Attraverso l’art. 2 comma 3 del proprio Statuto, la FIV si è autoproclamata “Autorità nazionale per lo Sport della Vela”
Chi non mastica un po’ di diritto pubblico potrebbe quindi considerarla come una delle varie Authority nazionali, tipo l’Autorità anticorruzione (ANAC), l’Autorità per l’energia, l’Autorità per la vigilanza dei mercati finanziari (CONSOB), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), l’Antitrust (AGCM), ecc.
Sempre nello Statuto si legge che le sue società affiliate hanno il dovere di organizzare manifestazioni veliche secondo le norme federali (art. 5 comma 1 lett. h) e che la loro affiliazione viene revocata per gravi infrazioni accertate dagli Organi di Giustizia Federale (art. 6 comma 2 lett. f)
Queste sono le regole che accetta una società che chiede l’affiliazione o l’aggregazione (art. 12), per cui non ha praticamente spazio per sottrarsi alle disposizioni che arrivano dall’alto
In forza della sua Autorità impone poi a coloro che svolgono attività velica sportiva a tutti i livelli (art. 14 lett. C, n. 1) di tesserarsi attraverso una affiliata (art. 8 comma 1). I tesserati hanno l’obbligo di osservare lo statuto e tutte le altre norme della federazione (art. 9 cmma 3)
Ma non è finita.
L’art. 107 del Regolamento di attuazione dello Statuto stabilisce che anche l’attività velica da diporto è sottoposta alla disciplina federale e ha lo scopo, tra l’altro, di promuovere il tesseramento alla FIV e l’associazionismo verso gli affiliati.
A scanso di equivoci vorrei però chiarire che non ho nulla contro la FIV perché non mi interessa la vela competitiva. Però mi scoccia assai che per partecipare anche alla regatina del salame, semplicemente per divertirmi senza alcuna velleità di piazzamento (non avendo la barca adatta), devo sottopormi a visita medica e poi tesserarmi ad una organizzazione di cui non mi frega assolutamente nulla, oltre al fatto che tutto ciò mi costa un centinaio di eurozzi!