Bradipo, se ho capito giusto stai parlando dei pezzi che qui
http://www.marinepartseurope.com/en/volv...-5494.aspx o qui
http://www.marinepartseurope.com/en/volv...-7491.aspx si vedono e non di altre parti che in qualche modo possano essere a diretto contatto con l'acqua esterna allo scafo (intendo dire che si tratta di parti che sono bagnate dall'acqua solo al loro interno e che tale acqua vi arriva tramite tubi).
Se e' cosi' il problema e' generato da catena galvanica 'locale' e non ha nulla a che fare con cio' che sta immerso all'esterno della barca e tantomeno, per analoghe ragioni, ha a che fare con il circuito elettrico della barca.
Mi spiego : all'interno di cavita' il campo elettrico ha molte difficolta' a propagarsi (tutti conosciamo, almeno in linea generale, la Gabbia di Faraday) anche nelle soluzioni conduttrici quale l'acqua di mare, cio' e' vero a tal punto che i galvanici realizzano telai speciali con conduttori che penetrano all'interno delle cavita' quando queste devono ricevere quantita' adeguate di metallo nei processi di elettrodeposizione, cio' significa che e' praticamente impossibile che un circuito galvanico chiuso all'esterno di una tubazione possa in modo apprezzabile avere effetto sull'interno della tubazione e se ne puo' solo concludere che l'effetto e' locale (in prossimita' del punto in cui due metalli diversi sono a contatto), ma la descrizione stessa da te fatta fornisce l'evidenza del problema infatti si parla di metalli diversi (alluminio e ghisa) con elettronegativita' molto diverse affiancati e a contatto fra loro.
In pratica una piastra esterna non puo' avere che marginale (o nulla) influenza sul fenomeno che, a mio parere puo' essere solo creato dalla perdita di isolamento fra le due parti, isolamento forse ottenuto originariamente con forte passivazione superficiale (ossidazione anodica) del pezzo in alluminio o mediante adatti diaframmi (guarnizioni e rondelle in gomma o plastica) interposti, questo ipotizzato in quanto, dai disegni, non si evidenziano zinchi sacrificali. Come ipotesi piu' probabile posso solo immaginare che il produttore abbia adottato la soluzione del pezzo ossidato anodicamente a forte spessore in quanto la piu' semplice ed economica e che per qualche ragione il pezzo fosse difettoso (microfratture, graffi, ...) ed in quei punti la corrosione si sia innescata propagandosi fino a produrre il danno rilevato.
Soluzione ? Direi che, da quanto altri hanno confermato, il pezzo originale sia solitamente in grado di sopportare le condizioni di lavoro in cui viene a trovarsi e quindi non ci si dovrebbero attendere particolari rischi semplicemente sostituendolo con un buon ricambio (non sarai mica cosi' sfortunato da avere ancora un pezzo difettoso!), strane diavolerie di piastre o altro le lascerei stare (c'e' pure il rischio che un errore di installazione possa produrre danni ad altre parti). Aggiungere zinchi? Difficile da fare se non si sa bene come farlo e dove posizionarli, una domanda alla casa madre si puo' porre visto che sul loro sito hanno una sezione per supporto clienti dove accettano domande in tutte le lingue.
Per verificare che un pezzo di alluminio sia adeguatamente ossidato basta misurare la conduzione con un tester su una delle portate di misura resistenza (es. 20KOhm F.S.) avendo l'accortezza di avvolgere i puntali con un pezzetto di carta bagnata con acqua salata prima di toccarne la superficie in due punti, il pezzo deve risultare perfettamente isolato (la carta bagnata fa lo stesso effetto del gel che usano i cardiologi per le loro sonde).