Citazione:ghibli4 ha scritto:
Citazione:Piervittorio ha scritto:
Citazione:ghibli4 ha scritto:
Oppure piu' semplicemente si legge sulla documentazione del pannello se il diodo e' gia' integrato....
Come ho spiegato al primo intervento, i diodi interni alla connection box servono solo a separare le stringhe dello stesso pannello affinchè non si abbiano hotspot tra queste quando il pannello è parzialmente ombreggiato, ma il pannello non viene protetto nella sua interezza da altri pannelli in parallelo (nessun problema, lo ribadisco, in caso di collegamenti seriali... un regolatore di carica di tipo MTTP di buona fattura regge anche 150 volt, ovvero una decina di pannelli in serie...).
http://www.portalsole.it/sezione.php?d=112
Ciao Ghibli, ben lungi da me cercare di convincere qualcuno, nè del resto me ne viene nulla in tasca.
Tuttavia il link che hai postato non prova nulla, se non la scarsa competenza di chi ha fatto il test: gli strafalcioni sono tali e tanti, che diventa difficile elencarli tutti.
Potremmo partire con la demenziale idea di utilizzare fusibili al posto di diodi, quando i primi proteggono semplicemente dalle sovracorrenti da corto circuito, ma nulla possono contro le correnti di ritorno (a quel punto, tanto varrebbe metterci una zucchina o un amuleto, al posto dei diodi di separazione...). E comiche appaiono anche le giustificazioni per tale scelta balzana, ovvero il presunto risparmio (un diodo ed un fusibile da auto costano entrambi cifre ridicole, ma un fusiobile serio, di quelli autoriarmanti, costa dieci volte più di un diodo!).
Per non parlare della presunta perdita di potenza a causa dei diodi (un diodo abbassa di qualcosina la tensione, non la corrente, e la dispersione energetica che causa, in forma di leggera dissipazione termica sul diodo stesso, è più o meno la stessa conseguente una cacca di mosca su una cella del pannello...).
Ma la cosa più comica è che per fare questa 'prova' collega una lampada alogena sovradimensionata (ovvero un basso carico resistivo), dimenticando che la corrente, come l'acqua, segue la via di minor resistenza...
Ovviamente la lampada ha un carico inferiore rispetto al pannello ombreggiato che in quel contesto non avrà alcuna corrente di ritorno ma anzi qualcosa produrrà, ma nel momento in cui anzichè la lampada colleghi un regolatore di carica, che offre ben altra resistenza, ecco che IN QUELLA SITUAZIONE (che è quella che si ha nell'uso reale) avrai le correnti di ritorno.
Comunque, per chi non si fida di quanto scrivo, qui c'è una bellissima presentazione della AIET, tenutasi dal direttore tecnico della Isofoton, uno dei principali produttori europei, che spiega tutto sui pannelli, dalla costruzione all'installazione.
http://www.aeit-bo.ing.unibo.it/archivio...feroli.pdf
In particole, per chi non volesse leggersela tutta, estraggo un passaggio alla voce 'ombreggiamento':
<Una la cella ombreggiata, comportandosi da diodo
in polarizzazione inversa, sarà soggetta alla
tensione prodotta da tutte le altre celle in serie ad
essa collegate, la quale risulta nettamente
superiore alla tensione di perforazione del diodo.
Quando un diodo in polarizzazione inversa viene
sottoposto a tensioni che superano la tensione di
perforazione della giunzione avviene il fenomeno di
scarica, per cui una corrente elevata attraversa la
giunzione per un breve periodo di tempo,
surriscaldando la cella che si danneggia in breve
tempo. Tali tipologie di danneggiamenti parziali
sono chiamati hot-spot.
L’uso di diodi di protezione o by-pass riduce il
rischio di riscaldamento delle celle ombreggiate,
limitandone la corrente che le attraversa ed
evitandone, in tal modo, la rottura.>