Confermo che:
la barca fa delle boline meravigliose e davvero invidiabili, con ariette si fa il vento da sola, con l’asimmetrico fa miracoli e ha una stabilità di rotta incredibile (e pericolosa, perché se voli in acqua la vedi andare via dritta :19
.
Non mi torna che all’aumentare del vento non parta spedita, perché con vento fresco/teso, filava come una lippa e l’elica si mette subito in bandiera e non disturba.
Per questo in un certo senso mi sento chiamato in causa, perché non so quanto sia stato tramandato in merito a queste vele e all’assetto della barca e scrivo qualche appunto, con qualche foto esplicativa.
Il piano velico della barca non è come quello originale.
Il boma è stato alzato perché prima ce ne era montato uno avvolgibile e la trozza ha dovuto essere messa lì, questo non è stato poi così male perché resta un po’ più alto sulle onde quando la barca rolla in poppa e rischia meno di immergersi con mare formato.
Per compensare in parte la perdita di superficie velica, è stato allungato di cinquanta centimetri, questo ha spostato a poppa il centro velico, per cui il genoa è stato ingrandito un po’, cercando di riportare avanti il centro velico.
Dato che la barca si appoggia molto presto all’anca ed è bassa di bordo libero, facilmente l’onda monta sul ponte, non arriva mai in pozzetto per via del paramare generoso, ma sale bene; per evitare di insaccare mare nel genoa e prendere solo gli spruzzi, l’angolo di scotta è stato tenuto un po’ più alto.
Aumentando, anche se di poco, la superficie velica, il padiglione è stato leggermente modificato: lo strallo è stato messo da dieci, sono state aggiunte due volanti, è stato messo il secondo strallo per le vele ingarrocciate, l’attacco a prua è stato rinforzato con un tirante nel pozzo dell’ancora, il puntone dell’albero è stato rinforzato, aggiunti i due winch self, sono stati messi doppi carrelli sulla rotaia del genoa armati con pastecche (questo per portare avanti il punto di scotta che solitamente tenevo più indietro (come dice Albert), eccetera.
Confrontiamo le due superfici veliche, prima gli originali, poi gli attuali:
randa: 26.41 // 30.61
genoa rollato 41.40 // 42.10
genoa ingarrocciato 34.56 // 30.81
fiocco olimpico 20.44 // 17.01
tomentina 9.80 // 9.73
fiocco danese (solo Daphnia) 9.00
asimmetrico (solo Daphnia) 105.00
Quindi in configurazione da crociera son 65.81 // 72.71. Le vele da difficile sono volutamente state tenute un po’ scarsine.
Per parlare di “resa a vela”, è bene considerare anche l’assetto: i pesi “originariamente” erano stati equamente distribuiti fra dritta e sinistra e fra prua e poppa, considerando le modifiche apportate all’interno, e avevano portato a un dislocamento a pieno carico, in configurazione crociera, a poco meno di dieci tonnellate.
Infatti e solo per esempio, quasi tutti i cavi dell’impianto elettrico passano da sinistra e lì ci sono i quadri, cucina e frigo compensano a dritta; i compressori sono a poppa a dritta e i regolatori di carica, inverter e apparecchiature stanno a poppa a sinistra;
al centro a poppa c’è il generoso serbatoio del gasolio e a prua è stato lasciato il pane di ghisa che in molte Alpa è stato tolto; le due batterie servizi sono a centro barca dritta e boiler e cassa acque nere a sinistra, eccetera.
Come conseguenza la barca stava dritta sui due piani e poco più bassa sul galleggiamento, non aveva prestazioni differenti di bolina tra mure a dritta o a sinistra. Era morbida sull’onda, anche se il mare veniva più facilmente sulla prua.
foto 1 2 3
Normalmente con un apparente di 16 nodi, stringeva 54/56 gradi (solo perché questa era la prua richiesta) con uno sbandamento di 25/30°, viaggiando sui 6/7 nodi.
foto 3 4 5
A questo proposito i 25/30° di sbandamento sono la sua miglior andatura, anche con mare un po’ formato e, spruzzi sulla prua tanti, ma mai acqua in pozzetto.
Sulla rotaia del genoa c’era sempre armata una pastecca sul secondo carrello, per portare avanti, senza trafficare troppo il punto di scotta o per rollare o per modificare la balùmina.
foto 6
Sempre dolce sul timone e con incredibile stabilità di rotta.
foto 7
Il genoa con venticelli, io lo portavo un po’ lasco e la forma era quasi perfetta, ovvio che al rinforzare, tesavo un po’ il paterazzo e non essendo un albero flessibile, per non tirare indietro la testa mettevo in forza una volante.
foto 8 9
Andando un po’ più larghi, regolavo il meolo di genoa e/o randa e nulla fileggiava più.
foto 10 11
Quando la randa fa delle pieghette all’inferitura (quelle della foto sono indicative perché non c’era vento), e volendo smagrire, non potendo ghindare la randa, né alare abbasso il boma, c’è il Cunningham e il tesabase ed è bene usarli perché migliora.
foto 10
Ben inteso che non ho la pretesa d’insegnare nulla a nessuno, la maggior parte del Forum ne sa più di me al riguardo, volevo solo portare un contributo, in prima persona, per cercare di capire se sono ancora le vele che io trovavo perfette per la crociera, o se sono sfiancate.
Albert le ha viste più di recente e può dire meglio di me.