I Forum di Amici della Vela

Versione completa: Fulmini e lampi....
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Citazione:gc-gianni ha scritto:
Citazione:IanSolo ha scritto:
Vero, non esiste un sistema ('uovo di colombo') per risolvere il problema dei fulmini in barca, cosi' come le statistiche dimostrano che albero isolato o no non cambia quasi nulla, l'unica cosa che possimo fare e' ridurre per quanto possibile (purtroppo non annullare) l'effetto di una scarica che dovesse colpire il nostro mezzo e questo e' fattibile. Da inesperti puo' bastare fare un collegamento dell'alberatura (diretto con adeguata piattina di rame o indiretto tramite adatto scaricatore) alla lama di deriva se metallica o ad adeguata piastra in chiglia, i fai da te con catene e cose del genere aiutano ma risultano in realta' poco efficaci.
Va anche sfatato il mito che l'albero o gli oggetti metallici 'attirino' i fulmini (quasi pensando che li provochino), in realta' piu' semplicemente solo i fulmini che cadono gia' nelle loro prossimita' deviano un poco preferendo una via piu' conduttrice ma si tratta di deviazioni piuttosto ridotte perche' il 'cono di probabilita'' generato da una punta ha una base di raggio massimo pari alla sua altezza e piu' in la' la sua influenza scende a livelli estremamente bassi. Considerate le distanze (quote) cui scoccano le scintille l'altezza dei nostri alberi e' da considerare poco influente sulle probabilita' di innescare una scarica, se ci deve arrivare ci arriva sia che abbiamo l'albero sia che non l'abbiamo, quello che cambia e' solo l'effetto e io (mi sbagliero'?) con l'albero e il sartiame collegati alla chiglia mi sento piu' tranquillo (penso alla pelle piu' che al resto).
questo basterebbe per preferire di tenere l'albero isolato
la via più conduttrice c'è a prescindere del collegamento dell'albero, è cioè l'albero stesso..mi pare che sia più logico...come lo è pensare a maggiori danni se manca il collegamento finale
Citazione:danielef ha scritto:
Secondo punto, se ti accorgi che sono ancora dentro dopo avere acceso il forno: le ricette dicono che puoi mettere la mozzarella sopra anche a metà cottura...
Smile

Daniele

Big GrinBig Grin

ah ah ah mi fa morire, so British Big Grin

bv
Citazione:wind e sea ha scritto:
Citazione:gc-gianni ha scritto:
Citazione:IanSolo ha scritto:
Vero, non esiste un sistema ('uovo di colombo') per risolvere il problema dei fulmini in barca, cosi' come le statistiche dimostrano che albero isolato o no non cambia quasi nulla, l'unica cosa che possimo fare e' ridurre per quanto possibile (purtroppo non annullare) l'effetto di una scarica che dovesse colpire il nostro mezzo e questo e' fattibile. Da inesperti puo' bastare fare un collegamento dell'alberatura (diretto con adeguata piattina di rame o indiretto tramite adatto scaricatore) alla lama di deriva se metallica o ad adeguata piastra in chiglia, i fai da te con catene e cose del genere aiutano ma risultano in realta' poco efficaci.
Va anche sfatato il mito che l'albero o gli oggetti metallici 'attirino' i fulmini (quasi pensando che li provochino), in realta' piu' semplicemente solo i fulmini che cadono gia' nelle loro prossimita' deviano un poco preferendo una via piu' conduttrice ma si tratta di deviazioni piuttosto ridotte perche' il 'cono di probabilita'' generato da una punta ha una base di raggio massimo pari alla sua altezza e piu' in la' la sua influenza scende a livelli estremamente bassi. Considerate le distanze (quote) cui scoccano le scintille l'altezza dei nostri alberi e' da considerare poco influente sulle probabilita' di innescare una scarica, se ci deve arrivare ci arriva sia che abbiamo l'albero sia che non l'abbiamo, quello che cambia e' solo l'effetto e io (mi sbagliero'?) con l'albero e il sartiame collegati alla chiglia mi sento piu' tranquillo (penso alla pelle piu' che al resto).
questo basterebbe per preferire di tenere l'albero isolato
la via più conduttrice c'è a prescindere del collegamento dell'albero, è cioè l'albero stesso..mi pare che sia più logico...come lo è pensare a maggiori danni se manca il collegamento finale
se l'albero non è elttricamente messo a contatto con l'acqua è un pezzo metallico isolato e non costituisce via 'preferenziale' per il fulmine
Fulmini = Rulette Russa...potendo scegliere evitateli
Citazione:gc-gianni ha scritto:
Citazione:wind e sea ha scritto:
Citazione:gc-gianni ha scritto:
Citazione:IanSolo ha scritto:
Vero, non esiste un sistema ('uovo di colombo') per risolvere il problema dei fulmini in barca, cosi' come le statistiche dimostrano che albero isolato o no non cambia quasi nulla, l'unica cosa che possimo fare e' ridurre per quanto possibile (purtroppo non annullare) l'effetto di una scarica che dovesse colpire il nostro mezzo e questo e' fattibile. Da inesperti puo' bastare fare un collegamento dell'alberatura (diretto con adeguata piattina di rame o indiretto tramite adatto scaricatore) alla lama di deriva se metallica o ad adeguata piastra in chiglia, i fai da te con catene e cose del genere aiutano ma risultano in realta' poco efficaci.
Va anche sfatato il mito che l'albero o gli oggetti metallici 'attirino' i fulmini (quasi pensando che li provochino), in realta' piu' semplicemente solo i fulmini che cadono gia' nelle loro prossimita' deviano un poco preferendo una via piu' conduttrice ma si tratta di deviazioni piuttosto ridotte perche' il 'cono di probabilita'' generato da una punta ha una base di raggio massimo pari alla sua altezza e piu' in la' la sua influenza scende a livelli estremamente bassi. Considerate le distanze (quote) cui scoccano le scintille l'altezza dei nostri alberi e' da considerare poco influente sulle probabilita' di innescare una scarica, se ci deve arrivare ci arriva sia che abbiamo l'albero sia che non l'abbiamo, quello che cambia e' solo l'effetto e io (mi sbagliero'?) con l'albero e il sartiame collegati alla chiglia mi sento piu' tranquillo (penso alla pelle piu' che al resto).
questo basterebbe per preferire di tenere l'albero isolato
la via più conduttrice c'è a prescindere del collegamento dell'albero, è cioè l'albero stesso..mi pare che sia più logico...come lo è pensare a maggiori danni se manca il collegamento finale
se l'albero non è elttricamente messo a contatto con l'acqua è un pezzo metallico isolato e non costituisce via 'preferenziale' per il fulmine
premesso che non penso che tu abbia necessariamnte torto, però se ci pensi i fulmini spesso colpiscono gli aerei in volo che sono fatti di alluminio e sono allo stesso tempo isolati, molto più isolati di un albero non collegato....quindi penso che se l'albero attira il fulmine è per il fatto che svetta rispetto al resto di quello che c'è nella zona in cui il fulmine ha già deciso di cadere...e colpirebbe anche se l'albero fosse di legno o anche se non ci fosse l'albero, nel caso di barca a motore....poi mi pare che nelle letture suggerite da Iansolo c'è il riferimnto ad una statistica che fa notare che non c'è differenza dal punto di vista della probabilità di essere colpiti, fra barche con albero collegato o meno
Io non credo ci sia una regola, che definisca in modo preciso la causalità del punto di caduta dei fulmini.
Io ho collezionato 4 fulmini!
1 caso. Il fulmine è entrato dalla presa 220 in banchina e si è scaricato sul caricabatteria e boiler, ho visto il lampo in barca. Osservazione l'albero in alluminio pur essendo vicinissimo non ha catturato il fulmine.
2 caso. Il fulmine è scoccato nelle vicinanze di tre barche (io ero al centro) in tutte e tre le barche ha fatto saltare l'elettronica della stazione del vento ed in una il VHF. Osservazione ben tre alberi in alluminio erano li a portata, ma il fulmine non si è infilato.
3 caso. Il fulmine, penso sia infilato nel pulpito di poppa mi ha fatto saltare il pilota, il quadro strumenti motore ecc. Osservazione sicuramente non è disceso dall'albero, anche in questo caso l'albero non gli piaceva.
4 caso. Mia moglie era sotto l'ombrello, con una precisione chirurgica il fulmine gli ha staccato il puntale di ferro, fumava ... aveva scarpe di gomma. Salva per miracolo! 42

Unica considerazione che faccio, ogni fulmine è un caso a se, un evento unico.
Parliamo sempre dell'albero, ma secondo me non è un elemento che attragga più di altre cose i fulmini, anzi....
Dalla mia esperienza non conosco casi di fulmini scesi dall'albero. Conosco di fulmini che hanno troncato l'antenna VHF, ma non sono scesi nella radio.
In base al calcolo delle probabilità a me non dovrebbero più beccarmi, (toccatina) adesso tocca a voi Big GrinBig GrinBig GrinBig Grin
Citazione:Nap ha scritto:

4 caso. Mia moglie era sotto l'ombrello, con una precisione chirurgica il fulmine gli ha staccato il puntale di ferro, fumava ... aveva scarpe di gomma. Salva per miracolo! 42

Questa è particolarmente curiosa e m'interessa saperne di più perché detta così non quadra con le leggi che conosco.
1) dove è finita la carica associata al fulmine dopo essere passata per la punta dell'ombrello.
2) anche le suole di gomma hanno un limite di tensione oltre il quale il dielettrico si rompe e diventano conduttrici.

Daniele
....i fulmini spesso colpiscono gli aerei in volo .....
in questo caso il fulmine lo 'attraversano' trovando quel percorso (attraverso l'aereo) meno resistivo
di altri.
l'albero fà un effetto deionizzante dell'aria che lo circonda ed in effetti disincentiva la scarica
elettrica a colpire quella zona,
ritengo comunque che il collegamento elettrico a terra (acqua) dell'albero crei un percorso prefernaziale che il fulmine percorrerebbe più volentieri di altri
------
....i fulmini spesso colpiscono gli aerei in volo .....
------
Spesso si cita questo caso per sostenere l'ipotesi di un piu' ridotto rischio mantenendo l'albero isolato ma si dimentica che i due casi sono molto differenti perche' essendo vero che la scarica attraversa l'oggetto metallico facilmente per via della sua bassa resistenza (e quindi non produce danni) e' pero' vero che nel caso dell'aereo la scarica in uscita prosegue nell'aria e se ne va altrove mentre in una barca a vela fra l'albero isolato e l'acqua c'e' la carena per alberi passanti o la cabina nel caso di alberi poggiati in tuga, non e' prevedibile quali danni puo' produrre nel caso la scarica attraversasse tali parti, e' meglio che l'albero sia a massa perche' si ha la quasi certezza che la scarica se ne andra' per quella via senza aggravare i problemi che gia' puo' aver creato.
L'isolamento dell'albero e' comunque piu' ipotetico che reale perche' la sua distanza dall'acqua fa si comunque che l'altissima tensione che provoca il fenomeno e la grande distanza che la scarica percorre vedano come quasi insignificante quella piccola interruzione (di solito pure quasi conduttrice perche' bagnata dall'acqua presente durante situazioni del genere : le gomme di un'automobile sono isolanti e d'estate si puo' percepire qualche 'scossa' scendendo, la 'scossa' non c'e' mai quando piove perche' il velo d'acqua sulle gomme le rende abbastanza conduttrici).
Le fibre di carbonio sono conduttrici elettricamente, annegate nella resina la resistenza elettrica del manufatto risultante e' abbastanza alta da farlo riscaldare fortemente quando attraversato da una corrente di adeguata intensita' (fulmine), questo puo' portare alle delaminazioni o danni vari osservati in molti casi (talora si trovano alberi in carbonio che contengono una piattina in rame per abbassarne la resistenza e portarli adeguatamente a massa ma piu' spesso il sartiame metallico ne e' un sostituto ritenuto sufficiente sempre sia collegato a massa).
Citazione:IanSolo ha scritto:
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....i fulmini spesso colpiscono gli aerei in volo .....
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Spesso si cita questo caso per sostenere l'ipotesi di un piu' ridotto rischio mantenendo l'albero isolato ma si dimentica che i due casi sono molto differenti perche' essendo vero che la scarica attraversa l'oggetto metallico facilmente per via della sua bassa resistenza (e quindi non produce danni) e' pero' vero che nel caso dell'aereo la scarica in uscita prosegue nell'aria e se ne va altrove mentre in una barca a vela fra l'albero isolato e l'acqua c'e' la carena per alberi passanti o la cabina nel caso di alberi poggiati in tuga, non e' prevedibile quali danni puo' produrre nel caso la scarica attraversasse tali parti, e' meglio che l'albero sia a massa perche' si ha la quasi certezza che la scarica se ne andra' per quella via senza aggravare i problemi che gia' puo' aver creato.
L'isolamento dell'albero e' comunque piu' ipotetico che reale perche' la sua distanza dall'acqua fa si comunque che l'altissima tensione che provoca il fenomeno e la grande distanza che la scarica percorre vedano come quasi insignificante quella piccola interruzione (di solito pure quasi conduttrice perche' bagnata dall'acqua presente durante situazioni del genere : le gomme di un'automobile sono isolanti e d'estate si puo' percepire qualche 'scossa' scendendo, la 'scossa' non c'e' mai quando piove perche' il velo d'acqua sulle gomme le rende abbastanza conduttrici).
Le fibre di carbonio sono conduttrici elettricamente, annegate nella resina la resistenza elettrica del manufatto risultante e' abbastanza alta da farlo riscaldare fortemente quando attraversato da una corrente di adeguata intensita' (fulmine), questo puo' portare alle delaminazioni o danni vari osservati in molti casi (talora si trovano alberi in carbonio che contengono una piattina in rame per abbassarne la resistenza e portarli adeguatamente a massa ma piu' spesso il sartiame metallico ne e' un sostituto ritenuto sufficiente sempre sia collegato a massa).
...ragionamento condivisibile...però non mi hai risposto alla domanda fatta più sopra...cos'è il collegamento indiretto tramite opportuno scaricatore ?
viste le enormità delle tensioni e delle correnti in gioco, quale dovrebbe essere la sezione del cavo di collegamento alla piastra in acqua e quanta superficie dovrebbe avere la piastra ?
Quello che ho definito collegamento indiretto tramite scaricatore (definizione impropria ma volevo chiarire che non c'e' una normale continuita' elettrica) e' una connessione eseguita interponendo un dispositivo 'scaricatore' che ha la proprieta' di essere isolante fino a tensioni superiori a quelle normalmente presenti nei comuni circuiti elettrici ma di divenire ottimo conduttore a bassa resistenza una volta superata una certa sua tensione di soglia e capace pure di ripristinare la condizione originaria una volta cessata la situazione di eccesso di corrente da scaricare. Tali dispositivi sono capaci di tollerare per brevi tempi correnti estremamente forti dell'ordine di varie migliaia di Ampere (KA) per i piu' comuni.
Sono dispositivi normalmente disponibili presso i fornitori di materiale elettrico (quelli comuni hanno una costruzione che ne rende disagevole l'utilizzo in una barca, meglio i tipi coassiali ma le caratteristiche sono le stesse e costano meno), hanno un costo che varia da 60 a 120 Euro secondo il produttore e le prestazioni, per una media barca a vela basta il tipo economico. Un riferimento a caso : http://library.abb.com/global/scot/scot2...1C0901.pdf

Per quanto riguarda i cavi osservo che negli edifici arrivano ad utilizzare piattine in rame con sezioni importanti anche di 50 mm quadri ma nella mia barca il cantiere ha montato una treccia da 16 mm quadri, non conosco i precisi criteri di calcolo e immagino (ed e' cio' che ho fatto) che raddoppiando la sezione del cavo che il cantiere ha montato mi sia portato in una condizione di buona sicurezza, ricordo che essendo la scarica di molto breve durata i cavi sopportano correnti molto superiori al normale valore di utilizzo per altre applicazioni. Per la superficie ritengo che quella della pinna di deriva (pure se verniciata se metallica) sia ampiamente sufficiente, in caso diverso posso solo osservare che le paline interrate come picchetti di messa a terra dei sistemi parafulmine hanno ciascuna una superficie di circa 1/8 di metro quadro e ne vegono suggerite tre in parallelo ma sono dell'opinione che in acqua salata (che conduce meglio di molti terreni) basti una superficie molto minore. Un riferimento : http://www.sicame-ocmei.it/images/Novita...E%2007.pdf (da pag.8 in poi i materiali tipici per gli edifici e qualche sommaria indicazione delle caratteristiche).

Una particolarita' : i collegamenti dei cavi degli impianti parafulmine non devono venire saldati (se non con lege molto altofondenti) ma fissati con robusti morsetti o crimpati pena il rischio che l'ebollizione della lega saldante prodotta dal riscaldamento dovuto alla scarica possa interrompere il collegamento proprio nel momento in cui serve.
comunque distinguerei tra scarica principale e scariche secondarie (diramazioni del fulmine, come nel caso dell'ombrello della signora)
nel primo caso, su una barca, non c'è salvezza, anche con albero collegato a terra con conduttori che sono non adeguati alle correnti in gioco,
nel secondo caso insisto nel dire che un albero isolato ha meno 'probabilità' di ricevere tali scariche.
forse si potrebbero utilizzare questi 'scaricatori' non solo tra l'albero ed il bulbo ma anche tra le sartie e conduttori volanti da allestire in caso di temporale per far passare meno energia possibile all'interno della barca...comunque, considerato che l'albero resta in generale isolato ma collegato solo in caso di scarica, mi pare un buon sistema che mette d'accordo tutti e per far pace con gc-gianni....Big GrinBig Grin
OK
gli scaricatori collegherebbero l'albero alla piastra di terra immersa nell'acqua,
ma il tutto funziona se questa piastra non costituisce poi la messa terra dell'impianto della barca, altrimenti rimandiamo la scarica dentro la stessa vanificando il suo scopo.
Pensando possa essere di qualche utilita' riprendo questa discussione (e la sua sorella http://forum.amicidellavela.it/showthread.php?tid=92888 ) per portare in evidenza la mia recente esperienza personale che ho gia' riportato in Banchina parlando del maltempo di questo periodo.
Mi limito a trascrivere il mero resoconto dei fatti con il mio scarno commento.

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Il luogo e la situazione:
- Isola di Lussino, porto di Nerezine.
- Temporale molto forte con elevata frequenza di manifestazioni elettriche sia nuvola-nuvola che nuvola-terra.
- Posizione della barca in testa al molo foraneo accanto al palo che regge la luce d’ingresso.
- Unica con albero sul molo, la piu’ vicina vela a circa 30 metri.
- Barca con l’albero piu’ alto in porto in quel momento.
- Il porto e’ circa al centro del paesetto con intorno case relativamente basse (max 2 piani).
- Il paese si trova ai piedi di un monte di 550 metri o poco piu’ con la vetta a un paio di kilometri circa di distanza.
- La manifestazione temporalesca e’ arrivata dal monte (come era visibile tramite radar), probabilmente arrivando dal mare che gli sta dietro scavalcandolo e girando intorno: il radar, per cio’ che vedeva vista la presenza del monte, indicava un’ampiezza del groppo di oltre 4 miglia.

Lo stato della barca:
- Ormeggio di poppa con normali cime piu’ cima di sicurezza (lasciata lasca secondo mia normale abitudine), due trappe di corpo morto a prua.
- Passerella alzata per evitarne inutile strusciamento in banchina.
- Nessuna connessione elettrica a terra.
- Antenna VHF di testa d’albero sconnessa (per cautela) e il VHF collegato all’antenna secondaria sul pulpito di poppa.

L’evento:
- Raffiche violente di vento e pioggia a carattere di forte rovescio.
- Scariche verso terra frequenti normalmente in mare, all’apparenza molto bianche hanno preceduto e seguito la scarica che ha colpito la barca, tale scarica ha prodotto un rumore molto piu’ “secco” delle altre, ovviamente contemporaneo al lampo che e’ apparso (a me che stavo a bordo al tabucio sotto la capottina paraspruzzi) di colore giallo arancio.
- Odore percepito dopo la scarica molto modesto fra quello di bruciaticcio e di ozono.

Osservazioni subito dopo l’evento:
- Il ripetitore dell’anemometro continuava ad indicare vento sostenuto di valore fisso e direzione costante nonostante stesse palesemente cambiando di intensita’ e angolazione.
- Lo strumento dell’anemometro era bloccato su un angolo fisso e il display senza dati.
- Spenta e riaccesa la strumentazione il valore del ripetitore e’ sceso a zero e l’indicazione dell’angolo e’ risultata priva di senso.

Controllo della barca:
- Il controllo e’ stato eseguito solo dopo la cessazione dei fenomeni ad evitare rischi derivanti da possibile ripetizione dell’evento (meglio non toccare parti elettriche e sartiame) ed e’ stato eseguito seguendo la logica (personale e certamente migliorabile) di verificare che la barca fosse in condizioni di navigare nelle migliori condizioni possibili.
- 1) verifica in sentina poiche’ le scariche, se non convogliate verso l’elemento di dispersione (la chiglia in questo caso) possono dare luogo a danni da perforazione dello scafo (cosi’ dicono e non avendo elementi per pensare diversamente ho agito di conseguenza), nessun danno e’ risultato visibile.
- 2) la verifica sui cavi di messa a terra ne ha rilevata l’integrita’ senza visibili segni di surriscaldamento ne’ di avaria particolare.
- 3) verifica batterie e motore, la tensione era regolare, i contenitori sani e il motore si e’ avviato regolarmente.
- 4) verifica degli apparati radio, il VHF riceveva regolarmente su vari canali e una prova di trasmissione e’ andata a buon fine, il ricevitore SSB (antenna filare di recente installazione tesa da pulpito di poppa a testa d’albero) dava al PC un segnale MeteoFax pulito e normale, il Navtex riceveva i suoi segnali con i normali saltuari “pasticci”.
- 5) verifica dell’autopilota che risulta indicare correttamente la direzione e comandare l’attuatore del timone in modo normale.
- 6) verifica della strumentazione:
A: Ecoscandaglio, funziona regolarmente
B: Bussola elettronica, funziona regolarmente (e’ la stessa dell’autopilota).
C: GPS, riceve regolarmente la posizione
D: Plotter, presenta regolarmente le carte e riceve i dati dalla strumentazione.
E: Stazione del vento, danneggiata, nessuna indicazione presente, luce accesa al massimo,
tensione di alimentazione del trasduttore e sui fili di indicazione direzione normali,
nessun impulso di velocita’ con tensione anomala sul suo filo.
F: Ecoscandaglio a visione frontale, funziona regolarmente con valori coerenti.
G: Radar, funziona regolarmente (era attivo durante l’evento).
H: Ripetitore Radar cartografico in pozzetto, funziona regolarmente.
I: PC in quadrato e centralina meteo (barometro, igrometro,termometro) funziona con
eccezione dell’indicazione del vento che verrebbe ricavata dall’anemometro.
- 7) verifica dello stato della testa d’albero (con binocolo, non sono salito), si nota solo una
piccola chiazza dove forse e’ arrivata la scarica, l’antenna VHF (tipo corto da 15cm) pare
in buone condizioni e comunque funziona (da testare per ROS), l’aspetto del sensore
dell’anemometro e’ buono. Buone appaiono anche le terminazioni del sartiame.
- 8) successivamente, in navigazione ho osservato che il LOG (con sonda elettronica senza
elichetta) a basse velocita’ presentava anomalie “saltellando” fra valori molto alti e zero,
a velocita’ piu’ alte il comportamento era normale, indice di danno all’amplificatore di
segnale, sostituita solo la scheda amplificatrice (la ho di rispetto trattandosi di componenti
molto delicati) tutto e’ tornato normale.


Struttura del sistema protettivo utilizzato.

Il sistema protettivo e’ realizzato in due sezioni con scopi diversi:

A) Sezione passiva.
Si tratta di una rete di messa a terra di tutte le parti metalliche esposte, e’ costituita da una “rete” di collegamenti con cavo in rame di forte sezione che porta in un unico punto (la contropiastra in acciaio su cui operano i dadi di fissaggio della chiglia).
Il piede d’albero e’ collegato con un cavo di 25mmq, le lande del sartiame ,del paterazzo e dello strallo con cavo da 15mmq, i pulpiti con cavo da 10mmq.
Per evitare fenomeni di corrosione (o almeno ridurne al minimo il rischio) i collegamenti sono realizzati all’interno e riportati in un unico punto sulla coppia di bulloni piu’ grossi, un separatore galvanico (autocostruito ma elettricamente identico ai tipi commerciali) e’ interposto fra quesi ritorni a massa e la massa del motore (e, di conseguenza, le batterie). In 11 anni (e’ l’eta’ della barca) non si sono notati problemi.

B) Sezione attiva.
Si tratta di una serie di accorgimenti per limitare le sovratensioni sulle linee di ogni apparecchio elettrico esposto a possibili scariche (unico dimenticato e’ stato l’anemometro…!).
Gli accorgimenti sono stati applicati sui dispositivi ritenuti “critici” ovvero quelli con cavi in qualche modo esposti o con percorsi vicini ad albero e sartiame (dimenticando l’anemometro…).

1) Condensatori ceramici da 1MicroFarad in parallelo ad ogni alimentazione.
2) Diodi fra tutte le linee di segnale e il positivo dell’alimentazione (sulla linea il lato negativo)
3) Diodi fra tutte le linee di segnale e il negativo dell’alimentazione (sulla linea il lato positivo)
4) Scaricatori a gas (hanno bassissima capacita’) fra antenna per SSB e massa.
Un primo scaricatore sta sul lato antenna, segue un fusibile da 1A per alta tensione (quelli lunghi) dopo di questo un secondo scaricatore e’ collegato sul lato ricevitore.
5) Calze dei cavi antenna VHF e discesa Radar posti a massa e muniti di ferrite di blocco sul
lato verso l’apparecchio (una scarica e’ un fronte RF e la ferrite tende a limitarne la propagazione). Il ritorno di massa e’ sempre in chiglia.

Per la connessione di messa a terra e’ stato adottato l’accorgimento di non avere giunzioni lungo i cavi e di collegarsi con capicorda di buona sezione a vite o crimpati, non saldati a stagno per evitare il rischio di fusione del materiale saldante che potrebbe fuoruscire peggiorando la conducibilita’ vanificandone l’efficacia oltre a creare un potenziale punto di surriscaldamento.
Il collegamento ai bulloni di chiglia, non esistendo capicorda abbastanza grandi, e’ stato realizzato avvolgendo il cavo attorno a ciascun bullone bloccandolo con robuste fascette metalliche.



Osservazioni e commenti personali:
E’ molto probabile che la scarica non sia stata di grandissima intensita’ considerato che antenna (sia pure del tipo corto e quindi meno vulnerabile) e sensore del vento non sono apparentemente danneggiati o almeno non lo sono in modo evidente. Cio’ e’ abbastanza coerente con l’osservazione che le scariche erano molto frequenti e certamente provenienti da quote abbastanza basse.
La scarica e’ entrata direttamente sull’albero e probabilmente lo ha attraversato senza diramazioni grazie al sistema di messa a terra utilizzato (la rete di protezione “passiva”). E’ mia convinzione che questa sia stata la condizione che ha salvato gli impianti.
Sicuramente anche una buona dose di fortuna (meglio dire casualita’ positiva) ha aiutato.
(31-07-2014 18:10)IanSolo Ha scritto: [ -> ]...

grazie per il commento



bv
r
urka: meglio di un manuale

(31-07-2014 18:10)IanSolo Ha scritto: [ -> ]1) Condensatori ceramici da 1MicroFarad in parallelo ad ogni alimentazione.

tipo questi?
http://www.ebay.it/itm/10x-1-F-1uF-20-Co...fb8&_uhb=1

in parallelo sul positivo? o è indifferente? e come evitare che il contatto ossidi? stagnandolo?

(31-07-2014 18:10)IanSolo Ha scritto: [ -> ]2) Diodi fra tutte le linee di segnale e il positivo dell’alimentazione (sulla linea il lato negativo)
3) Diodi fra tutte le linee di segnale e il negativo dell’alimentazione (sulla linea il lato positivo)

non ho capito: che diodi? e collegati come?

(31-07-2014 18:10)IanSolo Ha scritto: [ -> ]5) Calze dei cavi antenna VHF e discesa Radar posti a massa e muniti di ferrite di blocco sul
lato verso l’apparecchio (una scarica e’ un fronte RF e la ferrite tende a limitarne la propagazione). Il ritorno di massa e’ sempre in chiglia.

tipo questi?
http://www.ebay.it/itm/FILTRO-ANTI-INTER...120&_uhb=1

quindi sia la calza che la massa collegati in chiglia?
1) Condensatori ceramici da 1MicroFarad in parallelo ad ogni alimentazione.
tipo questi?
http://www.ebay.it/itm/10x-1-F-1uF-20-Co...fb8&_uhb=1

---> Si, ma non a quel prezzo!!! costano solitamente meno di 1/10

in parallelo sul positivo? o è indifferente? e come evitare che il contatto ossidi? stagnandolo?

---> Un terminale al positivo e l'altro al negativo di alimentazione, saldare va bene (e' il meglio)

2) Diodi fra tutte le linee di segnale e il positivo dell’alimentazione (sulla linea il lato negativo)
3) Diodi fra tutte le linee di segnale e il negativo dell’alimentazione (sulla linea il lato positivo)

non ho capito: che diodi? e collegati come?

---> Diodi qualunque (es. 1N4001/2/3/4/5/6/7) di basso costo, uno con il lato positivo (quello identificato da una striscetta di solito bianca o nera)
---> all'alimentazione e l'altro lato alla linea di segnale e uno con il lato positivo alla linea di segnale e l'altro lato al negativo
---> dell'alimentazione. I collegamenti al positivo e negativo e' meglio siano gli stessi punti dei condensatori.

5) Calze dei cavi antenna VHF e discesa Radar posti a massa e muniti di ferrite di blocco sul lato verso l’apparecchio (una scarica e’ un fronte RF e la ferrite tende a limitarne la propagazione). Il ritorno di massa e’ sempre in chiglia.

tipo questi?
http://www.ebay.it/itm/FILTRO-ANTI-INTER...120&_uhb=1

---> Si

quindi sia la calza che la massa collegati in chiglia?

---> Cosi' ho fatto io.

Naturalmente la fortuna di non ricevere una scarica esagerata che questi accorgimenti non possono attenuare non so dove si compera e neppure come si installa....
(09-08-2014 07:46)IanSolo Ha scritto: [ -> ]Naturalmente la fortuna di non ricevere una scarica esagerata che questi accorgimenti non possono attenuare non so dove si compera e neppure come si installa....

neppure la fortuna di averti sul forum sappiamo dove si comperi..
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