Niente paura, basta non crederci.
Una volta, tanto tempo fa, i marinai morti in navigazione erano seppelliti in mare avvolti in un telo verde, cucito intorno al corpo e appesantito da sassi ed erano fatti scivolare fuori bordo dopo averli appoggiati su di una tavola di pagliolo.
Il telo era verde perché si pensava che confondendosi con il colore delle alghe, mimetizzasse il corpo evitando che i pesci ne banchettassero.
Ecco perché, chiaramente, il verde non è di buon auspicio.
Numerose altre sono le credenze, le superstizioni, le usanze e le tradizioni della vecchia marineria.
Non tutte sono insensate.
Per esempio.
Non si fischia a bordo perché una volta il nostromo dava gli ordini ai gabbieri e all’equipaggio con il fischietto, secondo un preciso codice di linguaggio, se qualcuno avesse fischiato, si sarebbero ingenerati errori.
I fuochi di Sant’Elmo erano presagio di sventura, allora non si sapeva, ma oggi si sa che evidenziavano la ionizzazione dell’aria attorno ai pennoni, una delle cause per le quali le punte attirano i fulmini.
Le donne a bordo facilmente erano motivo di risse fra l’equipaggio, per evidenti ragioni di astinenza.
I preti, ma per ragioni differenti, non erano graditi a bordo, perché legati al viatico per l’ultimo viaggio.
Poco era vera superstizione, molto era legato a ragioni di ordine pratico e di sopravvivenza, ma, sapendo la difficoltà del mantenere la disciplina a bordo con equipaggi spesso raccogliticci, sempre violenti e pronti alla rissa, era più semplice paventare come dettati esoterici di sicuro castigo soprannaturale anche le più elementari norme di sicurezza e di comando.
Poi l’ignoranza endemica all’epoca, la tendenza al soprannaturale e il mistero delle cose che non si conoscevano, hanno aggiunto parecchio.
Ma, come dicevo all’inizio, basta non crederci.
Fonti attendibili mi dicono, però, che la superstizione, come la sfiga funzionano benissimo, anche se uno non ci crede.