Storia di un'odissea
Dopo essermi ritirato in preghiera chiedendo all'Onnipotente di guidare la mia mano sulla tastiera....proverò, con calma a spiegarmi meglio, sperando che i discepoli del cecchi system non si straccino le vesta urlando blasfemo!!
Primo, in risposta a chi diceva che ai maestri d'ascia di un tempo mancava l'amore e che chi fa da se fa per tre, etc. etc.
avevo cercato di dire che barche del genere nascevano come barche da lavoro, e non a caso venivano concepite e costruite per essere sigillate tramite calafataggio, percui a nessuno verrebbe in mente di avventurarsi in una 'odissea' del genere, termine usato dallo stesso Novecento, quando invece bastava una rapida carteggiatura e una verniciata con monocomponente ad ogni inizio stagione per mantenere in salute le fiancate.
Una barca da lavoro però deve essere pratica e il suo mantenimento deve essere veloce semplice pratico e poco oneroso!
Ora però noi ragioniamo dalla parte dell'armatore 'amatore' che dopo aver avuto un apparizione di Cecchi in un carro di fuoco con nella mano destra un barattolo di resina epossidica e nella sinistra il libretto delle istruzioni su come diventare maestri d'ascia in 10 lezioni, si mette in testa di risolvere completamente il problema del movimento del legno, senza pensare che per il legno quel movimento è 'vita'!
Dal punto di vista dell'armatore 'amatore', io capisco e come ho detto, mi tolgo tanto di cappello davanti a tanto impegno, dal punto di vista pratico, mi sono permesso di fare qualche riflessione, ignorando che avrei scatenato l'ira del popolo dei novelli maestri d'ascia!
La mia osservazione, che è una semplice esposizione del mio punto di vista basato solamente sulla mia esperienza personale, mi scuso per la mia ignoranza ma io quello che so l'ho imparato in cantiere, anche se una quindicina di anni fa lessi anche il libricino di Cecchi, ebbene si lo ammetto, l'ho letto anche io....
comunque, come dicevo, secondo la mia esperienza, quando si è davanti ad una barca 'nata' con fasciame calafatato, cioè fatta per sigillarsi grazie al movimento del fasciame che gonfiandosi preme contro la stoppa, (che non a caso deve essere morbida e non impataccata di epossidica) la soluzione migliore sarebbe quella di continuare con quel sistema, tutto sommato semplice e poco oneroso.
La barca infatti ha galleggiato qualche decina di anni molto serenamente fino a quel momento, segno che chi l'ha costruita, proprio un cretino non doveva essere!
Mettiamo però che il nuovo armatore non sopporti quelle crepettine che fa la vernice quando le tavole dell'opera morta si muovono grazie agli sbalzi di temperatura e di umidità che normalmente si hanno col passare del tempo.
Allora qui interviene San Cecchi e giustamente armati di resina, additivi vari e stoppa si tenta l'impossibile.....bloccare il legno!
Tanti ci hanno provato, con risultati piu o meno buoni, ma il legno è legno, e fa il suo mestiere, percui, come nel caso di Novecento, dopo aver sigillato per bene i comenti con l'aiuto della resina epossidica e impregnato il legno con numerose mani di resina liquida, non resta che aspettare e pregare!
Io penso che il legno prima o poi muoverà di nuovo, non lo farà subito come nel caso del legno lasciato al naturale con calafataggio e pittuta monocomponente, lo farà dopo qualche anno, perchè dovrà vincere la forza esercitata dalla resina epossidica, la quale è molto tenace, anche se non abbastanza per averla vinta su un materiale vivo come il legno, che impiegherà piu tempo a liberarsi e muoversi, ma ci riuscirà quasi certamente....in un tempo difficile da stabilire, dipende dal lavoro eseguito.
Ora, il mio ragionamento era.....vale la pena impiegare tanto tempo e sopratutto denaro, per un lavoro del genere? Specie sapendo che poi un domani ci troveremo davanti allo stesso problema, ma con in piu la fatica di dover intervenire su uno scafo tutto impataccato di resina epossidica dura come un sasso?
Voi mi direte di si! E io taccio e mi inchino davanti al mistero della fede!
Un altra mia riflessione, era quella che, secondo me, difronte ad una barca in fasciame calafatato, un alternativa migliore sarebbe quella di incollare sullo scafo un paio di strati di tranciato di mogano incrociato, dopo aver preventivamente chiuso i comenti del fasciame. Mi dispiace deludere Rurik, ma so come si esegue un lamellare e come viene incollato, e mi rendo conto che non sia un lavoro da autodidata, in questo caso non basta recarsi al santuario del povero restauratore e invocare l'intercessione di Cecchi, occorre del mestiere, percui la mia osservazione non era rivolta al povero novecento, che si è fatto un mazzo cosi per resinare tutto, ma era una riflessione di ordine generale, anche perchè nel caso di un barchino di poco piu di 6 metri non avrebbe senso fare un lavoro del genere secondo me, e quindi Novecento ha fatto forse il meglio che poteva fare con i mezzi a disposizione!
Detto questo ancora rimango stupito dalla suscettibilità di alcune persone, che soltanto per aver messo mano ad una barca, ripeto, una barca, forse due....si credono infallibili e depositari della Verità, senza accettare il confronto con persone che forse, dico forse, potrebbero avere anche qualche esperienza in piu di loro....
mah....che dire?!
Complimenti per l'umiltà, io da parte mia pur lavorando in questo settore da parecchi anni ritengo che ci sia sempre qualcosa da imparare, percui non me la prendo piu di tanto, e leggo sempre con interesse gli interventi di tutti, perchè anche Novecento puo insegnarmi qualcosa....
ovviamente il piu delle volte se noto qualche piccola castroneria sto zitto, per non urtare l'orgoglio di chi con tanta passione ha eseguito il lavoro, e quando non sto zitto me ne pento subito, perchè comunque è grazie a persone come voi che io campo!
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