ottone cromato e la sfera, ma solo quella, in acciaio inox.
Ho visto cedere valvole in ottone, non ancora in acciaio.
Per l’eternità dell’acciaio, posto che nulla è eterno, tranne i cretini ed i rompiautocensured, la durata alle corrosioni galvaniche è circa la stessa di altri metalli.
Riguardo ai cedimenti dovuti a fatica, sono spesso causati dal non corretto dimensionamento, pur restando vero ed accertato il fenomeno della fatica del metallo, che è una realtà di cui bisogna tener conto nel programmare controlli e sostituzioni nel tempo.
Grande parte della gloria del leggendario bronzo marino di una volta, di cui molti parlano, ma non molti sanno e che se si trova ancora costa una cifra, e anche merito delle generose sezioni resistenti dei manufatti di allora.
Ultimamente ho pagato 180 € (e mi ha usato un trattamento di favore perché sono un ottimo cliente ed amico) un tronchetto di pieno di bronzo al carbonio per tornire due boccole antiusura grandi come due scatolette di carne, è facile capire perché pochi lo usano.
Ancora nello specifico.

<hr height='1' noshade id='quote]</blockquote id='quote][color='quote]


infatti non mi sento per niente in pericolo con il teflon che pure a me hanno messo
il cantiere usa teflon in tutte le barche e non mi sento di affremare che siano incopetenti..Blush


e pure sul bronzo o ottone diversi professori ( tutti gay con il sedere degli altri) mi hanno fatto a pezzi
mentre io hop sostenuto con forza che ormai hanno tutti otone ma, pure quello esiste di spessori generosi oppure legero legero

e io su barche nuove ben bavar, douf, delphia, comet, hanno tutte ottone, e

il mio fornitore serve pure motopesca e CP

e che molti son convinti di acquistare bronzo ma è ottone

comunque il bronzo ( quello antico) si trova ma in magazzino non lo ha nessuno specie di questi tempi




spendere per 180 euro perun passascafo è pure follia quando poi il problema si potrebbe presentare alle valvole e siccome il lavoro più costoso può essere la manodopera nel smontare pulire il passascafo sostituire la valvola, rimontare il tutto io tra 5 anni taglio e sostituisco tutto in tre ore di lavoro mi hanno montato 5 passascafi che son messi pure in ottoma posizione

glia altri sempre in ottone( ormai rosso) c'erano dal 96 e a martellate non son riuscito a spaccarli

la vela è un pignone


BV
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 17-02-2009 15:50 da ale07.)
17-02-2009 15:47
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straorza Offline
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ottima l'idea di un armo alla moitessier , approvo .
17-02-2009 16:13
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dapnia Offline
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Barca in ferro 22'
<blockquote id='quote][size='1' face='Verdana,Arial,Helveti' id='quote]Citazione:<hr height='1' noshade id='quote]Messaggio inserito da ale07
<blockquote id='quote][size='1' face='Verdana,Arial,Helveti' id='quote]Citazione:<hr height='1' noshade id='quote]Messaggio inserito da dapnia
Io scrivo, ma voi non leggete.
<hr height='1' noshade id='quote]</blockquote id='quote][color='quote]

spendere per 180 euro perun passascafo è pure follia quando poi il problema si potrebbe presentare alle valvole e siccome il lavoro più costoso può essere la manodopera nel smontare pulire il passascafo sostituire la valvola, rimontare il tutto io tra 5 anni taglio e sostituisco tutto in tre ore di lavoro mi hanno montato 5 passascafi che son messi pure in ottoma posizione

<hr height='1' noshade id='quote]</blockquote id='quote][color='quote]


Ancora io scrivo e voi non leggete.

Ho scritto:
&lt;&lt;&lt;&lt;
Ultimamente ho pagato 180 € (e mi ha usato un trattamento di favore perché sono un ottimo cliente ed amico) un tronchetto di pieno di bronzo al carbonio per tornire due boccole antiusura grandi come due scatolette di carne, è facile capire perché pochi lo usano.
&lt;&lt;&lt;&lt;

Quelle che ho tornito sono boccole (2 maschi e 2 femmine) antiusura, quindi particolari tecnici antifrizione di un accoppiamento meccanico molto sollecitato, nella fattispecie gli ancoraggi dell'asse del timone, non di un passascafo.
Bene tutto il resto.
Ciao.
17-02-2009 21:12
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Hazmat Offline
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adoro questa barchetta.....se solo potessi la comprerei subitoTongue
17-02-2009 23:30
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JARIFE Offline
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Barca in ferro 22'
Che dire,nel suo piccolo è 'molto bella' e ben fatta.
Non è la mia barca,forse non mi ritengo io all'altezza.
Mi inchino veramente e con massimo rispetto verso te e la tua passione e voglia(e sapienza)di fare.

Complimenti sinceri e Buon Vento
21-02-2009 22:10
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Frappettini Offline
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Barca in ferro 22'
tutte le volte che rileggo questo post, rimango affascinato dalla tua opera.
Chapeau!
09-05-2009 02:45
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dapnia Offline
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Ragionevoli offerte di acquisto?

Big GrinBig GrinBig Grin
27-05-2009 05:22
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Rockdamned Offline
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Barca in ferro 22'
dapnia per curiosità intorno alla base dell'albero in coperta ci sono delle strutture in metallo, 3, a circondare la base, cosa sono?

per caso, visto che ho notato una cosa simile sull'ultimo progetto foschiano, una specie di pulpito però intorno all'albero, è qualcosa di simile? (anche se dalla forma non direi ma mai dire mai..)
29-05-2009 02:32
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Montecelio Offline
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Mai visto gli alberi dell'Amerigo Vespucci o di altri velieri?
29-05-2009 04:00
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dapnia Offline
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Barca in ferro 22'
Si chiama Pazienza.
Una volta era costruita con una tavola, solidamente ancorata alla coperta come una specie di balaustra, sulla quale erano fatti dei fori nei quali si infilavano le caviglie.
Le caviglie erano delle specie di manici sulle quali, per mezzo di volte a otto, facevano testa le manovre correnti.
Erano sistemate alla base dell'albero e a murata dove arrivavano le drizze, le scotte e le mure, ed in altre parti della nave dove arrivavano altre manovre.
Le caviglie pare fossero anche usate dai pirati evocati da una certa cinematografia, male informata, come armi improprie da difesa/offesa; di fatto non era così, avendo ed usando i masnadieri ben altre armi.



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29-05-2009 05:06
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