Carena lucida VS carena opaca
<blockquote id='quote][size='1' face='Verdana,Arial,Helveti' id='quote]Citazione:<hr height='1' noshade id='quote]Messaggio inserito da lupo planante
... secondo voi è più 'performante' a livello meccanico, una carena lucida o una opaca?
<hr height='1' noshade id='quote]</blockquote id='quote][color='quote]
Quale che sia il grado di finitura, una parete presenta sempre delle asperita' nelle quali le ns particelle fluide possono incastrarsi. Cosi', attaccate a particelle solide, esse ne acquistano la velocita', e, se la parete e' fissa, la loro velocita' e' nulla. Seguendo il principio della continuita', esse frenano le loro vicine ed e' progressivamente, ad una certa distanza, che ritroviamo la velocita' del flusso libero da ostacoli. Questo spazio di transizione, di spessore limitato, nel quale si applicano delle forze tangenziali di frizione e delle tensioni superficiali, si chiama STRATO LIMITE. La natura di questo strato varia in funzione di alcuni elementi:
LA VISCOSITA' DEL FLUIDO, LA VELOCITA' DEL FLUSSO (piu' il flusso e' rapido e piu' lo strato limite e' fine), LA DISTANZA D'ATTRITO, che conduce ad un riscaldamento del fluido, rendendolo turbolento (lo strato limite s' ispessisce, infatti l'acqua calda lava meglio dell'acqua fredda grazie alla dilatazione e all'allontanamento intermolecolare che essa provoca), L'ATTRITO SUPERFICIALE (piu' la parete e' rugosa, piu' la turbolenza e' precoce). Non possiamo niente contro la viscosita', poco sulla velocita' e la distanza d'attrito (la quale dipende in parte dalla condotta della barca), ma molto possiamo invece fare sulla preparazione delle superfici che determinano la frizione (nel suo movimento, lo scafo trascina con se le molecole dello strato limite piu' esterne, le quali a loro volta, freneranno lo scafo secondo lo stesso principio di continuita'; piu' lo strato limite e' spesso, maggiore e' il numero di particelle trascinate: la barca 'tira acqua'). Quindi per correre di piu' basterebbe ridurre lo strato limite, purtroppo pero' questo si ottiene solo in regime laminare che, eccezion fatta per le condizioni calme e mare piatto, sembra una rarita' sotto le ns carene.
Ritornando a noi, CARTEGGIARE O LUCIDARE?
Alcuni nuotatori si depilano, altri, invece, indossano mute rugose dalla superficie ' miracolosa'. E' necessario che l'acqua distribuita sulla carena formi delle goccioline o che si distenda?
Per certi ricercatori il legame tra la tensione superficiale e la resistenza d'attrito e' tutt'ora da dimostrare. Alcuni sono partigiani delle superfici 'idrofobe' estremamente liscie, sulle quali l'acqua si attacca il meno possibile, altri, invece, prediligono delle superfici 'idrofile', estremamente rugose, sulle quali l'acqua scivola sulla pellicola di molecole liquide aderenti alla superficie. LE DUE TEORIE SONO TUTT'OGGI IN DISCUSSIONE!
Biologi sovietici hanno studiato strutture analoghe alla superficie della pelle di squalo, allo scopo di produrre una turbolenza di minima entita' e quindi un miglior scivolamento.
Ricapitolando: Nel suo movimento, in funzione dello stato della sua superficie, la carena trascina le molecole dello strato limite; piu' questo e' spesso, piu' rappresenta un freno. I piccoli vortici, ben visibili nella scia dell'imbarcazione, sono i testimoni del trascinamento dello strato limite.
COLUI CHE TROVERA' IL MODO DI IMPEDIRE ALLE MOLECOLE FLUIDE DI ADERIRE ALLE CARENE, SARA' BENEDETTO DA TUTTI I REGATANTI.
Ciao a tutti
"Quelli che s'innamoran di sola pratica senza scienza, son come il nocchiere, ch'entra in naviglio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada. Sempre la pratica dev'esser edificata sulla bona teorica". Leonardo da Vinci.
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 24-02-2009 15:21 da einstein.)
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