01-04-2016, 21:13
Ieri sera, 31 marzo 2016, il Cantiere Adria Sail di Maurizio Testuzza, a Monterado, ha aperto i suoi cancelli per accogliere un gruppo di amici ed appassionati e presentare loro i lavori in via di ultimazione sul Farr 70 ATALANTA II.
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La barca è nata nel 2004 (cantiere Goetz, Rhode Island, vicino a Newport) ed ha vissuto molte intense stagioni di regate e crociere con il suo armatore, Carlo Puri Negri.
È lo stesso armatore a spiegare i motivi di questo sorprendente intervento di refitting, deciso per dare ad una barca già buona, nuove performances: la barca, nei lati di bolina, restava ancora competitiva e seguiva bene le migliori e più aggiornate rivali, ma poi, appena virata la boa al vento, soffriva eccessivamente le andature portanti rispetto ai progetti più recenti.
Una ricerca molto specialistica e raffinata è stata affidata all’Architetto Umberto Felci, che ha ideato una soluzione originale e nuova: applicare allo scafo una sorta di controstampata molto estesa che modifica le volumetrie degli ultimi 6 m di poppa, disegnando nuove linee d’acqua ed un nuovo transom. Ha inoltre rivisto il piano velico, il piano di coperta, modificato il bulbo, applicato un bompresso importante e studiato una serie di modifiche degli interni per rendere la barca meglio fruibile sia in regata, che in crociera.
Ma l’intervento più sorprendente è certamente l’aggiunta della sezione di scafo di poppa: si tratta di una stampata in carbonio lunga 6 m (sandwich da circa 30 mm) ed a tutto baglio, supportata da una serie di costolature che la collegano allo scafo preesistente mediante bonding strutturale. L’utilizzo di laminati di carbonio di spessore ridottissimo, stampati sottovuoto e postcurati, ha consentito di arrivare ad una zona di raccordo con spessori praticamente tendenti a zero (una sola “pelle” di carbonio residua, con una precisione sorprendente). Il lavoro di carrozzeria successivo ha reso indistinguibile la giunzione su tutto il perimetro dello scafo.
Lo studio delle prestazioni attese, l’attenzione con cui sono stati ricalcolati tutti i carichi derivanti dal nuovo armo, la necessità di tornare alle volanti al posto del paterazzo originale per consentire di adottare le nuove forme della randa con forte allungamento al vertice (“square top” e boma accorciato), il disegno della deriva modificata, con un nuovo bulbo lavorato a controllo numerico (e pescaggio ridotto, pur con migliori prestazioni e guadagno di rating), hanno impegnato l’Arch. Felci con uno lavoro originale, innovativo e molto ben presentato nel corso della serata presso il cantiere.
Il dislocamento di ATALANTA II è di 22 ton.
L’Arch. Testuzza ed il suo cantiere sono probabilmente tra i pochissimi, al mondo, che avrebbero saputo affrontare con successo un refitting di questo genere, garantendo le capacità e la precisione di lavorazione necessarie, per ridare nuova vita a questa barca, che dalla prossima estate rivedremo sui campi di regata.
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Dopo cerco di postare altre foto: ho qualche problema (non me ne lascia postare altre oltre alle prime 4...)
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È lo stesso armatore a spiegare i motivi di questo sorprendente intervento di refitting, deciso per dare ad una barca già buona, nuove performances: la barca, nei lati di bolina, restava ancora competitiva e seguiva bene le migliori e più aggiornate rivali, ma poi, appena virata la boa al vento, soffriva eccessivamente le andature portanti rispetto ai progetti più recenti.
Una ricerca molto specialistica e raffinata è stata affidata all’Architetto Umberto Felci, che ha ideato una soluzione originale e nuova: applicare allo scafo una sorta di controstampata molto estesa che modifica le volumetrie degli ultimi 6 m di poppa, disegnando nuove linee d’acqua ed un nuovo transom. Ha inoltre rivisto il piano velico, il piano di coperta, modificato il bulbo, applicato un bompresso importante e studiato una serie di modifiche degli interni per rendere la barca meglio fruibile sia in regata, che in crociera.
Ma l’intervento più sorprendente è certamente l’aggiunta della sezione di scafo di poppa: si tratta di una stampata in carbonio lunga 6 m (sandwich da circa 30 mm) ed a tutto baglio, supportata da una serie di costolature che la collegano allo scafo preesistente mediante bonding strutturale. L’utilizzo di laminati di carbonio di spessore ridottissimo, stampati sottovuoto e postcurati, ha consentito di arrivare ad una zona di raccordo con spessori praticamente tendenti a zero (una sola “pelle” di carbonio residua, con una precisione sorprendente). Il lavoro di carrozzeria successivo ha reso indistinguibile la giunzione su tutto il perimetro dello scafo.
Lo studio delle prestazioni attese, l’attenzione con cui sono stati ricalcolati tutti i carichi derivanti dal nuovo armo, la necessità di tornare alle volanti al posto del paterazzo originale per consentire di adottare le nuove forme della randa con forte allungamento al vertice (“square top” e boma accorciato), il disegno della deriva modificata, con un nuovo bulbo lavorato a controllo numerico (e pescaggio ridotto, pur con migliori prestazioni e guadagno di rating), hanno impegnato l’Arch. Felci con uno lavoro originale, innovativo e molto ben presentato nel corso della serata presso il cantiere.
Il dislocamento di ATALANTA II è di 22 ton.
L’Arch. Testuzza ed il suo cantiere sono probabilmente tra i pochissimi, al mondo, che avrebbero saputo affrontare con successo un refitting di questo genere, garantendo le capacità e la precisione di lavorazione necessarie, per ridare nuova vita a questa barca, che dalla prossima estate rivedremo sui campi di regata.
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