Mi sento un po tirato in ballo e allora rispondo.
In mare, come credo nella vita in genere tutti hanno la loro dignità ed anche il naviglio minore ce l'ha, come i pedoni di fronte all'immenso suv o l'utilitaria di fronte al tir. Le vele non sono un paio di mutande, anche piccine piccine rimangono vele e chi conduce piccole imbarcazioni non pretende che una grande nave cambi rotta visto che lui può farlo con maggiore facilità, ma non desidera, credo, neanche di essere speronato.
Ora, di incontri con navi ne abbiamo fatti tutti e qualche volta è capitato anche di trovarsi a distanze pericolose, non perché chi conduce un imbarcazione da diporto sia un
incosciente in preda a
seghe mentali che cerchi di ottenere la precedenza in una specie di duello, ma perché non è facile stimare rotta e velocità altrui, specie di notte, specie con la foschia delle notti estive ed anche perché a volte gli altri cambiano rotta ed infine perchè il moto di un grosso bastimento si apprezza con più difficoltà di quello di uno piccolo.
In quasi tutte quelle occasioni non mi è mai sembrato di essere minimamente considerato e non parlo di superpetroliere, parlo anche della navetta di servizio ai pozzi metaniferi, della bettolina, o della chiatta con i pietroni.
Ma in più vi racconto un pezzettino di vita.
Quando avevo 16 anni ero un giovane velista, ma mia mamma si era risposata con un motoscafista molto simpatico. Eravamo all'Elba e avevamo fatto la prima uscita con un sanlorenzone di 11 metri (allora era enorme)che il signore aveva testè acquistato (usato). Eravamo stati con un amico elbano, eccellente sub su una secca e lui come al solito aveva preso un cernione enorme. Senonchè al momento del ritorno un motore non partiva, poco male c'era l'altro, ma arrivati davanti ai rossi (lo dico per gli elbani) ci pianta anche il secondo (era la prima uscita dopo la revisione dei motori

). Maldestri tentativi di riparazione fanno scoppiare un incendio, prontamente domato.
Siamo fermi in mare alle sette di sera di agosto. Siccome ero bravino con l'elettronica (ero un CB) contatto Livorno radio (i VHF dovevano ancora venire e si lavorava ad onde corte) mentre l'operatore mi faceva tutte le domande del caso (tipo di imbarcazione, natura dell'emergenza ecc.) si profila il traghetto .... tutt'ora in servizio per la corsica.
Visto che faceva rotta addosso a noi e che non potevamo manovrare spariamo due stelle rosse con la very e un razzo a paracadute rosso. Non ha cambiato rotta di un grado, nonostante avesse tempo e spazio per farlo e ci è passato a piena velocità a pochi metri. L'onda ci ha investito a mezza nave, la paurosa rollata che ne è seguita mi ha scaraventato a terra strappando il microfono della radio che avevo in mano, ha fatto cadere gli altri ferendo una nostra amica alla testa, e ribaltato il vasellame interno in uno spaventoso bailame (eravamo anche pieni di polvere dell'estintore). Una mezz'ora dopo un barchino di pochi metri con un piccolo fuoribordo ed una enorme fatica ha trascinato noi e il nostro bestione in una baia dove abbiamo ancorato e (sempre con il barchino) siamo arrivati a terra in un camping. Dopo una mezz'ora vedo distintamente enormi fasci di luce che spazzano il mare, penso fossero di Nave Magnaghi che in quei giorni era a Portoferraio, ma c'erano più mezzi. Una chiamata di soccorso bruscamente interrotta e tre razzi sparati avevano messo in moto il meccanismo dei soccorsi e ci stavano cercando.
Scarpinando su uno sterrato abbiamo raggiunto (i maschi) un ristorante abbarbicato su una roccia e di li chiamato telefonicamente la CP di Portoferraio per comunicare che eravamo malconci ma salvi.
Il traghetto è di una settantina di metri e non è una portaerei.
Siccome l'ho vissuta, ho un pochino di diritto ad avere qualche dubbio sul comportamento dei professionisti del mare.