RE: Save the date! 31 Gennaio Convegno Tra Legno e Acqua
Tra legno e Acqua 2015
L'ultimo sabato di Gennaio è andato in scena il convegno degli ammalati di legno e barche. Diversi relatori hanno fatto outing e confessato di aver reiterato la scelta sconsiderata di possedere una barca in legno. Incredibile che si sia organizzato, con mesi di preparativi (AVEV), un collettivo assuefatto all'autolesionismo, allo sperpero ed innamorato del effimero legno che galleggia.
Si è raccontato di Gold Ship (A.Rossi); di come nella storia questo morbo fluttuante si sia convertito, superando le guerre, ritornando in simbiosi al nuovo armatore come un parassita al suo ospite.
Non paghi ci siamo fatti supportare da docenti universitari (Yacht Restoration) che, in complicità a diversi autori, hanno confermato e contribuito a sottolineare come questo virus sia diffuso, indelebile e radicato nella nostra storia.
Singolare come esponenti dell'imprenditoria (Bamba), saggiamente supportati dai migliori esperti nella cura delle manie gravi (designer, cantieri, comunicatori), così come, professionisti (Gozzo), nella più completa incompetenza, abbiano detto ad una platea incredula: “Si, ho avuto una barca in legno e ne avrò altre”.
C'è poi chi innocentemente ha voluto testimoniare, da altre acqua lacustri (ABIL), come si può essere contagiati in gruppo, restaurare decine di barche, ignari dell'epidemia che diventa così endemica finendo con il coinvolgere anche le autorità, complici nel contaminare i portatori sani che conoscevano il legno come combustibile del camino.
Si sono inoltre create delle navi scuola, gestite da malati gravi che vivono isolati a bordo (Vela Tradizionale), che contaminano bambini, giovani e adulti come al paese dei balocchi di Collodi, ma senza un ritorno, perché nessuno è mai guarito.
A nulla è servito sottolineare con un ordinata pianificazione, con calcoli e statistiche (L.Bortolami), le molteplici fasi e le ore di lavoro necessarie per trovare, acquisire e restaurare il naviglio, ne il sottintendere i costi da sopportare per bagnare la prua della nostra bella.
Un comitato storico scientifico, il delegato delle più importanti organizzazioni europee (FPMM, EHM), hanno dimostrato come l'estensione del globo costituisce uno scudo protettivo per il morbo che una volta ritrovato, restaurato, (Felice Manin, Leudi) esposto e nascosto oltre oceano, è capace di ritornare e far avere una ricaduta ad accalorati relatori che ne chiedono il salvataggio ed il riconoscimento quale patrimonio culturale.
Per cambiare prospettiva, si è levato lo sguardo alle vele scoprendo l'orizzonte, in continuità con la fobia filologica che si scontra con la realtà attuale, ma senza perdere l'occasione di complicare l'esistenza del armatore che si deve confrontare col velaio (A. Battaglia). Non serve che i materiali siano diversi, ci si deve impegnare a rispettare l'estetica di Capitani Coraggiosi. E via con la terapia di gruppo; rigging, sails, performance, sono le parole d'ordine.
Alla realtà infine ci ha riportato chi, persino dall'estero, è venuto sul nostro territorio a coltivare un diverso ceppo del virus, in ferro e lamiera (Gredo), che candidamente ci confessa che durante l'anno, nella caldaia del motore a vapore, brucia tonnellate di legno.
Che sia questa la nostra unica cura?
Ciao,
Riccardo
http://www.barchedepocaeclassiche.it/rurik.html
www.rurik.it/La_Verità_la_sa_il_Mastro_d'Ascia.pdf
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