<blockquote id='quote][size='1' face='Verdana,Arial,Helveti' id='quote]Citazione:<hr height='1' noshade id='quote]
Messaggio inserito da mantonel
le 3 cabine sono belle a vedersi, ma in realta'poco pratiche.
Ho un amico che ha la versione 2008 (fatta meglio) con 2 sole cabine ed e'un'altra storia.
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Messaggio inserito da straorza
le tre cabine sono aleatorie , è vero , ci sono ma in quella di prua se sei alto più di un metro e 75 diventa impossibile allungare le gambe e se si è corpulenti bisogna essere davvero intimi con il compagno di riposo .
stesso discorso per le cabine di poppa , anche li per dormire in due o bisogna essere dei ballerini classici oppure molto ma molto amici
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Secondo me uno dei problemi principali delle barche moderne (oltre a quelli dovuti al sistema e alle modalità costruttive) è proprio questo.
Si, lo so, sono discorsi già fatti e rifatti, che però tornano sempre in voga.
Oggi molti diportisti comprano una barca guardando essenzialmente l’interno, e rimangono stupiti da quante cose i progettisti riescono a farci stare in spazi così ristretti.
In realtà sono solo forzature, perché in barca lo spazio è comunque quello.
Una volta si deformavano gli scafi nelle parti che influivano sul rating (tipiche le barche di impronta IOR).
Oggi si deformano per ottenere interni più grandi (ma solo in apparenza, perché poi si riempiono con cose inutili se non dannose), facendole assomigliare sempre di più a delle roulotte. Così si allargano e si alzano le poppe per farci stare la cabina doppia o tripla… o la doppia cabina doppia... Si alzano i bordi liberi e la tuga per avere maggiore altezza interna. Si riducono, al limite umano, le dimensioni dei vani per una distribuzione simile a quella degli appartamenti. Si eliminano spazi anacronistici, come il cala vele e il tavolo di carteggio.
Certo, entrare in una barca così è affascinante (specie per le mogli), perché c'è tutto e di più.
Poi, alla prima occasione, si scopre che quello che sembrava grande ad una persona si riduce della metà quando le persone in cabine sono due contemporaneamente, si riduce a 1/3 quando sono 3, a 1/4 quando sono 4 e così via. Si scopre che nella cabina di prua non si riesce a dormire durante la navigazione, mentre in porto due persone non ci stanno e anche una sola non riesce a dormirci perché è stretta, corta, bassa e soffocante. Idem per le cabine di poppa, spesso difficili da utilizzare anche da due ragazzini e a barca ferma.
Stesso discorso per i bagni, dove spesso ci si sta solo sull’attenti, e anche il semplice abbassarsi il costume per fare i propri bisogni diventa un'operazione da contorsionisti.
Dulcis in fundo si scopre che la barca (a vela) proprio non va, non si muove con le arie leggere, e quando vento e mare rinforzano un pochino diventa difficile da gestire, picchia sulle onde e mostra tante altre sgradevoli cose che spingono ad ammainare tutto e ad accendere il motore.
Dopodiché il diportista esperto e vissuto si rende conto che la vita in barca è una cosa diversa dalla vita in terraferma; vita che fa apprezzare, spesso come manna dal cielo, cose strane come le cuccette singole e indipendenti, gli spazi interni aperti e arieggiati, poche essenziali cose ma funzionali in tutte le condizioni.
Tutto questo (e tanto altro) si scopre però solo quando si usa la barca e non quando la si visita per l'acquisto.
Ma alla fine dei discorsi ciascuno si compra poi la barca che gli pare perché coerente con le proprie esigenze, che non sono necessariamente quelle della navigazione.
Questo non lo dico per criticare o deridere qualcuno (non l'ho mai fatto e non mi permetterei mai di farlo), ma solo per evidenziare che il diporto ha tante sfaccettature tutte corrette se osservate dal loro esatto punto di vista. L'importante è che due persone che vedono e vivono il diporto in maniera diversa non vogliano convincersi a vicenda che ciascuna di loro è portatrice della verità assoluta, perché altrimenti non se ne esce, come non se ne esce quando, ad es. due politici di schieramenti opposti (o due tifosi di squadre diverse) cercano di convincere l’un l'altro della verità delle proprie argomentazioni
Colgo l'occasione di questo mio primo intervento del 2009 per augurare buon anno e buon vento a tutti