Ecco relazione dei lavori effettuati.
- Ho aggiunto qualche video delle operazioni che possono essere di indicazione (specialmente del rumore....)
- Ho dovuto rimettere a posto i link 'tube' ed ho colto l'occasione per aggiungere le ultime misurazioni.
Grazie a tutti per i complimenti, ripaga certo il lavoro di documentazione e ... ce n'avanza
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Sulla spinta di molto più capaci ADV cerco di dare il mio contributo affinché qualcuno possa, prendere l'osmosi come una cosa curabile, farsi un'idea di costi tempi e lavoro necessari, avere un piccolo aiuto nelle fasi critiche.[color='teal]
Dato che sono su un forum e non ho vincoli farò nomi, cognomi, prezzi e giudizi, senza condizionamenti, eccetto ovviamente i miei preconcetti, che cercherò comunque di limitare e evidenziare.
Nel racconto cercherò di inserire tutti gli errori commessi, sperando di aiutare qualc'un altro a non commetterli.
LA PREMESSA
A seguito di una perizia ho scoperto che lo scafo era molto umido e la presenza su quasi tutta la carena di bolle di diametro tra il mezzo e un centimetro.
Rompendo le bolle usciva un liquido di colore giallo paglierino lievemente oleoso (ma meno denso dell'olio) con un odore di aceto, non fortissimo ma inconfondibile: OSMOSI.
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La barca è stata acquistata due anni prima, scafo NON periziato, menomale (poi spiegherò perché meno male), carena a vista presentava la carena molto liscia, assenza totale di bolle, un lieve strato di limo (che è importante per una analisi successiva).
All'acquisto il precedente proprietario ha dichiarato un trattamento curativo dell'osmosi, non documentato, non datato, non approfondito.
Prima dell'acquisto la decisione di non spendere 400 Euro di perizia, e richiesta all'amico 'esperto' di valutare lo stato.
L'amico accetta; alaggio, OK dell'amico, acquisto.
Piccola nota di dubbio....
Come detto, il limo doveva mettermi in guardia almeno sul fatto che non fosse vero che la barca fosse in acqua da due anni senza muoversi. Il solo limo doveva fare sospettare che la barca fosse stata: o alata e pulita (e magari fatta asciugare) o addirittura tenuta fuori per un po' e poi messa in acqua qualche mese prima della messa in vendita. Sarebbe grave se fosse così, ma come si dice... Il dubbio mi è venuto.
Tornando ai giorni nostri, provando ad allargare un po' l'area della bolla, non si nota in modo evidente la presenza di resina epossidica (che non si stacca certo con le unghie), mentre la resina dovrebbe essere uno strato assai più duro e difficle da scalfire. Uno stucco marroncino ricopre la vtr, uno strato sopra lo stucco bianco, apparentemente fondo, sopra l'antivegeto.
Ciò, al momento non mi dice nulla, rompendo qualche bolla in più non si vedono crateri profondi, o unioni tra le bolle.
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Post perizia decido di annullare la seconda mano di antivegetativa e il prezzo scende da 1200€ a 900€.
La decisione presa con il perito è, stagione estiva, poi trattamento. Il perito giudica un intervento intorno ai 5000 Euro, ma purtroppo sbaglia di almeno la metà.
Periodo di preventivi, alcuni nemmeno per iscritto, rigorosamente senza vedere la barca, rigorosamente chiedendo solo la lft e non la lwl, io domando quale trattamento antiosmosi mi faranno sul pulpito, ma non suscito l'ilarità di nessuno.
Barca lft=9,92mt lwl=8mt, preventivi: 10mt X 900€/mt=9.000€ (il più basso), la media si attesta su 10.000€.
Non mi accontento, indago sulla possibilità di fare da soli il lavoro, trovo 3 cantieri nel ponente ligure (San Remo, Savona, Diano Marina) che mediamente ricovereranno la barca all'aperto per 250€ (tutto incluso) a 350€ (+ luce acqua) al mese.
Scelgo il posto più vicino, che casualmente è il meno caro, unica condizione, l'antivegetativa la farà il cantiere (..meglio), ad una tariffa per altro conveniente (900€+IVA per due mani, Hempel).
I PRODOTTI
I prodotti che utilizzerò saranno i Cecchi.
Non ho esperienza a sufficienza per poter decidere tra Cecchi, West system, e Veneziani, mi convince un misto, di prezzo, documentazione sulla cecchi (sul loro sito), e una lunga chiacchierata col titolare, che trovo veramente molto disponibile, anche se un po' 'talebano' se si prova a opinare qualcuna delle sue teorie (comprensibile, io non ho esperienza...).
Indago un metodo di asciugatura Hot vac, molto interessante. Contatto la ditta che lo noleggia, ci vogliono circa due settimane per asciugare lo scafo, ad un costo di circa 1000€/settimana, il calcolo è presto fatto, a 250€/mese ci faccio otto mesi in cantiere, e se la barca asciuga prima risparmio, scommetto sul cantiere....
Su hot vac devo anche dire che ho contattato chi li nolegga, gentili e prodighi di spiegazioni, ma il metodo prevede comunque alcune settimane per una prima asciugatura all'aria, che va considerata nei tempi di lavorazione. In pratica su due settimane di uso del macchinario vanno aggiunte circa tre settimane di pre asciugatura (nulla di male, solo da tenere in considerazione nei tempi).
IL LAVORO
Io, non ho una cattiva manualità, sono tenace, al limite del tignoso, se non mi innervosisco riesco anche ad essere preciso. Non sono un novantacinquenne, ma mi stanco anch'io. Questi aspetti SONO da tenere in considerazione per il lavoro.
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La barca esce dall'acqua il 6 Ottobre 2007, il primo weekend è speso a pelare lo scafo.
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La pelatura può essere fatta con diversi metodi, nell'ordine di efficacia, rotorbitale, flessibile, pialla da legno, gelcoat peeler professionale.
Li ho provati tutti, il primo è troppo lungo, il flessibile lascia una superficie dove poi la stuccatura è più marcata a causa della superficie irregolare.
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La pialletta è rumorosa al limite dell'insano, e non è vero che basta una pialletta 'economica' la mia (brico 19€) si storta, e non pialla mai bene (forse meglio il flessibile). Ho provato a prestare la pialla anche ad un altro ADV e mi è tornata indietro immediatamente.
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Ho la possibilità di usare il peeler professionale. Un'altro mondo!
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Il peeler pesa circa 5 kg (costa, scoprirò molto dopo qualche migliaio d'euro), sollevarlo sopra la testa e spingere sulla carena è un inferno. Il rumore è assordante. I trucioli, nonostante l'aspirapovere e le protezioni trovano strada ovunque, e sono di vetroresina. Fino a che non lo si è provato non si può capire.
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Le sessioni sono di circa 15-20 minuti poi è necessario interrompere 5 minuti. Dopo 16 ore (in due weekend) la carena è pelata per il 99%. Dalla fatica, e dal trauma psicologico, il rimanente 1% lo farò 4 mesi dopo.
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Il risultato della pelatura evidenzia uno scafo dove la vtr non ha alcun cratere, un'umidità che crolla dopo la pelatura del 60% medio (passa da 70% Umidità relativà a 30%).
Lo stucco marroncino è completamente intaccato da queste bolle che sembrano essersi create tra la vtr e lo stucco.
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Le congetture si sprecano, stucco dato su superfice bagnata, stucco del cavolo, stucco non protetto poi da resina epossidica (di cui effettivamente non sembra esserci traccia). Mistero, unica buona notizia lo scafo è solo umido.... Solo!
Si nota anche che l'attacco dello stucco dove è stato effettivamente effetuato un trattamento poco sopra la linea di galleggiamento, ma come detto non si riesce a evidenziare la resina epossidica. Il vecchio proprietario aveva segnalato un trattamento, e questo ne è la prova.
Acquistato il misuratore di umidità procedo con la mappatura dello scafo. Si rimisura ogni settimana e la progressione della discesa sembra allinearsi alla teoria che se lo scafo è sano all'interno l'umidità scende con costanza (mentre se ci sono bolle di liquido scende per un po' e poi rallenta moltissimo).
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Noto una cosa strana, ci sono dei punti dove il misuratore va fuori scala, dove ci sono le strutture in metallo annegate, ma anche in altri punti. Non si spiega, ho la fortuna di poter visitare la barca col perito e misuramo con i due strumenti in parallelo.
Il mio ha zone con forti discontinuità, lo strumento del perito è lineare. Decidiamo che ha ragione quello del perito (che costa di più), anche perché ha più senso che non si passi da zone al 10% a zone al 99% in 3 cm.
Durante l'asciugatura mi consigliano di usare dei sacchetti di silica gel e isolare con nylon l'area per misurare la discesa dell'umidità. Ho fatto una prova ma non ha dato risultati apprezzabili.
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A Dicembre la barca viene dichiarata 'quasi asciutta... basta un mesetto'. Ottimo A Gennaio non ci saranno le temperature... Come vuole Murphy..
Inizio Febbraio l'umidità è scesa ancora, qualche zona è ancora un po' umida ma si decide per l'avvio.
Il primo problema è prodotti fast o no, la resina si, lo stucco no: ma non c'è un vero motivo, se non che la resina a rullo si da velocemente, mentre lo stucco prevediamo, con ragione, sia più lungo.
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Gli ultimi due weekend prima dell'inizio lavori sono spesi a rifinire le pelature, e preparare la deriva in ghisa, discata ma non sabbiata; lavoraccio anche quello.
La prima mano di epossidica è molto facile la resina si stende bene, non è facile da far colare (ma se ci si impegna molto ci si riesce), con pompe barattoli rullini vascette, si procede senza particolare problema.
A dare tutta la prima mano va via mezza confezione da 5Kg di resina non additivata e un'oretta scarsa. Ci si tara su quelle quantità e quei tempi, errore!
Nessuna stuccatura di crateri con microsfere microfibre micromachine... Non c'erano i crateri, meglio.
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Stucco. Presi 6 confezioni da 3 litri convinto che sia più che troppo, in realtà ne avanzerà pochissimo.
Con la spatola dentata l'applicazione è veramente semplice sbagliare è pressoché impossibile, la difficoltà dello stucco è mescolarlo e non sporcarsi (troppo).
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Un errore è preparare una intera confezione essendo solo in due a standere lo stucco, ce la si fa; ma è molto faticoso a causa del rischio che indurisca.
La prima mano (spatola dentata) consuma 4 delle sei confezioni di stucco e circa 6 ore di lavoro (2 ore in due e 4 ore in quattro). Alla fine della giornata le dita sono veramente doloranti.
La carteggiatura.
Il manuale prevede carteggiatura a 'morale' (asse con carta 40) di traverso, e la dipinge come una operazione 'poco polverosa' e semplice. Falso.
E' un girone dantesco, 'i carteggiatori' che sono trattati peggio di quelli che uccidevano i figli dopo aver gozzovigliato per festeggiar un furto...
Dopo mezz'ora di carteggiatura a mano si guarda il quarto di metro quadro fatto e i 19,75 che mancano, si butta il 'morale' ai pesci e si imbraccia una carteggiatrice orbitale. In tre ore di 'purgatorio' il lavoro è fatto, e non ci sono motivi per ritenere che a mano il lavoro sarebbe venuto meglio.
Nella fase di carteggiatura è bene ricordarsi di rifinire bene il bagnasciuga e la zona di confine con l'opera morta. Pena una cattiva finitura dell'attacco con l'opera morta. Che finisce nei lavori da fare l'anno prossimo.
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La seconda mando di stucco è più veloce, consuma meno stucco ed è anche un po meno faticosa. In quattro ore, in due si fa un lato e in tre in quattro persone il secondo.
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Torniamo al tecnico. Una nota, non si è capito perché, ma la deriva consuma molto più materiale di tutto. fondo, resina, e stucco sono sempre sottodimensionati e non bastano mai, la superficie è tanta, ma solo di fondo consuma metà di tutto il resto della barca (1 barattolo deriva 1 barattolo 'abbontante' il resto della barca).
LA carteggiatura dello stucco liscio è fatta con una rotorbitale hilti da 800€ professionale (prestata) con carta hilti. La differenza si nota con la mia bosch da 80€. Tre ore il lavoro è fatto. come si vede si arriva sempre a lavorare di notte.
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Si passa di nuovo alla resina con la grafite. Un difetto di Cecchi è non dare delle misure in volume degli additivi '1 cucchiaiata piena ogni pompata', ma io su un cucchiaio rieasco a costruire un obelisco di grafite, e il primo impasto sembra nutella.
Poco male si riesce a stendere lo stesso col rullo. Si decide che una cucchiaiata è quanto sta su un cucchiaio senza acrobazie, ma il team è di 3 ingeneri e un geometra, l'imprecisione metrica non soddisfa nessuno; un segno meno a Cecchi sul registro. Qui è avvenuto l'unico incidente di percorso con la resina, un timido sole, un barattolo più alto, un attimo di distrazione e abbiamo lessato un impasto; tra lo stupito e il divertito guardiamo la resina mentre fuma e scioglie il barattolo di plastica. In sostanza è vero che se la resina viene messa in barattoli stretti e alti rischia di bollire...
Come si dice, il nero va su tutto, infatti lo troviamo su pelle orologi telefonini capelli; nonostante le protezioni ci sporchiamo come bambini, la barca però alla fine sembra 'luna rossa' con tutto sto carbonio ci viene voglia di iscriverci alla 'Luis Vittòn'... chiaramente quella finta dei venditori ambulanti...
Già allo stucco la barca era tornata con dignità, ma la grafite le ridona orgoglio.
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Quattro mani e le rimanenti confezioni date una il primo pomeriggio e tre in un giorno intero.
Abbiamo coperto con un telo causa rischio di piogge, che ovviamente non ci sono state.
Il lavoro non è faticoso, anche se la resina additivata non è così fluida da tirare, il problema è il tempo di sovraverniciatura.
Ad operazione conclusa qualche colatura si vede, ma nel complesso il risultato è soddisfacente. Il grosso è fatto.
Una carteggiata, un paio d'ore, per sentire con le dita tutto lo scafo che non avesse gobbe strane, e si può partire con il fondo epossidico.
Una mano di fondo epossidico si da in un'oretta scarsa da soli, non ci sono problemi di tempi o densità, poco più di un barattolo e si fa la carena.
Seconda mano di fondo e due mani di poliuretanica a rifare la riga blu e bianca. La poliuretanica è un'altra storia, roba da esperti, sarebbero da dare 7 mani e carteggiatura a bagnato con tela 1000. Ma ormai la fatica è tanta e l'impazienza regna sovrana. L'anno prossimo la barca farà ancora un paio di mesi fuori per controllare il lavoro, ci si potrà dedicare al fino.
Il lavoro è finito, si lascia la palla al cantiere che dà l'antivegetativa. Il lavoro non sembra proprio venuto male. Anzi.
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La barca è pronta, ecco il team principale, con Ivo il nostro mentore e padrone del cantiere. Una nota. Il cantiere ha veramente stupito. Accordi presi al telefono mesi prima di sfuggita, mantenuti senza alcuna sorpresa, una disponibilità a dare consigli ed addirittua a prestarmi attrezzi, il tutto senza sorprese. Una vera mosca bianca.
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Lucidatura, applicazione del nome, severa pulitura, varo, saluti e ringraziamenti a Ivo, ritorno al porto per un brindisi
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Ed eccoci tornati al giusto uso della barca.
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TEMPI
I tempi di lavoro veri e proprio sono circa 20 giorni in due almeno, più qualche ora per lavare lo scafo i primi tempi, poi per la stuccatura molto dipende dallo stato della barca e dal metodo di pelatura.
COSTI
Alla fine dei lavori la lista della spesa ha previsto
1. 450€ skinder (misuratore d'umidità)
2. 1500€ sosta a terra
3. 1000€ di prodotti Cecchi (dalle resine ai rulli)
4. 900€ di alaggio varo antivegetativa due mani hempel idropulizia acqua corrente
5. 150€ di materiali vari (tute maschere, carta, guanti, occhiali, pialletto (inutile), vaschette altri rulli)
Totale 4000€.
CONCLUSIONI
Ne valeva la pena? Direi di si. L'esperienza, avendone la forza fisica, accresce sicuramente. Il risparmio economico vero e proprio non è molto se si calcola il tempo perso almeno a 20€/ora. Diciamo che se qualcosa va male almeno la colpa è nostra. Mentre, visti i tipi di garanzie fornite dai cantieri se facessero un errore questo ricadrebbe comunque su di noi.
Lo rifarei? A questo non so rispondere, ma so rispondere che lo rifarei diversamente, con il senno del poi, organizzerei meglio alcuni lavori non sottovaluterei più alcuni lavori ed alcuni tempi morti. Tanto per fare un esempio, nel mio piano iniziale c'era prima mano di stucco, carteggiatura, seconda mano di stucco carteggiatura prima mano di resina con grafite in un weekend in due.. ce ne sono voluti tre in quattro persone mediamente).
Lo scopo di queso resoconto sarebbe proprio quello di fornire una testimonianza reale, con tempi costi, problemi e dubbi a chi si trovasse davanti ad una diagnosi di osmosi.
Ma forse è abbastanza, il poter gridare 'è finitaaaaa!!!!'
Un grazie in questa opera a:
Beatrice mia moglie, mio mentore, mio grillo parlante, mio operaio, mio comandante, senza cui nulla mi sarei azzardato a fare.
Gianluca E. Gianluca M. che hanno lasciato barca figli amici, lavoro e ozio, per correre in aiuto quando stramazzavamo al suolo.
Stellapolare (Miki e Vale) che sono stati così gentili da venirci ad aiutare, e che spero, con quel poco di esperieza e consigli di aver aiutato nella stessa opera (con cui un minimo spero di essermi sdebitato con un po' di aiuto ricambiato).
Cecchi, che pur intransigentemente, mi ha fatto capire che tecniche collaudate sono meglio di voli pindarici di un neofito.
Davide zerbinati, che mi ha dato ottimi consigli e, ad arte, mi ha nascosto la durezza del lavoro, per permettermi di realizzarlo.
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Aggiornamento 2009[color='teal]
E' giunto il momento di completare l'opera misurando lo scafo e completando le 'tacche' di appoggio che non avevo finito correttamente la prima volta.
A Novembre ho alto la barca sempre a Diano Marina.
Ho misurato tutto lo scafo con i riferimenti del 2007. Certo due anni sono pochi ma mi permettevano di dare un giudizio su eventuali grossi errori di lavorazione.
Lo scafo era asciutto esattamente come l'avevo lasciato a marzo 2008, eccezion fatta per i punti di appoggio dove avevo dato una sola mano di epoxy e lasciato la superficie molto mal finita.
In quei punti l'umidità era cresciuta fino al 99%. Ho quindi riaperto quelle aree e lasciato tre mesi ad asciugare. Dopo tre mesi circa l'umidità era tornata ad un valore accettabile ed ho richiuso con tutto il procedimento curando molto i punti di attacco delle due lavorazioni.
Sono contento, non ho trovato difetti o punti di discontinuità nella lavorazione e anche la deriva si è presentata assolutamente priva di qualunque colatura di ruggine o distacchi del trattamento.
Bene, in conclusione: nonostante la totale inesperienza nella lavorazione e l'incertezza delle temperature, umidità, pulizia superfici, spolveratura, miscelamento prodotti, tempi di ricopertura e altri mille dubbi, il lavoro è riuscito e ha tenuto.
Mi sento di dare un ultimo consiglio: affrontate le migliaia di incertezze con leggerezza, la fatica si scorda, la soddisfazione resta!
Marco
PS: con il mio
skinder hanno fatto il lavoro [u]Stellapolare [u] ed in questi giorni [u]Acquafredda [u], ovviamente agli ADV lo presterò sempre volentieri.