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altrimenti state a casa, pardon, in un bunker,
a letto ...
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Per l'amor di Dio....
Dalle statistiche si può evincere come il letto sia il luogo più pericoloso in assoluto: più dell'ottanta per cento dei decessi avviene in un letto.
Detto questo, non è il defibrillatore che sicuramente risolve la situazione, bensì la preparazione di chi assiste all'evento e la sua prontezza.
Il sistema più veloce, pronto e sicuro resta il massaggio cardiaco e la respirazione forzata (bocca a bocca), e a questo proposito allora forse un AMBU è più semplice da usare, più utile e meno costoso.
In linea teorica in caso di arresto cardiaco, con stasi della circolazione, il tempo d'intervento prima che si verifichino danni irreversibili al cervello è di sei minuti, più dei quattro già detti, ma sempre pochini.
Una temperatura corporea molto bassa può allungare questo tempo, ma non è il caso di mandare in ipotermia Tizio senza sapere perfettamente cosa si stia facendo, resta comunque il fatto che il tempo è sempre poco.
Analisi:
un minuto per accorgersi che Tizio sta male (e già questo vuol dire che in barca c'è un equipaggio di fulmini, sempre attenti e che si guardano perennemente gli uni con gli altri),
un altro minuto per rendersi conto della situazione,
mezzo minuto per prendere l'attrezzatura medica (e vi voglio vedere, anche se il borsone è già in pozzetto),
mezzo minuto per posizionare lo stetoscopio e slacciare la camicia a Tizio,
un minuto per auscultare il cuore e stabilirne le pulsazioni e/o l'arresto, e valutare le condizioni generali di Tizio,
....son già passati i quattro minuti....
mezzo minuto per decidere se intervenire o se chiamare il CIRM = caso uno/caso due
caso uno: si decide di chiamare e, se tutto va bene, si entra in contatto in un altro mezzo minuto,
mezzo minuto per descrivere la situazione,
mezzo minuto per ascoltare la risposta,
....son già passati i sei minuti....
caso due: si decide di intervenire direttamente e si appronta l'apparecchio in mezzo minuto (roba da pit-stop),
mezzo minuto per posizionare Tizio e applicargli gli elettrodi,
mezzo minuto perché l'apparato entri in autodiagnosi,
....sono passati cinque minuti e mezzo, e solo in questo caso, se l'aggeggio spara subito si può sperare di recuperare Tizio.
Comunque non in quattro minuti.
Fatta questa breve analisi, in mancanza di un rianimatore a bordo o di un medico ben preparato, credo che più di tutto conti la fortuna di Tizio.
Tralasciando il fatto che se Tizio ha dell'acqua nelle vie respiratorie (vomito o altre occlusioni), ha preso una botta in testa, o cose simili, oltre all'arresto cardiaco ci sarebbero da trattare altre cose, magari prima di fare altro.
Questo per dire che qui si sta facendo dell'accademia: il pronto soccorso richiede buona preparazione.
L'apparecchio in questione è un innegabile sussidio terapeutico, salva, ha salvato e salverà molte vite, ma da qui a dire che in barca è indispensabile ce ne corre.
Polemicamente vorrei fare un giretto in qualche barca dei sostenitori, nella certezza di scoprire che prima di quello ci sarebbero ben altre cose da sistemare e installare, a proposito di sicurezza e di 'salvaguardia della vita umana in mare'.
Esperienza personale: partiamo da Genova, nella seconda giornata di navigazione entro in aritmia parossistica sopraventricolare, già nota perché da tempo sono cardiopatico 'fottentesene'.
Sono in cuccetta e nessuno se ne accorge.
Reagisco, farmaci, cose varie e il tutto evolve in fibrillazione (per fortuna sempre atriale e intermittente), nel frattempo accostiamo ed entriamo a Fiumicino: l'equipaggio conosce la mia situazione ed è preparato.
Mollo il trasferimento agli altri due, taxi, guardia medica, flebo di antiaritmico, Leonardo da Vinci, primo aereo (che deretano: è in partenza), rientro velocissimo, corsa dalla Cardiologa che mi ha in cura e suo intervento (sa perfettamente cosa fare perché andiamo avanti così dal 1992), prediche, pistolotti, giuramenti di non cascarci più, e cose varie da folklore.
Morale: dalla prima avvisaglia alla guardia medica sono trascorse circa otto ore (siamo un equipaggio di fulmini); per arrivare alla conclusione dell'avventura nelle braccia della bella donna che mi cura, altre sei ore.
Morale: durante gli attacchi il polso è praticamente assente (debolissimo e di difficile percezione), se avessero usato (impropriamente in questo caso, ma è una situazione complessa da capire anche per alcuni medici) il defibrillatore non sarei qui a raccontarlo, automatico sì, automatico no.