22-11-2011, 21:50
..scusate se sono sparito per un po', ma ogni tanto ho da fare
.
Prima di tutto, finchè mi ricordo, estendo la raccomandazione già fatta a suo tempo a chi ha le vele in laminato, a chi ha le vele in dacron radiali: evitate di sovratensionare la drizza nel tentativo di spostare il grasso della vela in avanti.
Questo 'gioco' funziona nelle vele cross-cut, che presentano in ghinda la diagonale del tessuto (bias): aumentando la tensione non c'è un fascio di fibre che contrasta, ma semplicemente (a scapito del finissaggio in resina) si trasformano gli interspazi tra i fili da quadratini a rombetti e dunque la diagonale di questi in orizzontale si accorcia poichè la tensione allunga quella verticale, e ciò provoca un richiamo di tessuto (e di grasso) in avanti.
La proprietà del taglio (tri)radiale è invece quella di allineare le fibre alle tensioni in tutta la vela, dunque, se tensioniamo la ghinda, andremo ad agire direttamente sulle fibre dei pannelli di ghinda che sono allineate con lo sforzo: non otteniamo il risultato desiderato e, se insistiamo, provochiamo l'allungamento permanente delle fibre con l' effetto 'reggiseno' citato da zankipal.
Per quanto riguarda la tipologia di taglio più indicato per i laminati nelle vele avvolgibili, a vela aperta è senza dubbio il triradiale, a vela parzialmente avvolta il biradiale lavora invece in modo più bilanciato tra base e balumina; sono comunque compromessi che si cerca di ottimizzare con rinforzi estesi verso la scotta dalla mura e dalla penna, e con la scelta di materiali differenziati per i pannelli più sollecitati.
[u]Io[u] preferisco comunque il triradiale in modo da avere la vela performante al 100 % quando è aperta e sacrificare un po' quando è parzialmente avvolta, che già 'ci sono i suoi problemi'.
Ciao
.Prima di tutto, finchè mi ricordo
, estendo la raccomandazione già fatta a suo tempo a chi ha le vele in laminato, a chi ha le vele in dacron radiali: evitate di sovratensionare la drizza nel tentativo di spostare il grasso della vela in avanti.Questo 'gioco' funziona nelle vele cross-cut, che presentano in ghinda la diagonale del tessuto (bias): aumentando la tensione non c'è un fascio di fibre che contrasta, ma semplicemente (a scapito del finissaggio in resina) si trasformano gli interspazi tra i fili da quadratini a rombetti e dunque la diagonale di questi in orizzontale si accorcia poichè la tensione allunga quella verticale, e ciò provoca un richiamo di tessuto (e di grasso) in avanti.
La proprietà del taglio (tri)radiale è invece quella di allineare le fibre alle tensioni in tutta la vela, dunque, se tensioniamo la ghinda, andremo ad agire direttamente sulle fibre dei pannelli di ghinda che sono allineate con lo sforzo: non otteniamo il risultato desiderato e, se insistiamo, provochiamo l'allungamento permanente delle fibre con l' effetto 'reggiseno' citato da zankipal.
Per quanto riguarda la tipologia di taglio più indicato per i laminati nelle vele avvolgibili, a vela aperta è senza dubbio il triradiale, a vela parzialmente avvolta il biradiale lavora invece in modo più bilanciato tra base e balumina; sono comunque compromessi che si cerca di ottimizzare con rinforzi estesi verso la scotta dalla mura e dalla penna, e con la scelta di materiali differenziati per i pannelli più sollecitati.
[u]Io[u] preferisco comunque il triradiale in modo da avere la vela performante al 100 % quando è aperta e sacrificare un po' quando è parzialmente avvolta, che già 'ci sono i suoi problemi'.
Ciao
