Difatti, non capisco il motivo di ricoprire lo smalto con la resina. Per mia esperienza di canoe al sole per anni. Il gelcoat o smalto rimane perfetto. La resina epossidica, anche se con filtro UV, dopo una decina d'anni cede e comincia a sgretolarsi.
@opinionista velico Domanda "basica": ma visto quello che devi fare non è più semplice aggiungere un colorante alla resina e fare tutto in resina evitando incroci strani?
Lo smalto monocomponente, é , anche quando secco da anni, piu mobido/tenero dello smalto bicomponente, se quest ultimo viene applicato sopra il mono, é un po' come pitturare su un materasso, non si ottiene la durezza di un ciclo bi componente, oltretutto si puo' creare lo sbucciamento da solventi e temperatura se di colore scuro/nero. Ovviamente dipende dalle esigenze e dal pezzo da pitturare, dalla sua esposizione.
Ve lo spiego un'altra volta sopra alla resina per proteggerla va data una pittura epossidica tipo plastolite hb della veneziani lo smalto serve per abbellire come finitura.
Ieri ho riapplicato l’epossidica sopra lo smalto che avevo carteggiato (parte destra) e dopo una notte sul termosifone lo smalto non si è mosso mentre l’epossidica è completamente asciutta. Oggi darò la seconda mano e domani la terza.
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Sembra un risultato molto incoraggiante se si considera che l’applicazione epossidica precedente (parte sinistra) aveva creato la reticolazione dello smalto dopo circa un’ora quando era ancora fresca.
Questo sembra avvalorare la teoria che martedì lo smalto non fosse ancora ben asciutto e il fenomeno sarebbe probabilmente comparso anche applicando una vernice monocomponente di tipo diverso e incompatibile se applicata bagnato su bagnato.
L’altro campione, preparato mercoledì dal colorificio, resterà invece sul termosifone almeno fino a domani in modo da avere la certezza che lo smalto sarà ben asciutto prima di applicarci sopra l’epossidica per la prova finale.
@mlipizer
I motivi sono essenzialmente economici e pratici.
Il gelcoat sicuramente regge ma applicarlo sarebbe un lavoraccio quasi impossibile specie sulle piccole porzioni in cui devo arrivare. Gli smalti non sono invece tutti uguali (basta guardare i relativi prezzi). Quello che vorrei usare io è tra i più economici (quindi con scarse attitudini ad applicazioni esterne senza adeguata protezione) mentre il costo della resina non lo considero perché ne ho in quantità più che abbondante e non posso tenerla dei barattoli troppo a lungo.
@bludiprua
Ho sempre utilizzato coloranti in polvere di mica, che colorano ma lasciano un effetto trasparente (utile, ad esempio, per la creazione di ornamenti, tavoli e mobili).
Per creare l’effetto ricoprente, proprio dello smalto, dovrei aggiungerne tanta ma finirei per creare uno stucco da dare a spatola. Forse esistono coloranti liquidi, ma credo che occorra quello chimicamente compatibile con il tipo di resina che però non conosco. C’è poi il problema del colore che io vorrei omogeneizzare con quello del gelcoat esistente (dove lo trovo un colorante così?). Quindi l’idea sarebbe buona ma la soluzione non è praticamente inattuabile. È già molto chiedere all’epossidica di fare anche il mestiere di vernice trasparente.
@luca boetti
Ovviamente una pitturazione con ciclo specifico tutto bicomponente di buona qualità e della stessa marca sarebbe certamente migliore ma con dei costi sproporzionati rispetto alla “filosofia” di questo lavoro portato avanti con pezzi e materiali di recupero o avanzati da precedenti lavorazioni. Peraltro anche il ciclo più blasonato e costoso del mondo non può considerarsi eterno.
@bullo
Il tecnico del colorificio non è entrato nel merito del ciclo di pitturazione che ho in mente, anche perché sono loro cliente da tempo, mi conosce e sa che non parlo e agisco a vanvera. Un domani potrà semmai essere rimproverato se il colore che mi preparerà farà a pugni con quello del gelcoat della parte originaria in vetroresina, ma su questo le mie specifiche “estetiche” sono state piuttosto tolleranti. Quindi lasciamolo stare e non attribuiamogli responsabilità non sue.
@opinionista velico Ho visto e usato delle boccette di colorante concentrato che viene venduto come compatibile con tutte le vernici, farò una prova e poi ti dico, potrebbe essere interessante anche in prospettiva di avere un colore a tintometro.
Personalmente, visto che ritrovare la stessa tinta è impossibile, valuterei di cambiare completamente colore per spezzare.
@bludiprua Si, le avevo viste anch’io su Amazon e ho pensato che se qualcuno le compra e poi le ricompra significa che funzionano. Però ho preferito andare sul sicuro con l’inerte (polvere di mica) che uso essenzialmente per preparare gli stucchi colorati in modo da distinguere i vari strati. Quindi l’effetto addensante dell’inerte gioca a mio favore. Probabilmente c’è una certa compatibilità “omnibus” come nei diluenti per vernici epossidiche, ma se non si utilizza il diluente specifico per quell’epossidica, quando il diluente evapora può lasciare (e normalmente mi ha lasciato) piccoli crateri sulla resina (nulla di male se poi si deve stuccare ma si notano se la resina resta a vista). Comunque fai bene a fare una prova e mi piacerebbe conoscerne i risultati.
@mlipizer È la stessa identica cosa che mi ha detto il tecnico del colorificio. Inizialmente gli avevo preparato un campione lucidando la carena del barchino con la rotobitale. Poi con la polvere dell’ultima passata (quando sembrava pulita) avevo preparato uno stucco che ho steso sul lato opposto della tavoletta che avete visto in foto. Poiché il tecnico non era molto convinto di questo metodo, ha preferito venire direttamente da me in laboratorio (qualche centinaio di metri) con i suoi tintometri. Purtroppo la luce del laboratorio è quella delle normali lampadine e i colori vengono tutti modificati anche in zone a poche decine di centimetri tra loro. Sicuramente non verrà lo stesso colore e questo già rappresenta elemento di distacco meno impattante rispetto ad un colore completamente diverso. Troppo contrasto non mi piace perché è già evidente che sono lavori posticci
L’ultima prova ha confermato che c’è compatibilità tra smalto ed epossidica

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Riepilogando: Parte A: I° campione su cui è stata applicata una mano di epossidica dopo meno di 24 ore dall’applicazione della I° mano di smalto e circa 12 ore dopo l’applicazione della II° mano
Parte B: I° campione su cui era stata applicata una mano di epossidica come nella parte A, poi carteggiato con applicazione di 3 mani di epossidica a partire da 2 giorni dopo l’applicazione della II° mano di smalto (puntini e aloni scuri sono semplice sporcizia che si è depositata quando l’epossidica era ancora fresca)
Parte C: II° campione su cui sono state applicate 2 mani di epossidica a partire da 3 giorni dopo l’applicazione della II° mano di smalto (punti e aloni scuri c.s.)
Per quanto mi riguarda è sufficiente così e posso ora procedere con il ciclo programmato. Comunque ho anche quasi mezzo barattolo di vernice poliuretanica monocomponente aperto ormai da tempo e che comincia a gelificare. Dovrebbe bastare per dare almeno una mano sopra l’epossidica così da aumentare la protezione anti UV anche se l'epossidica ha già il suo filtro anti ingiallimento. Insomma, verrà fuori un bel minchione di prodotti diversi


Poi, ovviamente, tra un lasso di tempo oggi indeterminabile, anche questo trattamento comincerà a mostrare segni di cedimento come succede a tutti i trattamenti. Ma questa vicenda sarà eventualmente l’oggetto della prossima puntata

Aggiungo solo, perché l’ho scoperto ieri leggendo la scheda tecnica dello smalto (alchidico-uretanico a solvente) preparatomi dal colorificio, che tra una mano e l’altra devono passare almeno 24 ore. Mi sembra quindi evidente che i problemi emersi dopo la prima prova (Parte A dell’ultima foto inserita), derivano proprio dal fatto che lo smalto non era ancora ben asciutto essendo trascorse appena 12 ore circa dall’applicazione della seconda mano sul campione. Il problema sarebbe probabilmente emerso anche con vernici monocomponenti a base di solvente diverso. Comunque, contrariamente a quanto ipotizzavo, non è uno smalto così economico come quelli economici che vendono i brico, anche se costa quasi la metà dello smalto poliuretanico bicomponente professionale che uso di solito quando ho la possibilità di darlo a spruzzo (in questo caso non possibile per una serie di ragioni “tecniche” che non sto ad elencare)
sarà interessante vedere dopo cicli di diverse stagioni( inverno / estate) eventuali reazioni; la barca in che zona staziona?
D’estate si rosolerà sotto il sole cocente della riviera romagnola ma credo che gli farò una copertura in tessuto da tenda. D’inverno ancora non ho deciso ma probabilmente svernerà in un angolo del garage appoggiata alla parete (essendo lunga 195 cm) Mi avevano anche suggerito di tenerla così, cioè con le parti aggiunte lasciate legno a vista: cosa che, vedendola con gli occhi di poi, non sarebbe neanche tanto male.
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Questa soluzione estetica andava però decisa prima, in modo da uniformare i colori delle cordonature e degli stucchi con quelli del legno. Inoltre occorreva più precisione nel progetto e nell’esecuzione per realizzare incastri, giunti e collegamenti perfetti che poi non richiedevano ritocchi con lo stucco che si sarebbero comunque notati anche se realizzati con stucco colorato (praticamente tutte le parti in bianco che si vedono in foto e che si notano molto; nel reale risaltano ancora di più). Insomma, anche a scopo amatoriale e con l’occhio al portafoglio, qui si cerca di fare le cose ben fatte


Ecco alla fine il risultato del connubio tra bicomponente e monocomponente. Per il momento la pittura ancora regge
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La tinta non è venuta uguale al gelcoat (manco gli assomiglia) però non è colpa del monocomponente ma dell'essere umano che ha dosato i colori

Premesso che abbiamo capito che non si dovrebbe mai ricoprire un primer o una una vernice monocomponente con una bicomponente chiedo: se non sei sicuro quale tipo di vernice si trova sul tuo scafo e’ sufficiente usare un panno con del diluente per bicomponente e applicalo sulla vecchia vernice per capire se ci troviamo di fronte ad una bicomponente o ad una monocomponente? E’ vero che nel giro di alcuni minuti se la vernice si può rimuovere facilmente con una spatola si tratta di una vernice monocomponente, in caso contrario di una bc? Ci sono altri metodi per capirlo? E se è vero che per togliere ogni dubbio prima di dare una vernice bc conviene riportare a gelcoat, come si fa ad essere certi che cartavetrando si è arrivati al gelcoat e si è eliminata ogni traccia della vecchia vernice ed dell’eventuale vecchio primer?
(12-03-2025 19:08)meteodreamer Ha scritto: [ -> ]Premesso che abbiamo capito che non si dovrebbe mai ricoprire un primer o una una vernice monocomponente con una bicomponente
Francamente pensavo che questa lunga (e probabilmente anche noiosa) discussione avrebbe dovuto far capire il contrario, cioè che sopra una vernice monocomponente si può applicare una bicomponente. Ovviamente non è l'ottimo ma neanche la violazione di un divieto assoluto. Infatti è vero che, come è già stato osservato, la monocomponente ha una struttura più tenera rispetto alla bi e quindi offre una base di aggancio meno resistente. Se non ricordo male era stato fatto, come paragone estremo, quello di verniciare sopra un materasso. Posso confermarlo proprio all’esito di questo lavoro perché lo smalto monocomponente che ho usato (alchidico uretanico a solvente) si graffiava facilmente e veniva via facilmente anche solo carteggiando con grane piuttosto fini (es. 180). Ecco perché l’ho ricoperto con l’epossidica più resistente ai graffi e alle abrasioni (per toglierla con la grana 180 sarebbe un lavoraccio). Oltre a quello del materasso faccio però anche un altro paragone con le strutture in sandwich dove le due pelli esterne (es. vetroresina, carbonio, carbon-kevlar, ecc.) aggrappano su un materiale interno (core) più tenero (PVC, polistirene, balsa, ecc.), eppure sono strutture largamente diffuse (es. tutte le coperte delle nostre barche), pur con i rischi di possibile delaminazione. In pratica io ho realizzato un ciclo di pitturazione a sandwich dove tra due strati di epossidica c’è uno strato a base di vernice più tenera che serve essenzialmente a dare il colore. Il perchè l'ho già spiegato e non sto a ripetere

Spiego io. Le pitture sono un'opppinione.

Quindi, in conclusione, ciascuno fa poi come gli pare

finchè è la sua barca e ha anche la disponibilità di tempo e soldi per rifare tutto se poi non funziona. Altrimenti si seguono le schede tecniche e si va sul sicuro.
(17-03-2025 10:47)Argo74 Ha scritto: [ -> ]Altrimenti si seguono le schede tecniche e si va sul sicuro.
Esatto

Infatti in nessuna scheda tecnica di prodotti monocomponenti ho trovato scritto che era vietato o anche solo sconsigliato applicarci sopra prodotti bicomponenti. Probabilmente sono stato fortunato con scelte sempre cadute sui prodotti compatibili. Forse l’unico accorgimento da osservare, rispetto alle indicazioni delle schede tecniche, potrebbe essere quello di attendere la completa reticolazione (da non confondere con il film asciutto pronto a ricevere la mano successiva dello stesso prodotto) prima di applicare il bicomcomponente che potrebbe creare ostacoli al processo chimico finale di evaporazione del solvente. Per uno smalto alchidico uretanico la completa reticolazione avviene in circa 7-10 giorni (vedere scheda tecnica) mentre l’applicazione delle mani successive può avvenire normalmente dopo circa 24 ore a temperatura standard (intorno ai 20°).
Quel ciclo vi verniviatura non tiene e strappa perché c'è un sintetico tra due epoxi e l'ultima tira il sintetico (che è la PEGGIOR vernice in commercio)
Io farei epoxi sotto, ( porre attenzione a catalisi, temperatura di utilizzo e vernice, e miscelazione che tutti sottovalutano) dopo 3 gg carteggi 240, 1 mano
laccato poliretanico, la mattina dopo spunti con scotch brite rosso e vai di lucido poliuretanico da carrozzeria NON da forno (cambia il catalizzatore)