Ormeggio classico dalle ns parti, due cime a poppa su pontile galleggiante e due a prua su paline con anelli scorrevoli.
Mi/Vi chiedo, quanto può essere il carico massimo su una cima per una barca di 12 metri che pesa circa 8000kg? E' chiaro che dipenderà dall'intensità del vento e dalla sua direzione, ma, nella peggiore delle ipotesi, quando una delle quattro sopporterà il maggior carico, questo quanto sarà? Esiste una formuletta (a parte quella di Zerbinati) che mi possa dare con buona approssimazione l'entità di questo carico?
Ciao
Citazione:AlessandroKirie ha scritto:
Solo una considerazione: più che la forza del vento, direi la risacca.
Hai ragione Ale, ma da me fortunatamente non esiste questo problema, dobbiamo fare i conti, però, col vento che può arrivare a 60/70 nodi e oltre.
ciao
Claudio, più grossa possibile, e più alla lunga da armotizzare gli strappi. Va bene la cima, ma i pali, dopo, bisagna che reggano. La cima tiene, le gallocce anche, ma i pali? Io ci metterei anche due spring cosi le cime di prua devono sopportare solo sforzo trasversale. Io penso che per il tuo 44 piedi che pesa circa 10 ton. delle cime da 22 di diametro, in poliestere, tre legnoli, carico rottura 7000 kg. sia sufficiente. Costo 3,3 euro al metro. 60/70 nodi e oltre, oltre non si può più fare niente, la barca vola come un'aquilone
. Al diporto Velico una ventina di anni fa con un temporale le cime delle barche non si sono rotte ma i pali hanno ceduto e le barche hanno pestato con la poppa in banchina. L'ormeggio è un'oppppinione.
einstein, mio buon maestro , le dieci tonnellate le regge archimede. me lo ha promesso
è l'opera morta che fa effetto vela. più che la sola spinta del vento credo sia importante il brandeggio.
una traversa tra le due cime di poppa a fare una H ed al centro della traversa l'ancora di rispetto. quando va in forza deve allargare le cime e sollevarle. un buon ammortizzatore.
probiren
Mck, ti ringrazio per i consigli, come pure Roberto, ma lo scopo della mia richiesta (forse più rivolta agli specialisti del settore, ma anche no) era mirata a conoscere il rapporto carico/dislocamento; cioè sapere, in base al peso delle barca con le sue sovrastrutture (albero con sartiame, boma con lasy-jack e bag, genoa avvolto, sprayhood, bimini, ecc) quanto deve sopportare la cima più carica: se 1/3, 1/2, 3/4 o il peso totale dell'imbarcazione.
In definitiva, vorrei sapere se anche in questo caso dobbiamo affidarci allo storico o no, poiché in rete non riesco a trovare nulla o quasi.
ciao
capito, capito. le misurazioni effettuate per il carico sull'ancora possono essere utilizzate??
Citazione:mckewoy ha scritto:
capito, capito. le misurazioni effettuate per il carico sull'ancora possono essere utilizzate??
Non credo poiché il carico viene ammortizzato dalla catenaria e in ambiente molto più viscoso; inoltre, nel mio caso, trattasi di cime con pochissimo lasco dovuto proprio ai pontili galleggianti.
ciao
Se il problema analizzato è solo il vento, penso potresti ricavare i Mq di opera morta esposti e applicarli in una formuletta di quelle che usano architettie ingegneri per calcolare la forza del vento su palazzi, pannelli solari, ecc. Poi volendo scomponi il risultato in vettori che riproducono la direzione delle cime.
il problema peggiora se consideriamo anche solo un minimo di risacca e/o i piccoli movimenti di brandeggio dovuti all'elasticità dell'ormeggio (cime che fanno effetto elastico, molloni idem, pontile galleggiante ancora di più) perchè quì dovresti considerare la forza necessaria a far decelerare la massa della barca dopo che ha acquisito una certa velocità oscillando all'ormeggio....
Alla fine tutto si può fare ma restano meri esercizi di stile perchè alla fine l'opppinione di bullo ti garantisce pari se non maggiore sicurezza evitandoti mal di testa
OK., pensavo che qualcuno conoscesse una formulina empirica da contrapporre a quella del Zerbinati, giusto per controllo, tipo: peso barca diviso punti ormeggio e il tutto per 2,5.
In questo caso sarebbe: (8000/4)x 2.5 = 5000kg.
ciao
All'ancora sei con il vento in prua, all'ormeggio puoi trovarti con il vento al traverso.
Citazione:einstein ha scritto:
OK., pensavo che qualcuno conoscesse una formulina empirica da contrapporre a quella del Zerbinati, giusto per controllo, tipo: peso barca diviso punti ormeggio e il tutto per 2,5.
In questo caso sarebbe: (8000/4)x 2.5 = 5000kg.
ciao
ne ho inventata io una, adesso.
Come dice Shein e' il brandeggio che ti frega.
Supponi di brandeggiare ad 1 m/s.
La cima si tende, supponiamo, per 2 secondi, che bastano per fermare la barca.
E' una accelerazione (decelerazione se volete) di 0,5 m/s^2.
F=ma, quindi 8000 kg* 0,5 = 4000 kg.
Se hai una cima meno elastica, che ferma la barca in 1 secondo, il carico raddoppia.
Forse lavoreranno in contemporanea piu' cime, ma non lo darei per assodato, le cime lavorano in direzioni differenti, quando una e' molla l'altra tira e viceversa.
Poi c'e' l'altro dimensionamento, in funzione del vento sull'opera morta... del quale non so. Pero' se calcoli 4000 kg su due bitte... fanno il peso della barca... i tuoi 60/70 nodi dovrebbero letteralmente far volare in aria il tuo barchino. Quindi mi sa che ti cautela di piu' il calcolo 'a risacca' che ti ho proposto prima.
oh, se l'ho sparata grossa, fucilatemi pure, daro' la colpa all'ora tarda ed al bicchierino qui accanto!!
bv
francesco
questa la scrissi tempo fa in aktra seda.... magari ti può tornare utile. considera solo vento e niente omda.
Vento esattamente da prua.
Immaginiamo dopo una stanca del vento, una raffica di un tot di nodi. La barca, comincia una corsa nella direzione della banchina.
Questa velocità aumenterà proporzionalmenmte rispetto all'escursione disponibile e esponenzialmente rispetto al vento. In ogni caso, da quello che affermi, non può comunque andare più veloce della propria velocità crtitica.
Questo ci solleva dai problemi che avevpo posto, perchè, benchè in maniera ssolutamente approssimativa, questa velocità la otteniamo rapidamente, e con sufficiente approssimazione, dalla lunghezza media tra galleggiamento e fuori tutto. A questo va sommato l'apporto del vento.
Questo già ci da un abbozzo: La barca tirata in esame, sulla sua longitudine, lolleciterà mille kg per la sua velocità critica(facciamo 5m/s), più un apporto del vento in funzione del resistenza dell'armo e della velocità max del vento (facciamo 60 kn?).
Calcolato ciò avremo l'impulso orizzontale. per ottenere òlo sforzo assiale della trappa basterà dividere il valor dell'impulsto (considerato come l'intensità di un vettore), per il coseno dell'angolo acuto compreso tra la trappa e il fondo. Questo sarà l'impulso massimo., a cui va aggiunta una percentuale di sicurezza.
Lavoro analogo va fatto per le cime sul pontile, cosiderando come angolo quello rispetto all'asse longitudinale della barca (presupponendoole praticamente orizzontali).
Dopodichè procederei all'analisi di un vento trasversale. I carichi in questo caso, sono modesti sulla cime a poppa(quando sono ben divaricate), e sono cosiderevoli rispetto alla trappa, forse addirittura maggiori degli impulsi assiali.
Va fatto un calcolo analogo al precendete, considerando però due differeze:
La prima riguarda velocità e vento.La velocità di traslazione laterale sarà sicuramente inferiore rispetto alla traslazione longitudinale, e la resistenza dle vento risulteà maggiore, per via delle sezione maestre considerevolli.
La seconda riguarda il fatto che a prua andranno calolati due angoli: Quello causato dalla non assialità dello sforzo sia in senso orizzontale che verticale.
Ci provo
Mettiamo di avere noto l'impulso massimo. Lo sforzo assiali rispetto al piano orizzontala sarà dato dall'impulso diviso per il seno dell'angolo compreso tra la trappa e la perpendicolare dal corpo morto alla banchina(trappa a riposo), e poi dividere questo valore per il coseno dell'angolo acuto compreso tra la trappa e il fondo, ottenendoo il carico massimo.
Questo valore è probabilmente di gran lunga superiore a quello colacolato per vento longitudinale.
Poi va fatto il calcolo in poppa, usando lo stesso metodo di cui sopra, ma mi scoccia.
Chissà se mi sono confuso.
Si parla spesso di ormeggio,molto bella la tabella dei carichi in base all'intensità del vento , però al momento nessuno indica il nylon come materiale per i cavi da ormeggio. In alcuni stati americani è addirittura obbligatorio, ma aldi là di questo sono in grado con la loro elasticità di assorbire grandi quantità di energia, decisamente superiori al poliestere.
(14-03-2011 04:40)Senza Parole Ha scritto: [ -> ]ne ho inventata io una, adesso.
Come dice Shein e' il brandeggio che ti frega.
Supponi di brandeggiare ad 1 m/s.
La cima si tende, supponiamo, per 2 secondi, che bastano per fermare la barca.
E' una accelerazione (decelerazione se volete) di 0,5 m/s^2.
F=ma, quindi 8000 kg* 0,5 = 4000 kg.
...
Giusto F = ma, però la forza risultante è in Newton, non in chilogrammi peso.
8000 kg che decelerano di mezzo metro al secondo quadrato esercitano una forza di 4000 Newton, circa 408 chili peso, non 4000 kg.
Comunque i ragionamenti mi sembrano giusti e credo anch'io che il problema siano i movimenti della barca e non la forza esercitata dal vento. Se le cime sono lasche la barca prende un certo abbrivio oppure brandeggia o beccheggia oppure rolla, appena la cima si mette in tensione non mi stupirei che frenasse la barca con colpi da 1 G ed oltre. Nel caso peggiore accelerare (o decelerare) l'intera barca da 8000 kg a 1 G significa esercitare 8000 kg di forza peso. Se la decelerazione è di 2G sono 16000 kg. Forse il baricentro della barca è più basso delle gallocce e i colpi esercitano coppie che fanno rollare la barca e sollevare il bulbo che così assorbe parte dell'energia oppure la fanno beccheggiare e la prua o la poppa affondando generando un'onda che dissipa l'energia.
Infine l'elasticità di una cima aiuta solo se la cima è lunga altrimenti la costante elastica è grande e la decelerazione è brusca. In una situazione dinamica il carico sulla cima non è una variabile indipendente ma è proporzionale al diametro della cima e inversamente proporzionale alla lunghezza che ne assorbe l'energia. Almeno così mi pare...
... dottissima discussione, e voglio aggiungere anch'io qualcosa che avevo studiato ed imparato riguardo all'ormeggio delle grandi navi e del conseguente "mooring pattern" consigliato e relativi sforzi dell'ormeggio. La cosa più significativa, che non ho visto in questa discussione è la considerazione se il vento sia costante o a raffica: raffiche di durata inferiore a 30 secondi, per le navi sono trascurabili per gli effetti, infatti la massa nave e la relativa massa d'acqua interessata dalla carena hanno inerzia molto grande. Nei calcoli vanno considerate le velocità del vento mediate su tempi maggiori. Per le nostre barche ,che hanno molto meno massa e opera morta importante (p.es pensate allo strallo di prua con il fiocco avvolto), gli spostamenti assiali, laterali a prua e laterali a poppa, a mio avviso sono da prendere in massima considerazione. Discorso a parte, se vi è in quell'ormeggio la possibilità di onda di una certa altezza: per definizione però di ormeggio stanziale/sicuro si cerca di essere in un posto protetto, in modo che il sollevarsi della barca non carichi le cime d'ormeggio: nel qual caso entra in ballo la spinta di Archimede per la variazione del volume di carena (facilmente tonnellate per, diciamo, 50 cm). Il periodo di movimento di una barca a vela potrebbe essere di una 15 ina si secondi o più,(il periodo di rollio è sui 5 secondi) quindi va considerato sempre un sistema di cime d'ormeggio elastico (per questo sono in vendita molloni ammortizzatori) che assecondi con dolcezza gli spostamenti ... sono cavoli ipotizzare o calcolare "la dolcezza" . Per la mia barca ho sperimentato quanto segue: cime elastiche di diametro più abbondante per avere peso/m tale da avere un effetto catenaria. Andare a controllare quando vi è il vento di traversia come si muove la barca, ma non solo la mia, ma in relazione anche alle barche vicine, in modo che abbiano gli spostamenti laterali "in armonia"... in pratica che i parabordi, se si toccano, si tocchino ca una volta ogni 8 dieci spostamenti. Controllare sia con l'alta che con la bassa marea. Le "briccole" (definite pali) devono essere dimensionate quali "pali caricati lateralmente", ma penso che negli ormeggi del diporto.... sia applicata la regola dell'esperienza del pratico locale: "....qui un palo infisso di x metri nel fondo e di questo diametro, tiene anche la corazzata Potiomkin" che in effetti, a mia conoscenza, non ha avuto molti casi di collasso.... (non è vero: al mio ormeggio erano state infisse delle briccole in legno.... dopo 5 anni alcune erano cedute, perché teredini o bestie non previste, si erano mangiate parte del legno ad una certa profondità!!) Ultimo pro memoria: ricordiamoci sempre che la barca ferma ha sempre la prua che scade a ds o sn soprattutto col vento al mascone!BV
Le briccole sono formate da tre o più pali.
A Venezia 1/3 va sul fondo così fanno i ficca pali dai tempi del Doge.
Le navi passeggeri pescano 8 m. e hanno un'opera morta di 40 m.
Mai visto briccole ma solo pali per i nostri ormeggi.
Io sono per il metodo empirico: se la cime d ormeggio non si rompono vuol dire che il diametro va bene
Con le mie (ero io lato banchina) ho tenuto quattron barche affiancate durante una bella burrasca, una delle barche ne ha rotta una delle sue ma le mie hanno tenuto (la mia galloccia d ormeggio meno), ritengo siano sufficienti
Sono un misto fra 16 e 20mm, 41' 8ton.
D inverno, quando lascio la barca in acqua burrasche e tempeste non si contano e sono piu botte da un paio di:giorni che da un paio d ore, constato che dopo qualche mese i danni:alla cime derivano molto di piu dall usura per attrito che per sforzo eccessivo. Quelle piu importanti le sdoppio, lasciandone una meno tesa in modo che intervengano in modo graduale.
(14-03-2011 22:37)fomalhaut Ha scritto: [ -> ]Si parla spesso di ormeggio,molto bella la tabella dei carichi in base all'intensità del vento , però al momento nessuno indica il nylon come materiale per i cavi da ormeggio. In alcuni stati americani è addirittura obbligatorio, ma aldi là di questo sono in grado con la loro elasticità di assorbire grandi quantità di energia, decisamente superiori al poliestere.
Ho letto più volte delle cime di ormeggio in nylon ma pur avendo cercato non ne ho mai trovate in vendita specie in diametri relativamente modesti, se qualcuno sa dove sono reperibili magari lo segnali, sempreché non costino un botto.
Non ti preoccupare Einstein, la tua Biba IV a Punta Faro, in mezzo a tante altre, protetta dal pontile per i venti peggiori e ridossato dalla diga con una spiaggia davanti, non si muoverà neanche se la leghi con due spaghi!
I pali sono di acciaio, lunghi una ventina di metri di cui almeno 15 infissi nel fondale (3-4 m di acqua), non credo si sia mai smosso nessuno!
Le cime più sollecitate sono quelle di poppa dai venti peggiori, quelle di prua servono sopratutto a tenere centrata la barca, il necessario spring evita di andare in pontile.
Data l'assoluta tranquillità e l'assenza di risacca è conveniente tesare bene tutte le cime per evitare accelerazioni e arresti della barca, il pontile di poppa è galleggiante e le cime di prua passano in un anello scorrevole su una lunga asta solidale ai pali per cui anche la marea, comunque ridotta, non sollecita l'ormeggio teso.
Una cima a tre trefoli nera (resiste meglio agli UV) da 19 mm costa niente e dura anni.