06-05-2014, 15:56
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Mi sfugge il vantaggio di ricaricare le batterie con caricabatterie a 220V (e inverter) rispetto a quello di ricaricarle con un regolatore intelligente tipo Sterling che prende quello che l'alternatore gli fornisce, rimodula tensione e corrente e manda alle batterie utilizzando 4 differenti stadi.
Ci sarebbe un apparecchio elettronico in meno che in più, in caso di problemi, si autoesclude ripristinando la ricarica originaria da alternatore.
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Aggiungo a questo che effettivamente la complicazione della soluzione prospettata, pur nella sua logica, rischia di bilanciare i vantaggi che puo' dare con gli svantaggi di una maggiore complicazione e quindi maggiore probabilita' di guasti.
Fra l'altro un alternatore necessita per svolgere correttamente la sua funzione di avere come carico una batteria quindi mi chiedo come possa ripartirsi correttamente la corrente di ricarica quando sulla batteria asservita all'alternatore stanno operando l'alternatore stesso e un caricabatterie alimentato da un inverter che ricava la sua alimentazione dall'alternatore e quindi (essendovi collegato) in realta' dalla stessa batteria che sta caricando. Analizzando (grossolanamente) questo circuito con la logica applicabile alle reti di reazione mi da' la sensazione di un gatto che rincorre la sua coda, certamente funziona ma non credo in modo ideale come potrebbe sembrare. Diverso sarebbe se una sola fosse la batteria mantenuta dall'alternatore e il sistema inverter-caricabatteria operasse solo sulle altre batterie ma sarebbe una configurazione a mio parere piuttosto critica in termini di vulnerabilita' particolarmente per il fatto che tutto cio' viene pensato per la miglior salute del sistema e proprio il punto nodale (la batteria che alimenta l'inverter) si troverebbe ad essere mantenuta in carica dall'alternatore e quindi in condizioni non ideali secondo la logica che vorrebbe guidare questo progetto (la robustezza di una catena e' la robustezza della sua maglia piu' debole).
Un regolatore "intelligente" opera allo stesso modo, costa sicuramente molto meno ed e' meno critico di questa complessa soluzione.
Fra l'altro vedo tale applicazione (l'intero circuito proposto, trascurandone la complicazione) molto costosa mentre molto piu' economico e semplice (volendo la massima sicurezza) sarebbe montare un piccolo banco batterie in piu' da tenere in carica come gli altri ma non utilizzato e pronto ad essere inserito in luogo del principale se andato fuori servizio, costerebbe solo il valore delle batterie in piu' e di un paio di staccabatterie.
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E' però opinione diffusa e condivisa da tutti i tecnici che la ricarica completa delle batteria debba passare per un ciclo con tensione di 14 e più volts. Mi pare di capire che invece tu ritenga 13.2 V la massima tensione applicabile....
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Esatto, la tensione di "floating" per una batteria al piombo (quelle standard a 6 celle) varia fra i 13,6V e i 13,9V secondo il tipo di costruzione e composizione dell'elettrolito e degli elettrodi ed e' la tensione alla quale dopo un adeguato tempo non dovrebbe piu' scorrere corrente (se non la minima dovuta alle perdite per autoscarica).
Operando a partire da una batteria scarica, dopo il periodo a corrente costante che porterebbe a poco meno del 75% per ottenere la carica piena a quella tensione la corrente andrebbe asintoticamente calando e richiederebbe tempi assurdamente lunghi per arrivarci (la tensione di 13,2V l'interpreto quindi come una svista di chi ha scritto). Per ottenere la completa carica in tempi ragionevoli e' necessario far scorrere una corrente adeguata e cio' comporta, per via della resistenza interna delle batterie, la necessita' di applicare una tensione superiore a quella di "floating" e tale tensione varia, sempre secondo la costruzione della batteria, fra 14,2V e 14,5V ma talora puo' essere necessario arrivare perfino intorno ai 15V.
Diverso ragionamento se per tensione di carica si fosse intesa la tensione che la batteria esprime a riposo senza nulla collegato e dopo che sia trascorso un adeguato tempo dalla sua ricarica, la tensione in questo caso e' molto vicina a quella della scarica dello ione piombo e (ancora per una batteria a 6 celle) sara' fra i 12,5V e i 12,7V, sempre secondo la costruzione.
Infine non ci sono motivi particolarmente gravi per considerare assolutamente da evitare la formazione di un banco servizi con batterie in parallelo, e' una pratica molto comune che non dimostra statisticamente alte probabilita' di guasti gravi, richiede solamente di utilizzare batterie dello stesso tipo, della stessa eta' e mantenute allo stesso modo. Ricordo che in realta' ogni cella di una batteria e' formata da un pacco di elettrodi positivi e negativi alternati e rispettivamente posti in parallelo fra di loro (positivo con positivo e negativo con negativo, ovviamente), in pratica ciascuna batteria e' gia' di per se un banco in parallelo e quindi perche' mai dovremmo immaginare una situazione tanto peggiore ponendo in parallelo due (o piu') batterie identiche?
Mi sfugge il vantaggio di ricaricare le batterie con caricabatterie a 220V (e inverter) rispetto a quello di ricaricarle con un regolatore intelligente tipo Sterling che prende quello che l'alternatore gli fornisce, rimodula tensione e corrente e manda alle batterie utilizzando 4 differenti stadi.
Ci sarebbe un apparecchio elettronico in meno che in più, in caso di problemi, si autoesclude ripristinando la ricarica originaria da alternatore.
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Aggiungo a questo che effettivamente la complicazione della soluzione prospettata, pur nella sua logica, rischia di bilanciare i vantaggi che puo' dare con gli svantaggi di una maggiore complicazione e quindi maggiore probabilita' di guasti.
Fra l'altro un alternatore necessita per svolgere correttamente la sua funzione di avere come carico una batteria quindi mi chiedo come possa ripartirsi correttamente la corrente di ricarica quando sulla batteria asservita all'alternatore stanno operando l'alternatore stesso e un caricabatterie alimentato da un inverter che ricava la sua alimentazione dall'alternatore e quindi (essendovi collegato) in realta' dalla stessa batteria che sta caricando. Analizzando (grossolanamente) questo circuito con la logica applicabile alle reti di reazione mi da' la sensazione di un gatto che rincorre la sua coda, certamente funziona ma non credo in modo ideale come potrebbe sembrare. Diverso sarebbe se una sola fosse la batteria mantenuta dall'alternatore e il sistema inverter-caricabatteria operasse solo sulle altre batterie ma sarebbe una configurazione a mio parere piuttosto critica in termini di vulnerabilita' particolarmente per il fatto che tutto cio' viene pensato per la miglior salute del sistema e proprio il punto nodale (la batteria che alimenta l'inverter) si troverebbe ad essere mantenuta in carica dall'alternatore e quindi in condizioni non ideali secondo la logica che vorrebbe guidare questo progetto (la robustezza di una catena e' la robustezza della sua maglia piu' debole).
Un regolatore "intelligente" opera allo stesso modo, costa sicuramente molto meno ed e' meno critico di questa complessa soluzione.
Fra l'altro vedo tale applicazione (l'intero circuito proposto, trascurandone la complicazione) molto costosa mentre molto piu' economico e semplice (volendo la massima sicurezza) sarebbe montare un piccolo banco batterie in piu' da tenere in carica come gli altri ma non utilizzato e pronto ad essere inserito in luogo del principale se andato fuori servizio, costerebbe solo il valore delle batterie in piu' e di un paio di staccabatterie.
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E' però opinione diffusa e condivisa da tutti i tecnici che la ricarica completa delle batteria debba passare per un ciclo con tensione di 14 e più volts. Mi pare di capire che invece tu ritenga 13.2 V la massima tensione applicabile....
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Esatto, la tensione di "floating" per una batteria al piombo (quelle standard a 6 celle) varia fra i 13,6V e i 13,9V secondo il tipo di costruzione e composizione dell'elettrolito e degli elettrodi ed e' la tensione alla quale dopo un adeguato tempo non dovrebbe piu' scorrere corrente (se non la minima dovuta alle perdite per autoscarica).
Operando a partire da una batteria scarica, dopo il periodo a corrente costante che porterebbe a poco meno del 75% per ottenere la carica piena a quella tensione la corrente andrebbe asintoticamente calando e richiederebbe tempi assurdamente lunghi per arrivarci (la tensione di 13,2V l'interpreto quindi come una svista di chi ha scritto). Per ottenere la completa carica in tempi ragionevoli e' necessario far scorrere una corrente adeguata e cio' comporta, per via della resistenza interna delle batterie, la necessita' di applicare una tensione superiore a quella di "floating" e tale tensione varia, sempre secondo la costruzione della batteria, fra 14,2V e 14,5V ma talora puo' essere necessario arrivare perfino intorno ai 15V.
Diverso ragionamento se per tensione di carica si fosse intesa la tensione che la batteria esprime a riposo senza nulla collegato e dopo che sia trascorso un adeguato tempo dalla sua ricarica, la tensione in questo caso e' molto vicina a quella della scarica dello ione piombo e (ancora per una batteria a 6 celle) sara' fra i 12,5V e i 12,7V, sempre secondo la costruzione.
Infine non ci sono motivi particolarmente gravi per considerare assolutamente da evitare la formazione di un banco servizi con batterie in parallelo, e' una pratica molto comune che non dimostra statisticamente alte probabilita' di guasti gravi, richiede solamente di utilizzare batterie dello stesso tipo, della stessa eta' e mantenute allo stesso modo. Ricordo che in realta' ogni cella di una batteria e' formata da un pacco di elettrodi positivi e negativi alternati e rispettivamente posti in parallelo fra di loro (positivo con positivo e negativo con negativo, ovviamente), in pratica ciascuna batteria e' gia' di per se un banco in parallelo e quindi perche' mai dovremmo immaginare una situazione tanto peggiore ponendo in parallelo due (o piu') batterie identiche?