15-02-2011, 19:23
Cari ADV, sto leggendo con passione tutte le discussioni di questo utilissimo forum (sono partito dalle più recenti e oggi sono a pag 103 di 172) e gradirei qualche parere sul programma di manutenzione (straordinaria !!! ) che ho in mente.
La barca: è un Dufour 27 del 1976, in acqua al Castelluccio di Genova, acquistata in Francia 8 anni fa, ben tenuta e poco usata, in vetroresina, manutenzione ordinaria credo/spero attenta, o, almeno, affettuosa !
Premetto che me fare carena ogni anno è faticoso (trovare il cantiere, portare la barca con tempi obbligati, fare tutto di corsa, spaccarsi schiena e braccia con raschietti, rotorbitali, carta vetrata bagnata che cola, su scalette traballanti), malsano (polveri di avg e resina, solventi vari), prende un sacco di tempo, costa … e dopo un anno sei di nuovo col pensiero lì.
Allora mi sono detto che forse è il caso di fare le cose con un approccio diverso: voglio liberarmi dal rito annuale del “fare carena”, Se dovrò tirala su per necessità (scongiuri, come se piovesse!), ci sono ottimi cantieri a Genova.
Osservo che, nel mio specifico caso:
- solo i lavori seri all’albero (cambio sartie, strallo e paterazzo, sostituzione ferramenta in alto), carenaggio inteso come mantenimento di una opera viva/elica pulite per far andare la barca, verifica stato vetroresina per prevenzione/trattamento osmosi, cambio zinchi sacrificali e controllo prese a mare necessitano di alare la barca. Sostituzione cuffia Volvo al passascafo dell’asse motore, lavori all’impianto elettrico, idraulico, alimentazione motore ed ogni latra ordinaria manutenzione si fanno con barca in acqua.
- di questi lavori, quelli seri all’albero sono molto rari (ogni 10 anni?) mentre gli altri sono l’ordinaria manutenzione annuale/biennale, per la quale sono già più volte salito sull’albero, anche in testa, grazie ai preziosi consigli alpinistici del forum.
- per i lavori decennali all’albero, devo alare perché altrimenti non c’è modo realistico nel mio caso di metterlo a terra se non con una gru su ruote.
- la protezione della carena dalla crescita di organismi marini vari la si può oggi gestire, me ne sono convinto ma smentitemi, con un antivegeto coppercoat. Che forse inquina meno, e la cosa mi piace!
- l’osmosi la prevengo in due modi: con la fortuna, se il cantiere Dufour nel ’76 la ha fatta con cura; oppure più realisticamente con una seria asciugatura di mesi su invaso a terra, seguita da trattamento moderatamente faticoso (e comunque una sola volta) con epoxi sul gealcoat pulito, se sano. Se non sano … non ci voglio neanche pensare! Ma due anni fa, all’ultimo carenaggio, lo sembrava tanto.
- le prese a mare, se le cambio con nuove in bronzo (o titanio !!!), il rischio che le correnti galvaniche me le mangino riguarderà mio figlio, o mio nipote.
- per la sostituzione degli zinchi, la inevitabile pulizia dell’elica dai denti di cane, e il mantenimento del coppercoat attivo, lo farò con barca in acqua; con 400€ ho acquistato un bombolino da 6 litri con gav, due erogatori seri revisionati. Una muta estiva ce l’ho; mi mancano i pesi per l’assetto neutro e la maniglia da vetraio con ventose per fare presa (magari non serve) che ai vari briki/leroy erano finite.
- con il bombolino posso poi gestire anche le cime, reti, fili da pesca (sgrat sgrat …) nell’ elica e sacchetti nelle prese a mare. Nonostante la incurabile paura delle meduse e terrore degli skualy .
Concludo: tiro su la barca lunedì prossimo, la faccio asciugare, tolgo prese a mare, porto a gelcoat con raschietto a tirare/rotorbitale e massime protezioni di sicurezza, ordino coppercoat-prese a mare-sartie, aiuto il cantiere a tirare giù l’albero e ci lavoro su, misuro umidità carena dopo due-tre mesi, appena asciutta ciclo epoxi, poi coppercoat, metto prese nuove e zinchi, tiro su l’albero con sartie/rivetti inox con Duralac/cavi elettrici e antenna vhf nuovi vernicio con poliuretanica bicomponente specchio di poppa rigato, attivo coppercoat e varo a metà giugno per l’estate, se sono fortunato, altrimenti perdo la stagione. Magari pure meglio, che così esco in autunno che ci sono meno meduse !!!
Lo so che ci vanno un sacco di soldi (non meno mille di cantiere, mille di epoxi-coppercoat, altri mille tra sartiame, prese a mare, materiale di consumo e utensileria varia, più 500 di eventuali), ma credo che a conti fatti, considerato il valore del mio tempo e della mia fatica, lo farò e quando salirò in barca potrò interessarmi solo della regolazione delle vele, della crema solare e della temperatura del bianco per la focaccia con la sioula!
Ai ev e drim (che Martin Luther King mi perdoni !!): la prossima volta la tiro su tra cinque anni! O dieci !!!
Cosa c’è di sbagliato o migliorabile nel mio ragionamento? Graditi commenti, consigli e considerazioni varie, per piacere delicatamente che sono una creature timida e mansueta .
Mille grazie e buon vento a chi ha avuto la pazienza di leggere e di dedicarmi un po’ del suo tempo per rispondere!
La barca: è un Dufour 27 del 1976, in acqua al Castelluccio di Genova, acquistata in Francia 8 anni fa, ben tenuta e poco usata, in vetroresina, manutenzione ordinaria credo/spero attenta, o, almeno, affettuosa !
Premetto che me fare carena ogni anno è faticoso (trovare il cantiere, portare la barca con tempi obbligati, fare tutto di corsa, spaccarsi schiena e braccia con raschietti, rotorbitali, carta vetrata bagnata che cola, su scalette traballanti), malsano (polveri di avg e resina, solventi vari), prende un sacco di tempo, costa … e dopo un anno sei di nuovo col pensiero lì.
Allora mi sono detto che forse è il caso di fare le cose con un approccio diverso: voglio liberarmi dal rito annuale del “fare carena”, Se dovrò tirala su per necessità (scongiuri, come se piovesse!), ci sono ottimi cantieri a Genova.
Osservo che, nel mio specifico caso:
- solo i lavori seri all’albero (cambio sartie, strallo e paterazzo, sostituzione ferramenta in alto), carenaggio inteso come mantenimento di una opera viva/elica pulite per far andare la barca, verifica stato vetroresina per prevenzione/trattamento osmosi, cambio zinchi sacrificali e controllo prese a mare necessitano di alare la barca. Sostituzione cuffia Volvo al passascafo dell’asse motore, lavori all’impianto elettrico, idraulico, alimentazione motore ed ogni latra ordinaria manutenzione si fanno con barca in acqua.
- di questi lavori, quelli seri all’albero sono molto rari (ogni 10 anni?) mentre gli altri sono l’ordinaria manutenzione annuale/biennale, per la quale sono già più volte salito sull’albero, anche in testa, grazie ai preziosi consigli alpinistici del forum.
- per i lavori decennali all’albero, devo alare perché altrimenti non c’è modo realistico nel mio caso di metterlo a terra se non con una gru su ruote.
- la protezione della carena dalla crescita di organismi marini vari la si può oggi gestire, me ne sono convinto ma smentitemi, con un antivegeto coppercoat. Che forse inquina meno, e la cosa mi piace!
- l’osmosi la prevengo in due modi: con la fortuna, se il cantiere Dufour nel ’76 la ha fatta con cura; oppure più realisticamente con una seria asciugatura di mesi su invaso a terra, seguita da trattamento moderatamente faticoso (e comunque una sola volta) con epoxi sul gealcoat pulito, se sano. Se non sano … non ci voglio neanche pensare! Ma due anni fa, all’ultimo carenaggio, lo sembrava tanto.
- le prese a mare, se le cambio con nuove in bronzo (o titanio !!!), il rischio che le correnti galvaniche me le mangino riguarderà mio figlio, o mio nipote.
- per la sostituzione degli zinchi, la inevitabile pulizia dell’elica dai denti di cane, e il mantenimento del coppercoat attivo, lo farò con barca in acqua; con 400€ ho acquistato un bombolino da 6 litri con gav, due erogatori seri revisionati. Una muta estiva ce l’ho; mi mancano i pesi per l’assetto neutro e la maniglia da vetraio con ventose per fare presa (magari non serve) che ai vari briki/leroy erano finite.
- con il bombolino posso poi gestire anche le cime, reti, fili da pesca (sgrat sgrat …) nell’ elica e sacchetti nelle prese a mare. Nonostante la incurabile paura delle meduse e terrore degli skualy .
Concludo: tiro su la barca lunedì prossimo, la faccio asciugare, tolgo prese a mare, porto a gelcoat con raschietto a tirare/rotorbitale e massime protezioni di sicurezza, ordino coppercoat-prese a mare-sartie, aiuto il cantiere a tirare giù l’albero e ci lavoro su, misuro umidità carena dopo due-tre mesi, appena asciutta ciclo epoxi, poi coppercoat, metto prese nuove e zinchi, tiro su l’albero con sartie/rivetti inox con Duralac/cavi elettrici e antenna vhf nuovi vernicio con poliuretanica bicomponente specchio di poppa rigato, attivo coppercoat e varo a metà giugno per l’estate, se sono fortunato, altrimenti perdo la stagione. Magari pure meglio, che così esco in autunno che ci sono meno meduse !!!
Lo so che ci vanno un sacco di soldi (non meno mille di cantiere, mille di epoxi-coppercoat, altri mille tra sartiame, prese a mare, materiale di consumo e utensileria varia, più 500 di eventuali), ma credo che a conti fatti, considerato il valore del mio tempo e della mia fatica, lo farò e quando salirò in barca potrò interessarmi solo della regolazione delle vele, della crema solare e della temperatura del bianco per la focaccia con la sioula!
Ai ev e drim (che Martin Luther King mi perdoni !!): la prossima volta la tiro su tra cinque anni! O dieci !!!
Cosa c’è di sbagliato o migliorabile nel mio ragionamento? Graditi commenti, consigli e considerazioni varie, per piacere delicatamente che sono una creature timida e mansueta .
Mille grazie e buon vento a chi ha avuto la pazienza di leggere e di dedicarmi un po’ del suo tempo per rispondere!