(15-03-2022 09:27)penven Ha scritto: poi insisto con il dire che una barca con il gavone dell'ancora pieno d'acqua non corre il minimo rischio di affondamento.
Non è detto, se avete pazienza di leggere incollo un pezzo di resoconto di una vacanza in Sardegna dove mi era capitato... nel 2006:
"Dopo una settimana la non ne possiamo più della vacanza sedentaria, ed una sera decidiamo che il giorno dopo avremmo provato a buttare il naso fuori dal golfo per risalire verso l' Asinara, se il Maestrale ce lo concedeva.
La mattina alle sei usciamo dal golfo.
Il vento è in prua piena, non troppo forte, mare agitato, avevo gia issato la randa con una mano di terzaroli, e cercavo di farla portare un po' su un bordo un po' sull' altro.
Comunque si avanza, con la prua che entra ed esce dall' onda, ma di fare bordi non se ne parla anche perché voglio cercare di percorrere le 30 miglia che ci separano dei Fornelli prima della levata pomeridiana del maestrale, che avrebbe reso il passaggio alquanto rischioso.
Dopo provo un paio di volte a dare un po' di genoa, ma il vento è troppo in prua.
Verso le 8, scendo a fare il punto, caspita che sciabordio, ma come mai i paioli(paioli o paglioli??) sono bagnati, verifichiamo la sentina.....
cazzarola ma c'è parecchia acqua, aziono la pompa elettrica, ma non fa un gran che, un'altra pompa elettrica di grossa portata ha problemi nei collegamenti.
Vedendo che non si svuota la assaggio ed arrivo alla conclusione che era troppo salata perché fosse quella dei serbatoi, addirittura ben più salata dell' acqua della pasta, ma da dove arriva?
Ce n' è parecchia, apro il vano motore ma mi sembra tutto a posto, è relativamente asciutto, da li non arriva, maneggio con la pompa elettrica ma vedo che è più quella che entra che quella che esce, e la barca continuava ad avanzare contro le onde.
Mi viene in mente che nel gavone di prua ho una di quelle pompe a mano che funziona bene, la vado a prendere e comincio a pompare, il livello si mantiene, anche se qualche paiolo già galleggia.
Riguardo la carta, forse più per riprendermi e per cercare di riflettere, sono di fronte a Porto ferro, dove credo non ci sia niente e dove se c' è il Maestrale è meglio non esserci, almeno in barca, portei ritornare a porto Conte, o ad Alghero, ma mi sembra che con la pompa manuale ho ancora il pieno controllo della situazione.
Penso a da dove potrebbe entrare e lo collego a qualcosa legato ai colpi dati dall' avanzamento a motore sulle onde.
Poi lo collego al fatto che qualche giorno prima all' ancoraggio avevamo leggermente toccato la chiglia, ma in maniera talmente lieve, in quanto eravamo quasi fermi su fondo sabbioso che non avevo dato alla cosa alcuna rilevanza, però non si sa mai, con quello che si legge in giro.
Decido di spegnere il motore, a vela sono più tranquillo e controllo meglio.
Esco il vento è girato un po' a Nord Est, provo a svolgere il fiocco, poggio un po' con mure a dritta, cazzo per bene, e spengo il motore.
Riuscivamo a fare una rotta che non ci allontanava troppo dalla costa, ed avanzavamo bene, la barca sbatteva meno sull' onda, col vantaggio che avendo il lavello a sinistra potevo lasciare la valvola aperta e scaricare l' acqua che continuava ad entrare nel lavello con la pompa a mano.
Quando abbassavo un po' il livello, uscivo a verificare che fosse tutto a posto, Fabiola in pozzetto gestiva bene e mi relazionava su quanto accadeva, Gaia dormiva, ed Anna, che aveva capito che la situazione era non del tutto rilassata guardava allegra lo scorrere della costa, senza disturbare.
L' acqua entrava, ma la riuscivo a svuotare, ed il passaggio dei fornelli si avvicinava.
Verso mezzogiorno eravamo sottotiro, ed il mare era mosso, ma il passaggio era ancora a mio avviso ben praticabile.
Li ho potuto ancora una volta apprezzare il radar, che mi dava sullo schermo un immagine molto ben raffrontabile a quella della carta, e mi sono diretto senza indugio.
Avvicinatoci abbiamo ridato motore e rollato il genoa per poter vedere meglio, lasciando la randa issata.
Prima di avvicinarmi ho spremuto per bene i bicipidi per levare l' acqua in avanzo, e per non pensarci più finchè non avessimo oltrepassato l' insidia.
Trovati i piastrini di segnalazione fatto l' allineamento, grazie soprattutto a Fabiola che quando serve c'è, magari anche solo con un silenzio.
A metà Fornelli, quando viriamo dopo il primo allineamento, la tensione di tutto il precedente cala di botto, siamo in acque tranquille con un bel vento in poppa, e decido di prendermi qualche minuto di godimento, spengo il motore e lascio la barca, scorrere spinta dalla sola randa che avevo lasciata issata, non si sa mai dovesse servire.
Ci allontaniamo, dagli scogli ed orziamo su Stintino.
Entriamo in porto e ci infiliamo nel primo buco libero, vado a cercare qualcuno per chiedere se andasse bene, ma l' ufficio è vuoto e non c' è nessuno.
Comincio a smontare i paioli per asciugare tutto e cercare di capire da dove venisse.
Da ogni irregolarità vedevo arrivare acqua.
Dopo un oretta due gentili ragazzi vengono a dirmi che dov' ero non andava bene e che non c' era ne anche un buco libero in porto, capendo che avevo un problema mi concedono di stare li fino alle 5, ma poi dovevo andarmene, mi dicono che alle 7 chiudeva il benzinaio, e che ormeggiare dal benzinaio la notte, non si poteva, ma si poteva.
Verso le sei ritornano a sollecitarmi, e lascio il posto, vado ad ancorarmi nell' avamposro giusto il tempo di fare ancora qualche asciugatura, e decidere che l' acqua era troppo poco invitante per immergermi a verificare lo scafo da sotto.
Intanto dopo aver asciugato tutta la sentina, continuava ad accumularsi acqua a prua della deriva, ca. 3 dita ogni ora, per dare un idea.
Un po' prima delle sette salpo e rientro in porto, vado a far gasolio, cercando di studiare il momento giusto per essere ultimo, mi accordo con un'altra barca che aveva le mie stesse intenzioni dicendo che se non c' era più posto per loro si sarebbero affiancati a me.
Faccio gasolio, e chiedo al ragazzo del distributore se potevo passar li la notte, mi conferma molto gentilmente che non si poteva, ma che si poteva, e gli lascio anche le 5 euro di resto.
Vado a cena, anche se non ho fame, ho il pensiero fisso della sentina che si allaga, che fare ? dovrò lasciare li la barca, alaggi, vari, stucchi, cantieri, che orrore, penso che se al ristorante fosse venuto uno con pochi euri, giusto per coprire le spese di rientro di noi dalla Sardegna e pagare la cena, avrebbe potuto diventare il nuovo armatore del mio Gambalunga.
Dopo cena assistiamo anche ad un divertente teatrino con mangiafuoco clawn e serpenti.
Vado a dormire sogni non proprio tranquilli.
Al mattino alle 8 ci bussa il benzinaio, lascio il posto e mi sposto in un posto barca lasciato libero da una vela, e ricomincio ad asciugare con una spugna e a seguire il rigagnolo, che mi conduce sempre più verso prua, svuoto il gavone sotto la cuccetta ee.... il rigagnolo sale, sale, ma come qui siamo più alti della linea di galleggiamento, da dove arriva? Sempre più a prua arriva dal gavone esterno, per farla breve, lo scarico del gavone dell' ancora, non ispezionabile in quanto il proprietario precedente aveva montato sopra il salpaancore, con le alghe e sabbia si era tappato, ed affondando sempre, il giorno precedente la prua in acqua si era riempito, dalla cubia della catena, e da qualche fessura nella paratia scaricava in barca.
Che bello quando con un cacciavite, dal tender ho ristappato il buco e scendeva acqua come da una fontana, che liberazione, il viaggio poteva continuare.